lunedì 13 marzo 2017
I Neanderthal usavano antidolorifici e antibiotici auto-medicandosi con piante officinali
I denti dei Neanderthal parlano chiaro: i nostri cugini più vicini erano a conoscenza – e usavano – più di un farmaco. È questa la scoperta più sorprendente dello studio di un team internazionale dell’università australiana di Adelaide e dell’università di Liverpool, a cui ha partecipato anche David Caramelli, dell’università di Firenze, che ha analizzato la placca dentale di 4 Neanderthal.
I ricercatori raccontano su Nature che, oltre alla capacità di auto-medicarsi con piante officinali per ridurre il dolore e combattere le malattie, i Neanderthal seguivano abitudini alimentari molto diverse a seconda della regione in cui vivevano.
Alcuni menù erano prevalentemente a base di carne, per esempio mufloni e rinoceronti lanosi, altri invece quasi del tutto vegetariani, a base di pinoli, muschi e funghi.
“Nella placca dentale sono rimasti intrappolati i microrganismi e gli agenti patogeni che vivevano nella loro bocca, nel tratto respiratorio e in quello gastrointestinale, così come alcuni pezzi di cibo incastrati tra i denti.
Questo ha permesso di preservare il dna per migliaia di anni”, spiega l’autrice Laura Weyrich, dell’Università australiana di Adelaide.
“L’analisi genetica del dna rappresenta una finestra unica sulla vita dei Neanderthal, in grado di fare luce su nuovi dettagli di ciò che mangiavano, sulla loro salute e in che modo l’ambiente ha influenzato il loro comportamento”.
A essere presi in esame sono stati 5 Neanderthal, ritrovati nei pressi di siti archeologici in Belgio (grotta di Spy) e in Spagna (El Sidrón) e vissuti tra i 42mila e i 50mila anni fa.
La loro placca dentale è la più antica a essere stata analizzata geneticamente finora.
“Abbiamo scoperto che i Neanderthal del centro Europa mangiavano rinoceronti lanosi e mufloni, accompagnati da un contorno di funghi porcini”, spiega Alan Cooper, che ha collaborato allo studio.
“Quelli ritrovati in Spagna, invece, non hanno mostrato alcuna evidenza del consumo di carne, ma sembravano invece seguire una dieta in gran parte vegetariana, a base di pinoli, muschio, funghi e corteccia d’albero.
I nostri risultati mostrano quindi stili di vita molto diversi tra i due gruppi”.
Ma una delle scoperte più sorprendenti è quella che i Neanderthal spagnoli soffrivano di un ascesso dentale, svelato dalla conformazione ossea: nel dna della placca preistorica sono state osservate sequenze riconducibili a muffe, forse cresciute su un materiale erbaceo, capaci di produrre Penicillium, e altre riconducibili al pioppo, che contiene l’acido acetilsalicilico, il principio attivo dell’aspirina.
Inoltre, sono state ottenute sequenze di un parassita, Enterocytozoon bieneusi, che causa diarrea acuta, ed è stato individuato il genoma quasi completo di un batterio orale, il Methanobrevibacter commensali, che con 48mila anni di età può essere considerato il più antico genoma microbico orale finora scoperto.
“A quanto pare, i Neanderthal possedevano una buona conoscenza delle piante officinali e delle loro proprietà anti-infiammatorie e antidolorifiche”. “Ora, non solo possiamo avere la prova diretta di ciò che mangiavano i nostri antenati, ma le differenze nella dieta e nello stile di vita, grazie ai batteri commensali che vivevano nelle bocche dei Neanderthal e di noi esseri umani moderni”, spiega Keith Dobney, dell’Università di Liverpool.
“Questa straordinaria finestra sul passato ci fornirà nuovi modi per esplorare e capire la nostra storia evolutiva, grazie ai microrganismi che vivevano in noi e con noi”.
