martedì 29 gennaio 2013
I ricercatori affermano che la nostra intelligenza è in diminuzione
Nonostante le scoperte scientifiche e gli avanzamenti tecnologici, l'uomo duemila anni fa era molto più intelligente di oggi e, almeno da un punto di vista evoluzionistico, sarebbe ormai sul viale del tramonto. A dirlo è Gerald Crabtree, genetista alla Stanford University (California) che ha condotto uno studio pubblicato dalla rivista Trends in Genetics su come si sia modificato il patrimonio genetico e intellettivo del genere umano. Il responso non è confortante: i nostri giorni migliori sarebbero già passati.
Alla base del pensiero di Crabtree, racconta il Guardian, c’è un’idea molto semplice. Ancora prima dell’invenzione dell’agricoltura e della scrittura, quando l’uomo viveva ancora di ciò che riusciva a cacciare, chi compiva un passo falso semplicemente soccombeva alle dure leggi della natura. Ad andare avanti e a riprodursi erano i più forti e più intelligenti. Oggi però non è più così. Con tutta probabilità, la nostra forza intellettuale ha cominciato a calare proprio con l’invenzione dell’agricoltura e con il sorgere delle prime comunità stanziali.
Spiega Crabtree: "Un cacciatore che non riusciva a procacciarsi il cibo o un rifugio moriva insieme alla sua progenie, mentre oggi un funzionario di Wall Street che commette un errore concettualmente simile riceverà comunque un bonus finanziario e probabilmente verrà considerato un potenziale partner da più donne. La selezione estrema è una cosa che appartiene al passato".
E quindi, in quale tempo si colloca l’apice dell’umanità? Crabtree non ha dubbi: dopo aver studiato il corredo genetico degli uomini nelle varie epoche, è emerso che l’uomo avrebbe subito numerose variazioni negli ultimi 3.000 anni: una spirale discendente che ha portato l’umanità verso un progressivo e ineluttabile istupidimento genetico nell’arco di 120 generazioni.
Non a caso, infatti, la storia incorona il tempo della Grecia classica come uno dei periodi più intellettualmente fecondi della storia dell’umanità, secoli che hanno fissato i cardini delle società occidentali moderne, fondamenti che si sono tramandati fino ai nostri giorni. "Siamo una specie sorprendentemente fragile dal punto di vista intellettuale – scrive ancora Crabtree – e probabilmente abbiamo raggiunto il nostro picco di intelligenza tra i 6.000 e i 2.000 anni fa. È sufficiente che la selezione naturale diventi meno severa che subito il nostro patrimonio intellettuale si indebolisce".
La tesi dello scienziato californiano potrebbe essere presto confutata da altri studi, tuttavia Crabtree chiude la ricerca con una nota positiva: anche se il nostre genoma sembra diventare ogni giorno più fragile, la nostra società può contare su un forte sistema di trasmissione delle conoscenze che, diversamente rispetto al passato, riesce a diffondere la cultura velocemente e in modo capillare.
"Entro 3000 anni da oggi, è probabile che tutti gli esseri umani saranno stati sottoposti almeno a due ulteriori mutazioni genetiche che ridurranno la stabilità intellettuale ed emotiva, ma è molto probabile che la scienza progredirà a tal punto da essere in grado di risolvere il problema", ha puntualizzato il prof. "Non c'è bisogno di immaginare un giorno in cui non potremo più comprendere il problema, o contrastare la lenta decadenza nei geni alla base del nostro benessere intellettuale, o di avere visioni della popolazione mondiale guardando tranquillamente le repliche su televisori che non si potranno più costruire".
Un incanto chiamato musica
Ci sono melodie che entrano dentro , ti sfiorano, ti accarezzano, ti avvolgono in un abbraccio morbido e vellutato...e tu stai lì , immobile.Ascolti, respiri, chiudi gli occhi e...ti lasci andare in quell'incanto chiamato musica
Il Lago Verde: un parco sommerso dall’acqua in Austria
Water Level 8.0 m from globaldivemedia.com on Vimeo.
