martedì 25 febbraio 2014
I teschi di Paracas
L’archeologo peruviano, Julio Tello, fece, nel lontano 1928, una scoperta sorprendente: un cimitero enorme contenente tombe piene di resti di individui con i più grandi crani allungati presenti in tutto il mondo, i così detti:
‘Teschi di PARACAS‘.
In totale, Tello trovò oltre 300 di questi crani allungati, che si ritiene risalgano a circa 3.000 anni fa.
L’analisi del DNA è stato condotto su uno dei teschi e l’esperto Brien Foerster, ha rilasciato le prime informazioni riguardanti questi teschi enigmatici.
E’ ben noto che la maggior parte dei crani allungati sono il risultato di una deformazione cranica, in cui il cranio è intenzionalmente deformato applicando forza, per un lungo periodo di tempo, sulla testa.
Di solito è realizzata legando la testa fra due pezzi di legno o rilegando la testa con della tela. Tuttavia, mentre la deformazione cranica cambia la forma del cranio, non altera il suo volume, peso o altre caratteristiche che sono peculiari di un teschio umano normale.
I teschi Paracas, però, sono diversi. Il volume cranico è fino al 25% più grande e il 60% più pesante dei teschi umani tradizionali, nel senso che non avrebbero potuto essere intenzionalmente deformati L’archeologo peruviano, Julio Tello, fece, nel lontano 1928, una scoperta sorprendente: un cimitero enorme contenente tombe piene di resti di individui con i più grandi crani allungati presenti in tutto il mondo, i così detti: ‘Teschi di PARACAS‘.
In totale, Tello trovò oltre 300 di questi crani allungati, che si ritiene risalgano a circa 3.000 anni fa.
L’analisi del DNA è stato condotto su uno dei teschi e l’esperto Brien Foerster, ha rilasciato le prime informazioni riguardanti questi teschi enigmatici. E’ ben noto che la maggior parte dei crani allungati sono il risultato di una deformazione cranica, in cui il cranio è intenzionalmente deformato applicando forza, per un lungo periodo di tempo, sulla testa.
Di solito è realizzata legando la testa fra due pezzi di legno o rilegando la testa con della tela.
Tuttavia, mentre la deformazione cranica cambia la forma del cranio, non altera il suo volume, peso o altre caratteristiche che sono peculiari di un teschio umano normale.
I teschi Paracas, però, sono diversi. Il volume cranico è fino al 25% più grande e il 60% più pesante dei teschi umani tradizionali, nel senso che non avrebbero potuto essere intenzionalmente deformati
Inoltre contengono anche una sola piastra parietale, anziché due. Il fatto che le caratteristiche dei teschi non sono il risultato di una deformazione cranica, significa che la causa dell’allungamento è un mistero e lo è stato per decenni. Il signor Juan Navarro, proprietario e direttore del Museo di Storia Paracas, che ospita una collezione di 35 dei teschi di Paracas, ha consentito il prelievo di campioni da 5 dei crani.
I campioni erano costituiti da capelli, tra cui radici, un dente, un osso del cranio e la pelle e questo processo è stato accuratamente documentato con foto e video.
I campioni sono stati inviati più tardi a Lloyd Pye, fondatore del Progetto Starchild, che ha consegnato i campioni ad un genetista in Texas per il test del DNA. I risultati sono tornati indietro e, Brien Foerster, autore di più di dieci libri è un’autorità sulle antiche teste allungate del popolo del Sud America, ha appena rivelato i risultati preliminari delle analisi. Egli riferisce sui risultati del genetista: “Nel mtDNA (DNA mitocondriale) sono presenti mutazioni sconosciute in qualsiasi essere umano, primate o animale conosciuto finora.” “Alcuni frammenti di questo campione, indicano che abbiamo a che fare con una nuova creatura di tipo umana, molto distante dall’Homo sapiens, dal Neanderthal e dal Denisovans.”
