domenica 16 marzo 2014
Sbagliamo perché non siamo perfetti
Si sbaglia sempre.
Si sbaglia per rabbia, per amore, per gelosia.
Si sbaglia per imparare.
Imparare a non ripetere mai certi sbagli.
Si sbaglia per poter chiedere scusa, per poter ammettere di aver
sbagliato.
Si sbaglia per crescere e per maturare.
Si sbaglia perché non si è perfetti, si è umani.
B. Marley
La Cinciarella (Parus caeruleus)
La Cinciarella è un piccolo uccello paffuto, molto grazioso e vivace, con la colorazione molto complessa e articolata.
Ha la pancia gialla, le guance bianche, mentre le parti superiori delle ali, il vertice della testa e la coda sono azzurre.
Il suo carattere molto docile e curioso la spinge a vivere molto spesso in prossimità dell'uomo, di cui non ha particolare timore. Maschio e femmina hanno uguale colorazione (il maschio però ha una colorazione leggermente più brillante).
Ha una lunghezza di 11,5 cm, un peso di 12 grammi circa e la sua apertura alare è di 18-20 cm.
Questo elegante passeriforme è presente in Europa (tranne che al nord della Scandinavia), in Africa settentrionale e nell'Asia sud occidentale. In Italia è nidificante e sedentaria, piuttosto comune. La Cinciarella sverna nei dintorni del suo territorio di nidificazione, e, proprio in quella stagione fredda dove è difficile procurarsi il cibo, è un ospite fisso delle mangiatoie collocate per gli uccelli, dove è alla ricerca di pezzettini di burro (ne va ghiotta) ricoperto di semi per canarini.
Spesso si aggrappa persino alle pelli di coniglio per beccarne via le particelle di grasso, esibendosi in autentiche acrobazie.
All'inizio del mese di aprile le coppie sorvolano le vicinanze con impazienza, esplorano ogni angolo dei giardini, dei parchi o dei boschi alla ricerca di un posto adatto dove porre il nido.
La cinciarella appartiene a quella schiera di uccelli chiamati nidificanti in cavità in quanto per costruire il suo nido sfrutta delle cavità già esistenti che riempie con fango, muschio, erba, peli, piume e altro materiale.
Se non trovano niente, si accontentano di una fessura in un tronco e persino di una cassetta per lettere.
La Cinciarella depone da 10 a 16 uova; la cova, che dura da 12 a 14 giorni, è assicurata dalla sola femmina.
La nutrizione di una prole così numerosa rappresenta una vera impresa da parte di entrambi i genitori (sono state riscontrate medie di quasi 100 imbocchi al giorno per pulcino).
Può accadere persino che coppia nidifichi una seconda volta in luglio.
I giovani lasciano il nido a 17-20 giorni di vita, ma i genitori continuano a nutrirli per un certo periodo.
La cinciarella si nutre di ragni, insetti (compresi quelli dannosi per i frutteti e gli orti), larve, piccoli invertebrati, nonché semi e nel periodo autunnale anche di frutta.
Sequestri moto in Svizzera agli italiani
Per chi pensa di girare in moto in Svizzera controlli la propria patente.
Diversi centauri italiani si sono visti sequestrare la moto dalla Polizia cantonale, a causa di una modifica del codice della strada in Italia La polizia Cantonale sta effettuando controlli a tutti i motociclisti italiani in quanto una variazione del codice della strada italiano ha messo in subbuglio le patenti conseguite prima del 1986. Chi ha segnalato la vicenda sono motociclisti che si sono visti sequestrare la motocicletta dagli agenti della Polizia cantonale, oltre a dover versare un’ingente cauzione e poi pagare una multa.
Tutto è nato proprio alle patenti rilasciate prima del 1986, in quanto non riportano la dicitura di categorie consentite alla guida, in questo caso motoveicoli, e quindi per la polizia svizzera non può più essere considerata valida e quindi hanno applicato le sanzioni dovute.
Ma perchè manca la dicitura? Il 19 gennaio 2013 in Italia sono entrate in vigore le nuove categorie di patenti di guida, con tanto di modifica del codice della strada.
Sulla patente devono essere indicate le categorie che il conducente è abilitato a guidare. Ma se sulle nuove patenti, in formato carta di credito, ciò è mostrato chiaramente, su quelle più vecchie, antecedenti il 1986, la categoria delle motociclette non figura espressamente sulla licenza. patente-di-guida-card-retro
Chi ha fatto la patente per l’auto prima del 1986 può guidare anche una moto.
Ma questo non sta scritto da nessuna parte, sulla licenza di guida. Per cui gli agenti ticinesi non possono far altro che considerare questi centauri come privi di patente.
E quindi sequestrare loro il mezzo e multarli. Tutti questi “vecchi” motociclisti hanno poi logicamente dovuto sopportare tutta una serie di disagi per rientrare in possesso delle loro rispettive motociclette.
