lunedì 24 giugno 2013
Il tessuto che produce energia
La batteria dello smartphone è a terra? Niente paura, basta collegare la spina alla giacca, e il gioco è fatto. È questo almeno uno degli scenari che potrebbe rendere possibile in futuro lo speciale tessuto piezoelettrico ideato dai ricercatori dell'Istituto nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (CnrNano) di Lecce, capace di generare energia elettrica dai suoi stessi movimenti. Il prototipo, realizzato in collaborazione con l'Università del Salento, l'Istituto italiano di tecnologia, l'Università dell'Illinois e laNorthwestern University, e presentato sulla rivista Nature Communications, è stato collaudato per ora come sensore di pressione ultra-sensibile, ma in futuro promette applicazioni in campi come l'alimentazione di dispositivi elettronici, e la produzione di interfacce per i robot umanoidi.
Il tessuto è stato realizzato attraverso un processo di “nanofilatura”, che sfrutta le proprietà piezoelettriche di particolari polimeri chiamati polivinilidenfluoruri. “Si tratta di materiali che quando vengono sollecitati da una forza meccanica, allungati o compressi, producono ai loro estremi cariche elettriche", spiega Luana Persano, ricercatrice del CnrNano che ha coordinato la ricerca: “Questa energia può essere immagazzinata o usata come segnale di una deformazione avvenuta. Il nostro prototipo è in grado di generare un segnale elettrico in risposta a una sollecitazione anche molto piccola, come quella indotta da un insetto che si posa sulla superfice, o la caduta di una foglia”.
Testato come sensore di pressione, il dispositivo ha dimostrato infatti di poter fornire misure ultra-sensibili, molto al di sotto del migliaio di Pascal (equivalenti al tocco di un dito) garantiti dai sensori oggi disponibili. È inoltre prodotto con tecnologie a basso costo, e facili da riprodurre a livello industriale. Una volta integrato in sistemi più complessi comunque, i ricercatori ritengono che il tessuto piezoelettrico potrebbe trovare applicazione in molti altri campi, che vanno dall'elettronica portatile che si interfaccia con il corpo umano, ai dispositivi di monitoraggio per la salute ed il wellness, fino alla produzione di muscoli artificiali e tessuti ingegnerizzati.
La nuova tecnologia potrebbe inoltre portare ad un grande passo avanti anche nel campo della robotica umanoide. “L'eccezionale sensibilità del dispositivo permetterebbe lo sviluppo di sensori tattili di precisione, che possono rappresentare il primo passo verso la realizzazione di una pelle artificiale elettronica capace di mimare le caratteristiche fisiche e multifunzionali della pelle umana”, continua Persano. “Le speciali proprietà del materialesi devono a un metodo di elettrofilatura messo a punto nei laboratori di Lecce, che ci permette di avere densi fasci di fibre estremamente allineate tra loro, e al contempo di orientare le catene molecolari di ogni fibra. In questo modo riusciamo a potenziare le caratteristiche piezoelettriche del polimero di partenza”, conclude il ricercatore.
Fonte:.galileonet.it
Il tessuto è stato realizzato attraverso un processo di “nanofilatura”, che sfrutta le proprietà piezoelettriche di particolari polimeri chiamati polivinilidenfluoruri. “Si tratta di materiali che quando vengono sollecitati da una forza meccanica, allungati o compressi, producono ai loro estremi cariche elettriche", spiega Luana Persano, ricercatrice del CnrNano che ha coordinato la ricerca: “Questa energia può essere immagazzinata o usata come segnale di una deformazione avvenuta. Il nostro prototipo è in grado di generare un segnale elettrico in risposta a una sollecitazione anche molto piccola, come quella indotta da un insetto che si posa sulla superfice, o la caduta di una foglia”.