“Le implicazioni sono enormi e non sono sicuro che si adatteranno al noto albero evolutivo del genere Umano”, ha scritto. Inoltre ha aggiunto che:
“Se gli individui di Paracas erano così biologicamente diversi, non avrebbero potuto incrociarsi con gli esseri umani.”
Ha'amonga 'a Maui:la porta megalitica costruita dagli dei
Nell'Oceano Pacifico, su una superficie di circa 748 km², si trovano le 150 isole che formano il Regno di Tonga, una monarchia costituzionale dell'Oceania, con capitale Nuku'alofa .
Su una delle sue isole si erge uno dei più enigmatici monumenti megalitici del Pacifico, un trilite chiamato Ha'amonga 'a Maui.
Il Regno di Tonga è uno stato sovrano insulare dell’Oceania, il cui territorio è composto da un arcipelago di 150 isole e isolotti, 40 delle quali abitate , situato nell’Oceano Pacifico meridionale, a circa un terzo della distanza tra Nuova Zelanda e Hawaii.
Si trova a sud delle Samoa e a est delle Figi.
Quasi 2/3 degli abitanti vivono nell’isola più grande del regno, Tongatapu. Sebbene molti tongani si siano trasferiti nell’unico vero centro urbano dell’arcipelago, Nuku’alofa (dove lo stile di vita locale si mescola a quello europeo), la vita del villaggio e i legami familiari rimangono molto importanti nella cultura tongana.
Lo stato di Tonga è detto anche “Isole degli Amici”, per via del carattere cordiale degli abitanti all’arrivo dei primi esploratori.
La data della prima occupazione delle isole è oggetto di discussione, come la datazione della maggior parte dei siti archeologici presenti sul suo territorio.
Tuttavia, l’opinione tradizionale è che l’arcipelago fu abitato fin dall’inizio del II millennio a.C. da tribù provenienti da Samoa, individuando nell’isola di Tongatapu il sito occupato più antico, dove si erge l’enigmatico monumento denominato Ha’amonga ‘a Maui.
Il primo popola ad insediarsi sull’isola si ritiene sia quello dei Lapita, una civiltà originale, soprattutto per le decorazioni su terracotta, associata alle popolazioni austropolinesiane che avevano colonizzato l’Oceania lontana partendo dalla cosiddetta Oceania vicina .
La datazione col carbonio 14 rivela che i più antichi siti Lapita risalgono a circa 3500 anni anni fa .
I coloni Lapita fabbricavano terracotta incisa con inclusioni rosse, utilizzando utensili d’ossidiana provenienti dai vulcani melanesiani . Le decorazioni delle ceramiche lapita sono estremamente ricche e varie.
Ricerche recenti sulle decorazioni mostrano che esse rappresentavano, probabilmente, l’universo visto attraverso i loro occhi: il mondo “dell’alto”, quello degli dei o degli antenati divinizzati; al centro il mondo dei viventi e infine il “mondo del basso”, quello dei morti.
Gli astri (sole, luna…) sembrano rivestire un’importanza particolare nelle credenze di questi navigatori.
L’antica capitale di Tonga era la città di Mu’a, il cui nome, secondo alcuni ricercatori, ricorda quello del continente perduto di Mu , considerato dall’archeologia convenzionale come un luogo mitologico.
A circa 30 km da Nuku’alofa, la capitale di Tongatapu, si trova l’enigmatico Ha’amonga ‘a Maui, un trilite megalitico costituito da tre blocchi calcare corallino, alto 5,2 m e largo 5,8 m. Il peso delle due pietre erette è pari a circa 30-40 tonnellate ciascuna, con il lato superiore caratterizzato da due incavi adattati per ospitare l’architrave.
Molto spesso è stata evidenziata la somiglianza di Ha’amonga ‘a Maui con il sito di Stonehenge.
Tuttavia, il sito megalitico del Regno Unito presenta molte più strutture e gli architravi sono poggiati sulle pietre erette, mentre quelle del trilite di Tongatapu presentano delle fessure per l’alloggiamento.
