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martedì 29 aprile 2014

Hibaku Jumoku: gli alberi sopravvissuti di Hiroshima


A seguito del bombardamento atomico di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945, il dottor Harold Jacobsen, scienziato del Manhattan Project, ha dichiarato al Washington Post che i luoghi colpiti dalla bomba atomica sarebbero rimasti completamente privi di qualsiasi forma di vita per i successivi 75 anni. 
Evidentemente, la natura aveva piani ben differenti.
 Nonostante le esplosioni e le radiazioni provocate dal bombardamento, nel corso della primavera successiva, con grande sorpresa per i testimoni del fenomeno, tra le rovine della città iniziarono a spuntare nuovi germogli. 
Con la loro rinascita, furono in grado di regalare un messaggio ricco di speranza ai sopravvissuti del disastro, che poterono iniziare a pensare alla possibilità di ricostruire la loro città.

 Oggi, a oltre sessant'anni dal lancio della bomba atomica, Hiroshima è una città nello stesso tempo moderna e verde. 
Molti degli alberi che furono piantati nella città, rappresentarono un dono da parte di coloro che provenivano da altre zone del Giappone, o dall'estero. Ma centinaia degli alberi ancora oggi presenti ad Hiroshima vi si trovavano già al momento dell'esplosione della bomba e, sebbene danneggiati e coi rami spezzati, riuscirono a sopravvivere e a rinvigorirsi in seguito. 
 Si tratta di alberi che si trovavano collocati ad un raggio di circa 2 chilometri dal punto dell'esplosione. 

Ora essi sono stati registrati ufficialmente come alberi colpiti dalla bomba atomica.
 Ognuno di essi viene denominato "Hibaku Jumoku", cioè "albero sopravvissuto", ed è identificato con una apposita targa.
 Ad Hiroshima sono presenti circa 170 alberi sopravvissuti all'esplosione, appartenenti a 32 specie diverse.


L'albero che si trovava più vicino alla zona d'esplosione della bomba atomica è un salice piangente, rinato dalle proprie stesse radici dopo essere stato quasi completamente annientato.


I semi provenienti dagli alberi sopravvissuti vengono condivisi dagli abitanti di Hiroshima e piantati in Giappone o in altre zone del mondo, in un atto simbolico che testimonia come dalla distruzione possa nascere nuova vita. 

 Marta Albè

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