sabato 25 maggio 2013
Sigiriya, la fortezza di pietra
Sigiriya, conosciuta anche come Lion Rock, è collocata nel distretto centrale dello Sri Lanka. Si tratta di una spettacolare formazione naturale, dominata da una massiccia colonna rocciosa dell'altezza di quasi 200 metri.
Alla sommità della roccia si trova un palazzo fortificato costruito da parte del re Kasyapa (477 - 495 d.C.).
Temendo la vendetta del fratello, del quale aveva usurpato il trono con la forza, secondo la leggenda, dopo aver organizzato l'uccisione del loro padre, decise di costruire un palazzo fortificato proprio sul massiccio roccioso di Sigiriya, che era considerato inespugnabile.
La roccia fu circondata da due ampi fossati di difesa, all'interno dei quali furono introdotti dei coccodrilli.
Durante gli undici anni di permanenza del sovrano all'interno della fortezza, egli creò una residenza di eccezionale splendore e decise di stabilirvi la capitale del proprio regno.
In seguito, il fratello tradito riuscì a sottrarre il trono al sovrano e ad essere incoronato re a propria volta. Riportò la capitale del regno nella propria località originaria, Anuradapura, e trasformò la fortezza di Sigiriya in un monastero. Il quartiere aristocratico attorno alla fortezza fu abbellito dalla realizzazione di giardini pensili, canali e fontane.
Una scalinata di roccia conduce tuttora dalla base alla cima della montagna. A metà del percorso può essere avvistato un paio di enormi zampe di leone, che una volta costituivano l'entrata del palazzo. La struttura del leone di roccia probabilmente in precedenza era molto più estesa e comprendeva testa e corpo. L'intera struttura dell'entrata del palazzo raggiungeva presumibilmente i 14 metri di altezza.
Sull'utilizzo degli spazi interni del palazzo non vi sono idee certe. Ciò che è ancora possibile ammirare con stupore è rappresentato da affreschi che decorano le superfici della roccia. Si ritiene che gli affreschi occupassero una superficie di 140 metri di lunghezza e di 40 metri di altezza.
Re Kasyapa, noto per il proprio apprezzamento della compagnia femminile, secondo la leggenda fece rappresentare negli affreschi almeno 500 donne.
Sigiriya si trova oggi tra le bellezze del pianeta patrimonio dell'Unesco e rappresenta uno dei siti storici più visitati dello Sri Lanka.
I Thugs adoratori della dea Kalì
Thug ( inglese)( bengali Thog, che significa "truffatore") è il nome di un'antica setta religiosa indiana, i cui appartenenti venivano chiamati Thogi.
Fino a metà dell'Ottocento erano molto noti e temuti in India per la loro fama di ladri, rapinatori e soprattutto assassini particolarmente abili.
Il loro culto prevedeva l'adorazione della dea Kalì (a volte chiamata anche Bhavani) e veniva espresso tramite sacrifici umani.
Gli storici odierni tuttavia ritengono il mito dei Thug una demonizzazione inglese che mescola fatti reali di gruppi dediti a culti religiosi e banditismo a stereotipi tipicamente occidentali.
La storia dei Thug viene definita come uno dei casi più eloquenti, eclatanti e celebrati di costruzione di un mito in senso orientalista. La setta
L'attività principale dei thug era la depredazione di carovane di pellegrini o di mercanti. La loro tecnica consisteva nell'unirsi al gruppo e prestare servizio per conto di essi, vincere la loro diffidenza e conquistarsi la loro fiducia per poi ucciderli nel sonno e derubarli di tutti i loro beni.
Gli appartenenti alla setta uccidevano le loro vittime per strangolamento (si dice tramite un laccio, ma pare si trattasse invece di una sorta di sciarpino a fazzoletto,con una moneta o una pallina di ferro in fondo chiamato infatti rumal, che in bengali moderno significa appunto "fazzoletto") e poi nascondevano i loro corpi.
A volte le vittime venivano catturate e tenute prigioniere, trasportate in un tempio dedicato alla dea e sacrificate.