Uno dei fenomeni naturalistici più sorprendenti che siano mai stati documentati. Si tratta del Grüner See (il Lago Verde) in Austria, un lago verde che si forma ogni anno a seguito dello scioglimento dei ghiacciai, le cui acque affluiscono in questa conca: un vero e proprio parco sommerso, per la gioia dei sub. Nei mesi invernali, infatti, la conca del Grüner See è asciutta e ricoperta di vegetazione: ma, quando in primavera le temperature iniziano a salire e far sciogliere i ghiacciai, questa conca viene sommersa, formando un lago provvisorio, che prende il nome dalla particolare colorazione verde che gli viene conferita dalla vegetazione del luogo. Durante l’estate il lago comincia ad evaporare, per poi asciugarsi totalmente in autunnno.
La funivia di Tatev
La funivia di Tatev, nota anche col nome di Wings of Tatev (Ali di Tatev), è una funivia a va e vieni lunga 5,7 km che collega il villaggio di Halidzor al monastero di Tatev nell'Armenia meridionale.
La stazione di partenza di Halidzor, situata a 1.546 metri sul livello del mare, è separata da quella di arrivo nei pressi del monastero di Tatev (1537 m s.l.m.) dal canyon del fiume Vorotan, largo 2,7 km e profondo circa 500 m.
La funivia è costituita da una singola sezione di 5.750 m, molto superiore ai 4.467 m del Sandia Peak Tramway di Albuquerque, New Mexico, Stati Uniti. Risulta quindi essere la funivia aerea più lunga del mondo.
La funivia è stata inaugurata il 16 ottobre 2010.
La funivia viaggia ad una velocità di 37 chilometri all'ora e un viaggio di sola andata dura 11 minuti. Nel punto più alto sopra la gola, la cabina viaggia ad una altezza di 320 m dal suolo.
Ha due cabine, ognuna capace di trasportare fino a 25 passeggeri.
Il 23 ottobre 2010 è stata registrata ufficialmente nel Guinness World Records
Il bisonte europeo
Il Bisonte Europeo (Bison bonasus) è uno di quei grandi mammiferi che hanno pagato caro le conseguenze del disboscamento: è questo, infatti, il motivo originario della sua estinzione per quanto riguarda la popolazione selvatica. Animale antichissimo, è stato presente dalla preistoria (spesso lo troviamo raffigurato nei graffiti delle caverne) fino all'XI secolo in modo massiccio in tutte le foreste europee, dalle isole britanniche, alla Scandinavia fino al Peloponneso e giù ancora verso il Nord Africa e l'Asia sud occindentale.
Assurdamente devIl bisonte europeoe la sua salvezza al fatto che, dal punto di vista venatorio, rappresentava un trofeo estremamente ambito e riservato ai Re ed ai potenti d'Europa.
Più elegante e più alto del "cugino" americano, è facilmente distinguibile da quest'ultimo anche per la differenza decisamente meno marcata tra quarti posteriori ed anteriori, per la testa più piccola con corna maggiormente sviluppate e per il manto meno fitto e di un colore più chiaro.
Come la maggior parte dei Bovidi, è un animale gregario, ma, a differenza del Bisonte Americano ed a causa della conformazione delle foreste europee, i branchi non superano mai la decina di individui.
Dicevamo che la causa primaria della sua estinzione è stata l'opera dell'uomo nella deforestazione. In effetti, grazie alla sua mole, è praticamente privo di nemici naturali ed anche i cuccioli, protetti costantemente dalle madri, difficilmente diventano bersaglio di grandi predatori, come l'orso, o di quelli che agiscono in branco, come i lupi. Dal punto di vista strutturale, poi, il Il Bisonte Europeo è perfettamente attrezzato per resistere ai climi rigidi ed a camminare nella neve alta grazie all'ampia superficie dei suoi zoccoli.
