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mercoledì 5 marzo 2014

Ecco, ci vorrebbe proprio il mio Presidente

Dipendenti Atac troppo cagionevoli di salute.



Mediamente ogni giorno 1.400 persone, tra impiegati, autisti, operai e macchinisti, legittimamente presentano certificati medici e di altro tipo, come quelli per l’assistenza al familiare disabile, permessi vari, restando a casa. Assenti giustificati
Un turnover che decurta la forza lavoro di una percentuale che va da una media giornaliera del 15 per cento, con un picco del 22 per cento registrato lo scorso agosto, mese in cui c’è stata una vera e propria epidemia.
Ma non è tutto perché a questi numeri si aggiungono gli autisti che chiedono l’inabilità alla guida, schizzati verso l’alto negli ultimi tre anni e i cosiddetti «liberi con paga», ovvero gli autisti che sono di turno, ma per i quali non c’è un mezzo da guidare.
E così, meglio lasciarli a casa, liberi dal servizio.
Un paradosso previsto dal contratto, innescato, per esempio, dall’eccesso di mezzi che sono in manutenzione nelle officine.
Il risultato finale è che l’Atac, pur disponendo di una forza lavoro eccezionale, non riesce a programmare a dovere attività come il potenziamento delle corse, o l’aumento dei controllori sui mezzi, o l’impiego di personale alle stazioni.
GLI AUTISTI
Dei 6.500 autisti assunti dall’azienda, quindi circa 970 restano a casa ogni giorno.
A questi si aggiungono gli amministrativi poco più di un centinaio giornalieri (su 1300), i circa 300 operai (su 3.000) e i macchinisti, qualche unità su 450 dipendenti.
Di questa ultima categoria pochi restano a casa, probabilmente in virtù del fatto che il loro contratto è legato in qualche modo anche alle presenze.
Sempre all’Atac, uno dei dati più eclatanti degli ultimi anni riguarda il numero di autisti che chiede l’inidoneità alla guida, ovvero il diritto a non guidare più un bus per problemi fisici, come per esempio, la sciatica, il mal di schiena, o altro.
Esistono due tipi di inidoneità, quella temporanea e quella definitiva.
L’autista in entrambi i casi deve seguire l’iter presentando un primo certificato medico, seguito da altri esami e visite.
VISITE MEDICHE
Una delle curiosità puramente numeriche riguarda le visite mediche per l’abilitazione alla guida.
Fino al 2010 venivano eseguite dall’Asl attraverso l’ospedale San Giovanni (struttura pubblica): mediamente c’erano una cinquantina di autisti l’anno con inidoneità alla guida (ci fu solamente un picco di richieste nel 2005).
Poi la gestione è passata al centro diagnostico Pigafetta (struttura privata, partecipata da Ferrovie dello Stato).
Negli ultimi tre anni il numero di inidonei è salito da 50 a 607, di cui 387 temporanei e 220 definitivi, circa il 10 per cento complessivo di tutti gli autisti, che passano quindi ad altri incarichi compatibili con la malattia.
Anche il sistema delle visite d’idoneità obbligatorie per gli autisti è cambiato. Prima la visita era semestrale. Oggi la visita è quadrimestrale. E a pagare, ovviamente, è Atac.
NUOVE ASSUNZIONI Intanto l’azienda ha raggiunto recentemente un accordo con le organizzazioni sindacali confederali per dare attuazione al sacrosanto patto rilancio Atac, «un’intesa finalizzata al riassetto organizzativo e finanziario dell’azienda che coniuga economicità, efficienza, tutela dei diritti dei lavoratori e dei clienti», dicono dalla dirigenza.
Tra gli interventi previsti è stato programmato l’avvio di una selezione per «350 nuove assunzioni di autisti per la copertura, con eventuali contratti a tempo determinato, di altrettanti posti di lavoro».
Per contro, una sigla sindacale autonoma, non compresa in questo patto di sindacato, avrebbe girato all’azienda altre 200 richieste di inidoneità alla guida. Ma proprio qui sta un altro nodo da sciogliere. Perché, a parte gli inidonei, i malati e quelli in permesso, ogni weekend il 6-7 per cento degli autisti assunti in Atac usufruisce del cosiddetto istituto del «libero con paga», autisti che vengono impiegati ma senza lavorare.
LA STRANA PROGRAMMAZIONE Sarebbe a dire che la domenica, o nei giorni infrasettimanali, l’autista (per vari motivi di organizzazione del lavoro) viene «liberato», ma risulta come se fosse al lavoro. Si tratta di un istituto contrattuale previsto in molte aziende, che in Atac raggiunge percentuali altissime. «Frutto dell’inefficienza organizzativa - dicono i sindacati - non certo colpa dei lavoratori».
Un cuscinetto che dovrebbe garantire un numero sufficiente di lavoratori all’azienda per gestire gli imprevisti e per garantire l’attività nei picchi, che, invece, spreca risorse preziose visti i conti di Atac.
A rosicchiare una percentuale di questi «lavoratori liberi», infatti, non sono le esigenze di servizio, ma i mezzi in manutenzione per i quali mancano i pezzi di ricambio, che restano settimane in officina lasciando appiedati gli autisti, e presumibilmente pure i clienti.
Una percentuale che si è accentuata nelle ultime settimane, con i conti in rosso dell’azienda: 519 milioni di euro da pagare ai fornitori (qualcuno ha sospeso il servizio e ricambi).
Il futuro: il 31 marzo c’è la scadenza del contratto di servizio firmato dal Campidoglio. La bozza del nuovo contratto che gira per i corridoi di Atac, parla di un rinnovo fino al 2017, con qualche «penale» per gli stipendi.
Non solo per i dirigenti.

