mercoledì 2 ottobre 2019
Biberon preistorici: l'allattamento dei bambini nel Neolitico
Più di tremila anni fa, madri e padri dell’età del Bronzo si erano già ingegnati a fabbricare ciotole e recipienti col beccuccio, l’equivalente dei moderni biberon, per nutrire col latte di animali i loro bambini.
Un gruppo di ricercatori ha verificato con indagini chimiche che in alcuni contenitori con questa foggia caratteristica, ritrovati in sepolture di bambini risalenti all’età del bronzo e del ferro, era contenuto del latte: molto probabile, dunque, che facessero parte del corredo per l’alimentazione di quei piccoli.
Raramente l’archeologia ha modo di occuparsi dell’infanzia, ma riuscire a stabilire come venivano allevati, nutriti e cresciuti i bambini fornirebbe informazioni sul modo di vivere e sui cambiamenti delle società antiche.
Si sa che in epoca neolitica, a partire da circa novemila anni fa, in Europa si sono compiute trasformazioni importanti nel modo di vivere delle popolazioni: dal sostentamento basato sulla caccia e sulla raccolta, gli uomini hanno cominciato a vivere in comunità stanziali e a dedicarsi a forme di agricoltura e di allevamento.
Le più antiche ciotole di terracotta con un beccuccio che sembra fatto apposta per bere o succhiare risalgono a circa cinquemila anni fa. In seguito, come testimoniano i ritrovamenti in vari siti archeologici, hanno cominciato a diventare di uso più frequente.
Si pensava che questi recipienti servissero per nutrire gli anziani o i malati, e qualcuno ipotizzava che fossero usati anche per i bambini, ma mancava la prova che fosse davvero così.
Il nuovo studio, condotto da ricercatori delle università di Bristol e pubblicato su Nature, fornisce il primo forte indizio che davvero queste stoviglie servissero per l’alimentazione dei bambini piccoli.
I ricercatori hanno condotto analisi chimiche su alcuni vasi trovati in sepolture dell’età del Bronzo (datati tra il 1200 e l’800 avanti Cristo) e della prima età del ferro (tra l’800 e il 450 avanti Cristo) in due siti della Baviera, in Germania.
I recipienti erano deposti accanto ai resti di bambini di un anno o poco più.
In tutti e tre i reperti, i ricercatori hanno individuato tracce di grassi e composti specifici di latte di ruminanti (non è stato possibile stabilire di quale animale), a conferma dell’importanza che secondo loro rivestiva il latte di animale, fornito anche ai bambini, nell’alimentazione di queste popolazioni.
Lo studio alimenta ipotesi e spunti di riflessione.
Per esempio, è possibile che, rispetto alle popolazioni di epoche precedenti, durante il Neolitico lo svezzamento dei bambini avvenisse prima, forse verso i sei mesi (come oggi), quando oltre al latte materno si cominciavano a nutrire i piccoli anche con latte di vacca o di capra, e forse con pappette di cereali.
Questi cambiamenti nell’alimentazione potrebbero avere avuto importanti conseguenze.
Gli studiosi hanno registrato da tempo una vera e propria rivoluzione demografica nel Neolitico, una sorta di baby boom, con un forte aumento delle nascite.
L’alimentazione infantile potrebbe aver giocato un ruolo.
Come osserva Sian Halcrow nel commento che su Nature accompagna l’articolo, può darsi che il fatto di alimentare i bambini anche con latte animale abbia aumentato la fertilità, dato che durante l’allattamento al seno di solito l’ovulazione nella donna è bloccata.
Il latte materno, d’altra parte, è considerato l’alimento perfetto dal punto di vista nutrizionale e per l’aiuto nello sviluppo del sistema immunitario del neonato.
Quello di vacca o di capra, privo delle stesse proprietà, potrebbe aver portato a un aumento della mortalità infantile per infezioni e malattie, magari causate dalla facile contaminazione del latte animale o dai ristagni di latte nei contenitori stessi.
Insomma, un cambiamento di abitudini testimoniato da un oggetto semplice come un biberon potrebbe aver portato nella storia umana una cascata di conseguenze tanto difficili da comprendere quanto incredibilmente affascinanti da studiare.
Fonte: Focus.it
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