Testato come sensore di pressione, il dispositivo ha dimostrato infatti di poter fornire misure ultra-sensibili, molto al di sotto del migliaio di Pascal (equivalenti al tocco di un dito) garantiti dai sensori oggi disponibili. È inoltre prodotto con tecnologie a basso costo, e facili da riprodurre a livello industriale. Una volta integrato in sistemi più complessi comunque, i ricercatori ritengono che il tessuto piezoelettrico potrebbe trovare applicazione in molti altri campi, che vanno dall'elettronica portatile che si interfaccia con il corpo umano, ai dispositivi di monitoraggio per la salute ed il wellness, fino alla produzione di muscoli artificiali e tessuti ingegnerizzati.
La nuova tecnologia potrebbe inoltre portare ad un grande passo avanti anche nel campo della robotica umanoide. “L'eccezionale sensibilità del dispositivo permetterebbe lo sviluppo di sensori tattili di precisione, che possono rappresentare il primo passo verso la realizzazione di una pelle artificiale elettronica capace di mimare le caratteristiche fisiche e multifunzionali della pelle umana”, continua Persano. “Le speciali proprietà del materialesi devono a un metodo di elettrofilatura messo a punto nei laboratori di Lecce, che ci permette di avere densi fasci di fibre estremamente allineate tra loro, e al contempo di orientare le catene molecolari di ogni fibra. In questo modo riusciamo a potenziare le caratteristiche piezoelettriche del polimero di partenza”, conclude il ricercatore.
Fonte:.galileonet.it
Il Principato del Liechtenstein
Il Principato del Liechtenstein (in tedesco: Fürstentum Liechtenstein, in alemanno: Förschtatum Liachtaschta) è uno stato dell'Europa centrale.
È racchiuso tra la Svizzera (Canton San Gallo a ovest, Canton Grigioni a sud) e l'Austria (Land Vorarlberg, a est); è doppiamente senza sbocchi sul mare. La capitale è Vaduz.
Il Liechtenstein è un principato, l'attuale principe è Hans-Adam II del Liechtenstein . La lingua ufficiale è il tedesco.
Anticamente il territorio del Liechtenstein era parte del Sacro Romano Impero.
Per secoli questo territorio, geograficamente lontano dagli interessi strategici dell'Europa, ebbe poco impatto sulla storia del continente. L'attuale dinastia prende il nome dal territorio che a sua volta deriva dall'omonimo Castello Liechtenstein, di cui la famiglia fu in possesso dal 1140 circa al XIII secolo e dal 1807 in poi.
Attraverso i secoli, la dinastia acquisì nuovi territori, soprattutto in Moravia, nella Bassa Austria, in Slesia e in Stiria. La famiglia ottenne minuscole Herrschaft ("Signorie") quali Schellenberg e la Contea di Vaduz (nel 1699 e nel 1712 rispettivamente).
Il 23 gennaio 1719 Carlo VI del Sacro Romano Impero decretò l'unione tra Vaduz e Schellenberg, ed elevò la locale contea a Fürstentum ("Principato") con il nome di "Liechtenstein" in onore di Anton Florian del Liechtenstein.
È in questa data che il Liechtenstein entrò ufficialmente a far parte degli Stati del Sacro Romano Impero. Nel 1806, gran parte del Sacro Romano Impero venne invasa da Napoleone, l'Imperatore Francesco II abdicò e l'Impero venne sciolto. Come risultato, il Liechtenstein cessò di avere obbligazioni e a questo periodo si fa risalire la "sovranità indipendente" dello Stato.
Dal 25 luglio 1806, quando venne fondata la Confederazione del Reno, il principe del Liechtenstein ne fu membro, vassallo de facto, come tutti gli altri stati aderenti, dell'Imperatore Napoleone Bonaparte, sino alla dissoluzione della Confederazione il 19 ottobre 1813.
Due anni dopo il Liechtenstein aderì alla Confederazione tedesca (20 giugno 1815 – 24 agosto 1866), presieduta dall'Imperatore d'Austria. Nel 1818 Johann I garantì una costituzione allo stato.
Nel 1836 venne aperta la prima fabbrica dello Stato, con l'avviamento della produzione di ceramiche. Allo scoppio della Guerra Austro-Prussiana nel 1866 vennero fatte pressioni sul Liechtenstein e quando la pace venne firmata la Prussia accusò il Liechtenstein di essere stato la causa dello scoppio della guerra con l'Austria.
Sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein fu sempre legato all'Impero Austriaco prima e a quello Austro-Ungarico poi.
La devastazione economica subita durante il primo conflitto mondiale portò però il piccolo stato a concludere accordi monetari con la confinante Svizzera.
Al crollo dell'impero Austro-Ungarico, lo stato venne sciolto da ogni obbligo verso l'Austria. Gli anni seguenti la prima guerra mondiale furono importanti per il Liechtenstein: nel 1921 fu varata la nuova Costituzione; nel 1923 il paese entrò in Unione Doganale con la Svizzera; nel 1924 il paese adottò come propria valuta il Franco Svizzero.
Questo periodo fu marcato da due gravi eventi: nel 1927 una terribile inondazione mise a dura prova l'economia del paese; nel 1928 il fallimento della "Sparkasse" (Cassa di Risparmio) del Liechtenstein, azzerò le riserve del locale Ministero del Tesoro.
Il Liechtenstein fu finanziariamente rovinato e pesantemente indebitato con la Svizzera. Subito dopo fu varata una legislazione che permise il segreto sui clienti e sui conti bancari. In Liechtenstein sorsero aziende private che cavalcando il periodo d'incertezza che caratterizzò il periodo del dopoguerra, diedero spazio a una moltitudine di avventurieri finanziari. Nel corso della seconda guerra mondiale, il Liechtenstein rimase neutrale e i suoi tesori e quelli della famiglia principesca vennero tratti in salvo a Londra. I principi del Liechtenstein vissero a Vienna sino all'Anschluss del 1938.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Cecoslovacchia, predecessore della Repubblica Ceca e della Slovacchia, agendo per sequestrare quelli che considerava possedimenti tedeschi, espropriò la totalità dei territori e dei possedimenti ereditari della dinastia dei Liechtenstein in Boemia, Moravia e Slesia. Queste espropriazioni a cui fu soggetta la famiglia sono ancora oggi discusse presso la Corte Internazionale di Giustizia, e includevano oltre 1.600 chilometri quadrati (dieci volte la dimensione del Liechtenstein) di terreno agricolo e foreste, oltre a svariati castelli e palazzi. Durante la Guerra fredda ai cittadini del Liechtenstein fu proibito di entrare nella Cecoslovacchia. Il conflitto diplomatico riguardo ai contestati decreti Beneš del dopoguerra, sono risultati nella non condivisione delle relazioni internazionali da parte del Liechtenstein con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, stabilite tra Liechtenstein e la Repubblica Ceca solo il 13 luglio 2009, e con la Slovacchia il 9 dicembre 2009. Al termine del conflitto, per risanare le casse dello Stato, i principi del Liechtenstein furono costretti a vendere alcune delle loro preziose opere d'arte.
In seguito a oculate iniziative di natura economica fu favorito l'insediamento nel territorio di imprese finanziarie, commerciali e industriali. Le iniziative, favorite da tutela legislativa e da tassazioni favorevoli, ebbero grande successo, con l'insediamento nel principato di molte aziende, soprattutto finanziarie. Oggi, il Principe del Liechtenstein è uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in circa 4 miliardi di dollari. Il popolo del principato detiene il più alto reddito procapite del mondo.
Il Liechtenstein è una monarchia costituzionale, guidata dal Principe (in tedesco Fürst). L'attuale Principe è Hans-Adam II del Liechtenstein, che succedette al padre, morto nel 1989.
Il parlamento del Liechtenstein, il Landtag, è composto da 25 rappresentanti, eletti dal popolo. Un gabinetto di cinque persone è responsabile delle questioni politiche quotidiane. Diversamente da molte altre monarchie costituzionali, la Costituzione del Liechtenstein dà forti poteri al Principe, il quale ne fa uso. Questo fatto ha sollevato qualche controversia. Nonostante ciò, con un recente referendum, la grande maggioranza della popolazione ha accordato un ulteriore aumento di poteri al Principe (nomina dei giudici, possibilità di veto contro qualunque legge del Parlamento, possibilità in casi particolari di nominare personalmente un governo).
