sabato 11 maggio 2013
Le chiese sommerse
chiesa di Mavrovo in Macedonia, foto di gregoriosz
L’uomo crea Dio e poi lo distrugge. È questo quello che viene da pensare immediatamente quando si guardano queste immagini. Sono solo alcune di varie chiese sommerse nel mondo, che un tempo erano state gloriosi templi di culto. Prima che la civiltà moderna decidesse che fossero sacrificabili in virtù dell’avanzamento del progresso.
Queste chiese infatti non sono state sommerse da piogge, alluvioni o da qualsiasi intervento di madre natura. È l’opera dell’uomo, che costruendo dighe e bacini, le ha allagate assieme alle terre circostanti. Terre che in alcuni casi ospitavano anche popolazioni che sono state costrette a spostarsi. Mentre le chiese sono ancora là, e lottano per non essere dimenticate. Gli edifici religiosi infatti spuntano dalle acque per pochi metri, fino magari a rendersi totalmente visibili quando il livello dell’acqua è basso.
Naturalmente non viene celebrata più alcuna messa al loro interno, ma sono una stupefacente testimonianza di un passato rurale e dedito alla spiritualità.
A guardare i campanili che fuoriescono dalle acque raccolte da una diga sembra quasi di assistere all’eterna lotta della scienza contro la fede, che non vede mai vincitori.
Chiesa di Kalyavin in Russia, foto di philcalvert
In Russia, presso la città di Kalyazin, emerge dal bacino artificiale di Uglich il campanile del vecchio monastero di San Nicola, costruito tra il 1796 e il 1800.
Nel 1939 Stalin decise di inondare la città per creare un bacino nel Volga, e l’abbazia fu smantellata. Ma il sito divenne un’attrazione turistica, cosicché si decise di puntellare la torre campanaria e tenerla in piedi su un’isoletta in mezzo al fiume.
Sempre in Russia, la chiesa di Krochino si trova nel vecchio villaggio di Vologda Oblast. Fu costruita nel XV secolo ai confini del fiume Sheksna e del lago Onega. Fu inondata nel 1980 quando i Sovietici decisero di costruire una centrale elettrica nelle vicinanze. I pochi resti di antica bellezza sono ora un polo di attrazione per i turisti.
Di nuovo San Nicola, ma questa volta si tratta di una chiesa a Mavrovo, in Macedonia. Risale al 1850, ed è sopravvissuta per 153 anni prima che venisse creato un lago artificiale vicino al villaggio. A un certo punto la chiesa era totalmente sommersa, prima che arrivasse la siccità all’inizio del nuovo secolo ad abbassare il livello dell’acqua.
Chiesa di Petrolandia in Brasile, foto di Andre Estima
Una cosa simile è successa a Potosì, in Venezuela: la chiesa sommersa è tutto ciò che resta di una città della provincia distrutta dal governo, che decise di costruire una diga proprio qui. 1200 cittadini dovettero spostarsi a causa dell’allagamento: questo avveniva nel 1985. Nel 2010, la natura li vendicò: a causa della siccità causata da El Niño le acque scomparvero: la chiesa riemerse in superficie, ma ne era rimasta solo la facciata.
Restiamo in America Latina e spostiamoci a Petrolandia, in Brasile, una cittadina dello stato di Pernambuco vicina al fiume Sao Francisco. La sua popolazione fu costretta a trasferirsi in parte quando la città fu sommersa da una diga. L’unico edificio rimasto in piedi è la chiesa locale, che emerge dalle acque come le fauci di uno squalo predatore.
Adesso voliamo in India, e precisamente a Karnataka, per assistere alla morte e rinascita della Chiesa del Sacro Rosario. L’edifico fu costruito nel 1850, e affondato da una diga nel 1960, per far posto al bacino Hermavathy. Sta di fatto che la chiesa continua a riemergere e inabissarsi più volte l’anno. Dopo la stagione dei monsoni le acque si abbassano ed eccola lì, in tutto il suo splendore murario. Poi le piogge ritornano e la inondano di nuovo, fino al ciclo successivo.
Campanile del lago di Resia in Alto Adige, foto di Llorenzi
E concludiamo dedicando l’ultimo paragrafo a un gioiello tutto italiano.
Si tratta della cima del vecchio campanile di Curon Venosta, un paesino in provincia di Bolzano nella Val Venosta. Il campanile è sommerso dalle acque del lago di Resia, il più grande dell’Alto Adige. Si tratta però di un bacino artificiale che venne creato nel 1950 dall’unione di due grandi laghi naturali con la costruzione di una diga. Un progetto portato avanti per decenni, e costato ingenti cifre quando fu portato a conclusione: ma mai quanto il sacrificio per gli abitanti di Curon Venosta di vedere inondato il loro paese nonostante tutte le loro proteste.
