mercoledì 27 marzo 2013
L'acquedotto vergine
Unico acquedotto romano ad essere funzionante, ancora dopo venti secoli, anche se solo per l’alimentazione di quasi tutte le più imponenti e grandiose fontane della zona del centro (Piazza Navona, Barcaccia, Terrina etc…) e, prima fra tutte, della Fontana di Trevi, l'Acquedotto dell'Acqua Vergine fu voluto da Agrippa, genero dell'imperatore Augusto, che lo inaugurò il 9 giugno del 19 a.C. per alimentare la nuova zona di Campo Marzio e soprattutto per rifornire le omonime terme.
In ordine temporale, l’aqua Virgo è il sesto acquedotto dopo l’Appio, l’Anio Vetus, il Marcio, l’Aqua Tepula e la Iulia ed aveva origine a poca distanza dal corso dell'Aniene da alcune sorgenti che si trovavano nell'Agro Lucullano, presso l' VIII miglio della Via Collatina (corrispondente al km 10,500 dell'attuale via), presso l'odierna località di Salone (24 metri s.l.m.).
Il sistema raccoglieva in un bacino artificiale di captazione, chiuso da una lunga diga di calcestruzzo esistente fino al secolo scorso ed ora interrata, diverse polle e vene acquifere variamente imbrigliate, mentre altri bacini imbriferi venivano poi collettati lungo il percorso aumentandone la portata fino a 2.504 quinarie, pari a 1.202 litri al secondo.
Secondo Frontino, di questa portata circa 100 l/s venivano erogati nella parte settentrionale e suburbana della città, fino ad allora priva di approvvigionamento idrico, mentre i 1.100 l/s che giungevano in città erano convogliati in 18 castella secondari che li distribuivano in modo che circa 700 l/s andassero ad alimentare opere pubbliche, 250 l/s arrivassero alla casa imperiale e i restanti 150 l/s circa fossero destinati ad utenti privati.
L'acquedotto era lungo 14.105 passi, cioè circa 20 chilometri, e quasi completamente sotterraneo, salvo circa due chilometri che correvano su sostruzioni o su arcuazioni continue nell’ultimo tratto di Campo Marzio. Da Salone, dopo un percorso sotterraneo di circa cinque chilometri, l’acquedotto arrivava al fosso della Marranella ma -come come spesso accadeva negli acquedotti romani- anziché proseguire sotto i colli della città seguendo la via più breve, voltava bruscamente verso nord, seguiva la Via Collatina fino alla località di Portonaccio, dove raggiungeva la Via Tiburtina e l'Aniene, che attraversava nella zona di Pietralata. Quindi si muoveva lungo le dorsali della Nomentana e della Salaria da dove, piegando verso sud, attraversava le zone di Villa Ada, dei Parioli (proprio sotto il ninfeo di Villa Giulia) e di Villa Borghese, per entrare infine in città in prossimità del Muro Torto e di piazza di Spagna. L’ultimo tratto, come detto, si sviluppava infine su arcuazioni fino al Pantheon, dove si trovavano le Terme di Agrippa.
Il motivo più probabile di questo lungo percorso è da ricercarsi nell’orografia del territorio attraversato: essendo le sorgenti molto basse sul livello del mare e molto vicine a Roma, l'acqua per muoversi a gravità non poteva raggiungere un livello più elevato nel punto terminale e doveva quindi costeggiare dorsali, superare in elevato le depressioni che incontrava (come sulla via Collatina Vecchia) e attraversare pendii. Il tratto urbano si può facilmente ricostruire grazie alla presenza dei numerosi resti delle arcuazioni: alle pendici del Pincio, sotto Villa Medici e vicino agli Horti Luculliani, una piscina limaria (dalla quale prese il nome il Vicolo del Bottino) serviva a trattenere i depositi presenti nell’acqua e a mantenere costante il carico nel condotto. Da lì veniva percorsa la falda fino al Campo Marzio in direzione parallela a Via Margutta, sbucando quindi finalmente e definitivamente a cielo aperto verso la metà dell'attuale Via due Macelli.
Mediante una serie ininterrotta di arcate, attraversava quindi l'attuale Via del Nazareno (dove si conservano parzialmente interrate tre arcate in blocchi bugnati di travertino con l'iscrizione che ricorda il rifacimento di Claudio). passava per la zona della Fontana di Trevi e nell'area oggi occupata da Palazzo Sciarra (nei cui sotterranei si trovano i resti di altre due arcate, anch’esse nei blocchi di travertino del restauro di Claudio, con una luce di 3,15 metri ), scavalcava la Via Lata (oggi Via del Corso) -con un'arcata trasformata in seguito in arco trionfale in onore di Claudio per celebrare la conquista della Britannia- e proseguiva lungo la Via del Caravita, Piazza S.Ignazio e Via del Seminario, dove doveva trovarsi il castellum terminale.
Frontino scrive che "davanti alla fronte dei Saepta", in prossimità del Pantheon, l’acquedotto terminava, distribuendo l’acqua ai numerosi monumenti creati da Agrippa, non ultime le Terme che portavano il suo nome, fino in Trastevere.
Essendo l'Acquedotto Vergine in funzione e tuttora accessibile nel suo tratto sotterraneo per le ispezioni ed i controlli, lo speco è ben conosciuto e perfino percorribile in barca: esso è largo mediamente 1,50 metri e, quando attraversa zone di terreno incoerente, è costruito con muratura in opera cementizia e paramento in reticolato, quando invece incontra banchi consistenti di tufo, è direttamente scavato in galleria. Nelle zone delle colline suburbane raggiunge la profondità di 30-40 metri, con una punta massima di 43 metri ai Parioli in Viale Romania.
Anche l'impianto di captazione delle sorgenti è ancora funzionante ed ispezionabile in occasione di ripuliture e restauri.