Il periodo degli amori va da agosto-settembre, periodo nel quale i combattimenti tra maschi per la conquista della femmina (e la possibilità di tramandare il proprio patrimonio genetico) sono violenti ma mai estremi. La maturità sessuale in entrambi i sessi è raggiunta dopo il secondo anno di vita.
E' un animale parco per quanto riguarda l'alimentazione: assolutamente erbivoro, per sopravvivere e riprodursi gli bastano cortecce, licheni, o poche erbe anche ingiallite.
Dopo una gestazione di circa nove mesi viene solitamente dato alla luce un cucciolo di circa 40 Kg. L'allattamento dura oltre sei mesi.
E' la foresta-parco di Bialowieza l'unico luogo in Europa che ancora ospita questo splendido mammifero, foresta che con i suoi 124.000 ettari è ormai la più grande d'Europa e dà rifugio e sicurezza a 1.000 specie di piante superiori e centinaia di muschi, licheni e funghi oltre a rarissimi ormai esemplari di uccelli (l'allocco degli urali, ad esempio), 62 specie di mammiferi tra cui anche il tarpan, progenitore del cavallo.
Tanto preziosa, la foresta-parco di Bialowieza da venir dichiarata nel 1977 Riserva della Biosfera dell'Unesco e nel 1979 patrimonio dell'umanità
I 3.000 esemplari di Bisonte Europeo presenti in quest'area sono i discendenti dei sette esemplari rimasti in tutta Europa negli anni '30: quindi se il pericolo di estinzione in questo momento è leggermente meno pressante, rimane grave la modesta variabilità genetica di quei 3.000 esemplari, tutti consanguinei da 80 anni almeno.
Amore
Basterebbe che gli uomini credessero alla necessità di adempiere all'unico comandamento dell'Amore, così come essi credono oggi alla necessità di compiere questi o quei sacramenti, queste o quelle preghiere; basterebbe che così come credono oggi alla necessità delle loro scritture, dei loro templi, delle raffigurazioni incise sui calici, essi credessero che esiste al mondo un solo santuario indubitabile, l'uomo, e che l'unica cosa che l'uomo non può e non deve profanare e offendere sia ancora e sempre l'uomo stesso, il portatore del principio divino, e diverrebbero impossibili non soltanto le esecuzioni capitali e le guerre ma anche tutte le violenze che l'uomo può fare all'uomo.
-Lev Tolstoj-
Sauri delle Dolomiti
Fino a trenta anni fa, nessun paleontologo avrebbe mai pensato di trovare tracce di dinosauri nell'area dolomitica.
L´apparente mancanza di dinosauri sul territorio fu spiegata con la ricostruzione paleo ambientale che collocava l´area dell'odierna Italia in un vasto mare (la Tetide), in parte profondo, in cui crescevano barriere coralline e si depositarono marne e limi - però nessuna estesa terraferma che poteva ospitare dinosauri.
Ma nel 1941 il paleontologo tedesco Friedrich von Huene descrisse una piccola impronta tridattila (lunga 6-7cm) ritrovata in sedimenti di delta fluviale sui Monti Pisani presso Agnano (Toscana), datata a 230 milioni di anni.
Huene chiamo l´icnospecie appropriatamente Coelurosaurichnus toscanus e la attribuì a un ceratosauride di piccole dimensioni.
L´icnofossile fu esposto nel Museo di Geologia e Paleontologia di Firenze e si dovette aspettare fino al 1985 per ampliare questa prima collezione di dinosauri italiani.
Negli ultimi decenni le rocce delle Dolomiti hanno restituito una incredibile varietà di resti di vertebrati - infatti sono state scoperte le più antiche orme di anfibi delle Alpi, le più lunghe camminate di dinosauri di tutta Europa ed i più antichi rettili volanti del Mondo.
Oggi i Lavini di Marco nei pressi di Rovereto comprendono diverse centinaia di orme visibile su un strato scoperto dalla frana, le più belle impronte possono essere trovate nel "Colatoio Chemini", dedicato al scopritore del sito Luciano Chemini.
