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lunedì 24 febbraio 2014

Alla base dei sommergibili URSS di Balaklava


Durante la Guerra Fredda, Balaklava, in Crimea, non esisteva.
 Era stata cancellata dalle cartine. E, fino al 1991 i turisti non erano mai arrivati in questa cittadina affacciata sul Mar Nero: non erano ammessi e, comunque, non c’era nulla da vedere. 
Ancora oggi sarebbe così, se non fosse stato rivelato uno dei tanti segreti della Guerra Fredda: il bunker atomico, base per i sommergibili sovietici, scavato nelle viscere del monte Tavros, l’altura che domina la baia di Balaklava.

Appena finita la Seconda Guerra Mondiale, Stalin aveva dato ordine di progettare un bunker atomico, che poi fu effettivamente realizzato in Crimea tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
 Un’opera monumentale, vasta 15mila metri quadrati, capace di resistere ad una potenza pari a dieci bombe atomiche che, in caso di attacco, avrebbe dato ospitalità per almeno un mese a tremila persone. 
Scavato all’interno del monte Tavros, lambito dal Mar Nero, il bunker fu concepito anche come una base sotterranea per i sommergibili sovietici, che qua si nascondevano ed erano sottoposti a riparazioni, e un deposito per testate nucleari.


Oggi la base è visitabile ed è una delle mete preferite dai nostalgici dell’Unione Sovietica, che vengono per vedere quella che fu la prima base sotterranea della Marina Militare dell’Urss. 
L’enorme complesso è diviso in due sezioni. I sommergibili si trovavano nella parte che, in codice, era indicata Oggetto Gts 825: si tratta di un sistema di canali lungo 600 metri, largo da 10 a 22 metri e profondo 8, che ha due aperture, una per l’entrata dei sommergibili e l’altro per l’uscita. Con tutte le manovre che avvenivano rigorosamente di notte.
 L’altra parte del bunker, invece, era l’Oggetto 820, ed era la sezione in cui erano nascoste le testate nucleari.


La visita del bunker si può fare a piedi, camminando lungo i canali con visita guidata, oppure in barca, solcando le acque dove un tempo erano nascosti i sommergibili sovietici. 
Poi si prosegue attraverso i tanti cunicoli, le banchine dove venivano riparati i sottomarini, le varie sale dei controlli, attraversando passaggi un tempo chiusi da porte di dimensioni ciclopiche e peso minimo di 120 tonnellate, a prova di attacco nucleare.
 Impossibile non stupirsi di fronte a tanto ingegno: il governo reclutò i migliori tecnici e ingegneri, che lavorarono assieme agli esperti di costruzioni di metropolitane per realizzare i tunnel dove poi attraccavano i sommergibili.


Al termine della visita, nel bunker si può anche vedere una mostra fotografica che ricorda i tempi gloriosi dell’Urss, ma che illustra anche la storia della Crimea e dei negoziati per la cessione all’Ucraina, così come le sfilate congiunte con la marina russa, che si svolgono periodicamente a Sebastopoli.
 Un bel modo per saperne di più sulla Guerra Fredda e su di un bunker di cui nessuno seppe mai nulla.
 Merito, forse, anche del motto che ancora oggi si può leggere sulle pareti degli ambienti di lavoro: “Non dire tutto quello che sai, ma sappi sempre quello che dici”. 
In fondo se la base di Balaklava non è mai stata scoperta è perché per fortuna non c’è mai stato bisogno di usarla davvero.

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