Una rete di cunicoli scavati trasversalmente alle direttrici di falda capta le acque sorgive che provengono da vasto bacino imbrifero attraverso i banchi di pozzolana e di tufo e fuoriescono con rivoli e polle attraverso il terreno poroso ed impermeabile, convogliandole fino al canale principale oppure raccogliendole nel bacino artificiale (oggi interrato) che serviva anche a regolare l'immissione delle acque nel condotto.
La leggenda, ricordata da Frontino, fa risalire il nome dell’acquedotto ad una vergine che suggerì ai soldati di Agrippa, seguendo il suo intuito, l’esatta ubicazione delle sorgenti fino ad allora cercate invano e, a prova di ciò, presso il bacino di raccolta si trovava un'edicola con l'immagine dipinta della ninfa delle sorgenti.
Più verosimilmente il nome era invece legato invece alla purezza ed alla freschezza delle acque, la cui assenza di calcare rendeva tra l’altro meno impegnativa la manutenzione dell'acquedotto
Durante i suoi 2000 anni di utilizzo, l'acquedotto ha subito, com'è facile immaginare, innumerevoli interventi di manutenzione, di restauro e di parziale rifacimento.
Nell'antichità i principali lavori conservativi si ebbero al tempo di Tiberio, nel 37 d.C., di Claudio, nel 45-46 d.C. quando vennero ripristinate le arcuazioni in blocchi bugnati di travertino nell'area urbana, e di Costantino.
Ai tempi di Teodorico l’acquedotto era funzionante ed era ancora decantata la purezza dell'acqua.
In seguito i Goti di Vitige lo danneggiarono seriamente, ma le autorità lo ripristinarono rapidamente dato l'affollamento della zona che alimentava.
Papa Adriano I (772-795) fece eseguire nel Medioevo lavori più o meno consistenti: Procopio ci informa che "l'Acquedotto della Vergine, da molti anni demolito e così pieno di rovine tanto che in Roma entrava ben poca acqua...(Adriano I) lo restaurò nuovamente e lo arricchì di tanta abbondanza d'acqua che dissetava quasi tutta la città". Liber Pontificalis (I, 505).
Si noti come il biografo indichi che l'acquedotto, anche prima dei restauri, non fosse del tutto interrotto, ma riuscisse a portare soltanto poca acqua in città: segno che, benché malandato, non cessò mai del tutto la sua attività.
Con tutta probabilità il restauro di Papa Adriano consistette anche nell'allestimento di una nuova fontana terminale subito a monte - non più di 200 metri in linea d'aria- di via del Corso, dove le arcuazioni erano state interrotte.
I neuroni del cervello si illuminano come un cielo stellato
Assomiglia a un cielo stellato, ma è in continuo movimento.
Può sembrare anche la Terra ripresa dal cielo, con le luci che si accendono e si spengono senza pausa.
Il cervello di un piccolo pesce zebra è un concerto di neuroni in continua agitazione.
Non riposa neanche un istante.
Ogni impulso trasmesso da una cellula si traduce in una scintilla.
E oggi è la prima volta che l'organo del pensiero di un animale vertebrato viene osservato nella sua interezza, per un'ora di seguito.
Il video prodotto dall'Howard Hughes Medical Institute di Ashburn, in Virginia, è stato pubblicato su Nature Methods.
Per ora le riprese del cervello in diretta - un fotogramma ogni 1,3 secondi - hanno riguardato un pesciolino al livello di larva, con appena 100mila neuroni in testa.
Ma è chiaro che l'ambizione dei ricercatori (enorme, allo stato attuale della tecnologia) è quella di arrivare al cervello umano, che all'interno del cranio ha un numero di cellule neurali 85mila volte superiore.
Il pesciolino del laboratorio di Ashburn
Gli scienziati Misha Ahrens e Philipp Keller lo hanno modificato geneticamente in modo che le cellule del suo sistema nervoso esprimano una proteina fluorescente nel momento in cui i neuroni si accendono.
Grazie a un microscopio, i ricercatori possono osservare l'attività di 80mila delle 100mila cellule del cervello.
Le altre sono in maggioranza situate negli occhi e non sono facilmente raggiungibili dallo strumento.
Il lavoro di Ahrens e Keller è facilitato dal fatto che la testa del pesce zebra, quando è ancora a livello di larva, è trasparente.
[Straordinarie somiglianze tra la struttura del cervello e quella dell'Universo]. Studiare come le varie aree si attivano in contemporanea durante le attività più disparate, dallo studiare al ricordare, dal vivere un'emozione all'imparare un movimento nuovo, è uno dei campi più interessanti delle neuroscienze, e per il momento sull'uomo lo strumento usato più spesso per la ricerca è la risonanza magnetica.
Dagli studi sui pesciolini trasparenti al trasferimento su silicio dell'architettura del cervello umano, lo studio di quell'universo meraviglioso che è il cervello è oggi l'impresa forse dagli orizzonti più vasti che la scienza si sia prefissata. [larepubblica.it]
Tratto da Il Navigatore Curioso
Può sembrare anche la Terra ripresa dal cielo, con le luci che si accendono e si spengono senza pausa.
Il cervello di un piccolo pesce zebra è un concerto di neuroni in continua agitazione.
Non riposa neanche un istante.
Ogni impulso trasmesso da una cellula si traduce in una scintilla.
E oggi è la prima volta che l'organo del pensiero di un animale vertebrato viene osservato nella sua interezza, per un'ora di seguito.
Il video prodotto dall'Howard Hughes Medical Institute di Ashburn, in Virginia, è stato pubblicato su Nature Methods.
Per ora le riprese del cervello in diretta - un fotogramma ogni 1,3 secondi - hanno riguardato un pesciolino al livello di larva, con appena 100mila neuroni in testa.
Ma è chiaro che l'ambizione dei ricercatori (enorme, allo stato attuale della tecnologia) è quella di arrivare al cervello umano, che all'interno del cranio ha un numero di cellule neurali 85mila volte superiore.