I riti avvenivano in un clima di festa caratterizzato da musica e danze e da uso di sostanze stupefacenti.
Secondo la loro cultura ogni morte dedicata alla dea avvicinava la sua venuta sulla terra.
A causa del loro grande talento di assassini strangolatori, spesso prestavano servizio come sicari per conto dei potenti: i consistenti compensi per gli omicidi consentivano ai membri della confederazione di finanziare il loro culto.
Inoltre potevano avvalersi di amicizie e conoscenze altolocate che significavano protezione e garanzia.
La situazione peggiorò quando alcune importanti personalità indiane cominciarono ad abbracciare il culto della dea sanguinaria Kalì.
Dopo l'invasione dei britannici e la proclamazione dell'India come colonia dell'Impero, i Thug furono subito visti nell'ottica dei criminali e combattuti come tali, ma l'appartenenza alla congrega di nobili signori indiani era largamente diffusa e questo ostacolava le indagini delle milizie di Sua Maestà, in quanto i nobili fornivano protezione e i vari gruppi si concentravano nei territori di questi ultimi, in cui sapevano di essere al sicuro.
In realtà gli appartenenti alla setta si chiamavano Phansigar che in un dialetto indù significa "strangolatori".
Quando i britannici giunsero in India, esistevano già da secoli. Secondo un'ipotesi formulata dal generale William Sleeman essi erano i lontani discendenti del misterioso esercito dei Sagartii, citati negli scritti di Erodoto, che si battevano armati di un laccio di cuoio e di un pugnale.
Talmente forte fu l'impatto di queste figure sull'immaginario collettivo britannico, che già nella prima metà dell'Ottocento in inglese la parola thug aveva assunto il significato di "delinquente", "tagliagole".
Le vittime strangolate venivano fatte a pezzi per l'offerta alla dea Kalì che, essendo protettrice dei più deboli, richiedeva però di risparmiare donne, ciechi, storpi e paria.
Al termine delle razzie, i settari si riunivano per celebrare il Tuponee, una sorta di banchetto rituale a base di gur, lo zucchero di canna grezzo che, dopo la preghiera pronunciata dal capobanda, veniva in parte sotterrato in onore della dea Kalì e in parte distribuito ai partecipanti all'assassinio.
I thug erano superstiziosi e consideravano presagi di sventura un serpente che attraversava la strada, un ululato di un lupo o il raglio di un asino.
Possedevano un codice segreto chiamato ramasi con cui comunicavano.
Per esempio il poggiare una mano sulla bocca significava che non vi erano pericoli, mentre avvicinarla alla gola significava che qualcuno si stava avvicinando.
Il codice era tramandato da padre a figlio solo quando questi a dieci - dodici anni era iniziato alla setta.
La distruzione della setta
William Sleeman, vice-governatore, lanciò nel 1830 un'intensa campagna che comprendeva una caccia di fatto agli appartenenti al culto e che prevedeva pesanti interrogatori ai prigionieri (a cui veniva promessa anche la libertà in cambio di informazioni).
Nel giro di 7 anni il culto si ridusse notevolmente e si estinse completamente nel giro di pochi anni.
È impossibile sapere quando la setta smise di esistere, tuttavia è dato per certo che nel 1890 il culto era già completamente estinto. In realtà la maggior parte delle storie sulla distruzione della fantomatica setta provengono da racconti riportati da ufficiali britannici al servizio dello stesso Sleeman e che non trovano fondamenti certi.
Gli storici tuttavia ritengono le storie sui Thug paragonabili alle tesi che portarono all'Inquisizione, fornendo uno strumento agli ufficiali britannici di poter assoggettare e distruggere legalmente, agli occhi dell'opinione pubblica, qualsiasi possibile forma di resistenza al colonialismo del Regno Unito.
Fino a metà dell'Ottocento erano molto noti e temuti in India per la loro fama di ladri, rapinatori e soprattutto assassini particolarmente abili.