Stesso destino ebbe in parte il paese di Resia, per un totale tra i due paesi di 163 case sommerse. Entrambi i paesini furono ricostruiti più a monte. Ma ecco che tenacemente ha resistito la torre campanaria di Curon, che emerge dalle acque del lago: per questo si è deciso di sottoporla anche a lavori di restaurazione nel 2009. In inverno il lago si ghiaccia, ed è possibile raggiungere la torre a piedi mentre tutto intorno ci si dedica a pratiche invernali come il pattinaggio, lo sci di fondo e la slitta a vela.
Insomma, anche questa volta sembra che Dio abbia resistito agli attentati degli uomini.
Gerasa – Jerash
Se Petra è la località turistica più conosciuta della Giordania, Jerash la segue ad un'incollatura. L’antica città di Jerash è abitata ininterrottamente da oltre 6.500 anni.
La città visse il suo periodo di massimo splendore sotto il dominio dei Romani e oggi è una delle città di epoca romana meglio conservate al mondo.
Sepolta per secoli sotto la sabbia, prima di essere riscoperta e restaurata negli ultimi 70 anni, l’antica Gerasa costituisce una splendida testimonianza della grandezza e delle caratteristiche dell’opera di urbanizzazione condotta dai Romani nelle provincie dell’impero in Medio Oriente: strade lastricate, colonnati, templi in cima ad alture, meravigliosi teatri, spaziose piazze pubbliche, bagni termali, fontane e mura interrotte da torri e porte cittadine.
Pur sotto l’impronta greco-romana, Gerasa conserva una peculiare commistione di oriente e occidente.
Architettura, religione e lingue di questa città riflettono un processo secolare durante il quale due potenti culture si sono sovrapposte, coesistendo: il mondo greco-romano del bacino mediterraneo e le antiche tradizioni dell’oriente arabo.
L’odierna Jerash sorge a est delle antiche rovine. Il vecchio e il nuovo insediamento hanno un muro in comune, e le autorità attuano un attento piano di salvaguardia e pianificazione che ha consentito alla città di svilupparsi lontano dalle rovine. Le rovine sono vaste e impressionanti.
L’antica Jerash era una città aperta con strutture indipendenti squisitamente adornate con marmo e granito. Le sue tecniche di costruzione sono talmente avanzate che gran parte della città sopravvive ancora ai nostri giorni. Molti sono stati i restauri a opera di team di archeologi di tutto il mondo. Le attrazioni principali a Jerash sono, non a caso, le rovine stesse,
spettacolari e molto estese.
Arco di Adriano
Eretto per commemorare la visita dell’Imperatore Adriano a Jerash nel 129 d.C., questo splendido arco trionfale doveva diventare l’ingresso meridionale principale per la città; tuttavia, i piani di espansione non furono mai portati a termine
Ippodromo
L' imponente arena lunga 245 metri e larga 52 conteneva 15.000 spettatori e ospitava corse con le bighe e altri sport. La data esatta in cui fu costruita non è chiara ma si ritiene che risalga al periodo compreso tra la metà del II e il III secolo d.C.
Piazza Ovale
La spaziosa piazza misura 90 metri per 80 ed è circondata da un ampio marciapiede ornato da colonne in stile ionico del primo secolo d.C. Al centro della piazza vi sono due altari e una fontana fu aggiunta nel VII secolo d.C. Questa struttura quadrata presenta ora una colonna centrale, eretta recentemente per collocarvi la fiamma del Festival di Jerash.
Strada colonnata
Lastricata tutt’oggi con le pietre originali, sono ancora visibili i solchi causati dalle carrozze; con i suoi 800 metri di lunghezza, il Cardo rappresenta il fulcro architettonico di Jerash.
Un sistema di fognature sotterraneo si estendeva per tutta la lunghezza del Cardo e i fori regolari ai lati della strada servivano per raccogliere le acque piovane e convogliarle nelle fognature.
Cattedrale
Lungo il Cardo Maximus, sulla sinistra si trova il monumentale ingresso, caratterizzato da squisite incisioni, di un tempio romano dedicato a Dioniso risalente al II secolo. Nel IV secolo il tempio fu ricostruito come chiesa bizantina e ora è denominato la "Cattedrale" (sebbene non vi siano prove che fosse più importante di altre chiese).
In cima alla scalinata, adiacente al muro esterno orientale della Cattedrale, è situato il santuario di Santa Maria, che presenta un’iscrizione dedicatoria a Maria e agli arcangeli Michele e Gabriele.
Ninfeo
Questa fontana ornamentale fu costruita nel 191 d.C. e dedicata alle ninfe. Fontane del genere erano comuni nelle città romane e costituivano importanti punti di refrigerio per i cittadini. Questo esempio, giunto a noi in uno stato di conservazione ottimale, era originariamente adornato con marmo nella parte inferiore e gesso nella parte superiore, e coperto con una semi-cupola. Zampilli d’acqua provenienti da sette teste di leone incise si riversavano in piccole vasche sul marciapiede, da cui attraverso sistemi di drenaggio venivano convogliate nel sistema di fognature sotterraneo.
Teatro settentrionale
Il Teatro settentrionale fu costruito nel 165 d.C. La parte frontale è costituita da una piazza circondata da colonne, dove era situata una scalinata che conduceva all’entrata.