Il pesciolino del laboratorio di Ashburn
Gli scienziati Misha Ahrens e Philipp Keller lo hanno modificato geneticamente in modo che le cellule del suo sistema nervoso esprimano una proteina fluorescente nel momento in cui i neuroni si accendono.
Grazie a un microscopio, i ricercatori possono osservare l'attività di 80mila delle 100mila cellule del cervello.
Le altre sono in maggioranza situate negli occhi e non sono facilmente raggiungibili dallo strumento.
Il lavoro di Ahrens e Keller è facilitato dal fatto che la testa del pesce zebra, quando è ancora a livello di larva, è trasparente.
[Straordinarie somiglianze tra la struttura del cervello e quella dell'Universo]. Studiare come le varie aree si attivano in contemporanea durante le attività più disparate, dallo studiare al ricordare, dal vivere un'emozione all'imparare un movimento nuovo, è uno dei campi più interessanti delle neuroscienze, e per il momento sull'uomo lo strumento usato più spesso per la ricerca è la risonanza magnetica.
Dagli studi sui pesciolini trasparenti al trasferimento su silicio dell'architettura del cervello umano, lo studio di quell'universo meraviglioso che è il cervello è oggi l'impresa forse dagli orizzonti più vasti che la scienza si sia prefissata. [larepubblica.it]
Tratto da Il Navigatore Curioso
L'uomo e i vestiti
Perchè l'uomo è l'unico animale ad usare i vestiti? Una ricerca suggerisce che gli indumenti sono stati inventati 170 mila anni fa
In quale momento della sua storia l'essere umano ha iniziato a utilizzare i vestiti?
La risposta è venuta da uno studio condotto da ricercatori dell'Università della Florida, scoprendo che il primo vestito deve risalire a circa 170.000 anni fa.
Il ricorso a dati archeologici è impossibile per una simile ricerca, dato che è pressoché impossibile che tessuti, pellicce o simili si conservino in un ambiente naturale per tempi così lunghi.
I ricercatori sono così ricorsi a un sistema davvero singolare: hanno analizzato il genoma dei pidocchi dei vestiti.
"Dato il loro estremo adattamento ai vestiti, possiamo dire quasi con certezza che i pidocchi degli indumenti non esistevano fino a che l'uomo non ha inventato gli indumenti", spiega David Reed, conservatore al Florida Museum of Natural History, che ha diretto lo studio pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.
In realtà il metodo era già stato impiegato in una ricerca del 2003 condotta da Mark Stoneking, genetista al Max-Planck-Institut a Lipsia, che aveva portato a una stima di 107.000 anni fa, ma il nuovo studio include una maggiore quantità di dati e più raffinate tecniche di calcolo delle date.
I nuovi dati indicano che gli esseri umani iniziarono a utilizzare dei vestiti circa 70.000 anni prima delle migrazioni verso le più fredde alte latitudini, avvenute a partire da 100.000 anni fa circa.
Lo studio indica anche che l'uomo iniziò a coprirsi molto tempo dopo aver perso la propria copertura di peli, un evento che le ricerche sulla pigmentazione della pelle hanno collocato a circa un milione di anni fa.
"E' interessante pensare che l'uomo sia stato in grado di sopravvivere in Africa per centinaia di migliaia di anni senza vestiti e senza pelo", ha commentato Reed.
"I nuovi risultati anticipano notevolmente la data dei primi vestiti, ma hanno senso" osserva Ian Gilligan.
"Indicano che gli umani moderni iniziarono a indossare regolarmente vestiti per tenersi caldi quando si trovarono esposti per la prima volta alle condizioni dell'era glaciale."
L'ultima era glaciale risale a 120.000 anni fa, ma i nuovi dati indicano che l'uomo iniziò a coprirsi all'epoca della precedente era glaciale, avvenuta circa 180.000 anni fa.
[Fonte - Postato in Ricerca Scientifica - Antropologia].
Tratto da Navigatore curioso
In quale momento della sua storia l'essere umano ha iniziato a utilizzare i vestiti?
La risposta è venuta da uno studio condotto da ricercatori dell'Università della Florida, scoprendo che il primo vestito deve risalire a circa 170.000 anni fa.
Il ricorso a dati archeologici è impossibile per una simile ricerca, dato che è pressoché impossibile che tessuti, pellicce o simili si conservino in un ambiente naturale per tempi così lunghi.
I ricercatori sono così ricorsi a un sistema davvero singolare: hanno analizzato il genoma dei pidocchi dei vestiti.
"Dato il loro estremo adattamento ai vestiti, possiamo dire quasi con certezza che i pidocchi degli indumenti non esistevano fino a che l'uomo non ha inventato gli indumenti", spiega David Reed, conservatore al Florida Museum of Natural History, che ha diretto lo studio pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution.
In realtà il metodo era già stato impiegato in una ricerca del 2003 condotta da Mark Stoneking, genetista al Max-Planck-Institut a Lipsia, che aveva portato a una stima di 107.000 anni fa, ma il nuovo studio include una maggiore quantità di dati e più raffinate tecniche di calcolo delle date.
I nuovi dati indicano che gli esseri umani iniziarono a utilizzare dei vestiti circa 70.000 anni prima delle migrazioni verso le più fredde alte latitudini, avvenute a partire da 100.000 anni fa circa.
Lo studio indica anche che l'uomo iniziò a coprirsi molto tempo dopo aver perso la propria copertura di peli, un evento che le ricerche sulla pigmentazione della pelle hanno collocato a circa un milione di anni fa.
"E' interessante pensare che l'uomo sia stato in grado di sopravvivere in Africa per centinaia di migliaia di anni senza vestiti e senza pelo", ha commentato Reed.
"I nuovi risultati anticipano notevolmente la data dei primi vestiti, ma hanno senso" osserva Ian Gilligan.
"Indicano che gli umani moderni iniziarono a indossare regolarmente vestiti per tenersi caldi quando si trovarono esposti per la prima volta alle condizioni dell'era glaciale."
