martedì 13 gennaio 2015
Cos'è il colore ?
Il colore è un mezzo di esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde.
Vasilij Kandinskij
Apple: come è nato il logo con la mela morsicata?
Il primo logo della Apple Computer rappresentava Isaac Newton seduto sotto a un albero di mele e fu disegnato nel 1976 da un ex socio di Steve Jobs (quest’ultimo pare avesse una gran passione per le mele, da qui il nome scelto per la società).
Il disegno in questione, dalla grafica particolareggiata e poco accattivante, non soddisfò mai Jobs, che nel 1977 commissionò al grafico Rob Janoff una nuova immagine.
Questi ideò allora il logo della mela morsicata.
Tra l’altro, la parola morso - in inglese bite - bene si abbinava ai bit e ai byte del linguaggio informatico, e la stessa mela mordicchiata alludeva al peccato originale, a sottolineare l’anticonformismo della Apple.
All’inizio Janoff tratteggiò una mela monocromatica, ma Jobs la volle colorata, poiché il modello che proponeva in quel momento, l'Apple II, si presentava con una innovativa interfaccia a colori.
Il designer arricchì quindi il logo con una serie multicromatica di bande orizzontali, come un arcobaleno, e tale immagine rimase immutata fino al 1998, quando si tornò al colore unico.
focus.it
Giovanni Aldini: il dott.Frankenstein italiano, quello vero.
Giovanni Aldini, definito da molti il dott.Frankenstein italiano per via dei suoi esperimenti, da molti giudicati visionari, spettacolari e…raccapriccianti.
Per parlare del discusso fisico Aldini, vissuto nella prima metà del diciannovesimo secolo, dobbiamo prima fare un cenno allo zio al quale lui dové gran parte dei suoi “macabri” studi e spettacoli.
Si tratta di Luigi Galvani, grande fisiologo e anatomista, convinto che nei muscoli degli animali fosse concentrata della carica elettrica che li faceva contrarre quando venivano stimolati dallo scalpellino con cui li toccava; in genere provava l’esperimento sulle rane morte.
Galvani era spesso in polemica con Volta; Volta infatti sosteneva che alla base del fenomeno c’era la composizione dei due diversi metalli dello scalpellino.
Si arrivò in breve tempo all’invenzione della pila: tanto cara ad Aldini quanto le idee dello zio di applicazione sulle rane.
Giovanni Aldini nato a Bologna nel 1792 e morto a Milano nel 1834, fu a differenza dello zio molto discusso, pur essendo comunque riconosciuto come uno dei più grandi scienziati ed inventori del secolo.
A lui dobbiamo, oltre ad importanti applicazioni dell’elettricità in campo medico, anche applicazioni nel campo dell’illuminazione: la costruzione di fari e di impianti antincendio.
Docente all’Università degli Studi di Bologna approfondì gli studi sull’elettricità animale e fu artista di grande talento: fece numerosi e grandi spettacoli, strabiliando il pubblico con i suoi terribili esperimenti.
Non parliamo più di rane, ma di cadaveri umani.
I suoi esperimenti erano definiti spettacolarmente raccapriccianti dai suoi stessi contemporanei.
Il suo intento iniziale era quello di divulgare le ultime scoperte scientifiche, ma gli spettacoli gli portarono invece grande notorietà e una grande fortuna economica, che devolse poi alla fondazione della Scuola di Scienze Naturali a Bologna, in modo che qualcuno potesse raccogliere la sua eredità e magari realizzare il suo sogno: resuscitare i morti.
Aldini scelse per i suoi esperimenti i condannati a pena capitale.
Dato che l’Europa non andava bene perché puniva solitamente i condannati con la decapitazione ,nel 1803 Aldini si recò a Londra, dove l’impiccagione gli garantiva cadaveri interi.
Uno dei suoi spettacoli più famosi è quello legato al sig. George Forrest, trovato nelle prigioni londinesi e non ancora processato.
George, probabilmente innocente, fu accusato dell’omicidio di moglie e figlia e fu giudicato candidato ideale da Aldini.
Si racconta che Aldini comprò i giudici per farlo condannare ed impiccare.
Presa una grande pila fece uno dei suoi spettacoli più teatralmente riusciti sul cadavere; tanto riuscito che il suo “assistente” morì d’infarto la notte stessa della “resuscitazione”.
Il cadavere parve ricominciare a respirare ed il cuore a battere, questo solo per la durata degli stimoli elettrici, il cervello era ovviamente morto.