Originariamente, il teatro disponeva solo di 14 filediposti e veniva utilizzato per rappresentazioni, assemblee cittadine e altri eventi. Nel 235 d.C., fu ingrandito fino a raggiungere una capienza di 1.600 spettatori. Il teatro cadde in disuso nel V secolo e molte delle pietre che lo componevano furono utilizzate per la costruzione di altri edifici.
Teatro meridionale
Costruito durante il regno dell’imperatore Domiziano, tra il 90 e il 92 d.C., il Teatro meridionale ospita più di 3.000 spettatori. Il primo piano del palco, originariamente costituito da una struttura a due piani, è stato ricostruito ed è tutt’oggi in uso. Grazie alla sua notevole acustica, l’intero uditorio del teatro può sentire un presentatore al centro del palco senza bisogno che alzi la voce.
Due passaggi coperti da una volta conducono all’orchestra e quattro passaggi sul retro consentono di accedere ai posti delle file superiori.
Alcuni posti possono essere prenotati e sono tuttora visibili le lettere greche utilizzate per designarli
Il Festival di Jerash, che si tiene ogni anno a luglio, trasforma questa antica località in uno degli eventi culturali più spettacolari del mondo. Il festival propone balli folcloristici in cui si esibiscono gruppi locali e internazionali, balletti, concerti, rappresentazioni, opera e vendita di pezzi tipici dell’artigianato locale, il tutto nei dintorni delle rovine di Gerasa, splendidamente illuminate.
Rovos Rail, viaggio in treno attraverso l'Africa
Rovos Rail non è un nome che conosciamo molto, almeno non quanto quello del più celebre Orient Express, tuttavia è un nome che merita di essere ricordato.
Si tratta di una compagnia di treni di classe, tra i più lussuosi al mondo, che offre viaggi da sogno attraverso il continente africano, da o per il Sudafrica. I treni sono due e ospitano fino ad un massimo di 72 passeggeri per garantire un ambiente ed un servizio davvero esclusivi.
Quasi tutti gli itinerari partono dalla stazione privata di Capital Park a Pretoria, antico snodo cruciale delle ferrovie a vapore e ora quartier generale di Rovos Rail, che conserva tutt'oggi il suo tipico stile coloniale.
Cape Town, Durban, la Namibia, il Cairo, la Tanzania e le Cascate Victoria sono solo alcuni tra gli scenari e le città attraversati da questo romantico treno.
I fortunati passeggeri potranno scorgere così paesaggi incredibilmente suggestivi a vivere un'atmosfera d'altri tempi in un vero e proprio safari in un treno di alta classe.
Le carrozze sono tutte arredate in stile classico, per ricordare la romantica atmosfera del passato e il treno offre servizi esclusivi a cinque stelle. La cucina è raffinata e i piatti sono preparati esclusivamente con prodotti freschi e locali, tra i quali la specialità sono i ricercati piatti tradizionali di selvaggina.
Un viaggio con un treno Rovos Rail promette davvero di far scoprire tutta la magia e il mistero dell'Africa in un'atmosfera unica, circondati da un'eleganza e da una classe che hanno un sapore d'altri tempi.
Anatemi
Ai tempi dell'Impero Romano la gente aveva un modo di sfogarsi quando subiva un torto: incideva le sue rimostranze su sottili fogli di piombo, li arrotolava, li fissava con un chiodo e li seppelliva in una tomba o li gettava in un pozzo.
La tavoletta qui sopra, tradotta da poco, risale a 1.600 anni fa e invoca vendetta contro un veterinario di nome Porcello. Finora sono state trovate più di 1.500 tavolette, tra cui 130 nei pressi di Aquae Sulis, l'odierna Bath, in Inghilterra. Il torto subito non doveva essere per forza grave: c'è chi maledice il ladro che gli ha rubato le scarpe o altro mentre faceva il bagno alle terme.
Alcune tavolette sono firmate, alcune hanno un'immagine del destinatario, molte invocano una divinità. Perché studiarle? "Sono documenti che mostrano le preoccupazioni della gente comune", spiega Celia Sánchez Natalías dell'Università di Saragozza, "non quelle di Augusto o Cicerone".
In molte culture si crede che l'invidia, gli eccessivi complimenti o semplicemente lo sguardo altrui siano in grado di attirare disgrazie su una persona, i suoi cari o le sue proprietà: è quello che in molte lingue si chiama malocchio.
Per questo gli amuleti da indossare, portare con sé o appendere in casa per neutralizzare gli influssi malefici hanno spesso la forma di un occhio umano
Nei paesi dell'Egeo si crede che chi ha gli occhi chiari sia dotato di particolari poteri: gli occhi dei talismani turchi e greci sono spesso azzurri. I portafortuna di induisti, musulmani ed ebrei sono a forma di palmi delle mani con un occhio al centro. Fanno parziale eccezione gli italiani: corni e cornetti sono simboli fallici che dovrebbero distrarre i malintenzionati.
-J.R.
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