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sabato 15 febbraio 2014

Quando i laghi di origine vulcanica fanno paura


Nel 1986 il lago Nyos, nella regione vulcanica del Camerun, ha improvvisamente liberato una nube di anidride carbonica nell’atmosfera, uccidendo 1700 persone e 3500 animali dei paesi limitrofi. 
La causa, un fenomeno poi denominato “exploding lakes”, non era ancora conosciuta in quegli anni, ma per evitare che questo fenomeno naturale potesse verificarsi nuovamente, un team internazionale di scienziati e ingegneri ha sviluppato e implementato un programma per rimuovere artificialmente i gas del lago attraverso delle tubazioni. Gli scienziati dell’USGS hanno a lungo monitorato i livelli del gas nel lago per determinare se questa soluzione avesse avuto successo. Il prossimo inverno una squadra sarà di ritorno dal Camerun per aggiornare e reinstallare i dispositivi di monitoraggio. 

Sebbene la stragrande maggioranza della popolazione non può rendersene conto, i vulcani rilasciano più di 100 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera ogni anno. Per la maggior parte della storia della Terra, le emissioni vulcaniche sono state la maggior fonte di anidride carbonica nella nostra atmosfera, mentre ora, con le emissioni antropiche, si stima che vengano immesse circa 30 miliardi di tonnellate di CO2 ogni anno.
 Generalmente il gas emesso durante un’eruzione è innocuo in quanto è rapidamente diluito a concentrazioni basse; tuttavia a volte i gas possono rimanere intrappolati nel sottosuolo, dove si raffreddano e diventano pressurizzati.





Se un terremoto o altri tipi di disturbi dovessero poi rompere il “sigillo” su questo gas intrappolato, si verrebbe a sprigionare una pericolosa nube di gas freddo e denso, proprio come è accaduto.  
Questo lago camerunense è infatti proprio un esempio di questo fenomeno, dove la CO2 resta intrappolata sul fondo di profondi crateri vulcanici.
 Il gas rimane sul fondo del lago, tenuto dalla pressione dell’acqua sovrastante. Ma nel tempo questo può risalire sino in superficie, riducendo la pressione dell’acqua ed esplodendo con forza, dando origine ad una nube soffocante capace di uccidere migliaia di persone.

Nel 1986 scienziati provenienti da tutto il mondo, tra cui scienziati dell’USGS, si recarono in Camerun per studiare la catastrofe.
 Negli anni successivi hanno contribuito a definire un piano per evitare che il gas potesse uccidere persone e bestiame nei villaggi circostanti. A partire dal 2001 una società di ingegneria francese, ha installato tubi sino al fondo dei laghi (quello del 1986 non è infatti l’unico). 
Delle pompe spingono un pò d’acqua sino in superficie, liberando la pressione dell’acqua e consentendo alle bolle di anidride carbonica di fluire naturalmente nei tubi installati, a velocità controllata. Questa tecnica ha portato con successo al degasaggio completo del Lago di Monoun, sempre in Camerun, evitando quindi il rischio di altre tragedie. 

Gran parte della CO2 presente nel lago di Nyos è stata rimossa, ma ci vorranno molti anni ancora per scongiurare definitivamente il pericolo. Intanto si continuano a monitorare le condizioni dell’acqua in questi due laghi. Le sonde che misurano la pressione del gas disciolto vengono installate in modo permanente, e dopo un decennio di utilizzo necessitano di manutenzione ed eventualmente di sostituzione. 
Queste sonde permettono inoltre agli scienziati di capire il tasso naturale di ricarica del gas, per capire il lasso di tempo necessario affinchè si possa tornare a livelli di pericolosità. Inoltre aiutano gli scienziati a monitorare l’accumulo di metano, un altro gas potenzialmente pericoloso e sottoposto a degasaggio.

Quando l’acqua viene convogliata su, le acque del fondo ricche di nutrienti si depositano in superficie favorendo la crescita delle alghe, con conseguente maggiore offerta di materiale organico che va a depositarsi nuovamente sul fondo del lago, producendo appunto il metano. Ma il Camerun non è l’unica area a rischio: esistono problemi simili anche negli Stati Uniti. 
Nel 1994 infatti i ricercatori dell’USGS, hanno scoperto grandi quantità di CO2 sul fondo del Mammoth Mountain, un giovane vulcano nella zona di Long Valley, sul bordo sud-ovest della Caldera Long Valley, una vasta depressione vulcanica nella parte orientale della California.
 L’area di Long Valley, ben nota per le sue fantastiche piste da sci, escursionismo e campeggio, è vulcanicamente attiva da circa 4 milioni di anni. 
Le eruzioni vulcaniche più recenti nella regione si sono verificate circa 200 anni fa, e spesso terremoti scuotono l’area.
 L’infiltrazione è stata innescata da uno sciame di terremoti persistenti, e ha ucciso più di 100 ettari di alberi. Si è reso necessario inoltre chiudere l’area riservata al campeggio. Gli scienziati continuano a monitorare quest’area, dove terremoti e infiltrazioni conseguenti di gas destano molta preoccupazione. 

Sono fenomeni da non sottovalutare, in quanto ogni anno in tutto il mondo i pericoli naturali determinano miliardi di dollari di danni. Gli scienziati cercano di divulgare ai politici e al pubblico una chiara comprensione dei rischi naturali e delle loro potenziali minacce alla società, attraverso strategie efficaci al fine di conseguire la preparazione e la resilienza. 
 La rimozione di CO2 in Camerun e il monitoraggio attuato nei pressi di Mammoth Mountain potrebbe salvare vite umane e sottolineare il valore della scienza nel mitigare le catastrofi naturali. 

Fonte : http://www.meteoweb.eu/

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