Il loro culto prevedeva l'adorazione della dea Kalì (a volte chiamata anche Bhavani) e veniva espresso tramite sacrifici umani.
Gli storici odierni tuttavia ritengono il mito dei Thug una demonizzazione inglese che mescola fatti reali di gruppi dediti a culti religiosi e banditismo a stereotipi tipicamente occidentali.
La storia dei Thug viene definita come uno dei casi più eloquenti, eclatanti e celebrati di costruzione di un mito in senso orientalista. La setta
L'attività principale dei thug era la depredazione di carovane di pellegrini o di mercanti. La loro tecnica consisteva nell'unirsi al gruppo e prestare servizio per conto di essi, vincere la loro diffidenza e conquistarsi la loro fiducia per poi ucciderli nel sonno e derubarli di tutti i loro beni.
Gli appartenenti alla setta uccidevano le loro vittime per strangolamento (si dice tramite un laccio, ma pare si trattasse invece di una sorta di sciarpino a fazzoletto,con una moneta o una pallina di ferro in fondo chiamato infatti rumal, che in bengali moderno significa appunto "fazzoletto") e poi nascondevano i loro corpi.
A volte le vittime venivano catturate e tenute prigioniere, trasportate in un tempio dedicato alla dea e sacrificate.
I riti avvenivano in un clima di festa caratterizzato da musica e danze e da uso di sostanze stupefacenti.
Secondo la loro cultura ogni morte dedicata alla dea avvicinava la sua venuta sulla terra.
A causa del loro grande talento di assassini strangolatori, spesso prestavano servizio come sicari per conto dei potenti: i consistenti compensi per gli omicidi consentivano ai membri della confederazione di finanziare il loro culto.
Inoltre potevano avvalersi di amicizie e conoscenze altolocate che significavano protezione e garanzia.
La situazione peggiorò quando alcune importanti personalità indiane cominciarono ad abbracciare il culto della dea sanguinaria Kalì.
Dopo l'invasione dei britannici e la proclamazione dell'India come colonia dell'Impero, i Thug furono subito visti nell'ottica dei criminali e combattuti come tali, ma l'appartenenza alla congrega di nobili signori indiani era largamente diffusa e questo ostacolava le indagini delle milizie di Sua Maestà, in quanto i nobili fornivano protezione e i vari gruppi si concentravano nei territori di questi ultimi, in cui sapevano di essere al sicuro.
In realtà gli appartenenti alla setta si chiamavano Phansigar che in un dialetto indù significa "strangolatori".
Quando i britannici giunsero in India, esistevano già da secoli. Secondo un'ipotesi formulata dal generale William Sleeman essi erano i lontani discendenti del misterioso esercito dei Sagartii, citati negli scritti di Erodoto, che si battevano armati di un laccio di cuoio e di un pugnale.
Talmente forte fu l'impatto di queste figure sull'immaginario collettivo britannico, che già nella prima metà dell'Ottocento in inglese la parola thug aveva assunto il significato di "delinquente", "tagliagole".
Le vittime strangolate venivano fatte a pezzi per l'offerta alla dea Kalì che, essendo protettrice dei più deboli, richiedeva però di risparmiare donne, ciechi, storpi e paria.
Al termine delle razzie, i settari si riunivano per celebrare il Tuponee, una sorta di banchetto rituale a base di gur, lo zucchero di canna grezzo che, dopo la preghiera pronunciata dal capobanda, veniva in parte sotterrato in onore della dea Kalì e in parte distribuito ai partecipanti all'assassinio.
I thug erano superstiziosi e consideravano presagi di sventura un serpente che attraversava la strada, un ululato di un lupo o il raglio di un asino.
Possedevano un codice segreto chiamato ramasi con cui comunicavano.
Per esempio il poggiare una mano sulla bocca significava che non vi erano pericoli, mentre avvicinarla alla gola significava che qualcuno si stava avvicinando.
Il codice era tramandato da padre a figlio solo quando questi a dieci - dodici anni era iniziato alla setta.