Per prevenire questa inutile trafila, l’unica possibilità resta quella di far sostituire la vecchia licenza con una nuova in formato carta di credito.
Altrimenti il sequestro resterà in agguato.
Spese armamenti 2014 Elenco completo
ALL’ORDINE DEL GIORNO DEL PROSSIMO CONSIGLIO DI DIFESA, NAPOLITANO HA INSERITO LE “CRITICITÀ DELLA LEGGE 244”, CHE CONSENTE ALLE CAMERE IL CONTROLLO DELLE SPESE MILITARI
Lo scorso luglio, all’indomani dell’approvazione delle mozioni parlamentari “di riflessione” sugli F-35, l’ambasciatore americano David Thorne invitava nella sua residenza romana i vertici militari italiani e l’allora sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti per ricordare loro che l’Italia deve mantenere gli impegni presi rispetto al progetto F-35 per “continuare a rimanere tra gli alleati Nato di primo pino e ad avere voce in capitolo quando si prendono decisioni critiche sulla sicurezza regionale e mondiale”.
Negli stessi giorni il presidente Napolitano convocava il Consiglio supremo di Difesa per lanciare un duro quanto inusuale monito: il potere di controllo parlamentare sulle spese militari riconosciuto dalla legge 244 del 2012 “non può tradursi in un diritto di veto su decisioni che per loro natura rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”.
ORA CHE SI TORNA a parlare con insistenza dei tagli al programma F-35 il copione si ripete, con nuove pressioni da parte di Washington e con Napolitano che convoca per mercoledì prossimo un nuovo Consiglio Supremo di Difesa per discutere le “criticità relative all’attuazione della Legge 244”.
Un altro colpo di mano a difesa degli F-35 che questa volta però rischia di scatenare un grave scontro con il Parlamento. Se lo scorso luglio i parlamentari reagirono con fermezza al diktat di Napolitano, questa volta si profila un vero e proprio scontro istituzionale, e politico, poiché l’indagine conoscitiva della commissione parlamentare, avviata nonostante le intimidazioni presidenziali, è in fase conclusiva e sulla scrivania di Renzi c’è già la relazione finale targata Pd che chiede il dimezzamento del programma F-35 a vantaggio del programma alternativo Eurofighter.
Le voci circolate nei giorni scorsi sul taglio degli F-35 come una delle misure per recuperare risorse finanziarie da destinare al Piano Renzi e le dichiarazioni della stessa ministra della Difesa Pinotti sul possibile “ripensamento di grandi progetti avviati” avevano alimentato la speranza di una svolta. Ma il silenzio improvvisamente calato sull’argomento dopo la conferenza stampa del premier e la contemporanea mossa del Quirinale hanno raffreddato ogni prematuro entusiasmo.
SE NAPOLITANO e Renzi sceglieranno di cedere al pressing di Washington e dei nostri generali confermando l’intero programma F-35, la loro scelta rischia tra l’altro di costarci ancor più cara del previsto poiché la conseguente cancellazione definitiva della Tranche 3 B di Eurofighter (25 aerei per circa due miliardi) comporterebbe il pagamento di una salatissima penale, come dimostra il caso tedesco (richiesto quasi un miliardo di penale su un ordine annullato di tre miliardi) e come confermano fonti industriali ben informate.
Se invece l’Italia scegliesse di puntare ancora sugli Eurofighter, che tutti gli esperti considerano nettamente superiori agli F-35 (e con ricadute tecnologiche e occupazionali nemmeno paragonabili), il numero di questi nuovi aerei multiruolo in dotazione all’Aeronautica salirebbe a 93: con i sei F-35 che la Difesa ha ormai già acquistato si avrebbe una flotta aerea più che sufficiente a rimpiazzare il centinaio di Tornado e Amx che andranno in pensione, senza dover spandere altre decine di miliardi in F-35.
In teoria rimarrebbe aperta solo la questione dei quindici F-35 a decollo verticale destinati alla Marina in sostituzione degli Harrier imbarcati sulla portaerei Cavour.
Peccato che la Difesa italiana non abbia nemmeno i soldi per il carburante che muove questa enorme nave da guerra che costa un milione per ogni cinque giorni di navigazione: un capriccio dei nostri ammiragli che in cinque anni di servizio è rimasto sempre alla fonda, salvo due missioni “commercial-umanitarie” sponsorizzate da privati.
Il classico esempio di “spese pazze”, inutili e insostenibili, decise dalla Difesa fuori da ogni controllo democratico del Parlamento. Ora che quel controllo è sancito dalla legge, qualcuno lo ritiene una “criticità” fastidiosa. E’ la lista della spesa che l’apparato militare italiano ha in serbo nonostante l’opposizione parlamentare e le polemiche sugli F-35.
