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venerdì 11 ottobre 2013

Gregory Colbert. I capolavori viventi della natura.


“Bliss”: è il termine inglese che meglio esprime l’opera di Gregory Colbert – secondo la recensione che fece La Repubblica nel 2002 in occasione dell’esposizione veneziana di Ashes and Snow, il progetto che l’artista canadese ha intrapreso nel 1992 e che cresce di anno in anno, attraverso installazioni fotografiche, lungometraggi, corti “haiku”, composizioni letterarie, e un’ Arca di Noè creativa nota come Nomadic Museum. 

Da questo corpus artistico di eccezionale bellezza, vi proponiamo il cortometraggio Ashes and Snow:

 

“Bliss” come estasi: una composizione formalmente sublime e tecnicamente superba, attimo fotografico perfetto o ralenti cinematografico esaltante, in cui la luce fa cantare la pelle, il manto, l’acqua, il piumaggio, la sabbia.
 Come stato di grazia: un incontro infinito di viventi, un pulsare armonico di esseri umani e animali che danzano in un abbraccio di movimenti, traiettorie, de-posizioni, ottenuto registrando direttamente l’interazione tra uomini e bestie immersi nel medesimo habitat, senza alcun effetto speciale visivo.


Come gioia spirituale: un riposo ascetico, la materializzazione di un eden in cui fiere e prede giacciono insieme, in equilibrio tra conoscenza e natura, tra sacro e istinto, tra anima e abbandono. Come felicità estrema: frutto di incontri totalizzanti, di tempi e spazi infiniti, di passione radicale per l’esistente, di ascolto incondizionato e profondo. Un’esperienza artistica ed esistenziale incredibilmente concreta in un mondo di paradossi virtuali.

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