Secondo l’archeologia convenzionale, Ha’amonga ‘a Maui è stato costruito agli inizi del 13° d.C. sotto il governo di re Tui Tonga Tuitātui, probabilmente come portale di accesso per il suo complesso reale di Heketā.
Le cronache orali più recenti di Tonga, interpretano il trilite come un monumento per simboleggiare la fratellanza dei figli di Tuitātui-Lafa (pietra orientale) e Talaihaapepe (pietra occidentale).
Come spiega Ancient Origins, nei miti popolari più antichi, invece, si fa risalire la costruzione di Ha’amonga ‘a Maui al semidio Maui, dato che le pietre erano davvero troppo pesanti per la forza degli umani.
Maui avrebbe prelevato le pietre da una cava dell’Isola di Wallis, trasportandole a Tongatapu con la sua canoa gigante.
Maui era parte di un leggendario gruppo di semidei, presente nella maggior parte dei miti delle isole del pacifico.
C’erano quattro fratelli, tutti con il nome di Maui e dagli straordinari poteri sovrannaturali. I quattro fratelli sono considerati gli iniziatori dei popoli che hanno colonizzato le isole Tonga, le Hawaii, Tahiti e la Nuova Zelanda.
Sollecitato dall’ipotesi che Stonehenge potesse essere stato un osservatorio astronomico, nel 1967, il re di Tonga Tāufaāhau Tupou IV, applicò tale teoria anche al trilite di Ha’amonga ‘a Maui, spiegando che il monumento servisse per segnare la posizione del sole nei solstizi e negli equinozi, ma non esiste nessuna prova a sostegno dell’affermazione del sovrano. Se sia stato costituito da semidei, o più semplicemente da un re mortale del Tonga, Ha’amonga ‘a Maui è ancora oggetto di numerose questioni irrisolte, tra le quali la più importante è certamente il perché della sua costruzione.
La presenza di triliti in tutto il mondo, tra cui la famosissima Stonehenge, costringe ancora una volta a chiedersi come mai i nostri antenati, in tutto il globo terrestre, avessero così in alta considerazione questo tipo di costruzione.
http://www.ilnavigatorecurioso.it/
Su una delle sue isole si erge uno dei più enigmatici monumenti megalitici del Pacifico, un trilite chiamato Ha'amonga 'a Maui.
Il Regno di Tonga è uno stato sovrano insulare dell’Oceania, il cui territorio è composto da un arcipelago di 150 isole e isolotti, 40 delle quali abitate , situato nell’Oceano Pacifico meridionale, a circa un terzo della distanza tra Nuova Zelanda e Hawaii.
Si trova a sud delle Samoa e a est delle Figi.
Quasi 2/3 degli abitanti vivono nell’isola più grande del regno, Tongatapu. Sebbene molti tongani si siano trasferiti nell’unico vero centro urbano dell’arcipelago, Nuku’alofa (dove lo stile di vita locale si mescola a quello europeo), la vita del villaggio e i legami familiari rimangono molto importanti nella cultura tongana.
Lo stato di Tonga è detto anche “Isole degli Amici”, per via del carattere cordiale degli abitanti all’arrivo dei primi esploratori.
La data della prima occupazione delle isole è oggetto di discussione, come la datazione della maggior parte dei siti archeologici presenti sul suo territorio.
Tuttavia, l’opinione tradizionale è che l’arcipelago fu abitato fin dall’inizio del II millennio a.C. da tribù provenienti da Samoa, individuando nell’isola di Tongatapu il sito occupato più antico, dove si erge l’enigmatico monumento denominato Ha’amonga ‘a Maui.
Il primo popola ad insediarsi sull’isola si ritiene sia quello dei Lapita, una civiltà originale, soprattutto per le decorazioni su terracotta, associata alle popolazioni austropolinesiane che avevano colonizzato l’Oceania lontana partendo dalla cosiddetta Oceania vicina .
La datazione col carbonio 14 rivela che i più antichi siti Lapita risalgono a circa 3500 anni anni fa .
