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giovedì 5 novembre 2015

L'Italia delle meraviglie



Bagno Vignoni è una frazione di 30 abitanti in provincia di Siena Al centro del borgo c'è la Piazza delle sorgenti, una vasca rettangolare, del Cinquecento, che contiene una sorgente di acqua termale calda e fumante che esce dalla falda sotterranea di origini vulcaniche.

Enorme crepaccio compare improvvisamente nella catena montuosa vicino Yellowstone negli USA


Una gigantesca crepa è apparsa ai piedi dei Monti Bighorn nel nord del Wyoming. 
Questo crepaccio, come mostrano le immagini, non è molto ampio,  misura circa 685 metri in lunghezza e 45 metri di larghezza. 
La gente del posto hanno dato alla cosa il soprannome di”squarcio”, come riportato dall’Huffington Post.

 Improvvisi movimenti tettonici della crosta terrestre provocano terremoti, che spostano grandi quantità di materiale in periodi di tempo molto brevi, e spesso producono grandi fratture a livello superficiale. 
Misteriosamente, nessuna attività sismica di qualsiasi genere è stata segnalato nella zona, il che significa che questo canyon in miniatura è stato generato da altre cause.


Potrebbe essersi formata in un modo simile a come le doline vengono generate in tutto il mondo.
 Questi enormi depressioni, che si formano spesso in modo estremamente rapido e senza preavviso, compaiono quando lo strato superficiale di terreno crolla in una cavità creata da un processo geologico. 
 La dissoluzione delle rocce carbonatiche tramite la pioggia acida o l’acqua del sottosuolo sono un possibile meccanismo; le variazioni nel flusso di acqua sotterranea possono anche servire a rendere instabili i sedimenti di supporto dello strato superficiale.
 E' possibile che questo divario sia stato creato in modo molto simile.


Un ingegnere dell’azienda SNS Outfitter e alcune guide pensano che si tratti effettivamente di un qualcosa causato da un meccanismo simile: una “primavera piovosa potrebbe aver sciolto la roccia di copertura”. 
 Una roccia di copertura è una forte roccia normalmente resistente agli agenti atmosferici; esse, tuttavia, si sovrappongono a rocce più deboli inclini a diventare instabili quando vengono infiltrate da un significativo volume di acqua.
 Sembra come se una primavera particolarmente piovosa nel Wyoming possa davvero aver causato lo scivolamento della roccia di copertura, esponendo la roccia più debole alla pioggia.


Questa frattura non sarebbe normalmente motivo di preoccupazione, ma questa catena montuosa è situata abbastanza vicino alla caldera di Yellowstone, un supervulcano dormiente che ha recentemente mostrato alcuni segnali di compressione nella sua camera magmatica. 
Tuttavia, l’aumento del magma causerebbe attività sismica se si facesse strada attraverso la crosta, cosa che come abbiamo detto, non è stata osservata al momento della formazione del crepaccio.

 Fonte: blueplanetheart.it

 Foto : Randy Becker

Congiuntivi.........i grandi sconosciuti!

Strutture visibili dal satellite in una remota regione del Kazakistan



Una delle più grandi tra le misteriose figure scoperte nella steppa del Kazakistan Dopo aver visto in tv un programma sulle piramidi costruite fuori dall'Egitto, Dmitriy Dey, un manager di Kostanay, nel nord del Kazakistan, si è chiesto se per caso anche il suo paese avesse mai ospitato edifici simili, e si è messo a studiare le immagini satellitari di Google Maps per trovarne le eventuali tracce.
Piramidi non ne ha trovate, ma è riuscito a individuare decine di strane strutture artificiali sparse in una remota area della steppa. Si tratta di collinette e buchi nel terreno, che dal suolo è quasi impossibile notare, ma che viste dal cielo rivelano un'ampia varietà di forme: cerchi, croci, quadrati, svastiche, ecc.
Otto anni dopo, grazie anche a una serie di nuove immagini rese pubbliche dalla NASA le scoperte di Dey stanno alimentando un dibattito tra gli archeologi, che non riescono a mettersi d'accordo sulla datazione, sullo scopo e persino sul numero di quelle misteriose figure.



