lunedì 14 gennaio 2013
I nuovi 5 euro
La Banca Centrale Europea (BCE) ha presentato la nuova versione delle banconote da 5 euro, che sostituirà progressivamente quella in circolazione adesso. I nuovi 5 euro hanno alcuni accorgimenti per essere più semplici da identificare e più difficili da falsificare.
Quelli nuovi hanno una striscia argentata con un ologramma in cui è presente un ritratto di Europa, uguale a quello presente nella filigrana, insieme con una cifra che indica il valore della moneta e una finestra stilizzata.
La cifra verde della nuova banconota cambia tonalità a seconda di come viene inclinata, altro elemento difficile da realizzare dai falsari.
Graficamente, la nuova banconota ricorda molto i classici 5 euro. Le due serie, quella vecchia e quella nuova, sono comunque facilmente distinguibili grazie alle modifiche alla grafica introdotte e ai nuovi sistemi di sicurezza. La banconota mantiene inoltre lo stile “Classico” della precedente. Anche le altre nuove banconote, con i tagli più alti, che saranno presentate nei prossimi mesi avranno molte cose in comune con le attuali, ma con elementi che richiamano la figura mitologica di Europa. La Banca Centrale Europea ha spiegato che l’introduzione delle nuove banconote si era resa necessaria per ridurre il fenomeno della falsificazione, e per dare ai cittadini europei biglietti con una maggiore durata e resistenza. La banconota da 5 euro, del resto, è tra le più usate nell’area dell’euro ed è una di quelle più soggette all’usura.
Quelli nuovi hanno una striscia argentata con un ologramma in cui è presente un ritratto di Europa, uguale a quello presente nella filigrana, insieme con una cifra che indica il valore della moneta e una finestra stilizzata.
La cifra verde della nuova banconota cambia tonalità a seconda di come viene inclinata, altro elemento difficile da realizzare dai falsari.
Graficamente, la nuova banconota ricorda molto i classici 5 euro. Le due serie, quella vecchia e quella nuova, sono comunque facilmente distinguibili grazie alle modifiche alla grafica introdotte e ai nuovi sistemi di sicurezza. La banconota mantiene inoltre lo stile “Classico” della precedente. Anche le altre nuove banconote, con i tagli più alti, che saranno presentate nei prossimi mesi avranno molte cose in comune con le attuali, ma con elementi che richiamano la figura mitologica di Europa. La Banca Centrale Europea ha spiegato che l’introduzione delle nuove banconote si era resa necessaria per ridurre il fenomeno della falsificazione, e per dare ai cittadini europei biglietti con una maggiore durata e resistenza. La banconota da 5 euro, del resto, è tra le più usate nell’area dell’euro ed è una di quelle più soggette all’usura.
Maeshowe
Maeshowe (o Maes Howe) è un complesso di tombe neolitiche situate in Scozia, sulle isole Orcadi. I monumenti che si trovano attorno a Meashowe, compresa Skara Brae, sono state elencate tra i Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1999
. Deve il suo nome al tipo delle camere mortuarie, che non ha nulla in comune con le altre situate nelle Orcadi o in altri luoghi.
Il sito è composto da 30 tonnellate di arenaria, ed è uno dei luoghi sepolcrali più grandi delle Orcadi. Il posizionamento delle tombe è fatto in modo che la camera centrale sia illuminata durante il solstizio d'inverno.
Venne in origine costruito dalle popolazioni neolitiche e si trova vicino ad altri luoghi simili ed altrettanto interessanti che, probabilmente, sono contemporanei.
Come descritto nella Saga degli uomini delle Orcadi, Maeshowe venne saccheggiata dai vichinghi attorno al dodicesimo secolo. I vichinghi lasciarono, passando, una serie di incisioni rupestri runiche sulle mura in pietra dei tumuli che usarono come rifugio.
Sono state ritrovate oltre 30 inscrizioni, la collezione più ricca del mondo.
