La Casina delle Civette si trova all’interno del parco di Villa Torlonia, possedimento di una ricchissima famiglia dalle origini francesi, divenuta potente nel Settecento grazie all’istituzione di una banca– la Banca del Fucino – che la famiglia possiede ancora oggi e che in passato rese possibile la loro ascesa al potere.
Tra il 1908 e il 1914 principe Giovanni Torlonia Jr. fece edificare all’interno della sua tenuta in Via Nomentana un casino molto particolare, affinché rispecchiasse completamente la natura curiosa del principe, uomo solitario, malinconico, che mai si sposò o ebbe eredi.
A prima vista vi sembrerà di trovarvi di fronte ad una casetta emersa direttamente da una delle storie dei fratelli Grimm: una casa delle fiabe con logge, balconcini, parapetti, arcate e tanti piccoli avancorpi uno addossato all’altro.
Il principe seguì direttamente i lavori, consigliando e pilotando gli architetti chiamati a lavorare alla sua realizzazione, Enrico Gennari, Venuto Venuti e soprattutto Vincenzo Fasolo.
Definirlo un edificio di stile Liberty è riduttivo, perché vi è una mescolanza di stili tipici di tutte le differenti fasi architettoniche: reperti romani incastonati nelle pareti, mascheroni grotteschi, finestrelle gotiche, loggette rinascimentali… La fantasia è la vera protagonista: mescolanza di materiali che confondono e portano colore e movimento all’intero edificio.
Ma perché “Casina delle “Civette”? La presenza ossessiva proprio del tema delle civette negli elementi decorativi più disparati – stucchi, maioliche, vetrate, stoffe da parati e oggetti di arredo – fu ciò che diede il nome alla residenza del principe Torlonia, di cui si hanno pochissime informazioni, ma che il motto inciso sopra la porta di ingresso aiuta a inquadrare: “Sapienza e Solitudine”.
È però entrando che si raggiunge l’estasi.
Le stanze, che in parte ancora conservano l’aspetto originario nonostante i pesantissimi danneggiamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, presentano delle vetrate coloratissime realizzate dal laboratorio allora prestigiosissimo di Cesare Picchiarini, chiamato “Mastro Picchio”.
L’artista, abilissimo nella realizzazione delle vetrate, chiamò a lavorare insieme a lui alcuni disegnatori straordinari, tra cui Dulio Cambellotti, Paolo Paschetto e Umbero Bottazzi.
Il gruppo diede vita a capolavori di straordinaria bellezza, dai temi più disparati: non possono certamente mancare le civette, ma anche serie di rondini in volo leggiadre e spensierate, cigni e pavoni, edere rampicanti, tralicci d’uva e un romanticissimo balcone delle rose, la cui vista quasi porta a sentire il loro inebriante profumo.
La Casina è oggi un museo dedicato all’arte della vetrata e alle pareti sono esposti i numerosissimi cartoni dei disegni preparatori realizzati dal gruppo, che permettono di comprendere quanto sofisticata ed elevata a livello tecnico fosse la loro arte, documentando, come nessuna altra residenza è in grado di fare, la perizia e l’abilità esecutiva raggiunta proprio da questi artisti nei primi anni del Novecento.
Insomma, una visita che coinvolgerà tutti i sensi, destando stupore continuo, perché ogni volta che si torna a visitare la Casina si notano particolari nuovi e sensazionali.
Fonte: nonsoloturisti.it