I coloni Lapita fabbricavano terracotta incisa con inclusioni rosse, utilizzando utensili d’ossidiana provenienti dai vulcani melanesiani . Le decorazioni delle ceramiche lapita sono estremamente ricche e varie.
Ricerche recenti sulle decorazioni mostrano che esse rappresentavano, probabilmente, l’universo visto attraverso i loro occhi: il mondo “dell’alto”, quello degli dei o degli antenati divinizzati; al centro il mondo dei viventi e infine il “mondo del basso”, quello dei morti.
Gli astri (sole, luna…) sembrano rivestire un’importanza particolare nelle credenze di questi navigatori.
L’antica capitale di Tonga era la città di Mu’a, il cui nome, secondo alcuni ricercatori, ricorda quello del continente perduto di Mu , considerato dall’archeologia convenzionale come un luogo mitologico.
A circa 30 km da Nuku’alofa, la capitale di Tongatapu, si trova l’enigmatico Ha’amonga ‘a Maui, un trilite megalitico costituito da tre blocchi calcare corallino, alto 5,2 m e largo 5,8 m. Il peso delle due pietre erette è pari a circa 30-40 tonnellate ciascuna, con il lato superiore caratterizzato da due incavi adattati per ospitare l’architrave.
Molto spesso è stata evidenziata la somiglianza di Ha’amonga ‘a Maui con il sito di Stonehenge.
Tuttavia, il sito megalitico del Regno Unito presenta molte più strutture e gli architravi sono poggiati sulle pietre erette, mentre quelle del trilite di Tongatapu presentano delle fessure per l’alloggiamento.
Secondo l’archeologia convenzionale, Ha’amonga ‘a Maui è stato costruito agli inizi del 13° d.C. sotto il governo di re Tui Tonga Tuitātui, probabilmente come portale di accesso per il suo complesso reale di Heketā.
Le cronache orali più recenti di Tonga, interpretano il trilite come un monumento per simboleggiare la fratellanza dei figli di Tuitātui-Lafa (pietra orientale) e Talaihaapepe (pietra occidentale).
Come spiega Ancient Origins, nei miti popolari più antichi, invece, si fa risalire la costruzione di Ha’amonga ‘a Maui al semidio Maui, dato che le pietre erano davvero troppo pesanti per la forza degli umani.
Maui avrebbe prelevato le pietre da una cava dell’Isola di Wallis, trasportandole a Tongatapu con la sua canoa gigante.
Maui era parte di un leggendario gruppo di semidei, presente nella maggior parte dei miti delle isole del pacifico.
C’erano quattro fratelli, tutti con il nome di Maui e dagli straordinari poteri sovrannaturali. I quattro fratelli sono considerati gli iniziatori dei popoli che hanno colonizzato le isole Tonga, le Hawaii, Tahiti e la Nuova Zelanda.
Sollecitato dall’ipotesi che Stonehenge potesse essere stato un osservatorio astronomico, nel 1967, il re di Tonga Tāufaāhau Tupou IV, applicò tale teoria anche al trilite di Ha’amonga ‘a Maui, spiegando che il monumento servisse per segnare la posizione del sole nei solstizi e negli equinozi, ma non esiste nessuna prova a sostegno dell’affermazione del sovrano. Se sia stato costituito da semidei, o più semplicemente da un re mortale del Tonga, Ha’amonga ‘a Maui è ancora oggetto di numerose questioni irrisolte, tra le quali la più importante è certamente il perché della sua costruzione.
La presenza di triliti in tutto il mondo, tra cui la famosissima Stonehenge, costringe ancora una volta a chiedersi come mai i nostri antenati, in tutto il globo terrestre, avessero così in alta considerazione questo tipo di costruzione.
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Ciottoli e pace a Coccorrocci in Sardegna
La colonna sonora è un rotolio continuo e incessante, senza pace. Quello dei ciottoli, tondi e di medie dimensioni, trasportati e trascinati dalle onde nella costa orientale della Sardegna, in Ogliastra, comune di Gairo.
Lo stesso nome Coccorrocci significa grossi sassi e richiama il loro suono cupo.
