Che gli antichi Romani si trattassero bene è cosa risaputa, certo; ma che addirittura nel periodo tra il primo e secondo secolo d.C. avessero veri e propri allevamenti di ostriche, questo è sensazionale. Oltretutto se si pensa che il sito in questione è una villa romana dotata di confort e bellezze tali da fare impallidire quelle attuali.
La “Villa romana di Lio Piccolo” era dotata di bacini per l’acquacoltura, in particolare per l’allevamento di ostriche. Questa ipotesi è al centro delle ricerche che stanno impegnando il team interdisciplinare nella seconda campagna di scavo archeologico subacqueo.
Gli studi si stanno svolgendo sul sito lagunare di Lio Piccolo, nel comune di Cavallino Treporti, in provincia di Venezia.
Scoperto due decenni fa dall’archeologo Ernesto Canal, oggi le indagini su questo sito degli antichi Romani sono dirette dal professore di archeologia marittima del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari Venezia, Carlo Beltrame.
Il professore e il suo staff lavorano in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna. E, a quanto pare, gli sforzi compiuti dagli archeologi stanno dando frutti (di mare) davvero molto interessanti.
Il progetto pluriennale archeo-subacqueo coinvolge anche studenti con idoneo brevetto di immersione. Gli aspiranti archeologi hanno avuto dunque l’opportunità di formarsi in sicurezza, con corsi subacquei appositi.
All’impresa hanno preso parte anche Paolo Mozzi, geomorfologo e geoarcheologo del Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli Studi di Padova ed Elisabetta Boaretto, specialista in analisi al radiocarbonio del Weizmann Institute di Rehovot.
I primi scavi risalgono esattamente ad un anno fa, quando i ricercatori scoprirono alcune palafitte e strutture murarie segnalate vent’anni fa da Ernesto Canal.
Queste si trovano a poche decine di metri dall’argine di Lio Piccolo, lungo Canale Rigà. Con questa nuova campagna archeologica gli studiosi sono riusciti finalmente ad interpretare e datare quanto visto negli scavi antecedenti di un anno fa.
Numerosi resti di affreschi di pregio e mosaici bianchi e neri, degli antichi Romani, inoltre, sono attualmente soggetto di analisi ad opera di Alessandra De Lorenzi, chimico-fisica dell’ateneo veneziano.
Sul fondale di questo tratto di laguna, gli archeologi hanno dunque trovato una vasca in mattoni sesquipedali di forma rettangolare. Tramite le analisi al radiocarbonio, l’antico bacino è databile al 1° e 2° secolo d.C.. La particolare struttura romana era sommersa nelle acque e serviva per la coltivazione e conservazione dei pregiati molluschi.
Un vero allevamento di ostriche della prima età imperiale. Questi molluschi bivalvi sono rimasti conservati fino a noi sul fondo della vasca, resistendo a duemila anni di mareggiate ed eventi naturali o umani.
Vi è però nel sito qualcosa che ha contribuito maggiormente alla curiosità degli studiosi.
Il ritrovamento di un gargame in legno, infatti, forse suddivideva lo spazio della vasca come una saracinesca. Questo elemento suggerirebbe quindi l’ipotesi che, nelle acque della villa romana, non vi fosse unicamente l’allevamento di ostriche, ma bensì i nostri antenati potrebbero aver coltivato anche altre succulenti specie.
Come spiega Carlo Beltrame, “nel mondo romano le ostriche erano molto apprezzate e allevate, anche se forse già adulte, in Gallia e nella penisola italiana. Come ricorda Cicerone, famose erano quelle allevate nel Lago Lucrino da Sergio Orata. Gli autori degli antichi Romani ci parlano anche delle ostriche dell’Istria ma non menzionano Altino, dove però ostriche sono emerse da vari scavi della città romana.
Non stupisce quindi trovarle a Lio Piccolo, ossia in una località che in età romana doveva essere in prossimità del litorale, in condizioni ideali per la loro crescita”.
Fonte: ilprimatonazionale.it