A norma di Costituzione, tuttavia, in qualunque momento il popolo può indire un referendum col quale destituire il Principe, ovvero instaurare una Repubblica.
Fonte Wikipedia
Foto dal web
Il Liechtenstein è un principato, l'attuale principe è Hans-Adam II del Liechtenstein . La lingua ufficiale è il tedesco.
Anticamente il territorio del Liechtenstein era parte del Sacro Romano Impero.
Per secoli questo territorio, geograficamente lontano dagli interessi strategici dell'Europa, ebbe poco impatto sulla storia del continente. L'attuale dinastia prende il nome dal territorio che a sua volta deriva dall'omonimo Castello Liechtenstein, di cui la famiglia fu in possesso dal 1140 circa al XIII secolo e dal 1807 in poi.
Attraverso i secoli, la dinastia acquisì nuovi territori, soprattutto in Moravia, nella Bassa Austria, in Slesia e in Stiria. La famiglia ottenne minuscole Herrschaft ("Signorie") quali Schellenberg e la Contea di Vaduz (nel 1699 e nel 1712 rispettivamente).
Il 23 gennaio 1719 Carlo VI del Sacro Romano Impero decretò l'unione tra Vaduz e Schellenberg, ed elevò la locale contea a Fürstentum ("Principato") con il nome di "Liechtenstein" in onore di Anton Florian del Liechtenstein.
È in questa data che il Liechtenstein entrò ufficialmente a far parte degli Stati del Sacro Romano Impero. Nel 1806, gran parte del Sacro Romano Impero venne invasa da Napoleone, l'Imperatore Francesco II abdicò e l'Impero venne sciolto. Come risultato, il Liechtenstein cessò di avere obbligazioni e a questo periodo si fa risalire la "sovranità indipendente" dello Stato.
Dal 25 luglio 1806, quando venne fondata la Confederazione del Reno, il principe del Liechtenstein ne fu membro, vassallo de facto, come tutti gli altri stati aderenti, dell'Imperatore Napoleone Bonaparte, sino alla dissoluzione della Confederazione il 19 ottobre 1813.
Due anni dopo il Liechtenstein aderì alla Confederazione tedesca (20 giugno 1815 – 24 agosto 1866), presieduta dall'Imperatore d'Austria. Nel 1818 Johann I garantì una costituzione allo stato.
Nel 1836 venne aperta la prima fabbrica dello Stato, con l'avviamento della produzione di ceramiche. Allo scoppio della Guerra Austro-Prussiana nel 1866 vennero fatte pressioni sul Liechtenstein e quando la pace venne firmata la Prussia accusò il Liechtenstein di essere stato la causa dello scoppio della guerra con l'Austria.
Sino al termine della prima guerra mondiale, il Liechtenstein fu sempre legato all'Impero Austriaco prima e a quello Austro-Ungarico poi.
La devastazione economica subita durante il primo conflitto mondiale portò però il piccolo stato a concludere accordi monetari con la confinante Svizzera.
Al crollo dell'impero Austro-Ungarico, lo stato venne sciolto da ogni obbligo verso l'Austria. Gli anni seguenti la prima guerra mondiale furono importanti per il Liechtenstein: nel 1921 fu varata la nuova Costituzione; nel 1923 il paese entrò in Unione Doganale con la Svizzera; nel 1924 il paese adottò come propria valuta il Franco Svizzero.
Questo periodo fu marcato da due gravi eventi: nel 1927 una terribile inondazione mise a dura prova l'economia del paese; nel 1928 il fallimento della "Sparkasse" (Cassa di Risparmio) del Liechtenstein, azzerò le riserve del locale Ministero del Tesoro.
Il Liechtenstein fu finanziariamente rovinato e pesantemente indebitato con la Svizzera. Subito dopo fu varata una legislazione che permise il segreto sui clienti e sui conti bancari. In Liechtenstein sorsero aziende private che cavalcando il periodo d'incertezza che caratterizzò il periodo del dopoguerra, diedero spazio a una moltitudine di avventurieri finanziari. Nel corso della seconda guerra mondiale, il Liechtenstein rimase neutrale e i suoi tesori e quelli della famiglia principesca vennero tratti in salvo a Londra. I principi del Liechtenstein vissero a Vienna sino all'Anschluss del 1938.
