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giovedì 2 maggio 2013

UNO SPRECO ASSURDO

C'è la crisi economica, ma ogni anno nel mondo si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo ancora commestibile, un terzo della produzione totale. Nei paesi industrializzati frutta e verdura vengono lasciate marcire nei campi se il prezzo alla vendita non è remunerativo, o se danneggiati da eventi atmosferici. I supermercati mandano in discarica i prodotti che non rispettano i canoni estetici del marketing. I consumatori, bombardati dalla pubblicità e attirati dalle offerte del "compra tre e paghi due", comprano più cibo di quanto  serva, che poi gettano perché scaduto.

Nei Paesi in via di sviluppo i prodotti ortofrutticoli e le carni non raggiungono le tavole dei consumatori per tecniche di stoccaggio antiquate e inadatte alle alte temperature, per mezzi di trasporto e strade inadeguati, per tecnologie di lavorazione obsolete. Lo spreco di cibo è anche spreco delle risorse energetiche e naturali impiegate per produrlo ed è un’inutile fonte di inquinamento ambientale. Per produrre cibo, che non sarà mai consumato, ogni anno negli Stati Uniti si utilizza il 2% dell’energia nazionale, pari a 56 milioni di tonnellate di petrolio. Ogni tonnellata di cibo perso lungo la filiera genera 4,2 tonnellate di anidride carbonica, contribuendo al riscaldamento globale. Il costo economico annuo di tale spreco è stato stimato dalla FAO in 1000 miliardi di dollari, di cui 680 nei Paesi industrializzati e 320 in quelli in via di sviluppo.

Ciò che rende sconcertante il fenomeno è la considerazione che con questo cibo si potrebbero sfamare  900 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame.

In Italia,  la grande distribuzione da sola spreca ogni anno 11 miliardi di euro, una risposta concreta al problema è venuta dalla Last Minute Market, società creata dai docenti dell’Università di Bologna per favorire il trasferimento delle eccedenze alimentari dai supermercati e dalle mense alle associazioni di volontariato che assistono i bisognosi, favorendo così il recupero di migliaia di tonnellate di cibo per svariati milioni di euro.

Anche l’Unione Europea, ha aderito all’iniziativa istituendo per il 2014 istituendo l’"anno europeo contro lo spreco alimentare", ed ha approvando una risoluzione che impegna gli Stati membri a dimezzare lo spreco alimentare entro il 2025. Tocca ora  a ciascuno di noi, cominciando con l’acquistare a seconda delle nostre reali  necessità,  risparmieremmo e aiuteremmo l’ambiente 

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