Poveri romani cornuti mazziati........  e a piedi (suggerita da una romana 

1969, le cascate del Niagara rimasero senza acqua


Siamo abituati a vedere le Cascate del Niagara come in questa foto. Non si tratta di cascate particolarmente alte in quanto l’acqua fa un salto di soli 52 metri, e neppure quelle che lasciano cadere la maggior quantità d’acqua al mondo. Ma sono famose perché belle e anche perché proprio sul confine tra Canada e Stati Uniti. 
Dicevo, siamo abituati a vederle con tanta acqua o al più con ghiaccio, quando scende il gelo invernale. Ma vedere il salto delle cascate del Niagara senz’acqua è davvero una cosa strana. 



 Nelle fotografie, scattate nel 1969 dai genitori di Russ Glasson , le famose cascate appaiono completamente prosciugate in seguito alle indagini dell'Army Corps of Engineers che per sei mesi analizzarono il letto delle cascate, compromesso dall'erosione. 
Durante i lavori l'acqua fu deviata e il letto vuoto del Niagara fu mostrato ai visitatori tramite una passerella montata a circa venti metri

Le scimmie mascherate di Jakarta ritrovano la liberta'


Vittime sofferenti di abusi, umiliazioni e offese. 
Sono le scimmie mascherate di Jakarta, in Indonesia, costrette ad esibirsi con indosso maschere e abiti umani per racimolare denaro dal pubblico della strada.
 Ma per alcune di loro ora è possibile tornare alla libertà. 
L'amministrazione comunale della capitale indonesiana stanno per rilasciare una decina di ex scimmie mascherate, salvate lo scorso anno e sottoposte a un duro e faticoso percorso di recupero.
 Il governatore Joko "Jokowi" Widodo ha fatto sapere che avrebbe personalmente rilasciato le scimmie, la maggior parte delle quali è stata trovata affetta da tubercolosi ed epatite. 
Il capo dell'agenzia affari marittimi e agricoltura di Jakarta, Ipih Ruyani, aggiunge che ben 67 scimmie delle 83 salvate in tutto dalla strada saranno liberate. 
Verranno rilasciate sulle isole di Tikus, Damar e Bokor appena le condizioni saranno buone.
 Le ultime 16 scimmie, invece, stanno ancora ricevendo il trattamento per la tubercolosi.


Ora le autorità mirano agli spettacoli con le scimmie mascherate, finalmente considerati come una forma di maltrattamento degli animali. 
Secondo Jakarta Animal Aid Network (JAAN), la maggior parte delle scimmie utilizzate per questi spettacoli sono state torturate per renderle obbedienti.


Possono avere facce di bambole, ma i soggetti dietro queste maschere sono vivi. 
In una serie chiamata 'A Kind of You' il fotografo finlandese Perttu Saksa documenta il mondo inquietante delle scimmie di strada di Jakarta, portate in giro con guinzagli a catena e addestrate a camminare sulle zampe posteriori, indossare abiti e cappelli da cowboy e andare in bicicletta.
 La loro condizione di schiavi è resa ancora più deplorevole da quei volti inquietantemente umanoidi.