La distesa di ciottoli grigi, verdi e rosa è lunga ben quattro chilometri.
A un’estremità si trovano piccole insenature con rocce di porfido rosso, mentre verso sud incombe il massiccio Monte Ferru ricoperto dalla macchia mediterranea, ginepri pettinati dal vento che arrivano fin quasi alla spiaggia.
Sarà per i ciottoli, sarà per la strada che curva di continuo ma qui la ressa del turismo di massa e modaiolo non si trova praticamente mai, nemmeno a Ferragosto.
È piuttosto la meta ideale per campeggiatori, amanti del trekking e del silenzio. Oltre al mare verde intenso, si consiglia un giro in kayak o in canoa .
Dall’acqua salata si può passare all’acqua dolce che scende dalle rocce della montagna anche d’estate.
A pochi chilometri da Coccorocci, circa tre, si arriva alle piscine naturali. Un’escursione da fare anche a piedi muniti di scarpe chiuse e comode e di qualche bottiglia d’acqua, oppure in bici o a cavallo. Importante calcolare i tempi: non partire col sole a picco, né troppo tardi il pomeriggio per evitare il buio.
La fatica verrà ripagata all’arrivo: da un bagno fresco o dalla semplice vista di piccoli bacini di forma rotonda scavate nella roccia dall’acqua della sorgente .
Il tutto tra l’ombra e il fresco del bosco di lecci in un’area classificata come Sito di interesse comunitario.
Jet privato esclusivo, Spike Aerospace progetta il primo business jet supersonico
New York-Londra in sole tre ore. È quanto promette di fare Spike Aerospace con il progetto del primo business jet supersonico al mondo.
Si tratta dell’S-512 e nelle intenzioni della società, con base a Boston, sarà l’aereo privato più veloce al mondo, in grado di superare ogni limite. Non solo potenza e velocità: il progetto prevede anche interni di extralusso a iniziare a enormi finestroni che corrono lungo tutto il corridoio. Non semplici finestre ma veri e propri schermi su cui verrebbero proiettate le immagini dell’esterno per poter ammirare il cielo in ogni momento del viaggio e da ogni posizione.
Il jet privato sta diventando sempre più un must per i ricchi uomini d’affari e i miliardari in giro per il mondo.
Anche in Italia è un settore che sta prendendo piede e oggi è possibile noleggiare un jet privato per viaggi all’interno e fuori dai confini nazionali.
Alcune compagnie e strutture di lusso a livello internazionali li hanno anche inseriti come plus per i loro clienti più esigenti, organizzando pacchetti con soggiorno e viaggio in jet privato incluso.
Insomma, il settore è in continua espansione, ma quello che vuole fare la Spike Aerospace è alzare ulteriormente l’asticella delle prestazioni con il primo business jet supersonico al mondo.
Il gruppo conta ingegneri provenienti dalle più importanti aziende del settore come Gulfstream, Eclipse e Airbus e stanno lavorando al progetto dell’S-512 da due anni.
L’idea è quella di creare un jet privato in grado di viaggiare da New York a Londra in sole 3 ore, o da Los Angeles a Tokio in 8 ore.
Il progetto è in continua evoluzione e al momento la società ha organizzato anche una campagna di crowdfundig per raggiungere il budget necessario al completo sviluppo che si aggira tra i 60 e gli 80 milioni di dollari.
L’S-512 non sarà solo il primo jet privato supersonico ma anche il primo aereo panoramico al mondo.
L’interno è stato progettato per dare il maggior spazio vivibile a ogni passeggero, amplificando la sensazione di spazio con uno schermo panoramico a 360° al posto delle solite finestre. In questo modo i passeggeri potranno scegliere se e quando proiettare le immagini esterne all’interno in modo da avere una panoramica unica al mondo.
Il jet sarà in grado di trasportare circa 20 persone e se tutto dovesse andare secondo i piani della compagnia, dovrebbe essere pronto per dicembre 2018.
Non ci resta che aspettare.
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