Questa particolare specie appartenente al genere degli Uroplatus, comunemente detta “geco satanico dalla coda a foglia” vive tra le foreste del Madagascar, mimetizzata tra gli alberi.
Le sue principali risorse evolutive sono, neanche a dirlo, la forma e il colore. Quando perfettamente immobile, infatti, si trasforma nella perfetta imitazione di una foglia secca, persino un po' mangiucchiata dai parassiti.
Per questo passa intere giornate appeso a testa in giù, in attesa del momento giusto per balzare all’attacco.
Se minacciato, si appiattisce sulla corteccia per nascondere la sua ombra e spalanca la bocca dall’interno rosso fuoco, con la precisa finalità di spaventare gli eventuali predatori.
Il naturalista belga George Albert Boulenger (1858 – 1937) fu talmente colpito dall’avvistamento improvviso di questo animale che arrivò a considerarlo un prodotto della sua fantasia, attribuendogli il suffisso latino di phantasticus (immaginario).
Come tutti i suoi vicini biologici della famiglia gekkonidae, inclusi quelli che abitano la penisola italiana, il geco satanico è di abitudini notturne e si nutre prevalentemente di insetti, benché non disdegni occasionalmente di consumare nettare o frutta di vario tipo.
Lui, però, a differenza dei cugini europei può raggiungere la rispettabile lunghezza di 15 cm circa, inclusa l’incredibile coda piatta e sfrangiata, un’elemento che lo accomuna agli altri gechi del suo ambiente naturale.
In caso di necessità quest’ultima può essere abbandonata dall’animale, ricrescendo dopo qualche settimana.
Questo geco presenta anche un’altra singolare caratteristica, un po' inquietante: il maggior numero di denti sottili ma tremendamente affilati.
Dote che sfrutta ogni notte quando, al calare delle tenebre, inizia la sua famelica ricerca di grilli, falene o cavallette da fagocitare, voracemente, proprio come il piccolo drago cui tanto rassomiglia nell’aspetto.
Purtroppo, lo sfruttamento fuori controllo delle foreste tropicali, ambiente naturale dell’Uroplatus Phantasticus, e le difficoltà incontrate nell’allevarlo in cattività lo hanno reso una creatura a rischio d’estinzione.
Il WWF l’ha classificato tra i 10 animali più ricercati al mondo dai collezionisti, ed avere un suo esemplare nel terrario costituisce un’ambizione di molti appassionati di erpetologia.
Ciò purtroppo ne alimenta il commercio abusivo, pericolo ulteriore per la sua sopravvivenza.
Tratto da http://www.jacoporanieri.com/