Le moderne ricostruzioni dell´antica regione delle Dolomiti (e l´Italia) vedono un ampio arcipelago d'isole anche di grandi dimensioni, con sufficiente biomassa per garantire la sopravvivenza di popolazioni di dinosauri con tanto di predatori, collegati tra di loro da vaste zone tidali, che rendevano possibile una migrazione dei dinosauri tra le terre emerse e la conservazione delle loro piste nei fanghi e limi carbonatici depositati.
Scritto da David Bressan
L´apparente mancanza di dinosauri sul territorio fu spiegata con la ricostruzione paleo ambientale che collocava l´area dell'odierna Italia in un vasto mare (la Tetide), in parte profondo, in cui crescevano barriere coralline e si depositarono marne e limi - però nessuna estesa terraferma che poteva ospitare dinosauri.
Ma nel 1941 il paleontologo tedesco Friedrich von Huene descrisse una piccola impronta tridattila (lunga 6-7cm) ritrovata in sedimenti di delta fluviale sui Monti Pisani presso Agnano (Toscana), datata a 230 milioni di anni.
Huene chiamo l´icnospecie appropriatamente Coelurosaurichnus toscanus e la attribuì a un ceratosauride di piccole dimensioni.
L´icnofossile fu esposto nel Museo di Geologia e Paleontologia di Firenze e si dovette aspettare fino al 1985 per ampliare questa prima collezione di dinosauri italiani.
Negli ultimi decenni le rocce delle Dolomiti hanno restituito una incredibile varietà di resti di vertebrati - infatti sono state scoperte le più antiche orme di anfibi delle Alpi, le più lunghe camminate di dinosauri di tutta Europa ed i più antichi rettili volanti del Mondo.
Oggi i Lavini di Marco nei pressi di Rovereto comprendono diverse centinaia di orme visibile su un strato scoperto dalla frana, le più belle impronte possono essere trovate nel "Colatoio Chemini", dedicato al scopritore del sito Luciano Chemini.
Le moderne ricostruzioni dell´antica regione delle Dolomiti (e l´Italia) vedono un ampio arcipelago d'isole anche di grandi dimensioni, con sufficiente biomassa per garantire la sopravvivenza di popolazioni di dinosauri con tanto di predatori, collegati tra di loro da vaste zone tidali, che rendevano possibile una migrazione dei dinosauri tra le terre emerse e la conservazione delle loro piste nei fanghi e limi carbonatici depositati.
Scritto da David Bressan
Onore a un grande uomo: Spencer West ,il guerriero senza gambe
Il sogno di una vita ha prevalso sulla malattia genetica.
Spencer West, senza arti inferiori è riuscito a conquistare la vetta del Kilimangiaro che,con i suoi 5.895 metri si classifica come la montagna più alta del Continente africano.
L’americano ha percorso l’80% della salita con le proprie mani. Nel corso dell’impresa, il 31enne scalatore con una doppia amputazione ha raccolto mezzo milione di dollari da devolvere in beneficenza.Spenser è nato con una rara malattia genetica, nota come regressione caudale, un disturbo dello sviluppo dei segmenti spinali distali unilaterali. Ha perso gli arti inferiori all’età di cinque anni. La sua altezza, che raggiunge i 78 centimetri, non gli ha impedito di realizzare i propri sogni.
Spencer West, nato in Wyoming e trasferitosi a Toronto (Canada), oggi viaggia da uno Stato all’altro come oratore motivazionale. Nella settimana del 18 giugno 2012, dopo otto giorni di marcia con due scalatori, i migliori amici David Johnson e Alex Meers, ha raggiunto la cima del Kilimangiaro.
«Una volta in vetta è stato incredibile», ha scritto il 31enne sul suo blog. «Ci siamo guardati attorno e abbiamo realizzato di avercela finalmente fatta dopo una settimana estenuante di arrampicata, 6 mila metri di sangue, sudore, lacrime e, diciamocelo, anche vomito».