L'ultima era glaciale risale a 120.000 anni fa, ma i nuovi dati indicano che l'uomo iniziò a coprirsi all'epoca della precedente era glaciale, avvenuta circa 180.000 anni fa.
[Fonte - Postato in Ricerca Scientifica - Antropologia].
Tratto da Navigatore curioso
THALASSA * Stamatis SPANOUDAKIS
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Las Vegas
Las Vegas è una città degli Stati Uniti d'America, capoluogo della contea di Clark nello stato del Nevada. È famosa per essere la capitale del divertimento, dello shopping e del gioco d'azzardo, in rivalità con la paragonabile città di Reno.
Quello che viene comunemente chiamato "Las Vegas" è in effetti un insieme di unità amministrative diverse: la città di Las Vegas propriamente detta, la città di North Las Vegas, la città di Henderson e inoltre una vasta area "unincorporated" (cioè non costituita in città ma sotto la diretta gestione della contea), area che include la "Strip", una lunga strada, per la maggior parte dritta o lievemente curva. Ai lati di essa sono presenti molti negozi, hotel e casinò.
L'area metropolitana di Las Vegas, che comprende tutta la contea di Clark, è quella a più forte crescita demografica negli Stati Uniti: nel 2005, secondo le stime, era abitata da circa 1.950.000 persone. Si trova a circa 270,5 miglia a nord-est da Los Angeles. Il gioco d'azzardo legalizzato, la disponibilità di alcolici ad ogni ora del giorno e della notte ed una certa scelta in fatto di spettacoli “per adulti” (non la prostituzione che, nella Contea di Clark, è illegale) hanno procurato a Las Vegas il soprannome di "Sin City" ("Città del peccato"), ma l’amministrazione locale e l’ufficio del turismo preferiscono di gran lunga "The Entertainment Capital of the World" ("La Capitale Mondiale dell'Intrattenimento"). Assieme all'economia, anche l'immagine della città è in forte crescita. Ne è testimonianza il fatto che, negli ultimi anni, è stata frequentemente scelta come ambientazione per serie televisive e film di grande successo.
Il nome Las Vegas deriva da un termine spagnolo che significa “I Prati”. Nella zona esistevano, infatti, dei pozzi d’acqua che tenevano in vita alcune aree verdi.
Il nome di Las Vegas viene spesso attribuito anche ad aree urbane che la circondano, ma non ne fanno parte dal punto di vista amministrativo. Ad esempio, una buona parte della Strip, la porzione del Las Vegas Boulevard lungo cui si allineano i casinò e gli alberghi più famosi, si colloca in un’area denominata Paradise, al di fuori della Las Vegas propriamente detta.
Un po' di storia
Il 3 maggio 1844, John C. Frémont entrò nell’area di Las Vegas, che apparteneva ancora al Messico, a capo di una spedizione di scienziati ed esploratori statunitensi. Il 10 maggio del 1855, in seguito alla annessione messicana da parte degli Stati Uniti, Brigham Young incaricò 30 missionari mormoni comandati da William Bringhurst nella stessa area per convertire gli indiani Paiute.
Venne costruito un forte vicino all'odierna downtown, che serviva come una stazione di posta per i viaggiatori lungo il "corridoio mormone" tra Salt Lake City e la nuova colonia di San Bernardino, California.
Las Vegas venne fondato come un villaggio ferroviario il 15 maggio del 1905, quando, in quello che oggi è il centro di Las Vegas, vennero messe all'asta 44,5 h-a. di terreno della San Pedro, Los Angeles and Salt Lake City Railroad, una società ferroviaria che era posseduta da William A. Clark, senatore del Montana. Las Vegas era parte della contea di Lincoln fino al 1909 quando divenne parte della neo formata Clark County.
Las Vegas divenne una città a tutti gli effetti il 16 marzo del 1911 quando adottò la sua prima carta di diritto pubblico.
Per decenni Las Vegas è stata stazione di sosta per le carovane di pionieri dirette in California e, nei primi anni del Novecento, un importante snodo ferroviario, attraverso cui le miniere dei dintorni inviavano i loro prodotti al resto del paese.
Con l’espandersi delle ferrovie, Las Vegas perse importanza, ma la costruzione della Diga Hoover, completata nel 1936, segnò una grande e definitiva rinascita. Al denaro pubblico, servito per innalzare la diga, si aggiunse quello dei turisti richiamati dall’imponente costruzione e dal Lago Mead che essa aveva formato.
La legalizzazione del gioco d’azzardo, il 19 marzo 1931, diede ulteriore impulso al turismo.
Nel 1946, Bugsy Siegel aprì il famoso primo hotel casinò di Las Vegas (Flamingo Hotel), che contribuì molto alla nascita della leggenda cittadina.
Al denaro portato da turisti e giocatori, si aggiunse anche quello dei militari, addetti alla vicina base aerea di Nellis. Le necessità abitative di militari e lavoratori nei casinò diedero quindi il via ad una forte espansione edilizia, che dura tutt'oggi.
Negli anni della guerra fredda - in particolare dal 1951 al 1962 - nel relativamente vicino poligono da bombardamento di Nellis e nel Nevada Test Range furono effettuati decine di test esplosivi atmosferici di bombe nucleari a fissione, sia all'altezza del suolo che a pochi chilometri di quota. I test divennero sotterranei dopo la firma del trattato internazionale Partial Test Ban Treaty, firmato nel 1962 da decine di paesi, con il patrocinio del presidente John Fitzgerald Kennedy e di Nikita Khrusciov.
Dagli anni trenta del secolo scorso, in definitiva, Las Vegas ha visto uno sviluppo economico costante e privo di grosse crisi.
Oggi sta vivendo un vero boom e la sua economia è tra quelle che stanno crescendo di più negli Stati Uniti.
Vita di coppia
E dopo il tradimento?
