Dopo 20 anni Mufasa è finalmente libero. Questo meraviglioso puma aveva fatto parte per anni di un circo peruviano ed era costretto a vivere incatenato all’interno di un furgone. Il Perù ha vietato il circo con gli animali e ora è il momento di prendersi cura di loro. Animal Defenders International (ADI) ha da poco pubblicato il video che mostra la liberazione di Mufasa. Grazie al lavoro dell’associazione animalista, il puma ha riprovato il piacere di camminare in un prato e ora vive in un luogo sicuro della foresta amazzonica, sempre seguito dalle cure di ADI. E’ infatti molto importante che gli animali che abbiano vissuto a lungo in cattività siano poi monitorati nel loro ritorno al proprio habitat naturale. Ora che Mufasa è stato liberato, in Perù non esistono davvero più circhi con animali. Il Paese aveva vietato gli animali nei circhi già nel 2011 ma in alcuni casi purtroppo continuavano ad essere sfruttati. Ecco allora che le associazioni animaliste si sono impegnate a scovare i circhi che stavano violando le regole. Questo fantastico puma, che ha dovuto affrontare almeno vent’anni di cattività per via del circo, ha potuto ritrovare la libertà che si merita.
Come ha sottolineato ADI, adesso Mufasa si trova al sicuro nella foresta pluviale peruviana. Jan Creamer, presidente di ADI, che ha guidato la squadra di soccorso in Perù, ha spiegato che vedere Mufasa incatenato tra le strutture del circo accatastate su un furgone è stato straziante. Le catene intrappolavano il corpo del puma e lo legavano a un pesante trapezio. Mufasa era stato strappato al suo ambiente naturale per vivere la peggiore esistenza possibile all’interno di un circo e ora, secondo le parole di ADI, è fantastico ammirarlo finalmente libero nella foresta. Il puma avrà bisogno di cure e le donazioni raccolte dall’associazione serviranno per regalargli una vita migliore.
Guardate il commovente video della liberazione di Mufasa.
Siamo a Bohol, una delle 7000 isole che compongono l’arcipelago delle Filippine, situata nel gruppo delle Visayas, ad est della più famosa Cebu; un luogo unico, ricco di insenature pittoresche, spiagge bianchissime, con la chiesa più antica delle Filippine, la cattedrale dell’Immacolata Concezione, nella cittadina di Baclayon, fondata nel 1595 dai Gesuiti. A lasciare a bocca aperta, però, sono le famose “Chocolate Hills”; che non fanno parte del film “La fabbrica del cioccolato” ma sono molto importanti per l’isola di Bohol, tanto da essere raffigurate sulla bandiera della provincia omonima, simboleggiando il ricco patrimonio naturale dell’Isola e di tutte le Filippine, dominate dalla natura rigogliosa e selvaggia, custodi della storia dei Conquistadores, della dominazione spagnola e americana che ha influenzato fortemente la cultura locale.
Si tratta di collinette rotondeggianti, simili a grosse gobbe di cammello, una accanto all’altra, risultato di depositi di corallo e dell’azione erosiva esercitata dall’acqua piovana, che derivano il loro nome dal fatto che durante la stagione calda l’erba che le ricopre, seccandosi, acquista una colorazione marroncina, proprio come quella del cioccolato; simili per alcuni, ai seni delle donne; per altri, ai tumuli realizzati dalle talpe; che tanto ricordano le colline disegnate dai bambini. Tante sono le storie che ruotano intorno a questa formazione geologica unica, la destinazione turistica principale delle Filippine. Secondo una famosa leggenda, le Colline di cioccolato sarebbero il frutto della lotta, durata giorni, tra due giganti che, dopo essersi lanciati a vicenda pietra e sabbia, avrebbero deciso pacificamente di abbandonare l’isola. Ma c’e’ spazio anche per i romantici: si narra che Arogo, un giovane e forte gigante, innamorato di una fanciulla mortale, Aloya, dopo la morte della sua amata, pianse talmente tanto che le sue lacrime vennero trasformate in colline come prova della durata del suo dolore. Le spettacolari colline, circa 1176, alte tra i 30 e i 50 metri, si trovano nelle città di Carmen, Batuang e Sagbayan, ma formazioni simili esistono anche in Australia, Indonesia e Slovenia.