
Costituisce la parte ventrale del diencefalo e comprende numerosi nuclei che attivano, controllano e integrano i meccanismi autonomici periferici, l'attività endocrina e molte funzioni somatiche quali la termoregolazione, il sonno, il bilancio idro-salino e l'assunzione del cibo.
L'ipotalamo svolge pertanto una duplice funzione: una funzione di controllo del sistema nervoso autonomo (attraverso il quale modifica la motilità viscerale, i riflessi, il ritmo sonno-veglia, il bilancio idrosalino, il mantenimento della temperatura corporea, l’appetito e l’espressione degli stati emotivi) e una funzione di controllo del sistema endocrino:
L’ipotalamo è anche in grado di controllare emozioni, stati d’animo e umore, nonché anche il comportamento sessuale.

D’altra parte, sembra essere una delle parti più “antiche” dal punto di vista evoluzionistico); in questa accezione, si può affermare che l’ipotalamo funge da “connessione” tra i due sistemi suddetti e la relativa risposta corporea.
Infatti, stimolazioni di diversi centri dell’ipotalamo, come già detto, danno luogo anche in questo caso a risposte diverse: la stimolazione del nucleo posteriore produce risposte aggressive, viceversa accade se vengono stimolati i centri laterali.

Si tratta della regione più primitiva del cervello, quella che regola gli istinti fondamentali quali riproduzione e fame.
L’ipotalamo, dunque, potrebbe essere l’organo che “decide” quando attivare il processo di invecchiamento.
Lo studio si è concentrato sul rapporto tra la proteina NF-kB e l’ormone per il rilascio delle gonadotropine (GnRH). Il rapporto tra loro è inversamente proporzionato, dal momento che l’attivazione della NF-kB per gestire stimoli di stress riduce le gonadotropine. Tale riduzione comporta il declino delle cellule nervose e accelera il processo di invecchiamento del sistema nervoso centrale.
I ricercatori hanno dedotto che, potendo intervenire sul GnRH, si potrebbero combattere malattie degenerative tipiche della terza età (ma non solo), quale l’Alzheimer.
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