Dopo la seconda guerra mondiale, la Cecoslovacchia, predecessore della Repubblica Ceca e della Slovacchia, agendo per sequestrare quelli che considerava possedimenti tedeschi, espropriò la totalità dei territori e dei possedimenti ereditari della dinastia dei Liechtenstein in Boemia, Moravia e Slesia. Queste espropriazioni a cui fu soggetta la famiglia sono ancora oggi discusse presso la Corte Internazionale di Giustizia, e includevano oltre 1.600 chilometri quadrati (dieci volte la dimensione del Liechtenstein) di terreno agricolo e foreste, oltre a svariati castelli e palazzi. Durante la Guerra fredda ai cittadini del Liechtenstein fu proibito di entrare nella Cecoslovacchia. Il conflitto diplomatico riguardo ai contestati decreti Beneš del dopoguerra, sono risultati nella non condivisione delle relazioni internazionali da parte del Liechtenstein con la Repubblica Ceca e la Slovacchia, stabilite tra Liechtenstein e la Repubblica Ceca solo il 13 luglio 2009, e con la Slovacchia il 9 dicembre 2009. Al termine del conflitto, per risanare le casse dello Stato, i principi del Liechtenstein furono costretti a vendere alcune delle loro preziose opere d'arte.
In seguito a oculate iniziative di natura economica fu favorito l'insediamento nel territorio di imprese finanziarie, commerciali e industriali. Le iniziative, favorite da tutela legislativa e da tassazioni favorevoli, ebbero grande successo, con l'insediamento nel principato di molte aziende, soprattutto finanziarie. Oggi, il Principe del Liechtenstein è uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio stimato in circa 4 miliardi di dollari. Il popolo del principato detiene il più alto reddito procapite del mondo.
Il Liechtenstein è una monarchia costituzionale, guidata dal Principe (in tedesco Fürst). L'attuale Principe è Hans-Adam II del Liechtenstein, che succedette al padre, morto nel 1989.
Il parlamento del Liechtenstein, il Landtag, è composto da 25 rappresentanti, eletti dal popolo. Un gabinetto di cinque persone è responsabile delle questioni politiche quotidiane. Diversamente da molte altre monarchie costituzionali, la Costituzione del Liechtenstein dà forti poteri al Principe, il quale ne fa uso. Questo fatto ha sollevato qualche controversia. Nonostante ciò, con un recente referendum, la grande maggioranza della popolazione ha accordato un ulteriore aumento di poteri al Principe (nomina dei giudici, possibilità di veto contro qualunque legge del Parlamento, possibilità in casi particolari di nominare personalmente un governo).
A norma di Costituzione, tuttavia, in qualunque momento il popolo può indire un referendum col quale destituire il Principe, ovvero instaurare una Repubblica.
Fonte Wikipedia
Foto dal web
Uccisi dalle loro invenzioni
Ricercatori, studiosi e pionieri della tecnologia che non si sono arrestati davanti al rischio dell'estremo sacrificio ed è anche grazie a loro se oggi possiamo viaggiare in aereo, leggere il giornale o curare gravi malattie.
Pioniere della moderna aviazione, Otto Lilienthal fu un vero re della planata: fu il primo uomo al mondo a veleggiare nei cieli con un rudimentale deltaplano di tela e legno. Alla fine dell'800 le immagini dei suoi voli e i suoi spettacoli fecero il giro del mondo convincendo le masse della possibilità costruire vere macchine volanti. Morì nel 1896 durante un'esibizione: cadde da 17 metri di altezza rompendosi la spina dorsale.
Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie, è una delle prime donne scienziato della storia. Di origine polacca ma naturalizzata francese, vinse due premi nobel, nel 1903 quello per la fisica e nel 1911 quello per la chimica, grazie ai suoi studi sulla radioattività. Scoprì numerosi nuovi elementi chimici tra cui il radio e il polonio e isolò per prima gli isotopi radioattivi. Morì nel 1934 a per un'anemia aplastica contratta quasi certamente a causa dell'esposizione alla radiazioni di cui all'epoca si ignorava la pericolosità.
© foto Bettmann/CORBIS
Franz Reichelt era un sarto austriaco con il pallino del volo. Precursore dei moderni base jumper, si costruì una sorta di tuta alare, una specie di cappottone a metà strada tra un paracadute e un deltaplano, che in teoria avrebbe dovuto permettergli di planare dolcemente al suolo. Il 4 febbraio del 1912 provò la sua invenzione davanti a una folla di curiosi, lanciandosi dal primo piano della Torre Eiffel, a 60 metri da terra. Si sfracellò al suolo, ma secondo l'autopsia dell'epoca morì di infarto e di paura qualche secondo prima dell'impatto.
Siamo negli anni '20 e John Godfrey Parry-Thomas è giovane gallese, pilota e ingegnere appassionato di motori. Deciso a battere il record di velocità su terra, progettò e costruì un'auto rivoluzionaria, la Bald, caratterizzata da una trasmissione a catena scoperta simile a quella delle moto. Il 26 aprile del 1926 coronò il suo sogno lanciando il bolide a oltre 270 km/h. Ma l'anno successivo il suo record venne battuto da un altro pilota, Malcolm Campbell. Parry-Thomas fece qualche modifica alla sua auto per renderla ancora più veloce e nello stesso anno ci riprovò. L'ultimo tentativo gli fu però fatale. Una delle catene della trasmissione si spezzò durante la marcia e si attorcigliò al collo del pilota uccidendolo all'istante.
© foto Bettmann/CORBIS
L'immagine qui sopra è una rara fotografia di un gruppo di rivoluzionari russi scattata a San Pietroburgo nel 1917. Il secondo da sinistra nella prima fila è Alexander Bogdanov, medico, fisico, filosofo e rivoluzionario. È passato alla storia per aver inventato le trasfusioni di sangue: convinto che potessero essere la fonte dell'eterna giovinezza le praticò allo stesso Lenin e alla sorella. Morì a Mosca il 7 aprile 1928 per la malaria e la tubercolosi contratte con un trasfusione da un suo paziente.
© foto Underwood & Underwood/CORBIS
Il distinto signore che vedete nella foto qui sopra è Thomas Midgley , chimico americano che negli anni '20 inventò la benzina al piombo e i clorofluorocarburi. Considerato il più grande responsabile del buco nell'ozono e dell'inquinamento atmosferico, negli anni 40, intossicato dal piombo, si ammalò gravemente e contrasse la poliomielite che lo immobilizzò a letto. Da bravo inventore non però si arrese e si costruì un complesso sistema di cavi e carrucole che gli permetteva di alzarsi senza bisogno di aiuto. Ma una mattina del 1944 rimase incastrato tra le corde del suo ultimo marchingegno e fu trovato morto soffocato.
Le rotative per la stampa furono inventate nel 1863 dall' americano William Bullock. La loro velocità ed efficienza rivoluzionò il mondo dell'editoria contribuendo in modo determinante alla diffusione su larga scala dei quotidiani. Ma a Bullock costarono la vita: durante la manutenzione di una delle sue macchine, l'inventore rimase incastrato con un piede tra gli ingranaggi. Nel tentativo di liberarsi azionò la rotativa che gli stritolò la gamba. Morì di cancrena qualche settimana più tardi, dopo aver subito l'amputazione dell'arto.
© foto Michael Macor/San Francisco Chronicle/Corbis
Fonte: Focus.it
Pioniere della moderna aviazione, Otto Lilienthal fu un vero re della planata: fu il primo uomo al mondo a veleggiare nei cieli con un rudimentale deltaplano di tela e legno. Alla fine dell'800 le immagini dei suoi voli e i suoi spettacoli fecero il giro del mondo convincendo le masse della possibilità costruire vere macchine volanti. Morì nel 1896 durante un'esibizione: cadde da 17 metri di altezza rompendosi la spina dorsale.