Quando si scopre il tradimento del partner, i sentimenti di rabbia e delusione fanno emergere lati della nostra personalità che credevamo impensabili e sconosciuti.
Infatti quando si è di fronte al fatto si rimane sorpresi dalla propria reazione: è allora che tutte le certezze su chi si è e sul senso della relazione, crollano. In chi è vittima di un tradimento si apre una grande ferita narcisistica che riporta a tutti gli abbandoni, alle scelte imposte dai genitori o da altri, vissuti durante il periodo dell'adolescenza o dell'infanzia.
Emozioni che possono mettere a repentaglio non solo il futuro della coppia, ma anche la propria autostima.
Si può decidere di perdonare il partner o di vendicarsi: entrambe le scelte implicano la possibilità di rimanere all'interno della relazione o andarsene.
Il perdono
Quando viene intrapresa questa strada i partner sono consapevoli che il tradimento è il risultato di una crisi che durava da tempo e che è stata mal gestita da entrambi.
O che non è stata compresa appieno da uno dei due.
Chi ha tradito però deve essere disposto ad assumersi la responsabilità del proprio comportamento e avere una volontà riparatrice autentica.
Chi ha subito il tradimento, invece, deve essere disposto a rinunciare ai sentimenti di rabbia e di vendetta che prova nei confronti del partner e dargli la sincera possibilità di entrare nuovamente in sintonia con lui.
La vendetta
Se si adotta questa scelta, probabilmente la ferita narcisistica è talmente grande da non poter essere rimarginata in nessun modo.
Questo significa non essere in grado di rinunciare al desiderio di far pagare all'altro il male che ci ha fatto, comportandoci così come l'altro ha fatto con noi e mettendosi sul suo stesso piano.
Il rischio, però, è che la vendetta restituisca il maltolto, ma che metta la vittima sullo stesso piano del carnefice, dando il colpo di grazia definitivo alla relazione già in crisi.
L'importante è comprendere il motivo del tradimento.
È questa la base di partenza che apre a tutte le altre possibilità e, soprattutto, alla decisione di lasciare l'altro o continuare la vita a due.
Chi perdona ha fiducia nella propria capacità di amare e di ricevere amore.
Se decide di rimanere, lo fa perché crede che la coppia abbia un futuro.
Chi invece decide di vendicarsi e andarsene, adotta un comportamento sicuramente più costruttivo del vendicarsi e rimanere nella relazione: ma se la decisione è questa bisogna essere consapevoli che, in realtà, non si vuole veramente stare con l'altro.
Ma possederlo.
Se il tradimento è "rosa"
Secondo recenti statistiche, il 64% circa delle donne italiane tradisce o vorrebbe tradire, statistica che si avvicina di molto a quella degli uomini (il 70% circa).
E le tendenze danno in aumento le donne infedeli.
Ma perché si verifica questo atteggiamento?
Che cosa cercano le donne?
Solitamente non è presente una sola motivazione all'atto del tradire, ma esso risponde ad una serie di bisogni dei quali la donna non sempre è consapevole. Ci possono essere due tipi di motivazioni:
le individuali e le relazionali.
Le prime riguardano il tipo di struttura di personalità (in questo caso il tradimento è un modo che la persona utilizza per rispondere ai bisogni e alle paure personali che derivano dalla propria vita).
Le seconde utilizzano il tradimento per comunicare qualcosa all'altro, un messaggio che la donna non può dire a parole.
Negare oppure raccontare tutto?
La scelta di negare oppure confessare un tradimento dipende da cosa si vuole ottenere.
Si racconterà il tradimento se si vuole utilizzare come scusa per decretare la fine di una relazione; se invece c'è l'interesse a preservare l'unione è bene tacere, ma solo se si valuta di essere in grado di superare il senso di colpa. Se la persona che ha tradito non vuole rovinare la relazione con il partner e ha vissuto il tradimento come una propria debolezza, proverà sentimenti di colpa. In altre situazioni, nelle quali una persona attua il tradimento per vendetta o per richiamare l'attenzione dell'altro, è possibile che provi soddisfazione, un aumento del senso di stima per se stessa e del proprio potere seduttivo.
Ma quali sono le giustificazioni che spingono una donna al tradimento?
La più importante è certamente la percezione che la donna ha di ricevere scarsa attenzione da parte del partner: ci si sente date per scontate, non apprezzate abbastanza.
Il consiglio è quello di mettere da parte un po' di orgoglio e parlarne apertamente, spiegando con dolcezza e pazienza ciò di cui ha bisogno, facendo esempi pratici e proposte concrete per ricreare quel clima di complicità e tenerezza che sembra di non sentire più.
Quando si scopre il tradimento del partner, i sentimenti di rabbia e delusione fanno emergere lati della nostra personalità che credevamo impensabili e sconosciuti.
Infatti quando si è di fronte al fatto si rimane sorpresi dalla propria reazione: è allora che tutte le certezze su chi si è e sul senso della relazione, crollano. In chi è vittima di un tradimento si apre una grande ferita narcisistica che riporta a tutti gli abbandoni, alle scelte imposte dai genitori o da altri, vissuti durante il periodo dell'adolescenza o dell'infanzia.
Emozioni che possono mettere a repentaglio non solo il futuro della coppia, ma anche la propria autostima.
Si può decidere di perdonare il partner o di vendicarsi: entrambe le scelte implicano la possibilità di rimanere all'interno della relazione o andarsene.
Il perdono
Quando viene intrapresa questa strada i partner sono consapevoli che il tradimento è il risultato di una crisi che durava da tempo e che è stata mal gestita da entrambi.
O che non è stata compresa appieno da uno dei due.
Chi ha tradito però deve essere disposto ad assumersi la responsabilità del proprio comportamento e avere una volontà riparatrice autentica.
Chi ha subito il tradimento, invece, deve essere disposto a rinunciare ai sentimenti di rabbia e di vendetta che prova nei confronti del partner e dargli la sincera possibilità di entrare nuovamente in sintonia con lui.