La distruzione della setta
William Sleeman, vice-governatore, lanciò nel 1830 un'intensa campagna che comprendeva una caccia di fatto agli appartenenti al culto e che prevedeva pesanti interrogatori ai prigionieri (a cui veniva promessa anche la libertà in cambio di informazioni).
Nel giro di 7 anni il culto si ridusse notevolmente e si estinse completamente nel giro di pochi anni.
È impossibile sapere quando la setta smise di esistere, tuttavia è dato per certo che nel 1890 il culto era già completamente estinto. In realtà la maggior parte delle storie sulla distruzione della fantomatica setta provengono da racconti riportati da ufficiali britannici al servizio dello stesso Sleeman e che non trovano fondamenti certi.
Gli storici tuttavia ritengono le storie sui Thug paragonabili alle tesi che portarono all'Inquisizione, fornendo uno strumento agli ufficiali britannici di poter assoggettare e distruggere legalmente, agli occhi dell'opinione pubblica, qualsiasi possibile forma di resistenza al colonialismo del Regno Unito.
Il mistero di Nemrut Dagi, re Antioco I e i tre Magi
Turchia Sud-Orientale.
Sulla cima di un'arida montagna chiamata Nemrut Dagi, alta circa 2.100 metri, giacciono le rovine del regno perduto di Commagene. Qui, nel 62 a.C., re Antioco I costruisce un misterioso santuario reale: vengono costruite colossali statue di aquile e leoni, di dei greci e persiani, oltre a due enormi sculture rappresentanti lo stesso re. "Quello che Antioco stava cercando di fare era produrre una sintesi, una nuova versione delle vecchie religioni e ciò che fece, in sostanza, fu vestire gli dei persiani come quelli greci.
E' così che si ottiene la sintesi delle divinità dei due popoli." Adrian Gilbert
"Costruì una colossale statua di se stesso tra gli dei. Credo perché supponesse che sarebbe realmente salito in cielo e alla fine sarebbe stato tra loro."
Dott. Donald Sanders Archeologo
Il picco a forma conica è il punto più elevato del regno di re Antioco. Alto più di 45 metri e largo più di 150, viene creato dall'uomo con l'uso di innumerevoli pietre calcaree e si dice sia il luogo dove è sepolta la tomba del re.
I ricercatori credono che il monumento in origine venga costruito con due grandi spiazzi.
Quello sul lato orientale è usato per celebrare il compleanno di re Antioco, quello sul lato occidentale viene utilizzato per commemorare nel 62 a.C. il giorno in cui Antioco diventa capo di una società segreta.
"Credo volesse simbolizzare il monte Olimpo, la casa degli dei. Perché ci sono molte divinità e una vetta sopra di loro.
E' simbolico, un palcoscenico per compiere determinati rituali e celebrazioni." Adrian Gilbert
"Inoltre nella stele in rilievo rappresenta se stesso nell'atto di stringere la mano a tutti gli dei, come se lo riconoscessero come uno di loro e gli dessero il benvenuto nell'aldilà."
Dott. Donald Sanders Archeologo
Misteriosamente, sia il cantiere che il regno vengono abbandonati nel I secolo d.C. e ad oggi la leggendaria camera funeraria non è stata ritrovata. Rimane però un'altra domanda: perché re Antioco costruisce questo enorme e misterioso santuario monumentale? Secondo i ricercatori le prove che si trovano a Nemrut Dagi suggeriscono che il re conosca e nutra un profondo interesse per l'astrologia.
"Un esempio dell'avanzata conoscenza dell'astronomia che possedevano è ad esempio l'oroscopo del Leone, che ci fornisce una data molto precisa. Sappiamo che, in una delle sculture, la posizione delle stelle sul corpo dell'animale corrisponde alla posizione della costellazione del Leone descritta in un libro di Eratostene, un astronomo greco di Alessandria che scrisse un libro sulle stelle."
Adrian Gilbert
La disposizione delle stelle sull'oroscopo del Leone rappresenta la costellazione del Leone visibile in cielo nel luglio del 62 a.C., una configurazione che non si presenterà più per
25.000 anni. Un'ulteriore prova di questa eccezionale conoscenza delle stelle si trova in un vicino condotto che Antioco scava nella montagna.