Un “investimento” che non ha a che fare con la sicurezza nazionale, ma è il costo occulto delle missioni internazionali, prima fra tutte l’Afghanistan. E dal ministro Mauro arriva soltanto un “no comment”
Lo scorso luglio, all’indomani dell’approvazione delle mozioni parlamentari “di riflessione” sugli F-35, l’ambasciatore americano David Thorne invitava nella sua residenza romana i vertici militari italiani e l’allora sottosegretario alla Difesa Roberta Pinotti per ricordare loro che l’Italia deve mantenere gli impegni presi rispetto al progetto F-35 per “continuare a rimanere tra gli alleati Nato di primo pino e ad avere voce in capitolo quando si prendono decisioni critiche sulla sicurezza regionale e mondiale”.
Negli stessi giorni il presidente Napolitano convocava il Consiglio supremo di Difesa per lanciare un duro quanto inusuale monito: il potere di controllo parlamentare sulle spese militari riconosciuto dalla legge 244 del 2012 “non può tradursi in un diritto di veto su decisioni che per loro natura rientrano tra le responsabilità costituzionali dell’esecutivo”.
ORA CHE SI TORNA a parlare con insistenza dei tagli al programma F-35 il copione si ripete, con nuove pressioni da parte di Washington e con Napolitano che convoca per mercoledì prossimo un nuovo Consiglio Supremo di Difesa per discutere le “criticità relative all’attuazione della Legge 244”.
Un altro colpo di mano a difesa degli F-35 che questa volta però rischia di scatenare un grave scontro con il Parlamento. Se lo scorso luglio i parlamentari reagirono con fermezza al diktat di Napolitano, questa volta si profila un vero e proprio scontro istituzionale, e politico, poiché l’indagine conoscitiva della commissione parlamentare, avviata nonostante le intimidazioni presidenziali, è in fase conclusiva e sulla scrivania di Renzi c’è già la relazione finale targata Pd che chiede il dimezzamento del programma F-35 a vantaggio del programma alternativo Eurofighter.
Le voci circolate nei giorni scorsi sul taglio degli F-35 come una delle misure per recuperare risorse finanziarie da destinare al Piano Renzi e le dichiarazioni della stessa ministra della Difesa Pinotti sul possibile “ripensamento di grandi progetti avviati” avevano alimentato la speranza di una svolta. Ma il silenzio improvvisamente calato sull’argomento dopo la conferenza stampa del premier e la contemporanea mossa del Quirinale hanno raffreddato ogni prematuro entusiasmo.
SE NAPOLITANO e Renzi sceglieranno di cedere al pressing di Washington e dei nostri generali confermando l’intero programma F-35, la loro scelta rischia tra l’altro di costarci ancor più cara del previsto poiché la conseguente cancellazione definitiva della Tranche 3 B di Eurofighter (25 aerei per circa due miliardi) comporterebbe il pagamento di una salatissima penale, come dimostra il caso tedesco (richiesto quasi un miliardo di penale su un ordine annullato di tre miliardi) e come confermano fonti industriali ben informate.
Se invece l’Italia scegliesse di puntare ancora sugli Eurofighter, che tutti gli esperti considerano nettamente superiori agli F-35 (e con ricadute tecnologiche e occupazionali nemmeno paragonabili), il numero di questi nuovi aerei multiruolo in dotazione all’Aeronautica salirebbe a 93: con i sei F-35 che la Difesa ha ormai già acquistato si avrebbe una flotta aerea più che sufficiente a rimpiazzare il centinaio di Tornado e Amx che andranno in pensione, senza dover spandere altre decine di miliardi in F-35.
In teoria rimarrebbe aperta solo la questione dei quindici F-35 a decollo verticale destinati alla Marina in sostituzione degli Harrier imbarcati sulla portaerei Cavour.
Peccato che la Difesa italiana non abbia nemmeno i soldi per il carburante che muove questa enorme nave da guerra che costa un milione per ogni cinque giorni di navigazione: un capriccio dei nostri ammiragli che in cinque anni di servizio è rimasto sempre alla fonda, salvo due missioni “commercial-umanitarie” sponsorizzate da privati.
Il classico esempio di “spese pazze”, inutili e insostenibili, decise dalla Difesa fuori da ogni controllo democratico del Parlamento. Ora che quel controllo è sancito dalla legge, qualcuno lo ritiene una “criticità” fastidiosa. E’ la lista della spesa che l’apparato militare italiano ha in serbo nonostante l’opposizione parlamentare e le polemiche sugli F-35.
Un “investimento” che non ha a che fare con la sicurezza nazionale, ma è il costo occulto delle missioni internazionali, prima fra tutte l’Afghanistan. E dal ministro Mauro arriva soltanto un “no comment”
Iscriviti a:
Post (Atom)