Penso che questo tipo di sfruttamento sia sostenuto in gran parte da "noi turisti" che quando visitiamo quelle terre e incontriamo questo genere di "spettacoli" ridiamo divertiti e offriamo qualche spicciolo, bhè... se per voi una manciata di monetine non valgono niente, per quelle scimmie valgono la privazione della libertà, la sofferenza causata dagli addestramenti, la fame e lo sfruttamento. 

Pensateci.
 

Elf - Wonderworld



Gli Elf nacquero nel 1967; la formazione comprendeva Ronnie James Dio (cantante e bassista), Doug Thaler (tastiere), Gary Driscoll (batteria), e i due chitarristi Nick Pantas e David Feinstein. Inizialmente, il gruppo si chiamava The Electric Elves, in seguito abbreviato in The Elves, e infine in "Elf" nel 1969.
 Nel 1970 Nick Pantas morì in un incidente automobilistico, in cui rimase ferito anche Thaler; terminata la convalescenza, Thaler abbandonò la band, sostituito da Micky Lee Soule (Thaler sarebbe tornato nel business della musica nel 1983, diventando co-manager dei Mötley Crüe)
 Nel 1972 gli Elf furono notati da Roger Glover e Ian Paice (Deep Purple), che lo stesso anno produssero l'album di debutto Elf.
 Il sodalizio con i Deep Purple (per i quali gli Elf aprirono molti concerti) rimase sempre un elemento costante della carriera del gruppo. 
Poco tempo dopo la pubblicazione del loro primo album, gli Elf si spostarono nel Regno Unito.
 Nel 1973 Dio lasciò il ruolo di bassista a un nuovo acquisto del gruppo, Craig Gruber. 
Nello stesso anno Feinstein fu sostituito da Steve Edwards. Feinstein (che tra l'altro era cugino di Dio) formò una propria band dal nome The Rods, con cui ebbe un discreto successo suonando, tra l'altro, in apertura dei concerti di gruppi come Judas Priest, Iron Maiden e Metallica (Feinstein avrebbe poi fondato un terzo gruppo, chiamato semplicemente Feinstein, nel 2004). 
Con Edwards alla chitarra, gli Elf incisero il loro secondo lavoro, Carolina County Ball. 
Nel 1974, Dio fu invitato da Glover a cantare sul suo album solista The Butterfly Ball and the Grasshopper Feast. 
In tale occasione, il talento vocale di Dio fu notato anche da Ritchie Blackmore che nel 1975, poco tempo dopo la pubblicazione del terzo album degli Elf (Trying to Burn the Sun), chiese a Dio, Gruber, Driscoll, Soule di unirsi a lui in un nuovo gruppo (che avrebbe preso il nome di Rainbow).
 Gli Elf furono dunque sciolti; l'unico a rimanere fuori dal progetto di Blackmore fu il chitarrista, Edwards. 
Dopo la pubblicazione dell'album Ritchie Blackmore's Rainbow, tuttavia, Blackmore congedò anche gli altri membri degli Elf, con la sola eccezione di Dio.

 da : Wikipedia

Borsellino ucciso perché indagava sulla trattativa,Stato-mafia trovato il fascicolo. E spuntano nomi “pesanti”



