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sabato 23 febbraio 2013

Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere

Il mitreo di Santa Maria Capua Vetere, l’antica Capua, costituisce uno dei rari esempi di luoghi di culto dedicati al dio Mitra con decorazione pittorica, e tra l’altro è anche uno dei meglio conservati. Rinvenuto casualmente nel 1922, nel corso di alcuni scavi, risale alla fine del II secolo d.C. Dopo una breve scalinata, che scende dal piano stradale al livello sotterraneo, ci si trova in uno stretto corridoio, che doveva fungere da anticamera. Alla propria destra si trova un piccolo ambiente cui si accede attraverso un arco: doveva essere una camera di preparazione (apparitorium) per i partecipanti. Sulla sinistra, invece, dopo un breve tratto di corridoio, si accede al mitreo vero e proprio, costituito da una lunga camera rettangolare ai cui lati sono addossati dei sedili. Sulla parete di fondo, alla quale è invece addossato l’altare, si trova una splendida decorazione affrescata che rappresenta il dio Mitra nel consueto atto di uccidere il toro (tauroctonia). In una lunetta della parete orientale si trova rappresentata la Luna su di una biga, mentre in un riquadro della parete meridionale si trova un bassorilievo in marmo con la rappresentazione di Amore e Psiche. Altre pitture sulle pareti laterali, oggi quasi del tutto scomparse, rappresentavano scene di iniziazione dell’adepto, il quale, nudo, veniva accompagnato dai sacerdoti attraverso i vari gradi della sua purificazione. La volta, dipinta in un fondo giallo, presenta numerose stelle di colore verde e rosso, al centro delle quali si trova della pasta vitrea lucente: alla luce delle fiaccole doveva dare ai partecipanti l’impressione di trovarsi sotto un cielo stellato. L’affresco policromo della parete di fondo costituisce la caratteristica principale del culto mitraico: la rappresentazione del dio nell’atto di uccidere il toro. Il giovane, che indossa come copricapo il classico berretto frigio, è vestito di rosso bordato di verde, con l’ampio mantello svolazzante dello stesso colore rosso, esternamente, e azzurro, internamente. Si noti, curiosamente, che la Chiesa cristiana utilizzerà lo stesso accostamento cromatico nell’iconografia classica del Cristo. Sulla sinistra, in alto, un personaggio osserva la scena, ed ha davanti a sé un corvo: è il dio Sole, che per tramite del nero uccello comanda a Mitra di compiere l’impresa. Ai lati della scena, vi sono i due Dadofori, i portatori di fiaccole. Cautes, a sinistra, con la fiaccola sollevata, rappresenta il trionfo della luce sulle tenebre, del giorno sulla notte: è l’Equinozio di Primavera. Cautopates, sulla destra, rappresentato con la fiaccola abbassata, significa invece la predominanza della notte sul giorno, ed è l’Equinozio d’Autunno. In basso troviamo i tre animali che aiutano il dio nell’impresa: il cane, lo scorpione e il serpente. Si noti quanto risalto sia stato dato soprattutto a questa figura, che si estende per tutta la lunghezza del dipinto, a dispetto delle altre figure. Alle due estremità, troviamo altri due volti, barbuti, che sembrano spuntare dal suolo. L’iconografia ricorda quella del "Genius Loci", lo spirito protettore di un luogo, e tutto l’insieme sembra ricordare un affresco analogo che orna il Mitreo dei Serpenti, presso Ostia Antica.

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