Eletto dal New York Times il più bello e romantico del mondo, premiato nella sezione “L’eredità europea dei giardini e del giardinaggio” del’European Garden Award 2018-2019, dichiarato Monumento naturale dalla Regione Lazio dal 2000 e Oasi affiliata del WWF, il Giardino di Ninfa è un riserva eccezionale di otto ettari ai piedi dei monti Lepini.
Grazie al clima unico che qui si ritrova (la rupe di Norma protegge il territorio dai venti del nord e crea un microclima favorevole), sono cresciute al suo interno, tra il fiume Ninfa e vari ruscelli d’irrigazione, circa 1300 specie di piante provenienti da ogni parte del mondo.
Accanto alla flora mediterranea e ai roseti, infatti, si ammirano noci americani, aceri giapponesi, yucca o l’albero della nebbia, così chiamato per le sue infiorescenze a piumino rosa simili a zucchero filato.
Le origini del Giardino si attestano all’epoca romana, quando nella zona venne costruito un piccolo tempio dedicato alle Ninfe Naiadi. Dall’VIII secolo entrò nell’amministrazione della Chiesa e alla fine del ‘200, con la salita al soglio pontificio di Benedetto Caetani, Bonifacio VIII, il territorio passò di proprietà alla grande famiglia Caetani, che lo portò al suo massimo splendore. Ma il Giardino ha conosciuto anche momenti di abbandono a causa di battaglie interne, distruzioni, carestie e di malaria che infestarono la pianura pontina alla fine del ‘300 e nel ‘600.
Più tardi, gli stessi Caetani decisero di bonificare le paludi per creare un romantico giardino in stile inglese, piantando cipressi, lecci, faggi e roseti. Restaurarono anche alcune rovine, tra cui il Castello costruito nel borgo medievale di Sermoneta, che divenne la casa di campagna di famiglia. Più di recente, è stata portata a nuova vita l’area circostante al giardino, il Parco Pantanello, che si estende per 100 ettari al di fuori delle mura.