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giovedì 17 aprile 2014

Frassino da manna: l'albero della salute


Non sono molte le specie arboree diffuse allo stato spontaneo nei nostri boschi dotate di spiccate proprietà terapeutiche e curative ma, tra di esse, il frassino, ha tutti i requisiti per meritare l'appellativo di albero della salute.
 Il frassino maggiore o Fraxinus excelsior è specie diffusa nelle regioni settentrionali e nord europee ma diviene raro al centro-sud ed è completamente assente nelle regioni meridionali caratterizzate da un regime idrico più asciutto; in ambito mediterraneo, pertanto, il frassino maggiore lascia il posto al frassino ossifillo (Fraxinus angustifolia) e all’ orniello (Fraxinus ornus) specie entrambe caratterizzate da un portamento più contenuto e minori esigenze sia climatiche che nutritive.

Del frassino è rinomato il legno per le sue doti di resistenza e duttilità che lo rendono particolarmente adatto per la realizzazione di preziosi lavori artigianali ,ma ancor più del legno sono apprezzate le proprietà medicinali di molte sue parti.
 Già presso i greci erano noti gli effetti diuretici dei semi, delle foglie e della corteccia ed ancor oggi è tradizione raccoglierne le foglie per S. Giovanni, alla fine di giugno e preparare con esse, una volta disidratate e conservate al riparo della luce, infusi efficaci contro l'acido urico, la gotta ed i dolori reumatici. 
Sempre alle foglie del frassino gli antichi romani attribuivano un efficace effetto antiofidico tanto che, come consigliava Plinio, contro il morso delle serpi, occorreva bere il succo delle foglie di frassino misto ad olio e vino ed applicare sulla ferita rametti tritati con del sale. 
 Ma è sopratutto per la produzione della manna che la specie è nota sin dall'antichità.

 La parola "manna" la cui etimologia deriva dall'ebraico " man-hu" " cos'e' ciò?" o anche "questo è il dono", evoca ricordi biblici. 
Narra, infatti, Mosè nell'Esodo (XVI, 13 e seg.), che i figli di Israele, fuggiti nel deserto dall'Egitto, vennero tenuti in vita dalla manna, un alimento caduto dal cielo. 
La manna prodotta dai frassini non è la manna biblica che si ritiene, oggi, essere un lichene appartenente al genere Lecanora che, seccato e ridotto in polvere dal sole, veniva trasportato dal vento ricadendo poi al suolo sotto forma di scaglie biancastre.
 E' però quasi un miracolo che in alcune aree del nostro paese questo prodotto naturale prodotto dal frassino,dalle rinomate proprietà farmacologiche e nutritive sia ancora oggi oggetto di coltivazione.


La manna da frassino è la linfa elaborata che fuoriesce abbondante da ferite naturali o da vere e proprie incisioni praticate dall'uomo sul tronco di piante del genere fraxinus ed in particolare su piante di orniello e di frassino meridionale nelle quali la produzione è più abbondante e di migliore qualità.
 Questo liquido zuccherino a contatto con l'aria si rapprende e percolando sul tronco forma dei corpi solidi a forma di stalattite detti comunemente cannoli.
 Il costituente principale della manna è un alcool polivalente, la mannite, che usata da sola o con altre droghe esplica una blanda azione lassativa particolarmente indicata per uso pediatrico.


La manna è, inoltre, un eccellente dolcificante naturale usato dall'industria dolciaria e costituisce un ottimo rimedio ai disturbi epatici.

 La coltivazione del frassino da manna risale in Italia al diciassettesimo secolo. 
Inizialmente diffusa in Calabria e in Sicilia, la coltivazione è oggi praticata a scopo di reddito esclusivamente in alcuni paesi della provincia di Palermo, come Castelbuono e Pollina, che si affacciano sul Tirreno.
 Pur essendo i frassini da manna e soprattutto l'orniello specie di facile adattamento, l'area di coltivazione è molto circoscritta perché è possibile ottenere un prodotto remunerativo solo dove il clima è tutto l'anno temperato e molto asciutto.
 Lo sfruttamento commerciale del frassineto inizia su piante allevate a ceppaia quando i polloni hanno raggiunto il decimo anno d'età. Per provocare la fuoriuscita della manna si praticano sul tronco delle incisioni trasversali dalle quali fuoriesce un liquido chiarissimo che in poco tempo si rapprende formando un leggero strato cristallino di colore bianco. 
Il prodotto ottenuto dalle prime incisioni è generalmente di più scadente qualità e non solidifica in modo rapido, percolando lungo il tronco sino al terreno.
 In Sicilia è d'uso raccogliere questo prodotto su pale di fico d'India che vengono appoggiate alla base della pianta. 
Il liquido derivante dai successivi tagli si rapprende più rapidamente fornendo un prodotto di migliore qualità detto commercialmente "manna cannolo". 
Il prodotto viene poi raschiato o semplicemente staccato dalla pianta con attrezzi tradizionali e lasciato asciugare. 
La stagione di raccolta è l'estate, sono infatti necessarie alte temperature ambientali perché avvenga una rapida solidificazione della manna.


I tagli vengono praticati a partire da luglio, ogni otto giorni, interrompendo la raccolta all'arrivo delle prime piogge che disciolgono il prodotto dilavandolo dai tronchi. 
La coltivazione del frassino da manna era praticata in Sicilia, sino all'inizio del secolo, su una superficie di oltre 6000 ettari. Essa costituiva una buona fonte di reddito per le popolazioni locali essendo il prodotto molto richiesto sia in Italia che all'estero. 
Oggi la coltivazione interessa una superficie agricola limitata a poche aziende e la produzione è in forte declino per la concorrenza, esercitata sul mercato, dalla mannite industriale ottenuta utilizzando alcuni sottoprodotti della lavorazione della barbabietola da zucchero.

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