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sabato 12 aprile 2014

I massi di Moeraki in Nuova Zelanda: il mistero del loro fascino, tra leggende Maori e scienza


Rigogliose vegetazioni, pascoli ovunque, interrotti piacevolmente da vigneti, spiagge lunghe decine di chilometri, in cui soffia un vento impetuoso; spiagge ricche di conchiglie, popolate da animali esotici. Tra foche, elefanti di mare ed albatros…nell’immensità dell’Oceano, troviamo delle indescrivibili stravaganze geologiche: i Moeraki Boulders, meglio noti come “ Massi di Moeraki”. 

Sulla spiaggia di Koekohe, poco distante da Moeraki, un piccolo villaggio di pescatori sulla costa di Otago, nell’Isola Sud (Nuova Zelanda), in uno scenario da sogno, intorno al quale ruotano numerose leggende della popolazione aborigena dei Maori, si trovano più di 50 enormi sfere di pietra, alcune integre, altre frantumate; di color grigio, che variano dai 0,5 metri ai 2,2 metri di diametro e possono pesare fino a 7 tonnellate.
 Si tratta di accumuli in strati concentrici di sostanze depositate dall’acqua, protetti per legge tramite una serie di divieti (danneggiamenti, rimozione, campeggio ecc).
 La componente rocciosa dei Massi Moeraki è interrotta da grandi crepe che si snodano dal loro centro verso l’esterno, riempite per lo più da uno strato di calcite marrone e in seguito giallastra.


Essi appaiono misteriosi, simili a gigantesche uova o a enormi gusci di tartaruga, paragonabili a biglie emesse dagli abissi oceanici.
 Il gruppo di Ngai Tahu, che viveva nell’area limitrofa, associa i Massi al naufragio della grande canoa Arai Te Uru a seguito di una tempesta, mentre navigava verso sud. 
Le enormi sfere sarebbero la trasfigurazione di parte del suo carico, come cesti tondi di cibo e zucche; ma altri elementi dell’evento tragico sono stati cristallizzati nel paesaggio circostante: lo scafo sarebbe diventato la scogliera che si estende fino a Shang point, e la grande roccia, Hipo, il navigatore.
 Molte delle colline tra Moeraki e Palmerston portano i nomi dei membri dell’equipaggio e una quello dell’onda che sommerse l’imbarcazione.


Da studi scientifici effettuati sulla composizione dei Massi, in particolare dal contenuto di magnesio e ferro e dagli isotopi stabili di ossigeno e carbonio, è emerso che la loro struttura principale ha iniziato a formarsi nel fango situato in prossimità del fondale marino e la loro forma sferica indica che la quantità di calcio era maggiore rispetto al contenuto di acqua.
 Le conchiglie, le ossa e i frammenti di piante agiscono come nuclei di condensazione intorno ai quali i minerali disciolti nell’acqua, iniziano gradualmente a cristallizzare.
 I massi più grandi (che misurano 2 metri di diametro), secondo una stima, hanno impiegato tra i 4,5 e i 5,5 milioni di anni per aumentare di dimensione e contemporaneamente su queste pietre si accumulavano dai 10 ai 50 metri di fango.
 In seguito si formarono le concrezioni, le grandi crepe note come septonia, e poi della calcite marrone, calcite gialla e piccole quantità di dolomite e quarzo riempirono progressivamente queste crepe quando, calato il livello del mare, l’acqua freatica riuscì ad attraversare il fango indurito che ora le avvolge.

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