La Macchina di Anticitera, o Meccanismo di Anticitera, prende il nome dall’isola greca omonima che noi conosciamo anche come Cerigotto e presso la quale fu rinvenuto il relitto di Anticitera, una nave che nel I secolo a.C. naufragò nei pressi delle coste dell’isola. Tra i resti del relitto erano presenti numerosi reperti, ma è questo il più meritevole di attenzione che oggi viene custodito dal Museo archeologico di Atene e che fu a lungo considerato un mistero da risolvere.
Il ritrovamento della nave avvenne nella primavera del 1900 a seguito della segnalazione da parte di pescatori di spugne dell’isola di Symi che avevano perso la rotta a causa di una tempesta.
Costretti a trovare riparo presso l’isoletta rocciosa di Cerigotto scoprirono a largo dell’isola il relitto di una nave a circa 43 metri di profondità. La nave era databile agli inizi del I secolo a.C. e trasportava numerosi oggetti di valore, tra cui statue di marmo e bronzo, oggetti di vetro dalle fattezze uniche, gioielli, monete e ceramiche, ma anche le componenti di un oggetto che appariva del tutto incomprensibile.
La prima spedizione per il recupero dei beni al largo di Point Glyphadia fu effettuata da parte della marina ellenica tra il 1900 e il 1901, e per esaminare i reperti salvati dal Relitto di Anticitera fu chiamato l’archeologo Valerios Stais, il quale notò subito che in un blocco di pietra era inserito un ingranaggio interno, era il 17 maggio 1902 ed era stata riconosciuta la Macchina di Anticitera.
Non si sa bene come il meccanismo sia giunto sulla nave da carico ma tra le ipotesi plausibili c’è la possibilità che venne portato da Rodi a Roma con altri oggetti saccheggiati da parte dei romani.
Le prime ipotesi di Stais propesero subito per un oggetto di tipo astronomico, probabilmente un qualche tipo di orologio, tuttavia, la maggior parte degli studiosi era convinta che si trattasse di un dispositivo procronistico da considerare quindi in anticipo rispetto agli altri oggetti che erano stati scoperti come appartenenti a quel determinato periodo e perciò anche troppo complesso da decifrare.
Le indagini sulla Macchina di Anticitera, in effetti, furono abbandonate sino agli anni ’50, quando lo storico della scienza Derek J. De Solla Price, professore dell’Università di Yale, si interessò nuovamente a quell’oggetto misterioso.
Lo stesso Price nel 1971 insieme a Charalampos Karakalos, un fisico nucleare, sottopose a un’indagine a raggi X gli 82 frammenti del reperto e finalmente nel 1974 pubblicò un ampio articolo di ben 70 pagine sulla macchina.
Il Meccanismo di Anticitera è considerato il primo calcolatore meccanico, la cui complessità si deve spiegare con la presenza di altre macchine che lo precedettero e non sono mai state ritrovate seppure certamente realizzate durante il periodo ellenistico.
Le teorie alla base della macchina sono da rintracciarsi nelle materie astronomiche e matematiche su cui a lungo si concentrarono gli scienziati greci in particolare durante il II-I secolo a.C..
Nonostante al tempo della Grecia ellenistica esistesse una tradizione tecnologica avanzata e durante quest’epoca molti studiosi si dedicarono ad aspetti meccanici e automi come la celebre macchina a vapore di Erone o la macchina circolare di Archimede (anch’essa riproducente il moto dei pianeti, del sole e della luna, nonché le eclissi dell’ultima), la singolarità della Macchina di Anticitera fa si che il complesso progetto che ne è alla base lo faccia considerare un manufatto fuori dal tempo.
Si tratterebbe secondo alcuni di un caso di OOOPArt (Out of Place Artifacts) caldeggiata dai sostenitori dell’archeologia misteriosa che non vi riconoscono fantasiosamente un manufatto ascrivibile all’età ellenistica ma ad una civiltà tecnologicamente più avanzata.
Dell’originaria Macchina di Anticitera sopravvivevano 3 parti principali e numerosi frammenti minori per un numero pari a 82 frammenti totali.
Si trattava di una serie di ruote dentate, ricoperte da iscrizioni (circa 2000 caratteri di cui si è decifrato il 95%) che erano parte di un meccanismo ad orologeria.
Le dimensioni della macchina erano di 30 cm per 15 cm e il materiale di costruzione era il rame inserito in una cornice di legno, il sistema funzionava probabilmente grazie all’uso di una manovella.
Si trattava di un meccanismo per calcolare il calendario solare e lunare grazie a una ventina di ruote dentate che potevano riprodurre il ciclo metonico cioè il rapporto di 254:19 che riproduce il moto della Luna in rapporto al Sole, poiché il nostro satellite compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari.
A un secolo e oltre da quel 17 maggio 1902 il Meccanismo di Anticitera continua a riservare sorprese, infatti, nel 2008 Alexander Jones, dell’Istituto per gli studi sul Mondo Antico di New York, riuscì a tradurre alcune iscrizioni scoprendo che i nomi dei mesi sullo strumento erano quelli utilizzati nelle colonie corinzie, in particolare il macchinario fu probabilmente realizzato a Siracusa.
Le più recenti indagini, invece, propendono per Pergamo come sito di costruzione.
Nel 2010 gli studiosi sono riusciti a scoprire che la macchina era in grado di calcolare anche le eclissi, il moto dei 5 pianeti osservabili a occhio nudo al tempo della sua realizzazione e si è addirittura compreso che indicava le date delle Olimpiadi e dei giochi panellenici associati alle stesse. Tutti elementi fondamentali per un popolo che calibrava la propria vita e le proprie decisioni politiche su quello che avveniva nel cielo.
Gli archeologi sono convinti che recuperando altri possibili frammenti sia possibile trarre altre informazioni su questo magnifico oggetto e proprio per questo una nuova campagna di scavi quinquennale è in svolgimento dal 2020, non ci resta che attendere per scoprire cosa questa potrà riservarci.
Fonte: meteoweb