Maria Skłodowska, meglio nota come Marie Curie, è una delle prime donne scienziato della storia. Di origine polacca ma naturalizzata francese, vinse due premi nobel, nel 1903 quello per la fisica e nel 1911 quello per la chimica, grazie ai suoi studi sulla radioattività. Scoprì numerosi nuovi elementi chimici tra cui il radio e il polonio e isolò per prima gli isotopi radioattivi. Morì nel 1934 a per un'anemia aplastica contratta quasi certamente a causa dell'esposizione alla radiazioni di cui all'epoca si ignorava la pericolosità.
© foto Bettmann/CORBIS
Franz Reichelt era un sarto austriaco con il pallino del volo. Precursore dei moderni base jumper, si costruì una sorta di tuta alare, una specie di cappottone a metà strada tra un paracadute e un deltaplano, che in teoria avrebbe dovuto permettergli di planare dolcemente al suolo. Il 4 febbraio del 1912 provò la sua invenzione davanti a una folla di curiosi, lanciandosi dal primo piano della Torre Eiffel, a 60 metri da terra. Si sfracellò al suolo, ma secondo l'autopsia dell'epoca morì di infarto e di paura qualche secondo prima dell'impatto.
Siamo negli anni '20 e John Godfrey Parry-Thomas è giovane gallese, pilota e ingegnere appassionato di motori. Deciso a battere il record di velocità su terra, progettò e costruì un'auto rivoluzionaria, la Bald, caratterizzata da una trasmissione a catena scoperta simile a quella delle moto. Il 26 aprile del 1926 coronò il suo sogno lanciando il bolide a oltre 270 km/h. Ma l'anno successivo il suo record venne battuto da un altro pilota, Malcolm Campbell. Parry-Thomas fece qualche modifica alla sua auto per renderla ancora più veloce e nello stesso anno ci riprovò. L'ultimo tentativo gli fu però fatale. Una delle catene della trasmissione si spezzò durante la marcia e si attorcigliò al collo del pilota uccidendolo all'istante.
© foto Bettmann/CORBIS
L'immagine qui sopra è una rara fotografia di un gruppo di rivoluzionari russi scattata a San Pietroburgo nel 1917. Il secondo da sinistra nella prima fila è Alexander Bogdanov, medico, fisico, filosofo e rivoluzionario. È passato alla storia per aver inventato le trasfusioni di sangue: convinto che potessero essere la fonte dell'eterna giovinezza le praticò allo stesso Lenin e alla sorella. Morì a Mosca il 7 aprile 1928 per la malaria e la tubercolosi contratte con un trasfusione da un suo paziente.
© foto Underwood & Underwood/CORBIS
Il distinto signore che vedete nella foto qui sopra è Thomas Midgley , chimico americano che negli anni '20 inventò la benzina al piombo e i clorofluorocarburi. Considerato il più grande responsabile del buco nell'ozono e dell'inquinamento atmosferico, negli anni 40, intossicato dal piombo, si ammalò gravemente e contrasse la poliomielite che lo immobilizzò a letto. Da bravo inventore non però si arrese e si costruì un complesso sistema di cavi e carrucole che gli permetteva di alzarsi senza bisogno di aiuto. Ma una mattina del 1944 rimase incastrato tra le corde del suo ultimo marchingegno e fu trovato morto soffocato.
Le rotative per la stampa furono inventate nel 1863 dall' americano William Bullock. La loro velocità ed efficienza rivoluzionò il mondo dell'editoria contribuendo in modo determinante alla diffusione su larga scala dei quotidiani. Ma a Bullock costarono la vita: durante la manutenzione di una delle sue macchine, l'inventore rimase incastrato con un piede tra gli ingranaggi. Nel tentativo di liberarsi azionò la rotativa che gli stritolò la gamba. Morì di cancrena qualche settimana più tardi, dopo aver subito l'amputazione dell'arto.
© foto Michael Macor/San Francisco Chronicle/Corbis
Fonte: Focus.it
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