La costruzione cominciò all'incirca nell'800 d.C., si suppone in un periodo tra il 750 e l'830 e venne commissionata dalla dinastia regnante in quel momento, i Sailendra, all'apice del loro splendore e potere. Non si sa con precisione se la costruzione iniziò ad opera di sovrani induisti o buddhisti La scelta del luogo fu attentamente studiata, in quanto la piana in cui si erge ricordava contemporaneamente diversi luoghi sacri per la popolazione, infatti poco lontano dal tempio si può trovare una confluenza di due fiumi che ricorda quella dei fiumi Gange e Yumna considerata sacra in molte culture; inoltre sullo sfondo del paesaggio si può notare una catena montuosa che ha alcuni tratti concordanti con il profilo dell'Himalaya, la catena montuosa sacra anch'essa per molte culture. L'architetto che la progettò fu Gunadharma, il quale venne assistito da alcuni monaci particolarmente saggi in ogni genere di disciplina provenienti da tutte le parti del mondo, il monumento risente infatti di influenze indiane, persiane e anche babilonesi; richiese la manodopera di più di 10.000 persone per circa 75 anni e finì poco prima della fine della dinastia ad opera di Mataram.
Dopo la fine dei Sailendra, la nuova dinastia mantenne questa costruzione e ne edificò altre simili nei paraggi (i famosi templi di Prambanan). L'attività di questo tempio durò poco perché una serie di cataclismi naturali costrinse i residenti ad abbandonare la zona, in seguito ad una eruzione vulcanica (si suppone poco dopo l'anno mille) il tempio venne completamente sommerso dai detriti, in seguito su questi detriti crebbe una vegetazione. Nei secoli successivi iniziò un processo di conversione e nel XV secolo la popolazione era in maggior parte di culto islamico e quindi nessuno più era interessato a questo colossale luogo di culto al punto che se ne perse anche la memoria e rimase solo nelle tradizioni popolari.
Il governatore Thomas Stamford Raffles, si deve il ritrovamento di questo ed altri monumenti questi era un grande appassionato di archeologia e di storia locale. Fu proprio lui che messo al corrente della leggenda del tempio-montagna decise di intraprendere una ricerca. Trovarono ciò che cercavano nei pressi del villaggio di Bumisegoro e cominciarono a lavorare per riportare tutto alla luce, i lavori finirono verso la metà del secolo.
il primo livello rappresenta la vita nelle spirali del desiderio ("regno del desiderio" o kāmadhātu); i 5 livelli quadrati rappresentano la progressiva emancipazione dai sensi ("regno della forma pura" o rupadhātu);
Le ultime tre terrazze circolari simboleggiano il cammino progressivo verso il definitivo nirvāṇa ("regno del senza-forma" o arūpyadhātu). Arrivati in cima si può constatare che la struttura si evolve in una serie di spazi aperti e non più in stretti passaggi; sulla cima dell'edificio è presente una serie di stupa con una centrale che non eccelle per dimensioni, infatti è poco più grande delle altre e la sua architettura è simile alle altre, quindi la cima non è il punto di culmine del viaggio, ma è il viaggio il culmine di se stesso. L'intero cammino è caratterizzato dalla presenza costante e ripetuta di nicchie contenenti statue di Buddha e ogni Buddha è diverso dagli altri. Facendo questo cammino il devoto buddhista meditava lungo le terrazze successive ricche di progressivi insegnamenti, accumulando meriti e liberandosi progressivamente dalla "mondanità", giungendo infine alla liberazione della sofferenza ovvero al nirvāṇa, rappresentato dalla sommità del monumento.
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