Nonostante la preparazione dell'uomo fosse durata oltre un anno, anche con l’aiuto di un personal trainer, «l'esperienza si è rivelata più difficile di quanto immaginato», ha raccontato Spencer all'emittente canadese Ctv.
Nelle sue condizioni ha dovuto sopportare dolori massacranti alla schiena, alle dita, ai gomiti. La missione sul Kilimangiaro, chiamata «Redefine Possible», puntava a raccogliere 750 mila dollari per l'organizzazione benefica Free the Children che aiuta i bambini nei Paesi più svantaggiati a uscire dalla povertà e dallo sfruttamento.
All'altare del dio denaro ogni misfatto è legalizzato
Sono diverse la grandi compagnie petrolifere che starebbero in questa lista, ma la Chevron merita un posto d’eccezione.
Tra il 1972 e il 1993 la Chevron (allora Texaco) ha riversato 18 miliardi di galloni di acqua tossica nei boschi tropicali dell’Ecuador senza intervenire minimamente, distruggendo i mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e facendo ammalare le popolazioni indigene.
Nel 1998 la Chevron ha contaminato anche gli Stati Uniti, la città di Richmond (California) ha querelato la compagnia per smaltimento illegale di sostanze inquinanti senza aver effettuato il trattamento delle acque reflue, contaminando così le forniture di acqua.
Lo stesso è accaduto nello New Hampshire nel 2003.
La Chevron è stata responsabile della morte di diversi nigeriani che hanno protestato contro l’impresa per la sua presenza e per lo sfruttamento del delta nigeriano.
La compagnia ha pagato la milizia locale conosciuta per i suoi abusi contro i diritti umani, per mettere a tacere le proteste, fornendo loro perfino elicotteri e barche.
I militari aprirono il fuoco contro i manifestanti, e rasero poi al suolo i loro villaggi.
Tra il 1972 e il 1993 la Chevron (allora Texaco) ha riversato 18 miliardi di galloni di acqua tossica nei boschi tropicali dell’Ecuador senza intervenire minimamente, distruggendo i mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e facendo ammalare le popolazioni indigene.
Nel 1998 la Chevron ha contaminato anche gli Stati Uniti, la città di Richmond (California) ha querelato la compagnia per smaltimento illegale di sostanze inquinanti senza aver effettuato il trattamento delle acque reflue, contaminando così le forniture di acqua.
Lo stesso è accaduto nello New Hampshire nel 2003.
La Chevron è stata responsabile della morte di diversi nigeriani che hanno protestato contro l’impresa per la sua presenza e per lo sfruttamento del delta nigeriano.
La compagnia ha pagato la milizia locale conosciuta per i suoi abusi contro i diritti umani, per mettere a tacere le proteste, fornendo loro perfino elicotteri e barche.
I militari aprirono il fuoco contro i manifestanti, e rasero poi al suolo i loro villaggi.
Il circo nell'antica Roma
Nell'antica Roma, il circo era il luogo nel quale si disputavano le gare di corsa dei cavalli.
Il nome deriva dal latino circus, "cerchio", perché il percorso di gara aveva la forma di un anello.
Il percorso di gara aveva il fondo in sabbia (in latino arena) ed era costituito da due rettilinei paralleli, separati da una balaustra (chiamata "spina") che correva nel mezzo e raccordati da due strette curve a 180 gradi. All'interno di ciascuna curva, all'estremità della spina, vi era una colonna, chiamata meta, intorno alla quale i corridori dovevano girare.
La distanza tra le due mete era tipicamente di uno stadio (circa 200 metri), ma nei circhi più grandi poteva essere maggiore.
La pista aveva quindi complessivamente la forma di un rettangolo molto allungato: uno dei due lati corti era arrotondato, mentre lungo l'altro si allineavano i carceres, ovvero i box dai quali prendevano il via i carri.