Il tetto è sorretto da mensole e venne distrutto nel 1861 da archeologi troppo entusiasti, che scartarono anche molto materiale ritrovato, tra cui alcuni artefatti. In generale causarono danni relativamente poco gravi, ed il sito presenta tuttora numerose caratteristiche uniche all'interno dell'arcipelago britannico.
il "Triangolo del Drago" o "Mare del Diavolo" .
Molto è stato scritto a proposito del "Triangolo delle Bermuda" e gli eventi inspiegabili e misteriosi ad esso associati.
C'è un altra zona molto simile ma meno conosciuta chiamata il "Triangolo del Drago" o "Mare del Diavolo" .
Da oltre mille anni i giapponesi sono consapevoli di questo pericolo. E 'stata chiamata Ma-no Umi: Mare del Diavolo.
Per anni i marinai hanno attribuito la perdita ripetuta di navi ai draghi che uscivano dalla superficie dell'oceano per afferrare e trascinare le barche con i loro equipaggi nelle loro tane subacquee.
Triangolo del Drago segue una linea dal Giappone occidentale, a nord di Tokyo, a un punto nel Pacifico e ritorno ad est, alle Isole Ogasawara e Guam.
Come quello di Bermuda, ha un modello triangolare.
Entrambi sono alla latitudine 35 gradi ad ovest e ad est rispettivamente.
Ma le similitudini non finiscono qui, entrambe le aree sono situate sul lato orientale delle masse continentali.
Una lunga lista di navi da pesca, grandi navi da guerra e gli aeromobili di tutti i tipi sono scomparsi per più di mille anni.
In entrambe le zone le testimonianze dei sopravvissuti, le ultime comunicazioni i sistemi di navigazione, le deformazioni di consapevolezza spaziale dell'equipaggio. Sono identiche.
Si è riscontrato che l'attività magnetica delle due aree è superiore, a qualsiasi area del globo. Il governo giapponese, desideroso di conoscere il motivo della perdita di barche e persone, finanziato nel 1955 una nave di ricerca, il "Kaio Maru 5", per studiare Mare del Diavolo.
Ma la nave scomparve con tutti gli scienziati che hanno fatto la spedizione, che hanno indotto il governo giapponese di etichettare la zona come "ufficialmente" pericoloso.
Questo triangolo e altri undici sono stati identificati dal ricercatore e biologo Ivan Sanderson e colleghi.
Il gruppo era composto da scienziati di diverse discipline: geologi, meteorologi, fisici, astronomi, ecc.
Secondo loro, le dodici zone pianeta di grandi disturbi geomagnetici.
Sono molto uniforme, cinque di loro sono intorno al parallelo 30 ° nord, e cinque a 30 gradi di latitudine sud. Sono separati da una distanza di 72 gradi in lunghezza
C'è un altra zona molto simile ma meno conosciuta chiamata il "Triangolo del Drago" o "Mare del Diavolo" .
Da oltre mille anni i giapponesi sono consapevoli di questo pericolo. E 'stata chiamata Ma-no Umi: Mare del Diavolo.
Per anni i marinai hanno attribuito la perdita ripetuta di navi ai draghi che uscivano dalla superficie dell'oceano per afferrare e trascinare le barche con i loro equipaggi nelle loro tane subacquee.
Triangolo del Drago segue una linea dal Giappone occidentale, a nord di Tokyo, a un punto nel Pacifico e ritorno ad est, alle Isole Ogasawara e Guam.
Come quello di Bermuda, ha un modello triangolare.
Entrambi sono alla latitudine 35 gradi ad ovest e ad est rispettivamente.
Ma le similitudini non finiscono qui, entrambe le aree sono situate sul lato orientale delle masse continentali.
Una lunga lista di navi da pesca, grandi navi da guerra e gli aeromobili di tutti i tipi sono scomparsi per più di mille anni.
In entrambe le zone le testimonianze dei sopravvissuti, le ultime comunicazioni i sistemi di navigazione, le deformazioni di consapevolezza spaziale dell'equipaggio. Sono identiche.
