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giovedì 29 novembre 2012

L'inquinamento luminoso


La luce artificiale immessa nell'ambiente esterno, al di fuori degli spazi che è necessario illuminare, e che altera così la quantità naturale di luce presente, produce una forma di inquinamento chiamata inquinamento luminoso: una vera e propria forma di inquinamento della luce naturale prodotta da quella artificiale. Quando si realizza un progetto architettonico – edificio, allestimento, infrastruttura che sia – ci si può non accorgere o non rendersi conto di quello che sarà la ripercussione circa le fonti luminose che vi saranno impiegate, ma i dati degli osservatori planetari parlano chiaro: negli ultimi anni l’inquinamento luminoso ha compromesso la visibilità del firmamento, contribuendo al degrado ambientale e minacciando la salute dell’uomo, ed è per questo motivo che anche l’ONU e l’UNESCO invitano alla salvaguardia del cielo e dei suoi significati storici e culturali.

Le conseguenze negative dovute a questo fenomeno sono di diverso tipo, come documentano molti studi scientifici: danni alla percezione sensoriale di molte specie animali; disagi alle attività degli astronomi (con un relativo dato di pericolosità dovuto ad un vero e proprio isolamento della Terra rispetto agli altri pianeti); fastidio visivo per gli esseri umani; inutili sprechi energetici, di risorse e, quindi, di denaro che indicano l’uso di sistemi di illuminazione inadeguati; il danno alla componente paesaggistica, di cui il cielo notturno è elemento fondamentale con riscontri negativi per l’industria turistica nazionale che non sono componenti che devono passare in secondo piano. 

Lo scienziato B. E. Witherington nel 1992 scoprì perfino che le testuggini preferivano non nidificare là dove c’erano le luci e avevano difficoltà a trovare la strada di ritorno una volta approdate sulla spiaggia; le falene che impostano la rotta migratoria basandosi sulla luna e sulle stelle più luminose perdono completamente il senso dell’orientamento; le stesse piante sono costrette a fiorire a causa di esposizioni forzate a luci artificiali e questo a discapito del fiore stesso che tende a morire prima; si registrano alterazioni dei ritmi circadiani di uomini e animali etc…


 I danni monetizzabili sono lo spreco energetico per illuminare dove e quando non strettamente necessario; un danno alla cultura, sia umanistica che scientifica e alle sue tradizioni culturali legate all’osservazione del cielo; un danno economico poiché in Italia vengono annualmente spesi circa un miliardo di Euro per l’illuminazione esterna e almeno la metà potrebbe essere risparmiata.

 Sono per esempio fonti di inquinamento luminoso la luce che un apparecchio di illuminazione disperde al di fuori della zona che dovrebbe illuminare o le stesse superfici illuminate quando riflettono o diffondono nell'ambiente la luce che giunge loro.
 Avere la convinzione che “più luce” significhi “più sicurezza” porta troppo spesso all’installazione insensata di impianti di illuminazione che possono peggiorare la situazione invece che migliorarla.

 L’INQUINAMENTO LUMINOSO IN ITALIA


 L'inquinamento luminoso sta crescendo in modo esponenziale, e con esso la luminosità del cielo. Dagli anni settanta ad oggi la luminosità artificiale del cielo è più che quadruplicata! Una valutazione globale del fenomeno dell’inquinamento luminoso però è stata resa possibile solo da pochi anni, grazie allo sviluppo delle tecnologie di osservazione satellitare, ed è stata svolta con un sostanziale contributo dall’Italia. In particolare è dalla fine degli anni ’80 che si studia il problema dal punto di vista scientifico ed ambientale. [Dip.Astronomia dell’Università di Padova]. 

 Se il ritmo di incremento di inquinamento dovesse continuare con la rapidità odierna, le previsioni per l’Italia – basandosi sulla percentuale di aumento dell’inquinamento luminoso tra il 1971 ed il 1998 – dicono che nel 2025 l’Italia sarebbe un enorme faro luminoso.

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