Altri suoi famosi esperimenti e spettacoli erano quelli sulle teste mozzate di cani che aprivano e chiudevano la mascella sotto stimolazione dei muscoli facciali e quelli sulle teste umane.
I volti si contorcevano e gli occhi si dilatavano in modo impressionante.
Aldini soggiornava spesso dietro ai tribunali penali, ogni corpo era un terrificante e fruttuoso spettacolo per lui.
Mary Shelley si ispirò proprio a questi esperimenti, famosi nel mondo, per la creazione del suo capolavoro: il dott. Frankenistein.
ciboperlamenteblog.it
Studiosi cercano di risolvere il mistero delle monete coniate nel sud Italia nel 6° sec. a.C.
Per più di un secolo, a partire dal 540 a.C., le città greche dell’Italia del sud, cominciarono a coniare delle monete molto particolari, le quali mostravano la stessa immagine sul fronte e sul retro, in modo che una appariva come il negativo dell’altra.
I ricercatori non hanno mai compreso fino in fondo il modo in cui furono prodotte le monete, soprattutto a causa della carenza di fonti scritte in proposito e la quasi assenza di stampi.
La misteriosa tecnica di fabbricazione, la quale sembra molto difficile da riprodurre, ha acceso un dibattito che non è mai giunto ad una conclusione soddisfacente. Tuttavia, alcune risposte potrebbero arrivare dalla collaborazione tra gli scienziati dell’Australian Nuclear Science and Technology Organisation (ANSTO) e quelli del Centro Australiano per la Numismatica Antica (ACAN), la quale prevede l’utilizzo di strumenti per l’analisi della struttura dei neutroni.
“Il nostro obiettivo è quello di capire la tecnologia che sta alla base della produzione di uno dei primi conii del mondo”, spiega il dottor Vladmir Luzin dell’ANSTO.
“L’utilizzo di misurazioni a neutroni forniranno la comprensione dei processi meccanici utilizzati per la creazione delle monete”.
Sebbene le tecniche di misurazione per l’analisi della struttura neutronica delle monete non sia mai stata utilizzata in precedenza, i ricercatori sono convinti che questo studio possa porre le basi per nuove indagini future.
Oltre a fornire una soluzione ad un mistero antico di 25 secoli, i ricercatori prevedono che questa collaborazione beneficerà altri settori nel campo dei beni culturali.
In Australia, come nel resto del mondo, si registra un crescente interesse per il mondo antico e per la cultura materiale dell’antichità.
“Questa collaborazione può contribuire a favorire la comprensione delle civiltà antiche, il che ci permetterà di comprendere meglio il modo in cui la specie umana interagisce con il mondo circostante”, conclude lo scienziato Scott Olsen.
FONTE: http://www.ilnavigatorecurioso.it/
I ricercatori non hanno mai compreso fino in fondo il modo in cui furono prodotte le monete, soprattutto a causa della carenza di fonti scritte in proposito e la quasi assenza di stampi.
La misteriosa tecnica di fabbricazione, la quale sembra molto difficile da riprodurre, ha acceso un dibattito che non è mai giunto ad una conclusione soddisfacente. Tuttavia, alcune risposte potrebbero arrivare dalla collaborazione tra gli scienziati dell’Australian Nuclear Science and Technology Organisation (ANSTO) e quelli del Centro Australiano per la Numismatica Antica (ACAN), la quale prevede l’utilizzo di strumenti per l’analisi della struttura dei neutroni.
“Il nostro obiettivo è quello di capire la tecnologia che sta alla base della produzione di uno dei primi conii del mondo”, spiega il dottor Vladmir Luzin dell’ANSTO.
“L’utilizzo di misurazioni a neutroni forniranno la comprensione dei processi meccanici utilizzati per la creazione delle monete”.
Sebbene le tecniche di misurazione per l’analisi della struttura neutronica delle monete non sia mai stata utilizzata in precedenza, i ricercatori sono convinti che questo studio possa porre le basi per nuove indagini future.
Oltre a fornire una soluzione ad un mistero antico di 25 secoli, i ricercatori prevedono che questa collaborazione beneficerà altri settori nel campo dei beni culturali.
In Australia, come nel resto del mondo, si registra un crescente interesse per il mondo antico e per la cultura materiale dell’antichità.
“Questa collaborazione può contribuire a favorire la comprensione delle civiltà antiche, il che ci permetterà di comprendere meglio il modo in cui la specie umana interagisce con il mondo circostante”, conclude lo scienziato Scott Olsen.
FONTE: http://www.ilnavigatorecurioso.it/
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