Si è riscontrato che l'attività magnetica delle due aree è superiore, a qualsiasi area del globo. Il governo giapponese, desideroso di conoscere il motivo della perdita di barche e persone, finanziato nel 1955 una nave di ricerca, il "Kaio Maru 5", per studiare Mare del Diavolo.
Ma la nave scomparve con tutti gli scienziati che hanno fatto la spedizione, che hanno indotto il governo giapponese di etichettare la zona come "ufficialmente" pericoloso.
Questo triangolo e altri undici sono stati identificati dal ricercatore e biologo Ivan Sanderson e colleghi.
Il gruppo era composto da scienziati di diverse discipline: geologi, meteorologi, fisici, astronomi, ecc.
Secondo loro, le dodici zone pianeta di grandi disturbi geomagnetici.
Sono molto uniforme, cinque di loro sono intorno al parallelo 30 ° nord, e cinque a 30 gradi di latitudine sud. Sono separati da una distanza di 72 gradi in lunghezza
El Cid Campeador
Dopo la fine del dominio romano, la Spagna venne occupata da varie tribù barbariche: i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni. Ma furono i Visigoti che vi costituirono un regno che durò fino al 711 d.C., anno che segnò l’arrivo degli arabi.
Gli arabi, che nel 732, con la sconfitta di Poiters ad opera di Carlo Martello, dovettero rinunciare alla conquista dell’Europa occidentale, misero radici in Spagna e vi rimasero fino al 1492 quando Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona portarono felicemente a conclusione la “Reconquista”.
La presenza degli arabi nella penisola iberica durò quindi più di sette secoli, tempo più che sufficiente per influenzare in modo pesante la cultura, l’arte e l’architettura della Spagna. Ma non tutta la penisola era sotto il dominio arabo; la Spagna era divisa in vari regni, cattolici e musulmani che lottavano fra di loro.
Fu in questo panorama che si mise in luce un personaggio entrato poi nella leggenda. Un personaggio che, oltre ad essere considerato un paladino del cattolicesimo nella lotta contro i musulmani, venne innalzato a simbolo del patriottismo spagnolo. Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador.
La leggenda, ripresa poi dalla letteratura nata attorno a questo personaggio, vuole che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole e un ottimo padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo paese.
La Storia, purtroppo, come vedremo, ci racconta qualcosa di diverso; un mercenario che combatteva per i mori e per i cristiani senza nessuno scrupolo, disposto a distruggere chiese se questo servisse ai suoi scopi, insomma un cavaliere senza principi disposto a tutto pur di raggiungere la gloria.
Rodrigo nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar un paesino vicino a Burgos nel regno di Castiglia. Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà castigliana.
Crebbe dunque alla corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe Sancho. Ebbe dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli della nobiltà.
La leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure: il famoso Babieca.
Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più avanti. È composto da due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e che significa “Il signore” in una lingua mista di spagnolo e arabo, Campeador, “Il campione”, invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la vittoria in duello contro un nemico. Questo soprannome, quindi, dimostra che il personaggio godeva del rispetto e dell’ammirazione sia tra gli spagnoli che tra gli arabi.
Ferdinando I°, alla sua morte avvenuta nel 1065, divise il suo regno fra i suoi figli. Il maggiore, Sancho II°, ebbe a Castiglia e la città di Zaragoza, Alfonso VI° ricevette Leon e la città di Toledo e l’altro figlio, Garcia, ricevette la Galizia e il Portogallo. Alle due figlie diede le città di Tora e di Zamora.
Com’era prevedibile i contrasti fra i fratelli scoppiarono poco dopo la morte del padre. Sancho II, essendo il figlio maggiore, si considerava il vero erede del padre e cercò di riunificare il regno, anche con l’uso della forza. El Cid, ancora agli ordini di Sancho II°, e che si era distinto nella guerra vinta contro il regno di Aragona, divenne, a soli 23 anni, capo dell’esercito castigliano e, con questo grado, prese parte alla guerra fratricida.
