I pozzi a gradini, chiamati anche kalyani o pushkarani, bawdi o baoli, barav o vaav, a seconda della zona dell’India e a seconda della lingua parlata, sono pozzi e laghetti di raccolta per l’acqua piovana o scavati per raggiungere le falde del sottosuolo, a cui ci si accede grazie a scalinate.
Lo scopo principale per cui si svilupparono fu ovviamente quello di avere sufficienti riserve idriche nei periodi di maggiore siccità.
Pare che storicamente la costruzione di pozzi a gradini sia iniziata nella regione meridionale di Gujarat (India) almeno dal 600 d.C, poi si diffuse anche a nord nello stato del Rajasthan, per raggiungere il suo culmine dall’XI al XVI secolo.
La maggior parte dei pozzi a gradini esistenti risalgono agli ultimi 800 anni. Ci sono, però, indizi che potrebbero essersi originati molto prima, e loro precursori possono ritrovarsi nella civiltà della valle dell’Indo.
Scavando in profondità, occorreva creare un sistema di scale che facilitasse l’accesso al pozzo, sia per le persone che per gli animali. Alla base del pozzo di poteva godere anche del sollievo alla calura indiana, ancora maggiore se il pozzo era coperto.
Fu così che attorno ai pozzi a gradini, che divennero luogo di riunione sociale e cerimonie religiose, si sviluppò un’incredibile e complessa ingegneria architettonica che li rese esempi affascinanti di come si possa unire alla funzionalità, un’estetica mozzafiato.
L’utilizzo dei pozzi a gradini conobbe l’inizio del suo declino sotto il dominio britannico, che considerandoli non sufficientemente igienici, li sostituì con l’installazione di reti idrica a tubi e pompe. Così i pozzi cominciarono ad essere gradualmente abbandonati dalla popolazione e molti andarono perduti, distrutti dall’incuria e dall’abbandono.
Di conseguenza, anche le attività sociali e religiose che avevano luogo in questi posti andarono perdute per ordine delle autorità britanniche.
Nonostante oggi ne esistano ancora diversi, molti dei quali in pessime condizioni, e alcuni di questi monumenti a cielo aperto siano tornati ad assolvere la loro funzione originaria a causa dell’accentuarsi delle siccità dovute al riscaldamento globale, il loro destino appare segnato.
La giornalista Victoria Lautman ha trascorso quattro anni in India per fotografare e documentare i pozzi a gradini, nella speranza che la popolazione si riappropri dei pozzi prima che sia troppo tardi.
Il suo lavoro è stato pubblicato sull’Enciclopedia Britannica e su diverse testate di prestigio internazionale.
Fonte: zoomma.news