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martedì 2 aprile 2013

Il passaggio utilizzato da Annibale per attraversare le Alpi



“Cento elefanti aveva Annibale quando Annibale attraversò le Alpi” è un verso di una filastrocca che rimane in testa, insieme a “Annibale attraversò le Alpi, con i suoi cavalieri, i suoi lancieri e i suoi elefanti”. 

Ciò che Annibale, il comandante cartaginese, fece nel 218 a.C. è ben noto: “Userò fuoco e ferro per fermare il destino di Roma”, giurò all’inizio della campagna. Essendo Roma pronta ad attaccare Cartagine passando per la Sicilia, egli decise che il modo migliore per contrastare i Romani era dall’alto.
 Il suo esercito, composto da più di 30.000 fanti, 5.000 cavalieri e 37 elefanti da battaglia, marciò durante l’autunno dal Marocco alla Spagna, che aveva già conquistato. 
Quando raggiunsero le Alpi, alcuni soldati morirono per il gelo, mentre altri morirono precipitando nei burroni; solo metà di loro raggiunse l’Italia settentrionale.
 Infuriano ancora le discussioni riguardo il punto esatto dove avvenne l’attraversamento delle Alpi. Mentre c’è accordo generale sul fatto che Annibale risalì il Rodano da Avignone fin quasi a Valence, da quel punto in poi ogni valle e ogni passo è stato considerato un possibile punto di passaggio tra le montagne verso la pianura del Po, vicino a Torino.

 Nel 1959, un elefante chiamato Jumbo è stato portato sul Col du Clapier da una spedizione britannica (British Alpine Hannibal Expedition) per dimostrare la praticabilità di quel percorso. Questa avventura è stata immortalata nel libro di John Hoyte, Trunk Road for Hannibal.
 Nel 1988, il giocatore di cricket Ian Botham fece la stessa cosa, ma con tre elefanti, per sostenere le organizzazioni che combattono la leucemia. Tre diversi percorsi sono stati proposti, partendo dal Col du Mont Cenis a nord fino al Col Agnel, posto 60km quasi esattamente a sud di esso.
 Nello studio più recente, il geomorfologo William Mahaney e i suoi colleghi hanno esaminato le prove presenti nelle fonti classiche.

“Come documentato da Polibio e Livio nella letteratura antica, l’esercito di Annibale fu bloccato da una frana su due livelli nel versante sottovento delle Alpi, uno strato di detriti di notevole volume”, hanno puntualizzato nella rivista Archaeometry.
 “L’unica formazione di questo tipo si trova sotto il Colle delle Traversette, 2.600 metri sopra il livello del mare, un ammasso di detriti di volume sufficiente a bloccare l’esercito cartaginese.” 
“Le caratteristiche della frana sono meglio visibili lateralmente o dal basso, dove un sottile strato di detriti giace sopra ad una massa di detriti molto più grande e consistente. Il sentiero attraversa una ripida pendenza rocciosa collegata ad una frana su due livelli, proprio come descrisse Polibio più di 2.150 anni fa.
” Il sentiero è stato puntellato con una massicciata spessa tra uno e due metri, e la squadra del Dott. Mahaney ritiene che prove di quest’opera possano sopravvivere ancora: “Lo sforzo di tre giorni per costruire un passaggio attraverso la frana deve sicuramente aver comportato l’abbandono o la perdita degli strumenti usati dalle truppe di Annibale per preparare un sentiero con sufficiente zavorra per sopportare il passaggio di salmerie, cavalli e elefanti.”
 Secondo Livio, Annibale ordinò di tagliare dei tronchi, legarli intorno alle rocce e dar loro fuoco. 
Quando si raggiungeva una temperatura elevata, sulle rocce veniva gettato dell’aceto, spaccando e frantumando in questo modo molte rocce e permettendone la rimozione da parte degli ingegneri di Annibale.

Gli studi di Mahaney, nel libro Hannibal’s Odyssey, suggeriscono che la quota dove si potevano trovare alberi era più alta nei tempi antichi, quindi ci sarebbe stata disponibilità di legname; oggi, quella zona è priva di alberi. 
Finora, comunque, non ci sono prove di rocce frantumate con il fuoco sul Colle delle Traversette, sebbene per altri versi combaci con le descrizioni antiche.
 Il sito è l’unica zona dove frane e scivolamenti di rocce bloccavano una strada esistente, e dove potrebbero essere datati plausibilmente al periodo giusto.
 Per molti aspetti, “questo luogo soddisfa i requisiti delineati da Livio e Polibio”, concludono i ricercatori.

 Fonte: Times Online

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