Sancho II°, dopo aver conquistato la Galizia e il Leon, mandò suo fratello Alfonso in esilio a Toledo. Strappò la città di Tora a sua sorella Elvira e cominciò la battaglia per strappare la città di Zamora all’altra sua sorella: Urraca.
Era il 1072 quando Sancho II°, al culmine della gloria, venne ucciso da un soldato di Urraca. A succedere a Sancho venne chiamato il fratello Alfonso che, richiamato dall’esilio in Toledo, arrivò in Castiglia guardato con sospetto dai castigliani che non vedevano di buon occhio la sua presenza. Oltretutto da più parti si mormorava che Alfonso fosse in qualche modo coinvolto nell’assassinio del fratello.
I rapporti tra il nuovo monarca ed El Cid, non erano idilliaci.
Il cavaliere era un personaggio molto popolare, oltre ad essere un ottimo combattente, ma Alfonso VI temeva che un giorno potesse voler diventare il nuovo monarca della Castiglia.
Ma l’astuzia di Alfonso gli disse che per governare aveva bisogno dell’alleanza di Rodrigo Diaz e così lo legò alla casa regnante dandogli in sposa sua nipote Jimena.
Correva l’anno 1074 d.C. Alla prima occasione, però, Alfonso fece il modo di liberarsi dell’ingombrante alleato spedendolo in esilio.
La ragione di questa espulsione di Rodrigo non è chiara; forse era dovuta alla gelosia dei nobili castigliana oppure c’entra una, forse falsa, accusa di essersi appropriato di denaro della stato oppure il monarca era arrabbiato per una spedizione militare, non autorizzata, che El Cid fece contro Granada.
Fatto sta che nel 1081 Rodrigo Diaz si ritrovò solo e senza un padrone. Iniziò quindi la sua carriera di mercenario e offrì i suoi servigi al miglior offerente, non tenendo conto della religione di appartenenza. Negli anni successivi servì agli ordini di al-Mu’tamin, monarca arabo della città di Zaragossa. Anche questi furono anni di successi militari che fecero accrescere notevolmente la gloria di El Cid.
Nel 1086 iniziò la grande invasione degli Almoravidi, popolazione araba, provenienti dall’odierno Marocco. Nella grande battaglia di Sagrajas Alfonso VI°, che cercava di opporsi all’invasione, venne sconfitto e capì che non poteva fare a meno del più forte cavaliere cristiano di quell’epoca.
Richiamò così El Cid dall’esilio, ma ormai i rapporti tra i due erano compromessi e presto si giunse ad una nuova rottura.
Libero da qualsiasi vincolo, alla guida del suo esercito personale, composto sia da cristiani che da arabi, si mosse in direzione della città costiera. Doveva prima però eliminare il vicino Conte di Barcellona Berenguer Ramòn II che puntualmente sconfisse e catturò nella battaglia di Tébar.
Due anni più tardi, nel 1092, a Valencia scoppiò una rivolta a seguito dell’assassinio di al-Qadir, monarca locale, ad opera di un nobile. A seguito di questo fatto El Cid ruppe gli indugi e cercò di approfittare della situazione.
La battaglia di Valencia fu lunga e cruenta e solo nel Maggio del 1094 la città si arrese. Ufficialmente El Cid governò per conto di Alfonso VI, ma il re di Castiglia era troppo debole militarmente per intervenire e reclamare la città. Quindi, di fatto, ebbe una larga autonomia e nei suoi atti governò come un vero e proprio monarca.
Il suo regno durò fino alla sua morte avvenuta il 10 Luglio 1099 ed il suo corpo fu trasportato a Burgos e sepolto nella locale cattedrale.
Alla sua morte il governò passò alla moglie che, pressata dagli Almoravidi, chiese l’aiuto di Alfonso VI che ordinò di bruciare la città.Nel 1102, però, gli Almoravidi fecero ingresso nella città e la tennero per oltre un secolo. Subito dopo la sua morte Rodrigo Diaz, detto El Cid, divenne oggetto di culto popolare.
