Iniziamo dalla storia.
Il primo Ponte Vecchio, in legno e pietra, fu realizzato in epoca romana e nel corso dei secoli fu distrutto molte volte dalle piene dell'Arno.
L'ultima fu quella del 3-4 novembre del 1333.
Ponte Vecchio, realizzato come lo vediamo oggi nel 1345 da Taddeo Gaddi, fu il primo ponte nella storia in cui si usarono archi ribassati per la costruzione.
Questa soluzione innovativa permise di avere meno campate (tre invece di cinque) e più ampie, permettendo così ai detriti portati dalle piene e che potevano distruggere il ponte, di fluire via più facilmente.
Da allora Ponte Vecchio è ancora in piedi, danneggiato e riparato più volte ma mai più distrutto.
Fin dal '300 il ponte era visto come la continuazione della strada urbana.
Inizialmente qui trovarono sede botteghe popolari, fra cui i beccai, gli antichi macellai, e i verdurai perché così potevano scaricare i loro rifiuti direttamente in Arno.
La realizzazione, voluta da Cosimo I de' Medici nel 1565, del Corridoio Vasariano fra la sede del governo della città, Palazzo Vecchio, e la nuova reggia dei Medici a Palazzo Pitti portò nel corso degli anni al trasferimento dei beccai e delle altre botteghe “povere” del Ponte.
Orafi, argentieri e gioiellieri erano attività ben più consone ai nobili che ormai passeggiavano fra Piazza Signoria e Piazza Pitti.
All'estremità sud del ponte, all'angolo con l'attuale via dei Bardi, il Corridoio Vasariano gira stranamente attorno ad una torre, quella dei Mannelli, unica sopravvissuta delle 4 che erano agli angoli a difesa del ponte.
La Famiglia Mannelli fu l'unica che si oppose al passaggio del Corridoio attraverso la loro proprietà, come era avvenuto per gli altri edifici, costringendo Vasari a progettare questo tratto completamente a sbalzo su mensole per aggirare la torre.
Leggenda vuole che poi la Famiglia Mannelli pagasse duramente negli anni a seguire questa opposizione ai voleri di Cosimo I de' Medici.
Se seguite con lo sguardo il Corridoio Vasariano che passa sul Ponte Vecchio potrete vedere che la sua facciata è scandita da piccole finestre tonde.
In corrispondenza dello slargo centrale del Ponte invece si aprono alcune finestre ben più grandi, volute nel 1939 da Mussolini per permettere ad Adolf Hitler in visita a Firenze di ammirare il panorama della città verso Ponte Santa Trinita.
La leggenda narra che fu il fascino di questa vista a convincere Hitler e gli ufficiali tedeschi a risparmiare Ponte Vecchio dalla distruzione nel corso della ritirata del 1944.
Purtroppo per impedirne comunque l'accesso, i tedeschi minarono e distrussero completamente via Por Santa Maria e Via Guicciardini che furono ricostruite dopo la guerra.
Un'ultima testimonianza del Ponte trecentesco è rappresentata dalla particolare meridiana a forma di mezzaluna che si vede in alto sull'angolo della bottega che delimita la terrazza ovest, quella dove attualmente si trova il busto di Benvenuto Cellini qui collocato nel 1901.
Questo “adornamento”, come recita un iscrizione sul basamento dell'orologio solare, fu collocato qui in occasione della ricostruzione del ponte nel 1345.
Due copie esatte di questo orologio solare si trovano in Borgo Pinti, nel palazzo Ximenes-Panciatichi e nel giardino di Villa I Tatti a Vincigliata.
Fonte: http://www.teladoiofirenze.it/