Su tutto il resto del perimetro erano costruite le gradinate per il pubblico. Situato solitamente più o meno al centro dell'emiciclo delle gradinate c'era il pulvinar: la tribuna d'onore.
L'edificio che ospitava i carceres era spesso monumentale, costituito da due torri, unite da una facciata solenne, e dai vari locali di servizio.
Tra queste torri da portare come esempio quella rimasta del circo di Milano, a lungo creduta di origine medievale, divenuta il campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore alto 16,60 m. I circhi erano degli edifici molto imponenti e fastosi.
Il leggendario circo di Costantinopoli era ornato con capolavori presi spogliando tutto il mondo conosciuto: per portare tre esempi, la spina era ornata da vari oggetti preziosi, tra cui l'enorme obelisco trasportato da Karnak, in Egitto, e ancora oggi ben visibile a Istanbul. Vi era anche la colonna con i serpenti di bronzo dorato presa dal tempio di Apollo di Delfi. Sopra la tribuna imperiale vi era il gruppo dei cavalli di origine incerta (forse fusi all'epoca di Domiziano) ma ora a Venezia, dove sono stati spostati nel 1204 per ornare la facciata della Basilica di San Marco.
Nell'antica Roma non si svolgevano corse di cavalli montati. Seguendo l'usanza greca (che risaliva a parecchi secoli prima di Cristo, come attesta l'Iliade), i cavalli venivano invece aggiogati a un carro a due ruote guidato da un auriga ("guidatore").
La biga era un carro trainato da due cavalli; la quadriga da quattro. È famosissima la corsa di quadrighe rappresentata nel film Ben-Hur.
La partenza avveniva aprendo cancelli o catene e dando il via libera ai carri che potevano passare dai carceres all'arena. La corsa si svolgeva di solito su sette giri di pista. Il percorso era sempre in senso antiorario. Sulla "spina" vi era una fila di segni (di solito uova di pietra o delfini). A ciascun giro veniva fatta cambiare posizione a uno di questi segni. Gli spettatori potevano così tenere il conto del giro a cui si era.
Naturalmente vinceva il carro che arrivava primo alla fine dei giri prestabiliti. Vi era un sistema per correggere il percorso più lungo che avevano davanti i carri che erano all'esterno.
La vincita non corrispondeva solo nella proclamazione e nella gloria che ne derivava, ma anche in un premio tangibile: i migliori aurighi diventavano famosi, ma guadagnavano anche grandi somme, come i moderni campioni dello sport.
Di solito gli anfiteatri erano posti fuori le mura o in periferia, per facilitare l'accesso e il deflusso degli spettatori e carri (es. con bestie e materiali scenografici) che provenivano da altri luoghi.
Invece i circhi avevano una posizione tipica affiancata al palazzo imperiale, in modo che l'Imperatore e la sua corte potessero recarvisi direttamente, senza uscire per strada.
Non erano moltissime le città che avevano un circo, perché la sua costruzione, l'area necessaria (più sopra si diceva che erano in piena città) e soprattutto il mantenimento delle scuderie erano molto costosi.
Tuttavia sono famosi i circhi di Alessandria, di Milano, di Aquileia, di Antiochia e di altre grandi città, soprattutto in oriente. Ma i circhi più celebri sono quelli di Roma (il maggiore è il Circo Massimo) e quello (successivo) di Costantinopoli.
Quest'ultimo circo fu edificato quando ormai gli edifici stavano perdendo la loro funzione originaria, e divenne il luogo utilizzato (oltre che per i giochi) per l'acclamazione dell'Imperatore, per le assemblee popolari, era il luogo dove si verificavano tumulti e sommosse anche cruente, e dove si svolgevano feste e celebrazioni varie, tra le quali si possono annoverare anche delle condanne a morte in forma di rappresentazione sacra (ad esempio, mettendo l'indiziato o il condannato dentro un forno ricostruito meticolosamente come quello dedotto dalla Bibbia nel Libro di Daniele, dove si narra dei tre fanciulli gettati in una fornace per ordine di Nabucodonosor.