Fonte: www.wired.it
Pan, il satellite di Saturno
Da quando la sonda Cassini è entrata nella fase della missione chiamata “ring-grazing”, con orbite sempre più ravvicinate agli anelli di Saturno, la NASA ha iniziato a divulgare immagini inedite sempre più dettagliate e in qualità elevatissima, come dimostrano anche i nuovi scatti che ritraggono Pan.
Quest'ultimo è il satellite naturale più ravvicinato al gigante gassoso, attorno al quale orbita a una distanza massima di 133mila chilometri. Pan, il cui nome deriva da quello del dio greco dei boschi (un satiro o fauno nella mitologia romana), misura una trentina di chilometri e si trova all'interno della cosiddetta divisione di Encke nell'Anello A; fu scoperto nel 1990 dall'astronomo americano Mark Showalter mentre analizzava le immagini della missione Voyager.
I nuovi scatti del satellite diffusi dalla NASA mostrano per la prima volta la sua vera forma, che somiglia a quella di una sorta di raviolo ripieno di carne o a quella di un bizzarro UFO, a causa di un debole anello che si estende dalla zona equatoriale.
Esattamente come per Saturno, si tratta di particelle attratte dalla sua (debole) forza gravitazionale, che ‘rapisce' dall'Anello A del pianeta durante il transito orbitale.
Tra i più emozionati per queste nuove immagini vi è proprio Mark Showalter, che ha potuto finalmente osservare nel dettaglio un oggetto studiato per molti anni: “È un enorme passo avanti rispetto a quei vaghi puntini che cercavo nel 1990 sulle foto di Voyager!”, ha sottolineato lo scienziato, attualmente in forze al SETI Institute in California. “È molto gratificante poter osservare Pan da vicino, finalmente!”, ha concluso senza celare il proprio entusiasmo.
La sonda Cassini continuerà nella fase “ring-grazing” sino al mese prossimo, per poi entrare in quello che gli scienziati della NASA hanno battezzato il “Gran Finale”, una serie di passaggi ravvicinatissimi a Saturno che dureranno per alcuni mesi, sino al 15 settembre 2017, quando la sonda verrà fatta disintegrare nell'atmosfera del pianeta.
Fonte: http://scienze.fanpage.it
Il Ponte del diavolo è un cerchio perfetto su un fiume della Sassonia
Un arco perfetto che, riflettendosi nel fiume, si trasforma in un cerchio degno di Giotto.
E' proprio questa sua «perfezione» ad aver fatto conquistare al Rakotz Bridge la nomea di Ponte del diavolo.
Siamo nell'Azalea and Rhododendron Park Kromlau, nel cuore della Sassonia, e questo ponte è stato appositamente costruito per creare un cerchio perfetto quando si riflette in acqua.
E' stato commissionato nel 1860 dal cavaliere Friedrich Hermann Rotschke ed è stato costruito con il basalto dalle cave svizzere.
Rotschke era proprietario dell’intera zona ed è stato sempre lui a finanziare l'intero parco, dove ha fatto piantare migliaia di esemplari di azalee e rododendri che sbocciano ancora oggi, sempre nel mese di maggio.
Avendo dei gusti ben diversi dai suoi contemporanei, il cavaliere non volle un ponte usuale, bensì un passaggio senza passamano né barriere, decisamente diverso dalle tipologie architettoniche ottocentesche.
I lavori terminando ben dieci anni dopo, alimentando così una serie di «strane voci».
L'eccentricità del ponte è stata interpretata dai tedeschi con significati mistico-simbolici: non un semplice collegamento tra le due sponde, bensì una porta che delimitava il confine tra paradiso e inferno, acquisendo così il nome di Ponte del diavolo.
Questo ponte tedesco, a meno di 10 chilometri dal confine con la Polonia, è stato definito uno dei luoghi più fotogenici d'Europa, soprattutto alle prime luci dell'alba, quando il cerchio perfetto è ben evidente, con un effetto quasi soprannaturale accentuato dall’incredibile vegetazione e dalle colonne che ne fanno da sfondo.
Fonte: lastampa.it
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