"Il condotto passa lungo il versante della montagna, fa un angolo di 35° in orizzontale ed è lungo circa 150 metri. Non c'è nulla in fondo."
Adrian Gilbert
Le analisi effettuate dai computer rivelano che in 2 giorni dell'anno i raggi del sole illuminano il fondo del condotto, una volta quando si allinea con la costellazione del Leone, e una volta quando si allinea con Orione.
"Ora, questo punto nel cielo è molto interessante perché è quello in cui il Sole incrocia la Via Lattea, la nostra galassia. Per il mondo antico era considerata una delle porte che conducevano in cielo, che si trovano nel punto in cui le stelle si intersecano a nord e a sud. C'erano due porte per il cielo, perciò quel passaggio sarebbe stato il luogo per cui l'anima del re sarebbe ritornata nell'aldilà attraverso l'accesso al cielo."
Adrian Gilbert
Dal momento che non vengono ritrovati né la tomba di re Antioco né i suoi resti, è possibile che il re viaggi davvero verso le stelle attraverso una porta celeste, come sostengono i teorici degli Antichi Astronauti? I ricercatori ritengono che re Antioco studi insieme a una setta sacerdotale di astrologi orientali, chiamati i Magi, che si dice che siano in grado di predire e addirittura manipolare gli eventi, grazie alla loro conoscenza delle stelle.
"I Magi erano dei famosi sacerdoti del lontano Oriente che possedevano un'avanzata conoscenza astronomica. E' risaputo che la maggior parte degli astronomi del vicino Oriente, soprattutto dell'antico Iraq, i Sumeri, registrarono eventi che ebbero luogo nei cieli per centinaia di migliaia di anni. Queste informazioni erano conservate su tavolette di pietra, custodite come se fossero sacre e passate esclusivamente al sommo sacerdote."
Jason Martell
Secondo il Vangelo di Matteo nel Nuovo Testamento, sono tre i Magi che seguono i segni celesti e le stelle fino al luogo in cui nasce Gesù a Betlemme. Una coincidenza?
"La cosa interessante di questa storia è che la stella di Betlemme non fu usata come punto di navigazione. Si afferma chiaramente che guidò i saggi verso il luogo di Cristo. Una stella non può guidare qualcuno, può soltanto essere usata come punto di navigazione, quindi questo fa nascere l'idea che la stella fosse un UFO."
Jason Martell
E' possibile che Antioco sia di fatto uno dei Magi che apprende la conoscenza celestiale da fonti extraterrestri? Se così fosse, il santuario monumentale di Nemrut Dagi può essere un luogo costruito per contattare i viaggiatori delle stelle? La risposta potrebbe trovarsi tra le rovine di Nemrut Dagi. "La testa di Antioco, che era un sacerdote, è posizionata sulla statua associata a Mercurio, questo perché Mercurio è il pianeta dell'iniziazione dei sacerdoti. Perciò si crede che sia stata modellata a sua immagine e che sia lui quello che se ne sta seduto fiero fra gli dei, ma in realtà è un codice per dire che lui è un sacerdote."
Adrian Gilbert
Annessi dai Romani nel I secolo d.C., re Antioco e la sua corte iniziano a disperdersi in tutta la regione, o vennero dispersi... Secondo i teorici degli Antichi Astronauti usano una porta celeste per partire verso un regno lontano. Un'idea audace? Forse.
umberto gaetani
L'hashish
L'hashish o hascisc è una sostanza stupefacente psicotropa derivata dalle infiorescenze femminili della pianta di Cannabis (canapa è il nome comune) i cui effetti sono dovuti principalmente al Δ9-THC in essa contenuto (in quantità maggiore rispetto alla marijuana).
