Già nell’800 e nel ‘900, quando l’esplorazione del continente africano si andò intensificando, schiere di avventurieri ed esploratori europei si spingevano nel folto della savana o della giungla africana, in cerca di questo luogo mitologico dove si narrava che, fra gli scheletri dei giganteschi pachidermi, si potessero trovare montagne di avorio e quindi ingenti ricchezze per chi ne entrava in possesso.
Fra le altre cose, è stata soprattutto Hollywood a rendere famoso il mito: non solo grazie al ‘Il re leone’, ma anche grazie a due film precedenti usciti negli anni ’30: ‘Tarzan, l’uomo scimmia’ e ‘Trader Horn’. In entrambe le pellicole degli esploratori si recavano alla ricerca di questo luogo leggendario.
Il mito si fonda sul fatto che gli elefanti riescano a capire istintivamente quando sta per sopraggiungere l’ora della loro morte e, per questo motivo, decidano di separarsi dal gruppo per raggiungere questo luogo di riposo eterno da cui, secondo la leggenda, si sentono attratti.
Ed è per questo motivo che nel corso dei secoli gli esploratori si sono avventurati nei recessi profondi dell’Africa, sperando di trovare questo cimitero che diventava una specie di El Dorado africana.
La verità, però, è che molti di questi non solo tornavano a mani vuote, ma a volte non tornavano affatto. Inoltre, alcuni di loro, raccontavano anche di aver provato a seguire gli elefanti più anziani nella speranza di giungere al cimitero.
Stando ai loro racconti avevano provato per giorni o addirittura settimane a seguire i pachidermi che però, astutamente, secondo loro, li facevano girare in cerchio appositamente e senza mai portarli nel luogo sperato.
Questo ovviamente, ha fatto aumentare l’alone di mistero sulla leggenda.
Altre leggende parlano di misteriosi guardiani messi a protezione di questo luogo.
Il cimitero degli elefanti, infatti, secondo alcune storie e tradizioni africane tramandate dalle popolazioni indigene, viene visto come un luogo sacro in cui solo pochi eletti possono entrare.
Ed è proprio per evitare che chiunque si avvicini e profani la sacralità del luogo, considerato quasi mistico, che pare ci siano dei guardiani.
Costoro, in alcune versioni della storia, sono umani (siano essi sciamani, stregoni o semplici guerrieri), in altre elefanti o, altre ancora, terribili creature.
Ed è da qui che si sono originate altre speculazioni: secondo alcuni, infatti, gli esploratori che si sono perduti e non sono più tornati indietro sono stati catturati o uccisi proprio da queste misteriose guardie.
Un’altra versione ancora più straordinaria e bizzarra della storia dice che, all’interno del cimitero, pare sia nascosto un libro magico contenente la soluzione che potrà porre fine a tutte le guerre.
Ogni leggenda che si rispetti ha un minimo di fondo di verità. È infatti, senza dubbio vero, che, molto spesso, nel corso dei secoli, durante alcuni scavi, gruppi di studiosi ed archeologi si sono imbattuti in gruppi di scheletri di elefanti tutti ritrovati nel medesimo luogo. Proprio questo non ha fatto altro che aumentare le ipotesi sulla possibile esistenza di un sacro cimitero degli elefanti.
Volendo fare un esempio, uno dei ritrovamenti di gruppi di scheletri, che ha intensificato il mito, è quello di un gruppo di 27 scheletri di Elefante dalle zanne dritte ( una specie di pachiderma estinto e risalente al Pleistocene) in uno scavo nella Sassonia.
Tuttavia, per quanto sia effettivamente vero che ci sono stati ritrovamenti simili, è altrettanto vero che di spiegazioni razionali a riguardo gli scienziati sono riusciti a darne molteplici.
Innanzitutto gli elefanti più vecchi, solitamente, hanno i denti molto più consumati rispetto a quelli dei pachidermi più giovani. Proprio per tale motivo preferiscono fermarsi dove l’acqua e il cibo sono più facili da trovare.
Questo spiegherebbe perché, molto spesso, ci sono stati ritrovamenti di scheletri in gruppo nello stesso posto.
Secondo altri studiosi, un’altra ipotesi molto probabile è che si potrebbe trattare di gruppi di elefanti massacrati dall’uomo stesso per impadronirsi dell’avorio delle zanne.
Altra spiegazione ulteriore, che giustificherebbe l’alimentarsi del mito, è dovuta al comportamento degli elefanti stessi di fronte alla morte.
Secondo alcuni studi, infatti, è stato dimostrato che gli elefanti “piangono” la morte dei loro simili. Sembra, infatti, che dopo la morte di un elefante, tutti gli altri continuino ad interagire con la carcassa del defunto, anche per lungo tempo, toccandola con la proboscide.
Gli scienziati hanno inoltre osservato che, quando un elefante muore e si accascia a terra, subito tutti gli altri accorrono attorno e provano a sollevarlo e a smuoverlo emettendo anche piccoli barriti. Altre volte è stato persino osservato alcuni pachidermi tentare di “seppellire” le carcasse cospargendole di terra.
Questo tipo di abitudini potrebbero ulteriormente aver aumentato speculazioni e racconti immaginari sulla leggenda di un fantomatico e sacro cimitero degli elefanti.
La cosa certa è che, come tutte le leggende e gli enigmi antichi, continuerà ad affascinare generazioni di persone per molto tempo ancora.
Fonte: vanillamagazine.it