La vendetta
Se si adotta questa scelta, probabilmente la ferita narcisistica è talmente grande da non poter essere rimarginata in nessun modo.
Questo significa non essere in grado di rinunciare al desiderio di far pagare all'altro il male che ci ha fatto, comportandoci così come l'altro ha fatto con noi e mettendosi sul suo stesso piano.
Il rischio, però, è che la vendetta restituisca il maltolto, ma che metta la vittima sullo stesso piano del carnefice, dando il colpo di grazia definitivo alla relazione già in crisi.
L'importante è comprendere il motivo del tradimento.
È questa la base di partenza che apre a tutte le altre possibilità e, soprattutto, alla decisione di lasciare l'altro o continuare la vita a due.
Chi perdona ha fiducia nella propria capacità di amare e di ricevere amore.
Se decide di rimanere, lo fa perché crede che la coppia abbia un futuro.
Chi invece decide di vendicarsi e andarsene, adotta un comportamento sicuramente più costruttivo del vendicarsi e rimanere nella relazione: ma se la decisione è questa bisogna essere consapevoli che, in realtà, non si vuole veramente stare con l'altro.
Ma possederlo.
Se il tradimento è "rosa"
Secondo recenti statistiche, il 64% circa delle donne italiane tradisce o vorrebbe tradire, statistica che si avvicina di molto a quella degli uomini (il 70% circa).
E le tendenze danno in aumento le donne infedeli.
Ma perché si verifica questo atteggiamento?
Che cosa cercano le donne?
Solitamente non è presente una sola motivazione all'atto del tradire, ma esso risponde ad una serie di bisogni dei quali la donna non sempre è consapevole. Ci possono essere due tipi di motivazioni:
le individuali e le relazionali.
Le prime riguardano il tipo di struttura di personalità (in questo caso il tradimento è un modo che la persona utilizza per rispondere ai bisogni e alle paure personali che derivano dalla propria vita).
Le seconde utilizzano il tradimento per comunicare qualcosa all'altro, un messaggio che la donna non può dire a parole.
Negare oppure raccontare tutto?
La scelta di negare oppure confessare un tradimento dipende da cosa si vuole ottenere.
Si racconterà il tradimento se si vuole utilizzare come scusa per decretare la fine di una relazione; se invece c'è l'interesse a preservare l'unione è bene tacere, ma solo se si valuta di essere in grado di superare il senso di colpa. Se la persona che ha tradito non vuole rovinare la relazione con il partner e ha vissuto il tradimento come una propria debolezza, proverà sentimenti di colpa. In altre situazioni, nelle quali una persona attua il tradimento per vendetta o per richiamare l'attenzione dell'altro, è possibile che provi soddisfazione, un aumento del senso di stima per se stessa e del proprio potere seduttivo.
Ma quali sono le giustificazioni che spingono una donna al tradimento?
La più importante è certamente la percezione che la donna ha di ricevere scarsa attenzione da parte del partner: ci si sente date per scontate, non apprezzate abbastanza.
Il consiglio è quello di mettere da parte un po' di orgoglio e parlarne apertamente, spiegando con dolcezza e pazienza ciò di cui ha bisogno, facendo esempi pratici e proposte concrete per ricreare quel clima di complicità e tenerezza che sembra di non sentire più.
Tappetino morbidoso
Ritagli di lana
Cartone
Plastica pesante tipo copri tavolo
Colla a caldo
Oppure
Tappetino anti scivolo in questo caso lasciate il filo di chiusura più lungo e annodare sotto
Pazienza e tempo
L'aglio : proprietà e benefici
L'aglio ( Allium sativum ) appartiene alla famiglia delle Liliacee, vegetali che nella maggior parte presentano un bulbo, il quale altro non è che un breve fusto modificato.
Pochi ortaggi come l'aglio possono vantare un numero di proprietà alimentari e benefici salutari così alti da farne un vegetale preziosissimo.
Apprezzato fin dall'antichità per il suo singolare aroma, con il passare del tempo la sua fama si arricchì di tali e tanti attributi terapeutici al punto di essere frequentemente impiegato per guarire, e soprattutto prevenire, diversi tipi di disturbi e addirittura epidemie. I soldati romani, per esempio, consumavano enormi quantità di aglio in quanto lo ritenevano in grado di depurare e fortificare il corpo.
Il prezioso bulbo dell'aglio contiene circa 400 differenti componenti curative dell'organismo umano. Oltre a oligoelementi e sali minerali, l'aglio contiene vitamina A, B1, B2, PP e C. Le sue proprietà più importanti dipendono però da un'essenza solfurea presente nel bulbo, della quale il principio attivo è l'allicina che detiene un forte potere antisettico. I bulbi freschi di aglio contengono dallo 0,1 allo 0,4 di olio essenziale dove, oltre alle sostanze fin qui citate, sono presenti altri composti dello zolfo, nonché sostanze ormonali.
L'aglio agisce innanzitutto come efficace antisettico e battericida, distrugge i microbi e i batteri e ne impedisce la proliferazione.
E' uno degli antiossidanti più efficaci che vi sia in natura, protegge quindi le cellule del nostro organismo da un precoce invecchiamento nonché dal deterioramento e conseguenti malattie.
Molto importanti i benefici che l'aglio arreca al cuore e al sistema circolatorio; grazie alle sue proprietà tonificanti ed equilibranti, rinforza il tono muscolare del cuore e rendendo più fluido il sangue, oltre che a svolgere un'azione depurativa, contribuisce in modo determinante alla pulizia delle arterie e all'allontanamento delle patologie ad esse legate.
Contrariamente a quanto molti credono, l'aglio ha anche proprietà digestive ed è in grado di apportare enormi benefici nella lotta contro i parassiti intestinali.