La ricostruzione dei giornalisti del Fatto, Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, mette i brividi:
Borsellino è stato ucciso perché stava indagando, formalmente, sulla trattativa Stato-Mafia.
La conferma arriva dal ritrovamento di un fascicolo assegnato a Borsellino in data 8 luglio 1992 (11 giorni prima di essere ucciso…) in cui viene fuori l’ufficialità dell’indagine e i nomi delle persone coinvolte.
Nomi pesanti.
Nomi di capimafia.
Nomi di politici.
Nomi di esponenti dei servizi segreti.
In piena stagione stragista, a metà giugno del ‘92, un anonimo di otto pagine scatenò fibrillazione e panico nei palazzi del potere politico-giudiziario: sosteneva che l'ex ministro dc Calogero Mannino aveva incontrato Totò Riina in una sacrestia di San Giuseppe Jato (Palermo).
Una sorta di prologo della trattativa.
Su quell'anonimo, si scopre oggi dai documenti prodotti dal pm Nino Di Matteo nell'aula del processo Mori, stava indagando formalmente Paolo Borsellino. Con un'indagine che il generale del Ros Antonio Subranni chiese ufficialmente di archiviare perché non meritava "l'attivazione della giustizia".
IL DOCUMENTO dell'assegnazione del fascicolo a Borsellino e a Vittorio Aliquò, datato 8 luglio 1992, insieme alle altre note inviate tra luglio e ottobre di quell'anno, non è stato acquisito al fascicolo processuale perché il presidente del Tribunale Mario Fontana non vi ha riconosciuto una "valenza decisiva" ai fini della sentenza sulla mancata cattura di Provenzano nel ‘95, che sarà pronunciata mercoledì prossimo.
Ma le note sono state trasmesse alla Procura nissena impegnata nella ricostruzione dello scenario che fa da sfondo al movente della strage di via D'Amelio.
In aula a Caltanissetta, infatti, nei giorni scorsi, Carmelo Canale ha raccontato che il 25 giugno 1992, Borsellino, "incuriosito dall'anonimo" volle incontrare il capitano del Ros Beppe De Donno, in un colloquio riservato alla caserma Carini, proprio per conoscere quel carabiniere che voci ricorrenti tra i suoi colleghi indicavano come il "Corvo due", ovvero l'autore della missiva di otto pagine. Quale fu il reale contenuto di quell'incontro? Per il pm, gli ufficiali del Ros, raccontando che con Borsellino quel giorno discussero solo della pista mafia-appalti , hanno sempre mentito: una bugia per negare l'esistenza della trattativa, come ha ribadito Di Matteo ieri in aula, nell'ultima replica. Tre giorni dopo, il 28 giugno, a Liliana Ferraro che gli parla dell'iniziativa avviata dal Ros con don Vito, Borsellino fa capire di sapere già tutto e dice: "Ci penso io". Il primo luglio ‘92, a Palermo il procuratore Pietro Giammanco firma una delega al dirigente dello Sco di Roma e al comandante del Ros dei Carabinieri per l'individuazione dell'anonimo. Il 2 luglio, Subranni gli risponde con un biglietto informale: "Caro Piero, ho piacere di darti copia del comunicato dell'Ansa sull'anonimo. La valutazione collima con quella espressa da altri organi qualificati. Buon lavoro, affettuosi saluti".
NEL LANCIO Ansa, le "soffiate" del Corvo sono definite dai vertici investigativi "illazioni ed insinuazioni che possono solo favorire lo sviluppo di stagioni velenose e disgreganti".
Come ha spiegato in aula Di Matteo, "il comandante del Ros, il giorno stesso in cui avrebbe dovuto cominciare ad indagare, dice al procuratore della Repubblica: guardate che stanno infangando Mannino".
Perché Subranni tiene a far sapere subito a Giammanco che l'indagine sul Corvo 2 va stoppata? Venerdì 10 luglio ‘92 Borsellino è a Roma e incontra proprio Subranni, che il giorno dopo lo accompagna in elicottero a Salerno.
Borsellino (lo riferisce il collega Diego Cavaliero) quel giorno ha l'aria "assente". Decisivo, per i pm, è proprio quell'incontro con Subranni, indicato come l'interlocutore diretto di Mannino.
È a Subranni che, dopo l'uccisione di Salvo Lima, l'ex ministro Dc terrorizzato chiede aiuto per aprire un "contatto" con i boss.
È allo stesso Subranni che Borsellino chiede conto e ragione di quella trattativa avviata con i capi mafiosi? No, secondo Basilio Milio, il difensore di Mori, che ieri in aula ha rilanciato: "Quell'incontro romano con Subranni è la prova che Borsellino certamente non aveva alcun sospetto sul Ros".
Il 17 luglio, però, Borsellino dice alla moglie Agnese che "Subranni è punciuto". Poche ore dopo, in via D'Amelio, viene messo a tacere per sempre.
Nell'autunno successivo, il 3 ottobre, il comandante del Ros torna a scrivere all'aggiunto Aliquò, rimasto solo ad indagare sull'anonimo: "Mi permetto di proporre - lo dico responsabilmente - che la signoria vostra archivi immediatamente il tutto ai sensi della normativa vigente".

Fonte: infiltrato.it

Un uomo che meriterebbe il nobel per la pace .........ma è troppo onesto perchè glielo diano!!!!




Quest'UOMO è stato invitato a far parte del carrozzone del governo 
Ha rifiutato di entrare a far parte della politica e secondo me ha fatto bene chi si getta nel fango in qualche modo ne rimane insudiciato
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