Subito considerato eroe nazionale castigliano, attorno alla sua figura vennero scritti poemi, opere letterarie e, molti secoli più avanti, anche il cinema sfruttò il personaggio.
Nel XII° secolo venne composto il poema “La canzone del Cid” ( El Cantar de Mio Cid ) che rappresenta una delle prime opere della letteratura spagnola.
Sottomarini di lusso
Possedere un sottomarino di lusso è l’ultima frontiera per gli amanti del mare che vogliono vivere e godere delle bellezze marine a tutte le profondità. Non solo yacht dunque, ma veri e propri gioielli di tecnologica che coniugano lo spirito dell’avventura e la scoperta dei fondali marini, alla comodità e al divertimento. Non si tratta solo di prototipi ma di vere imbarcazioni che hanno conquistato i miliardari più famosi, da Roman Abramovich a Richard Branson. Alcuni portano la firma di designer italiani, altri nascono dalle esperienze dei corpi della Marina nel mondo o per le esigenze degli scienziati. Tutti però hanno in comune l’esclusività e la possibilità di esplorare i fondali del mare in tutta sicurezza e relax.
L'amore in ogni cosa
In un abbraccio non si può fingere. C’è un certo senso d’appartenenza, in questo atto in cui, i due centri del Cuore s’avvicinano, si parlano, e lo fanno oltre i confini del corpo.
In un abbraccio non ci sono barriere e, per un istante, ti fa sentire l’uno parte dell’altro. È un gesto morbido che avvolge tutto, anche le paure, le debolezze e le insicurezze.
E se si potesse abbracciare morbidamente anche il Mondo intero? Sarebbe come realizzare magicamente la presenza dell’Amore in ogni cosa, al di là della forma, sarebbe come sentirsi l’uno parte del Tutto.
Un fluire alla Vita che annienta l’illusione della distanza.
Anna Biason
Halong Bay – Vietnam
Halong Bay è una delle meraviglie naturali del mondo, ed è la destinazione turistica più bella del Vietnam. Halong Bay è caratterizzata da oltre 1.000 isole fatte di calcare carsico, di varie dimensioni e forme lungo i 120 km di costa di Bai Chay Beach.
Le sue acque ospitano una grande diversità di ecosistemi: foreste di palude d’acqua dolce, foreste di mangrovie, piccoli laghi d’acqua dolce e spiagge sabbiose. La leggenda narra che un drago disceso dal cielo per aiutare i villaggi locali iniziò a sputare gioielli di giada, formando una fortezza naturale contro gli invasori; queste pietre preziose sono rappresentati da affioramenti verde.
Diverse isole vantano bellissime grotte e caverne con camere contigue, laghetti nascosti e particolari formazioni rocciose.
Lo Zoroastrismo
Origini del Mitraismo:
Lo Zoroastrismo è una delle più antiche religioni professata ancora oggi, che prende il nome dal profeta persiano Zarathustra, o Zoroastro, vissuto tra il 630 e il 532 a.C.
La tradizione vuole che il giovane Zoroastro, all’età di vent’anni, si ritirò nel deserto per meditare e lì,cadde in estasi e gli apparve il dio supremo del Bene, Ahura Mazda, o Ohrmazd. Questi gli comandò di intraprendere una lotta con il principio del Male, incarnato nella figura di Angra Mainyu, o Ahriman.
Zoroastro propose una profonda riforma del culto induista, sfoltì drasticamente il numero degli dei.
Il nuovo culto presentava un carattere fortemente dualistico, nel quale tutto ciò che esiste è diviso tra Bene e Male e tutto ciò che accade è il risultato dell’eterna lotta tra questi due principi.
Ciò che oggi conosciamo del culto originario proviene dall’Avesta, l’insieme dei testi sacri dello Zoroastrismo composto da 21 libri a carattere non solo religioso, ma anche cosmogonico, astronomico e, soprattutto, astrologico. Tra i pochi dei sopravvissuti del pantheon buddista, conservati nel culto zoroastriano, spicca il dio Mitra , venerato sin dal 1200 a.C.