In Italia l' Hashish viene gergalmente chiamato "fumo". Il nome deriva dall'arabo ﺣﺸﻴﺶ ḥašīš "erba", mentre secondo un'ipotesi diffusa nella vulgata comune,deriva da un gruppo di devoti ismailiti, che di hashish avrebbero fatto uso, ﺣﺸﺎﺸﻴﻦ, ḥaššāšīn, da cui deriverebbe la parola "assassino"
Si dice infatti che il "Vecchio della montagna", capo del gruppo, portasse i futuri sicari in un giardino meraviglioso, dove gli somministrava un infuso di hashish e mentre erano inebriati gli offriva ogni tipo di delizie; poi diceva loro che sarebbero potuti tornare in quel giardino solo come premio, se avessero seguito i suoi ordini, portando a termine gli omicidi politici di cui si erano fatte promotrici le organizzazioni di Alamūt e di Masyaf.
Gli Al-Hashishin o Nizariti, come si chiamavano tra loro, furono attivi per 200 anni. Erano musulmani sciiti, e il loro scopo era rovesciare il califfo sunnita (una sorta di sovrano musulmano). Gli Assassini consideravano il regime di Baghdad decadente, ridotto a fantoccio dei turchi.
La setta fu fondata nel 1090 da Hasan ibn al-Sabbah, vecchio della montagna o gran maestro un filosofo mistico, innamorato della poesia e della scienza. l'Imam cui dovevano cieca obbedienza Gli Assassini Il nome deriva da ḥaššāšīn, cioè mangiatore di hashish,si sistemarono ad Alamut, una fortezza impenetrabile nelle montagne a sud del Mar Caspio che ospitava un'importante biblioteca e splendidi giardini.
Fu però la strategia politica di Hasan a dare fama alla setta. egli decise che avrebbero potuto esercitare un'enorme influenza usando una semplice arma: il terrore. Vestiti da mercanti e da religiosi selezionavano e uccidevano le loro vittime in pubblico, di solito alla preghiera del venerdì, dentro la moschea. Non erano esplicitamente delle missioni, ma quasi sempre gli attentatori rimanevano uccisi. L’hashish veniva usato come eccitante e stimolante dai suoi aderenti, specialmente da quelli che dovevano compiere delitti su commissione: "assassino", infatti, da allora significa omicida".
Riuscirono benissimo in ciò che si erano prefissati: eliminare sistematicamente tutti i principali leader del mondo musulmano e distrussero con efficacia qualunque difesa araba contro le Crociate occidentali.
A sconfiggerli fu infine, per ironia della sorte, esattamente ciò che sconfiggeva i loro avversari. Nel 1256 Hulagu Khan raccolse il più grande esercito mongolo che si fosse mai visto. I mongoli marciarono verso ovest e distrussero il centro di potere degli Assassini ad Alamut, prima di mettere a ferro e fuoco Baghdad nel 1258.
Allora Baghdad era la più bella e civilizzata città del mondo. Morì un milione di civili, e finirono tanti di quei libri nel Tigri che il fiume diventò nero d'inchiostro. Da quel momento, la città sarebbe rimasta un cumulo di rovine per centinaia di anni.
Hulagu spazzò via califfi e assassini. Portò l'Islam in Egitto e poi se ne tornò a casa, dove morì, in perfetto stile mongolo, nel corso di una guerra civile.
In Italia l' Hashish viene gergalmente chiamato "fumo". Il nome deriva dall'arabo ﺣﺸﻴﺶ ḥašīš "erba", mentre secondo un'ipotesi diffusa nella vulgata comune,deriva da un gruppo di devoti ismailiti, che di hashish avrebbero fatto uso, ﺣﺸﺎﺸﻴﻦ, ḥaššāšīn, da cui deriverebbe la parola "assassino"
Hasan ibn al-Sabbah, |
Fu però la strategia politica di Hasan a dare fama alla setta. egli decise che avrebbero potuto esercitare un'enorme influenza usando una semplice arma: il terrore. Vestiti da mercanti e da religiosi selezionavano e uccidevano le loro vittime in pubblico, di solito alla preghiera del venerdì, dentro la moschea. Non erano esplicitamente delle missioni
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