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martedì 17 settembre 2013

Il senso della morte

Oggi un articolo di un cane che ha salvato un bambino e poi è morto dalla fatica mi ha fatto ricordare questa storia che parla del senso della morte.

Era soltanto un cane: niente di straordinario, dato che non era neppure bello, almeno così aveva sentito dire al suo passaggio.Forse questo insignificante particolare era la causa che gli faceva ricevere più calci che carezze.Ma lui non aveva ambizioni, sentiva solo la mancanza di un amico.

Un giorno, un bambino, poco più alto di lui, divise la merenda con la sua fame. Allora sentì il cuore che gli scoppiava di gioia: aveva trovato un amico.

Ma il bambino era lontano dalla fattoria e vicino ad un fiume che scorreva nei paraggi. Il miraggio ipnotico dell'acqua attirò il bambino come una carezza.Cadde nel fiume e il cane seguì l'amico, non poteva lasciarlo nei guai ora che l'aveva trovato.

Un chilo d'istinto e una tonnellata d'Amore lo spinsero ad afferrare coi denti quel grembiulino e ad arrancare per portare tutto a riva.

Il bambino fu salvo ma il cane non ebbe più la forza, dopo aver dato tutto il suo cuore nello sforzo. Fu una breve agonia, poi venne la morte benefica. Ma esso seppe, attraverso la sua anima, che non era morto invano e che lo scopo della sua morte era la vita intera del suo piccolo amico.

Si dice che sul fiume passi la carogna di un cane, mentre il cristiano sta a riva a guardare.

Un cane del genere, quando crepa, è sempre e comunque "la carogna di un cane" .Un cristiano "carogna" e ve ne sono molti, e voi lo sapete, quando crepa è sempre, sui necrologi dei giornali o sul marmo della lapide " l'anima buona chiamata al Signore".

Che il Signore poi lo prenda a calci è faccenda che riguarda il piano di sopra.


Tratto da " I pensieri del viandante solitario" di Benedetto Lavagna

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