Nel circo di Costantinopoli avvenivano la cerimonia di acclamazione dell'Imperatore, gli atti solenni e le trattative dell'Imperatore con la folla (es. nel 512 Anastasio dalla tribuna si tolse il diadema, si disse disposto ad abdicare se gli veniva indicato un successore. La folla lo riconfermò).
Altro episodio famoso la rivolta della Nika, che prese le mosse dalle fazioni del circo, che chiedevano all'unisono la rimozione di alcuni funzionari, e alla fine -nella sua repressione- costò la vita a 30.000 persone).
Vi si celebravano anche i trionfi (come quello di Belisario), insomma tutte le cerimonie ufficiali pubbliche. Le classiche quattro fazioni alba (bianca), prasina (verde), russata (rossa), veneta (azzurra) divennero una sorta di partiti politici, con diversa rappresentatività e diversa valenza sociale.
Le fazioni del circo a Costantinopoli videro la prevalenza di due "colori" (il verde e l'azzurro) e assunsero (oltre che connotazioni politiche) perfino quella di partigianerie religiose: la fazione dei verdi parteggiava per il Monofisismo. Gli azzurri era il "partito" dei grandi proprietari terrieri e dell'antica nobiltà, parteggiavano per i verdi soprattutto i mercanti e la burocrazia statale.
Il percorso di gara aveva il fondo in sabbia (in latino arena) ed era costituito da due rettilinei paralleli, separati da una balaustra (chiamata "spina") che correva nel mezzo e raccordati da due strette curve a 180 gradi. All'interno di ciascuna curva, all'estremità della spina, vi era una colonna, chiamata meta, intorno alla quale i corridori dovevano girare.
La distanza tra le due mete era tipicamente di uno stadio (circa 200 metri), ma nei circhi più grandi poteva essere maggiore.
La pista aveva quindi complessivamente la forma di un rettangolo molto allungato: uno dei due lati corti era arrotondato, mentre lungo l'altro si allineavano i carceres, ovvero i box dai quali prendevano il via i carri.
Su tutto il resto del perimetro erano costruite le gradinate per il pubblico. Situato solitamente più o meno al centro dell'emiciclo delle gradinate c'era il pulvinar: la tribuna d'onore.
L'edificio che ospitava i carceres era spesso monumentale, costituito da due torri, unite da una facciata solenne, e dai vari locali di servizio.
Tra queste torri da portare come esempio quella rimasta del circo di Milano, a lungo creduta di origine medievale, divenuta il campanile di San Maurizio al Monastero Maggiore alto 16,60 m. I circhi erano degli edifici molto imponenti e fastosi.
Il leggendario circo di Costantinopoli era ornato con capolavori presi spogliando tutto il mondo conosciuto: per portare tre esempi, la spina era ornata da vari oggetti preziosi, tra cui l'enorme obelisco trasportato da Karnak, in Egitto, e ancora oggi ben visibile a Istanbul. Vi era anche la colonna con i serpenti di bronzo dorato presa dal tempio di Apollo di Delfi. Sopra la tribuna imperiale vi era il gruppo dei cavalli di origine incerta (forse fusi all'epoca di Domiziano) ma ora a Venezia, dove sono stati spostati nel 1204 per ornare la facciata della Basilica di San Marco.
Nell'antica Roma non si svolgevano corse di cavalli montati. Seguendo l'usanza greca (che risaliva a parecchi secoli prima di Cristo, come attesta l'Iliade), i cavalli venivano invece aggiogati a un carro a due ruote guidato da un auriga ("guidatore").
La biga era un carro trainato da due cavalli; la quadriga da quattro. È famosissima la corsa di quadrighe rappresentata nel film Ben-Hur.