Citato nei Veda, ovvero i testi sacri dell’Induismo, è associato al culto solare, e veniva venerato come dio dell’onestà, dell’amicizia e dei patti.
Il culto presso l'Impero Romano.
Presso gli antichi Romani il culto mitraico cominciò a diffondersi nel I sec. a.C.
Una deità che assunse l’appellativo di Sol Invictus, nata anch’essa il 25 dicembre, fu Mitra il cui culto fu introdotto a Roma in seguito alle campagne militari in Persia. Uno stesso modo di rappresentare l’energia sempre identica e giovane del Sole, si ritrova nella raffigurazione del dio. Strabone, il geografo, affermava che i Persiani veneravano Helio con il nome di Mitra e la parola in lingua persiana tarda Mirh significava appunto Sole.
Nell’Inno dell’Avesta dedicato a Mitra, cavalli bianchi, trainano il carro del Dio che ha una ruota d’oro, simbolo del Carro del Sole. Un rilievo su una roccia scolpito al tempo del Sassanide Ardashir II, del IV secolo dopo Cristo, ritrae Mitra con un aureola di raggi.
Lo Zoroastrismo è una delle più antiche religioni professata ancora oggi, che prende il nome dal profeta persiano Zarathustra, o Zoroastro, vissuto tra il 630 e il 532 a.C.
La tradizione vuole che il giovane Zoroastro, all’età di vent’anni, si ritirò nel deserto per meditare e lì,cadde in estasi e gli apparve il dio supremo del Bene, Ahura Mazda, o Ohrmazd. Questi gli comandò di intraprendere una lotta con il principio del Male, incarnato nella figura di Angra Mainyu, o Ahriman.
Zoroastro propose una profonda riforma del culto induista, sfoltì drasticamente il numero degli dei.
Il nuovo culto presentava un carattere fortemente dualistico, nel quale tutto ciò che esiste è diviso tra Bene e Male e tutto ciò che accade è il risultato dell’eterna lotta tra questi due principi.
Ciò che oggi conosciamo del culto originario proviene dall’Avesta, l’insieme dei testi sacri dello Zoroastrismo composto da 21 libri a carattere non solo religioso, ma anche cosmogonico, astronomico e, soprattutto, astrologico. Tra i pochi dei sopravvissuti del pantheon buddista, conservati nel culto zoroastriano, spicca il dio Mitra , venerato sin dal 1200 a.C.
Citato nei Veda, ovvero i testi sacri dell’Induismo, è associato al culto solare, e veniva venerato come dio dell’onestà, dell’amicizia e dei patti.
Il culto presso l'Impero Romano.
Presso gli antichi Romani il culto mitraico cominciò a diffondersi nel I sec. a.C.
Una deità che assunse l’appellativo di Sol Invictus, nata anch’essa il 25 dicembre, fu Mitra il cui culto fu introdotto a Roma in seguito alle campagne militari in Persia. Uno stesso modo di rappresentare l’energia sempre identica e giovane del Sole, si ritrova nella raffigurazione del dio. Strabone, il geografo, affermava che i Persiani veneravano Helio con il nome di Mitra e la parola in lingua persiana tarda Mirh significava appunto Sole.
Nell’Inno dell’Avesta dedicato a Mitra, cavalli bianchi, trainano il carro del Dio che ha una ruota d’oro, simbolo del Carro del Sole. Un rilievo su una roccia scolpito al tempo del Sassanide Ardashir II, del IV secolo dopo Cristo, ritrae Mitra con un aureola di raggi.
La relatività
In occasione dell'eclissi totale di sole del 1919, gli scienziati verificarono che un raggio luminoso veniva deviato a causa di fenomeni gravitazionali, dimostrando così la validità della teoria della relatività generale, teoria che Einstein aveva riformulato dopo una prima versione detta "della relatività ristretta". Da allora nasce il fenomeno Einstein.
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