Uno studio recente, svolto in Cina ed in Usa, suggerisce che l'aglio, utilizzato regolarmente nella dieta, può avere effetti protettivi nei confronti del cancro e, oltre a questo, possiede proprietà uniche che sono in grado di inibire, ritardare o addirittura invertire il processo di cancerosi umana.
I risultati di questi esperimenti sono stati presentati al simposio internazionale sulle "Nuove frontiere in ematologia e oncologia". E' importante rendere chiaro un concetto: molti sono i composti o le pastiglie che il progresso ci presenta al fine di evitare gli effetti olfattivi dovuti al consumo di aglio.
L'aglio, affinché mantenga inalterate le proprietà curative ed espleti i propri benefici sull'organismo umano, deve essere consumato crudo; se proprio siamo infastiditi dall'odore che ne consegue possiamo ricorrere al rimedio sempre valido della "nonna" che consiste nel masticare lentamente due chicchi di caffè torrefatto.
Via libera quindi all'aglio in tavola, crudo, spremuto sulle insalate o tritato insieme a qualche foglia di prezzemolo; ottimo sfregato sulle fette di pane casereccio con un sottile velo di olio extra vergine di oliva. A voler vedere i suoi usi sono infiniti, penso che l'unico limite sia rappresentato dalla fantasia di chi lo prepara. Chi è convinto di non poter sopportare o digerire l'aglio potrebbe cominciare con dosi piccolissime per poi aumentare piano piano la quantità, è un metodo collaudato che funziona, basta solo volerlo.
Per i veri amanti dell'aglio suggerisco questa ricetta aglio, olio e peperoncino che prevede l'utilizzo e il mantenimento dell'aglio crudo, onde mantenerne intatte le proprietà e i benefici, oltre che al gusto.
Ingredienti per una persona: 100 g di pasta ( spaghetti o bavette), due spicchi d'aglio, due cucchiai di olio extra vergine di oliva, prezzemolo, peperoncino secco. Preparazione: Supposto che tutti sappiano come far cuocere la pasta, qui di seguito vi spiego la preparazione del condimento aglio-olio-peperoncino che deve essere ultimato prima che la pasta termini la cottura. Munirsi di una piccola padella e versarvi i due cucchiai di olio extravergine, prendere i due spicchi d'aglio, pulirli, ed affettarli in cubetti piccolissimi oppure spremerli con lo spremi aglio ( personalmente preferisco i cubetti ). Accendere il fuoco sotto alla padella con l'olio e quindi aggiungere l'aglio appena tagliato (o spremuto), un po' di pezzettini di peperoncino secco ( a seconda dei vostri gusti, ma è sempre meglio non esagerare).
IMPORTANTE: non appena vedrete le prime bollicine di cottura attorno all'aglio spegnete immediatamente il fuoco in modo da lasciare l'aglio crudo e l'olio insaporito dal suo gusto. Non appena la pasta sarà cotta, versatela nella padella con l'aglio, aggiungete il prezzemolo tritato (q.b.), riaccendete il fuoco a fiamma bassissima e mescolate per un paio di minuti.
Buon appetito!
Effetto strepitoso
Avvertenze usate colla adatta alla plastica e lampadine a luce fredda
Potete anche farne alcune di vario colore e semplicemente appoggiarle sul pavimento o un piano
in questo caso procuratevi un porta lampadine un filo e una spina
Potete anche farne alcune di vario colore e semplicemente appoggiarle sul pavimento o un piano
in questo caso procuratevi un porta lampadine un filo e una spina
Grande Papa Francesco
MERAVIGLIOSO ... Grande segno ...
Il Papa ha ordinato al Cardinale Bernard Francis Law, complice e protettore per il maggior numero di pedofili, quasi 297, di lasciare in meno di 24 ore il suo posto e il suo appartamento a Santa Maria Maggiore a Roma ... Assolutamente grande ....
Bellissime immagini dal mondo
Rio Secreto - Riviera Maya - Messico |
Parco Nazionale Calanques - Marsiglia - Francia |
Aogashima Island - Giappone |
Na Pali's Hidden Beaches of Honopu - Hawaii |
Terrazzamenti di Banaue - Filippine |
Vietnam |
Fort Bourtange - Groningen - Olanda |
Il vizietto non si perde mai.....
La Boldrini inizia coi giochi di palazzo per favorire Sel
Addio all’imparzialità sventolata
Non c’è voluto molto a quanto pare per far emergere l’anima Sel che c’è dentro al Presidente della Camera Laura Boldrini, sono bastati appena dieci giorni. Probabilmente un’azione che passerà nel silenzio, se non per gli addetti ai lavori.
Ma facciamo un passo indietro.
L’articolo 5 del regolamento della Camera dei Deputati prevede che nell’Ufficio di Presidenza debbano essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari esistenti all’atto della sua elezione.
Come spesso è accaduto in passato, dopo l’elezione di segretari, questori, vicepresindenti..alcuni gruppi sono rimasti fuori dai giochi delle nomine: in questo caso specifico il gruppo della Lega Nord e il gruppo Misto.
La Boldrini ha indetto, come prassi vuole, per domani l’elezione dei rappresentanti mancanti, solo che anzichè annunciare che ci sarebbe stata l’elezione di due segretari dell’ufficio di Presidenza, ne ha annunciati tre.
Ora viene spontaneo chiedersi come mai se i gruppi non rappresentati siano due gli eletti debbano essere tre.
Semplicissimo, il terzo spetta a Sel.
La Boldrini sostiene che il gruppo capitanato da Nichi Venedola non sia rappresentato nell’ufficio di Presidenza, strano….e io che pensavo che a Sel fosse spettata la Presidenza della Camera!
Ma non è finita, la terza carica dello Stato cita anche un precedente a suo favore.
Seduta n. 2 del 6/6/2001 Proclamo eletti segretari i deputati Tarditi, Buontempo, Deodato, Luciano Dussin, Mazzocchi, Trupia, Alberta De Simone e Giovanni Bianchi (Generali applausi).