Questa figura a forma di anello potrebbe essere stata tracciata nel terreno all'alba dell'Età del Ferro (intorno all'800 a.C.), quando cominciavano a sorgere le prime città dell'Asia centrale. “Occorse un lavoro immenso per costruire queste strutture", spiega Giedre Motuzaite Matuzeviciute, archeologa dell'Istituto lituano di Storia di Vilnius e capo del team internazionale che ha studiato 55 dei siti artificiali nella steppa kazaka.
"Qui il suolo è molto pesante, come l'argilla. E gli scavi sono stati fatti in mezzo al nulla". Le figure identificate, situate nella regione del Turgai, un'area scarsamente popolata al centro del paese, comprendono 21 croci, un quadrato, quattro cerchi e una sorta di svastica, un simbolo molto diffuso in Asia centrale.
Molte coprono una superficie più vasta di un campo di calcio. Secondo Matuzeviciute, le strutture si possono dividere in due gruppi. Quelle del primo sono collocate su rilievi affacciati sui bacini fluviali; quelle del secondo, tra cui quella a forma di svastica, sono tracciate lungo i fiumi o vicine a siti di sepoltura che risalgono ai primi secoli avanti Cristo.
Usando moderne tecniche di datazione, l'archeologa e il suo team hanno scoperto che due delle strutture furono costruite tra l'800 e il 750 a.C. "Non ci stupisce", spiega Matuzeviciute: "si trattava di un'epoca di transizione". Poiché nei dintorni delle strutture non è stato trovato materiale organico che avrebbe consentito la datazione al radiocarbonio, il team ha utilizzato il metodo detto a luminescenza otticamente stimolata, che misura quanto tempo è passato dall'ultima volta che un reperto è stato esposto al sole, con un'accuratezza di 20 anni in più o in meno.



Una struttura che ricorda una svastica costruita su terreni alluvionali nella steppa kazaka. Lo scopo delle figure è ancora meno chiaro della loro età. Secondo Dey si trattava di osservatori solari utilizzati per il culto del sole in epoca neolitica: "Ho fatto i calcoli", assicura.
Ma gli archeologi sono molto scettici. "Viste così, le strutture potrebbero essere qualunque cosa, da recinti per il bestiame a cerchi di pietra, e persino opere idriche d'epoca sovietica", dice Michael Frachetti, archeologo della Washington University di St. Louis ed esperto dell'Asia centrale.
Ipotizzare che risalgano a un culto solare del Neolitico "non è necessariamente sbagliato", aggiunge. "Ma non è un'affermazione basata sul metodo scientifico".
Matuzeviciute ammette che per avere risposte più chiare occorrerà studiare ancora a lungo, ma esclude già nettamente l'ipotesi dei recinti (le strutture non ne hanno la forma tipica) e dei lavori sovietici (sono nettamente più antiche). Secondo la studiosa, le strutture potrebbero essere in qualche maniera collegate alla migrazione della saiga, un'antilope oggi quasi estinta ma un tempo preda fondamentale per i cacciatori della zona. “Forse furono costruite per marcare il territorio, segnali visibili anche dalle valli più lontane", dice.
"Non sono come le linee di Nazca, che si possono vedere solo dall'alto".



Una figura a forma di croce, tra i simboli più diffusi nella steppa kazaka
Quanto alle figure del secondo gruppo, potrebbero essere un tipo di tamga, simboli utilizzati dalle antiche tribù eurasiatiche per marchiare gli animali e segnare il territorio. Secondo Dey ce ne sono 260; per Matuzeviciute, però in questo gruppo sono ricomprese anche strutture del tutto diverse: recinti per il bestiame e tumuli funerari detti kurgan, creati in epoca molto più recente da tribù di ceppo turco.
Dalle mappe satellitari la studiosa lituana ha identificato 55 strutture antiche, ma solo la metà sono state finora individuate sul terreno. Ormai la sua collaborazione con Dey si è interrotta: "In passato Dey forniva le coordinate dei nuovi oggetti che scopriva, ma poi ha smesso ed è andato avanti per la sua strada". Entrambe le équipe puntano a pubblicare i risultati delle loro ricerche nei prossimi mesi, sperando di superare la revisione scientifica. Intanto, Dey ha lasciato il suo lavoro per dedicarsi al progetto a tempo pieno, e spera di ottenere i fondi per prolungare la ricerca. "Siamo una nazione giovane", dice, "ma questi studi ci aiutano a scoprire le straordinarie opere realizzate dai nostri antenati".

di Andrew Lawler, fotografie Digitalglobe via NASA 
Tratto da National Geographic. it

Ecco il Black Ivory Coffee: il caffè più caro al mondo «prodotto» dagli elefanti


Si chiama Black Ivory Coffe e nasce in Thailandia, in un’azienda vicino alla città di Chiang Saen, al confine nord con Laos e Cambogia. 
Per produrre questo caffè, considerato il più caro al mondo, si utilizzano gli elefanti.
 Ai pachidermi vengono fatte mangiare le bacche del caffè che, una volta digerite ed espulse dagli animali, vengono lavate e macinate: la polvere che se ne ricava ha perso l’acidità del chicco e - dice il produttore del Black Ivory Coffee - il caffè acquista un sapore dolce, quasi simile al cioccolato.

 Il procedimento per produrre questo caffè è sostanzialmente lo stesso del Kopi Luwak (prodotto con le bacche, ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto) finito sotto accusa per le terribili condizioni di vita cui vengono costretti gli zibetti usati per produrlo.


