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lunedì 16 maggio 2016

Rinvenuta la mummia più giovane mai trovata in Egitto


Un mini-sarcofago lungo 44 cm e databile al 600 a.C. contiene i resti del più giovane corpo dell'Antico Egitto consegnato all'aldilà: un feto di 18 settimane, dolorosamente sepolto con tutti gli onori dopo essere stato abortito.
 La scoperta ha lasciato di stucco gli archeologi, che pensavano che la bara conservasse gli organi di un individuo adulto, secondo un'usanza diffusa ai tempi dei faraoni.


Il sarcofago in legno di cedro, piuttosto deteriorato, era finito nelle stanze del Fitzwilliam Museum di Cambridge nel 1907, dopo essere stato rinvenuto a Giza, in Egitto, lo stesso anno.
 Al suo interno si nascondeva un piccolo fagotto scuro, che finora si pensava custodisse organi interni rimossi e preservati da un corpo durante il processo di imbalsamazione.
 Le tradizionali radiografie dell'involto non hanno rivelato granché, ma una microtomografia ai raggi X del pacchetto ha svelato il mistero.


Avvolto da bende sigillate con la resina giace il corpicino di un feto dal genere non riconoscibile, con il contenuto del cranio collassato ma gli arti e le dita ben riconoscibili.
 Le braccia sono incrociate sopra al petto, un segno di attenzione che, insieme alla cura nelle decorazioni della bara, testimonia il rispetto per un lutto precoce.
 Non si notano vistose anomalie che possano aver portato all'interruzione di gravidanza. 

 Per Julie Dawson, curatrice capo del museo, la scoperta dimostra la considerazione che nell'Antico Egitto si aveva per i bambini mai nati.
 Non è la prima mummia di feto rinvenuta, ma è la più giovane: anche nella tomba di Tutankhamon sono stati trovati i corpi di due bimbi mai venuti alla luce, di 25 e 37 settimane di gestazione, mummificati e posti in sarcofagi separati.

 Fonte: focus.it

Roma, lo straordinario orologio ad acqua del Pincio


Il Pincio non è solo il luogo incantato per vedere lo scorcio di Roma più bello, ma è un posto che nasconde bellezze e segreti come l’orologio ad acqua, un esemplare unico di architettura meccanica tramandato a noi fin dall’Ottocento. 
 L’artefice di questo singolare esperimento è Giovanni Battista Embriaco, un frate dell’ordine domenicano che presentò, all’Esposizione Universale di Parigi, due prototipi di orologio ad acqua, uno di questi nel 1873, divenne una delle più belle attrazioni del Pincio a Roma.

 L’idea originale su cui si basa questa fantastica opera di ingegneria meccanica è quella di utilizzare la forza motrice dell’acqua per spostare il pendolo e caricare l’orologio, aggiungendo anche una suoneria che inizia a farsi sentire, grazie al riempimento alternato di due bacinelle. 
 Gioacchino Ersoch si occupò di trovare la giusta collocazione ambientale a questo particolare orologio, inserendolo in una torre al centro di un laghetto, decorato con dettagli di legno e posto su uno scoglio. 
Ersoch pensò volutamente a questo tipo di sistemazione per dare una sorta di continuità all’opera, ponendola al centro di un contesto naturale particolare, un modo per dimostrare come sia possibile conciliare al meglio tecnologia e natura.



L’orologio ha quattro quadranti richiamando idealmente il tronco di un albero e permettendo così di vedere l’orario da quattro direzioni diverse, da notare le sue lancette a forma di rami di albero per fare di questa struttura un elemento architettonico quasi naturale in perfetta sintonia con Villa Borghese.

 Dopo molti anni, l'orologio, smise di funzionare, anche per avere subito atti vandalici che lo danneggiarono e fu necessario un delicato restauro per renderlo ancora capace di scandire le ore. 
Nel 2007, una volta rimesso a nuovo, venne posto nel suo luogo d’origine perfettamente funzionante. 

 Questo particolare orologio necessita di cure costanti derivati dalla delicatezza dei suoi meccanismi che ne permettono il funzionamento anche dopo 142 anni per questo, il Comune di Roma, ha affidato l'opera ad una scuola professionale capace di monitorare costantemente il suo funzionamento.

 Fonte: bb-roma.it
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