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lunedì 5 maggio 2025

Ritrovati in Perù i resti ben conservati di una nobildonna vissuta 5000 anni fa


 Durante gli scavi nel sito archeologico di Áspero, situato lungo la costa settentrionale del Perù, gli studiosi hanno riportato alla luce i resti di una donna vissuta circa 5000 anni fa. Questo ritrovamento fornisce nuove informazioni sulla civiltà di Caral, la più antica delle Americhe, fiorita tra il 3000 e il 1800 a.C.

La donna, di età compresa tra i 20 e i 35 anni e alta circa 1,5 metri, è stata trovata avvolta in un sudario di tessuti sovrapposti e adornata con un mantello di piume di ara, simbolo di alto rango. Accanto a lei, un corredo funerario composto da un becco di tucano, una ciotola di pietra e un cesto di paglia. La presenza di questi oggetti indica il suo status elevato all'interno della società di Caral .

Secondo l'archeologo David Palomino, questa scoperta suggerisce che le donne ricoprivano ruoli significativi nella civiltà di Caral, sfidando l'idea che solo gli uomini detenessero il potere. Il ritrovamento evidenzia l'importanza delle donne nelle strutture sociali di una delle più antiche civiltà conosciute

 Áspero, parte del complesso di Caral, si trova a circa 180 chilometri a nord di Lima e a 20 chilometri dall'Oceano Pacifico. In passato utilizzato come discarica, è stato riconvertito in sito archeologico negli anni '90. La scoperta della nobildonna sottolinea l'importanza di Áspero nella comprensione delle prime società urbane delle Americhe .

Fonte: ottopagine 

venerdì 2 maggio 2025

Riapre dopo 50 anni la Grotta di Diana a Villa d’Este, gioiello del Manierismo

 

Una gemma segreta, inaccessibile da quasi cinquant’anni, riapre al pubblico dopo un importante restauro: è la Grotta di Diana di Villa d’Este, a Tivoli, gioiello del Manierismo voluto da un cardinale colto e raffinato. Sculture, ametiste, lapislazzuli, conchiglie, perle di vetro, foglie d’oro tornano a brillare all’interno del ninfeo cinquecentesco, Restituito all’antico splendore negli ultimi due anni grazie all’impegno dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este con il decisivo sostegno di Fendi.
Dal 6 maggio la Grotta di Diana arricchirà il percorso di visita alla Villa, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2001, con accesso dalla Passeggiata del Cardinale.
 Collocata nella parte alta del giardino, sotto la Loggia dei Venti, l’aula-ninfeo si apre su un panorama unico, dove la vista spazia dal Monte Soratte ai Castelli Romani, con la Città Eterna come fulcro e baricentro.



Luogo di meraviglia e contemplazione, dove passato e presente si incontrano in un dialogo di forme, ombre e riflessi, la Grotta fu costruita tra il 1570 e il 1572 come un “fantasmagorico antro all’antica”, su progetto del bolognese Paolo Calandrino e ispirazione di Pirro Ligorio, l’architetto napoletano a cui si devono la Villa e il suo straordinario parco. Ma la mente all’origine di tanta bellezza è quella del raffinato padrone di casa, il cardinale Ippolito d’Este, figlio di Lucrezia Borgia e Alfonso d’Este, che in questo luogo condensò il meglio della cultura cinquecentesca italiana e francese. “Le delizie della casa estense nascono a Ferrara, si nutrono dell’esperienza della corte francese a Fontainebleau e Tivoli raggiungono l'apice qui a Tivoli”, racconta Andrea Bruciati, direttore dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este. Uno spettacolo che a quei tempi suscitò stupore e ammirazione, sfidando la magnificenza di monumenti antichi come la Domus Aurea e affermandosi come modello per grotte e ninfei nei giardini di tutta Europa. 

Cariatidi con cesti di frutta danno il benvenuto ai visitatori del gioiello ritrovato, adorno di nove bassorilievi policromi ora perfettamente leggibili. Le divinità del mare e le Metamorfosi di Ovidio sono i temi principali della decorazione della Grotta, completamente rivestita da un enorme mosaico di conchiglie, frammenti di pietra, paste vitree e pietre preziose, mentre sul pavimento in terracotta invetriata brillano aquile, pomi e gigli estensi. “La Grotta di Diana è concepita per evocare l’eterna sfida tra la natura e l’uomo, i materiali naturali e l’artificio, proiettando l'ospite in un'altra dimensione che rivela il gusto estense nel rispetto del territorio tiburtino”, racconta ancora il direttore: “Diana è figura che ben si attaglia alla mentalità della corte di Ippolito II: cacciatrice e simbolo di virtù, è una donna moralizzatrice ma anche di sottile libertà laica che rimanda al potere intellettuale”. 

“Il restauro della Grotta di Diana è per Fendi un atto d’amore, il più recente di un percorso di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano, che culmina quest’anno con la celebrazione del nostro centenario”, afferma Silvia Venturini Fendi, direttore artistico Accessori e Collezioni Uomo della casa di moda: “Profondamente radicata a Roma, dove dal 1925 risiedono le fondamenta e il cuore creativo della nostra maison, quest’opera rappresenta per noi un ulteriore investimento sul futuro che parte dalla memoria del passato: un impegno volto a preservare la bellezza e la storia del nostro paese, consegnando questo prezioso monumento alle generazioni a venire”. 
Fonte: arte.it



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