La partenza avveniva aprendo cancelli o catene e dando il via libera ai carri che potevano passare dai carceres all'arena. La corsa si svolgeva di solito su sette giri di pista. Il percorso era sempre in senso antiorario. Sulla "spina" vi era una fila di segni (di solito uova di pietra o delfini). A ciascun giro veniva fatta cambiare posizione a uno di questi segni. Gli spettatori potevano così tenere il conto del giro a cui si era.
Naturalmente vinceva il carro che arrivava primo alla fine dei giri prestabiliti. Vi era un sistema per correggere il percorso più lungo che avevano davanti i carri che erano all'esterno.
La vincita non corrispondeva solo nella proclamazione e nella gloria che ne derivava, ma anche in un premio tangibile: i migliori aurighi diventavano famosi, ma guadagnavano anche grandi somme, come i moderni campioni dello sport.
Di solito gli anfiteatri erano posti fuori le mura o in periferia, per facilitare l'accesso e il deflusso degli spettatori e carri (es. con bestie e materiali scenografici) che provenivano da altri luoghi.
Invece i circhi avevano una posizione tipica affiancata al palazzo imperiale, in modo che l'Imperatore e la sua corte potessero recarvisi direttamente, senza uscire per strada.
Non erano moltissime le città che avevano un circo, perché la sua costruzione, l'area necessaria (più sopra si diceva che erano in piena città) e soprattutto il mantenimento delle scuderie erano molto costosi.
Tuttavia sono famosi i circhi di Alessandria, di Milano, di Aquileia, di Antiochia e di altre grandi città, soprattutto in oriente. Ma i circhi più celebri sono quelli di Roma (il maggiore è il Circo Massimo) e quello (successivo) di Costantinopoli.
Quest'ultimo circo fu edificato quando ormai gli edifici stavano perdendo la loro funzione originaria, e divenne il luogo utilizzato (oltre che per i giochi) per l'acclamazione dell'Imperatore, per le assemblee popolari, era il luogo dove si verificavano tumulti e sommosse anche cruente, e dove si svolgevano feste e celebrazioni varie, tra le quali si possono annoverare anche delle condanne a morte in forma di rappresentazione sacra (ad esempio, mettendo l'indiziato o il condannato dentro un forno ricostruito meticolosamente come quello dedotto dalla Bibbia nel Libro di Daniele, dove si narra dei tre fanciulli gettati in una fornace per ordine di Nabucodonosor.
Nel circo di Costantinopoli avvenivano la cerimonia di acclamazione dell'Imperatore, gli atti solenni e le trattative dell'Imperatore con la folla (es. nel 512 Anastasio dalla tribuna si tolse il diadema, si disse disposto ad abdicare se gli veniva indicato un successore. La folla lo riconfermò).
Altro episodio famoso la rivolta della Nika, che prese le mosse dalle fazioni del circo, che chiedevano all'unisono la rimozione di alcuni funzionari, e alla fine -nella sua repressione- costò la vita a 30.000 persone).
Vi si celebravano anche i trionfi (come quello di Belisario), insomma tutte le cerimonie ufficiali pubbliche. Le classiche quattro fazioni alba (bianca), prasina (verde), russata (rossa), veneta (azzurra) divennero una sorta di partiti politici, con diversa rappresentatività e diversa valenza sociale.
Le fazioni del circo a Costantinopoli videro la prevalenza di due "colori" (il verde e l'azzurro) e assunsero (oltre che connotazioni politiche) perfino quella di partigianerie religiose: la fazione dei verdi parteggiava per il Monofisismo. Gli azzurri era il "partito" dei grandi proprietari terrieri e dell'antica nobiltà, parteggiavano per i verdi soprattutto i mercanti e la burocrazia statale.
Il Fuoco
Quest'ordine del mondo, che è lo stesso per tutti.
Non lo fece né uno degli dei, né uno degli uomini.
Ma è sempre stato ed è e sarà fuoco vivo in eterno. Che al tempo dovuto si accende e al tempo dovuto si spegne.
Eraclito
Iscriviti a:
Post (Atom)