L’inventore del Black Ivory Coffee, il 44enne canadese Blake Dinkin, dice invece che gli elefanti usati per la produzione del suo caffè non vengono sfruttati e vivono nel migliore dei modi.
 Per avere un chilo di Black Ivory un elefante deve ingerire 33 kg di bacche, mescolati con i consueti pasti di riso e banane.
 Nel 2015 sono stati prodotti 150 kg di questo caffè, al costo di 1800 dollari per kg (circa 1600 euro): circa 13 dollari per una tazzina 

 Fonte: http://www.corriere.it

Leggende sul salice piangente

Il termine salice ha origini celtiche, significa "vicino all'acqua". Per molti popoli antichi i fiumi presso cui i salici crescevano non erano altro che le lacrime emesse da questi alberi dalle lunghe e argentate foglie.



Il salice è un albero sia simbolicamente che naturalmente in stretta correlazione con l'elemento acquatico, in particolare con la magia delle acque.
Da sempre il salice è considerato una divinità femminile, legato alla fecondità e ai cicli lunari e muliebri, secondo le leggende evocatore di pioggia e nebbie.Nella tradizione celtica il culto del salice era molto sentito, nel calendario veniva considerato il quinto albero dell'anno ( periodo che andava dal 12 aprile al 15 Maggio cioè le Calendimaggio).
I druidi celebravano i sacri riti ponendo le offerte in ceste di salice, gli strumenti musicali che utilizzavano per incantare il popolo con suadenti melodie erano costruiti con il flessuoso legno di salice, capace di far risuonare la voce del vento e della natura tra le sue fronde.In Lituania il culto del salice come simbolo di fecondità è perdurato sino ad un centinaio di anni fa. Secondo la leggenda la dea Blinda ( Ecate poi Atena per i Greci) era così feconda da poter partorire da ogni parte del corpo.
La Madre Terra, invidiosa della sua capacità, mentre Blinda camminava in un prato paludoso le imprigionò i piedi e la trasformò in un salice. Per questo le contadine lituane usavano fare offerte floreali alla Dea Madre per richiedere il dono della maternità cingendo di corone i grandi salici, tradizione pagana che è continuata sino ai primi anni del XIX secolo.
Nel mondo greco, il salice era legato a Zeus tramite le sue nutrici Elice e Amaltea che lo allevarono sul monte Ida dove la madre Rea lo aveva nascosto affinchè il padre Cronos non lo divorasse.



La culla di Zeus era appesa ad un salice, Amaltea allattava il piccolo sottoforma di capra (da qui Salix caprea).
Per gli antichi Greci il salice era un'albero collegato al mondo dei morti e all'aldilà per la capacità di rigenerarsi facilmente dai rami spezzati.Infatti Ulisse per trovare la porta degli inferi viene mandato da Circe nel boschetto di pioppi e salici di Persefone, inoltre essendo Ecate legata al salice, collega indissolubilmente la pianta al regno dei morti. Orfeo infine, tenta di condurre Euridice dal regno dei morti alla vita tenendo in mano un ramo di salice.
Per gli Ebrei invece il salice era albero propiziatore di pioggia, venerato dal popolo del deserto come tutto ciò che è legato all'acqua.
Per ricordare la traversata del deserto dei loro padri, gli Ebrei scelsero il salice piangente come simbolo (da qui il nome Salix babylonica, anche se la pianta in realtà ha origine cinese) e ricordato nella festa dei Tabernacoli o delle Capanne.

Già 1000 anni prima di Cristo, gli antichi popoli della Mesopotamia usavano curare le malattie reumatiche e la febbre con il salice, visto che la pianta viveva con i piedi nell'acqua senza trarne danni. La biochimica ha confermato l'antichissima teoria: è noto come il salice contenga la salicina, base per gli antireumatici, antipirettici, antinfiammatori.Per i Britanni il salice è tradizionalmente legato alle streghe, la radice inglese del termine salice (willow) e strega (witch) è la stessa. 
Alcune streghe affermavano di volare su setacci per cereali intrecciati col salice e di giungere nel mare per praticare i loro riti malefici navigando su cesti di vimini . La famosa scopa delle streghe inglesi era legata col salice.
Secondo i Britanni con due rami di salice intrecciato a forma di croce si poteva predire la propria morte: se la croce posta su una fonte sacra galleggiava la morte era vicina, se affondava il tempo era ancora lontano.
Per il Cristianesimo il Salice piangente è simbolo di purezza e castità, il giusto atteggiamento da tenere, prostrato e riverente. Secondo la leggenda quando Gesù cadde a terra durante la Via Crucis, colpito dalle frustate di un soldato romano, non riuscì più ad alzarsi per il peso della Croce.
Fu grazie alla pietà di un salice, che abbassando i rami, Gesù potè rialzarsi aggrappandosi ai rami. Salix babylonica, ovvero il Salice piangente, rappresentò da quel momento simbolo di dolore e lacrime per il mondo cristiano. Durante il Medioevo, per alcuni il salice aveva natura malefica perchè legato alle divinità femminili e alla procreazione, venerato dalle streghe come ogni cosa legata al mondo misterioso delle donne.



In oriente invece il salice ricopre simbologie positive, rappresenta l'immortalità, la spiritualità e l'eternità tanto che il suo legno viene utilizzato per l'architettura sacra. E' proprio osservando i suoi rami flessibili che vennero ideati i primi fondamenti del Ju jitsu.
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