Tutti in carrozza!
Riparte il Bernina Express, il treno rosso sulla tratta ferroviaria alpina più alta che porta attraverso un favoloso percorso da Tirano, in Valtellina, fino a St. Moritz, in Engadina, nel Canton Grigioni, a sud delle Alpi svizzere.
Con vista sul massiccio del Bernina, il ghiacciaio del Morteratsch, i tre laghi Lej Pitschen, Lej Nair e Lago Bianco, l’Alpe Grüm e sul viadotto elicoidale di Brusio, dalle moderne carrozze panoramiche si può godere di una vista a 360° su un panorama alpino mozzafiato.
Qui, su Qui, su un tracciato costruito agli inizi del secolo scorso a scopi turistici, il picco massimo arriva 2.253 metri, tanto che questa linea è considerata una delle più ripide al mondo, con il suo 7% di pendenza tra 55 gallerie e 196 ponti.
Un tracciato costruito agli inizi del secolo scorso a scopi turistici, il picco massimo arriva 2.253 metri, tanto che questa linea è considerata una delle più ripide al mondo, con il suo 7% di pendenza tra 55 gallerie e 196 ponti.
Dall’Ospizio Bernina, il punto più alto della Ferrovia retica (la linea ferroviaria di montagna composta da più tratte, tra cui quella dell’Albula e proprio quella del Bernina, e inserite nel 2008 nel World Heritage List dell’UNESCO), al ghiacciaio del Piz Bernina, fino alla splendida e caratteristica St. Moritz, all’alta Engadina e alla vallata del fiume Inn, salire su questo treno panoramico almeno una volta nella vita varrà sicuramente la pena.
GERMANA CARILLO
L’archeologia è una materia di grande fascino sia per gli studiosi che per molte persone comuni.
Nuovi reperti archeologici possono aiutare a comprendere sempre meglio il nostro passato e quello di altre culture, e capire così il nostro presente.
Trovare dei reperti antichi migliaia di anni in buono stato di conservazione è piuttosto difficile, a meno che si tratta di oggetti fatti di materiali che resistono al tempo.
Per questo, la scoperta di una scarpa scita di 2.300 anni fa è stata sensazionale, tanto quanto quella di una scarpa romana antica 2.000 anni trovata in Germania.
Si tratta di uno stivaletto da donna rinvenuto sui Monti Altaj in Siberia insieme ad altri straordinari reperti come gioielli, armi e persino cibo.
Una curiosità: la suola della calzatura, fatta di morbida pelle rossa, è ornata con dei cristalli di pirite.
Gli antichi Sciti erano un popolo nomade che attraversava il continente eurasiatico.
Si ritiene che il luogo dove è stata ritrovata la scarpa, anche per la presenza degli altri oggetti, fosse un sepolcro.
Come avveniva in altre antiche civiltà e culture, questi nomadi seppellivano i loro morti insieme ad alcuni beni e oggetti ritenuti essenziali affinché li accompagnassero nel loro viaggio verso l’aldilà.
Gli sciti in genere costruivano strutture di legno nel terreno, simili a una capanna, per ospitare i loro morti, e ogni corpo era collocato all’interno di una bara di legno insieme ai loro beni.
Questa struttura, insieme al permafrost dei Monti Altai, ha conservato lo stivale per millenni.
Molta curiosità ha destato la decorazione della suola di questa scarpa.
Secondo gli storici, gli Sciti socializzavano spesso davanti a un fuoco, attorno al quale si sedevano in ginocchio; per questo la suola era visibile agli altri membri della comunità e faceva quindi parte dell’abbigliamento.
Secondo un’altra teoria, invece, questo stivaletto veniva realizzato esclusivamente in occasione della sepoltura dei morti, il che spiegherebbe anche il perfetto stato della suola.
Fonte: keblog.it