mercoledì 10 luglio 2013
Enorme fioritura di alghe in Cina
In questa immagine, i residenti della città di Qingdao nella provincia dello Shandong, in Cina, stanno camminando lungo una spiaggia. Scherzi a parte, questa è una spiaggia.
A partire dal 2007, questa zona della Cina, una provincia sulla costa del Mar Giallo, ha cambiato aspetto per la presenza di enormi quantità di alghe verdi.
Le alghe, note anche come "lattuga di mare" non sono tossiche, ma soffoca la vita marina e allontana il turismo mentre comincia a decomporsi.
Notizie di stampa attuali descrivono la fioritura delle alghe come quasi 29.000 chilometri quadrati, più grande dello stato del Connecticut.
Questo fioritura è più grande di quella del 2008 che ha inciso i preparativi per le Olimpiadi, ma in realtà è più piccola della mostruosa fioritura del 2009.
Queste alghe si ritiene siano le più grandi che si verificano ovunque sulla Terra.
Anche se ci sono alcuni ovvi candidati quali il dilavamento da agricoltura che fornisce sostanze nutrienti come il fosforo e l'allevamento di alghe che si svolgono più a sud lungo la costa cinese, attualmente non esiste un'unica spiegazione del perché queste grandi fioriture di alghe stanno succedendo o cosa è cambiato nel 2007 causando la loro comparsa.
Saint Tropez
I primi abitanti di Saint- Tropez furono i coloni greci di Massalia, provenienti da Focea, che vi fondarono un piccolo emporio, dove scambiavano le loro merci coi nativi Galli.
L'insediamento prese il nome di Athenopolis e, con l'arrivo dei Romani mutò in Heraclea.
Sotto il regno di Nerone venne decapitato a Pisa San Torpè, martire cristiano semileggendario il cui corpo senza testa vuole la tradizione che sia stato posto su una barca senza rematori assieme ad un cane ed un gallo. Le correnti lo trascinarono fino ad Heraclea, dove divenne subito oggetto di devozione.
Con la caduta dell'Impero Romano i pirati saraceni iniziarono a saccheggiare senza freni le coste mediterranee e, proprio sulla riva opposta del Golfo di Saint Tropez, fondarono la loro base più importante, il Frassineto.
Il borgo venne più volte saccheggiato e le reliquie del santo, durante una scorribanda, vennero trafugate.
Gli abitanti, nonostante nel 972 il duca di Provenza Guglielmo avesse scacciato gli arabi dal Frassineto, fuggirono sulle colline, in piccoli villaggi fortificati. Rimaneva soltanto a presidio della città, ormai spopolata una torre, che ancora oggi domina il porto: la tour Suffren.
Nel 1436 Renato di Provenza si appella ad un nobile genovese, Raffaele di Garezzio, affinché ripopoli Saint Tropez. Così sessanta famiglie liguri fanno rinascere Saint Tropez, e come contropartita il duca s'impegna a non far pagar loro tasse, convenzione che durerà per duecento anni.
I nuovi abitanti fortificano il paese con possenti mura che ancora oggi si possono osservare. Nel corso degli anni il paese sarà più volte attaccato, sia dagli spagnoli che dagli inglesi, e subirà diverse devastazioni. Saint Tropez fu al centro dello sbarco alleato in Provenza nel 1944 e venne liberato il 15 agosto di quello stesso anno.
Anche se sino agli anni '50 era un semplice villaggio di pescatori, divenne un luogo di fama internazionale per essere stato lo sfondo di Piace a troppi, il film del 1957 che lanciò Brigitte Bardot come massimo sex symbol europeo, e per la celeberrima canzone Saint-Tropez Twist di Peppino Di Capri.
La stessa Brigitte Bardot acquisterà qualche anno più tardi una villa (la famosa Madrague, alla quale si è ispirata la canzone omonima cantata dalla stessa attrice) che costituirà un richiamo per il jet-set della Costa Azzurra.
Ancora oggi Saint-Tropez vanta di essere una meta prediletta dagli amanti delle folli notti estive a bordo di superyacht o in ville private da mille e una notte, senza dimenticare i numerosi locali notturni che da anni animano e affascinano visitatori occasionali o habituès.
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visitatelo ne vale veramente la pena ......è un ottimo consiglio credetemi
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Costumi da bagno fotovoltaici
Sistemi fotovoltaici da indossare: comodi, pratici e soprattutto green. E’ questa una idea eco sostenibile per tutti coloro che amano crogiolarsi al sole leggendo un buon libro oppure ascoltando musica. Parliamo infatti di costumi da bagno fotovoltaici, realizzati per la prima volta nel 2007 dalla tedesca Triumph.
L’invenzione vuole essere un segnale nella direzione dell’attenzione alle tematiche eco sostenibili e ambientali, tanto non solo da abbracciare la causa in senso figurato, ma da indossarla veramente. Lo spunto veniva dall’abitudine di tante ragazze di ascoltare la musica dell’iPod o del proprio lettore mp3 mentre si rilassavano sotto il sole e dalla connessa necessità di trovare una fonte di energia in grado di garantire durata alla carica delle batterie del riproduttore musicale.
Il primo costume da bagno fotovoltaico venne realizzato con la collaborazione della società tedesca Conergy, produttrice di moduli fotovoltaici, che ha offerto a Thriumph, nota azienda di lingerie, le conoscenze scientifiche e tecniche necessarie per realizzare il prodotto.
Il risultato é stato un costume a pezzo unico dall’aspetto sicuramente high tech, dal look elegante dotato di 200 celle fotovoltaiche in grado di produrre energia elettrica pari a 400 Watt che veniva erogata grazie una specifica porta USB che poteva essere collegata allo smartphone o a lettore mp3.
Molto più indossabile, e se vogliamo anche aggressivo, é il bikini sviluppato negli Stati Uniti quattro anni dopo su progetto del designer Andrew Schneider denominato “Solar Bikini”.
Con un aspetto metallizzato, il Solar Bikini venne realizzato con un rivestimento in una pellicola di silicio cui erano cucite, rigorosamente a mano, delle piccole celle fotovoltaiche in grado di produrre energia elettrica pari a 500 Watt, il 20% in più rispetto al costume di Thriumph. A sua volta l’energia prodotta veniva erogata per mezzo di una apposita porta USB.
Tuttavia entrambi i modelli hanno un limite comune: non sono utilizzabili in acqua. E questo, unito al prezzo elevato sono i due elementi che non hanno permesso a questo tipo di indumento di ottenere il dovuto successo.
La realizzazione degli stessi infatti é poco industrializzabile e deve essere eseguita a mano da esperte sarte. Opera questa che se da un lato denota la qualità e l’attenzione posta nel prodotto, dall’altro aumenta i costi rendendolo un prodotto destinato a un mercato di nicchia. E proprio il fatto di non riuscire a produrlo su larga scala limitando quindi i margini di guadagno ottenibili, ha poi bloccato gli investimenti nella ricerca, di per sé possibile, per rendere il costume da bagno fotovoltaico water resistent e dunque indossabile anche in acqua.
Daniela Di Pietro
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