Poiché nell’Ufficio di Presidenza testè eletto non sono presenti rappresentanti del gruppo CCD-CDU Biancofiore e del gruppo Misto, occorrerà procedere alla necessaria integrazione, ai sensi del comma 4 dell’articolo 5 del regolamento, che avrà luogo nella seduta di mercoledì 13 giugno, con inizio alle 10.
Nel porgere il mio saluto ai membri dell’Ufficio di Presidenza appena eletti, ricordo che l’Ufficio stesso si riunirà immediatamente nella biblioteca del Presidente.
Quando Casini era Presidente della Camera si verificò una situazione più o meno simile a quella odierna.
Anche lui nominò un segretario Udc ma con la sostanziale differenza che Casini non era iscritto al gruppo parlamentare del suo partito, ma bensì, una volta eletto si iscrisse al gruppo Misto.
Come è giusto che sia.
Perchè un Presidente dell Camera deve essere imparziale (almeno così dovrebbe essere, ma visti gli esempi delle ultime legislature, inizio a dubitarne).
Ora qualcuno potrebbe contestare il fatto che il Presidente della Camera è superpartes e quindi che non possa essere “contato” come membro di partito. Bene, allora che la Boldrini si iscriva al gruppo Misto e faccia eleggere anche un componente di Sel nell’ufficio di Presidenza.
In caso contrario non ci sono le condizioni per farlo.
Si verrà a creare un precedente che vincolerà i Presidenti che verranno.
Questo parte del richiamo al regolamento fatto ieri in aula da Elio Vito (Pdl): Sta per creare un nuovo precedente, che inciderà profondamente sulla natura e sulle funzioni, limitandole, del Presidente della Camera all’interno dell’Ufficio di Presidenza.
Il nuovo precedente consiste nel fatto che anche nel caso in cui il Presidente della Camera eletto faccia parte di un gruppo parlamentare politico – come è perfettamente nel suo diritto – qualora dalle elezioni non risulti eletto un altro rappresentante dell’Ufficio di Presidenza del gruppo parlamentare di appartenenza del Presidente, si dà luogo all’elezione suppletiva.
È questa, mi pare, la decisione che è stata presa nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, che non so nemmeno se sia la sede idonea per una decisione del genere.
L’argomento che in quella sede è stato utilizzato, è che in questo modo si toglierebbe l’onere al Presidente della Camera di dover votare all’interno dell’Ufficio di Presidenza, senonché questa regola non è scritta; questa regola di potere e dover partecipare alle votazioni è stata ampiamente utilizzata dai Presidenti delle Camere, anche successivamente al cosiddetto precedente del 2001 – ricordo che giustamente il Presidente Bertinotti nel 2006 sostenne il suo diritto a partecipare alle votazioni all’interno del Ufficio di Presidenza e lo fece in un caso in cui c’era una situazione di contrasto e di parità – e quindi se noi ora decidiamo che il Presidente della Camera, pur essendo iscritto a un suo gruppo parlamentare, comunque non conta e, facendo parte dell’Ufficio di Presidenza, non conta nell’attribuzione a quel gruppo di un proprio rappresentante all’interno dell’Ufficio di Presidenza, è come se collocassimo il Presidente della Camera non a presiedere l’Ufficio di Presidenza, ma è come se lo collocassimo al di fuori dell’Ufficio di Presidenza.
Questo non è scritto nel nostro Regolamento, che prevede invece che l’Ufficio di Presidenza è composto dal Presidente della Camera, dai vicepresidenti, dai questori e dai segretari e che tutti i gruppi ne devono far parte.
Per non parlare della paladina dei tagli che non si fa problemi a nominare un nuovo segretario di Presidenza, per Sel questo ed altro.
Ma per lei il problema dell’imparzialità del suo ruolo non si pone. L’abbiamo scoperto in fretta.
di Silvia Conti © 2013 Qelsi
Addio all’imparzialità sventolata
Non c’è voluto molto a quanto pare per far emergere l’anima Sel che c’è dentro al Presidente della Camera Laura Boldrini, sono bastati appena dieci giorni. Probabilmente un’azione che passerà nel silenzio, se non per gli addetti ai lavori.
Ma facciamo un passo indietro.
L’articolo 5 del regolamento della Camera dei Deputati prevede che nell’Ufficio di Presidenza debbano essere rappresentati tutti i gruppi parlamentari esistenti all’atto della sua elezione.
Come spesso è accaduto in passato, dopo l’elezione di segretari, questori, vicepresindenti..alcuni gruppi sono rimasti fuori dai giochi delle nomine: in questo caso specifico il gruppo della Lega Nord e il gruppo Misto.
La Boldrini ha indetto, come prassi vuole, per domani l’elezione dei rappresentanti mancanti, solo che anzichè annunciare che ci sarebbe stata l’elezione di due segretari dell’ufficio di Presidenza, ne ha annunciati tre.
Ora viene spontaneo chiedersi come mai se i gruppi non rappresentati siano due gli eletti debbano essere tre.
Semplicissimo, il terzo spetta a Sel.
La Boldrini sostiene che il gruppo capitanato da Nichi Venedola non sia rappresentato nell’ufficio di Presidenza, strano….e io che pensavo che a Sel fosse spettata la Presidenza della Camera!
Ma non è finita, la terza carica dello Stato cita anche un precedente a suo favore.
Seduta n. 2 del 6/6/2001 Proclamo eletti segretari i deputati Tarditi, Buontempo, Deodato, Luciano Dussin, Mazzocchi, Trupia, Alberta De Simone e Giovanni Bianchi (Generali applausi).
Poiché nell’Ufficio di Presidenza testè eletto non sono presenti rappresentanti del gruppo CCD-CDU Biancofiore e del gruppo Misto, occorrerà procedere alla necessaria integrazione, ai sensi del comma 4 dell’articolo 5 del regolamento, che avrà luogo nella seduta di mercoledì 13 giugno, con inizio alle 10.
Nel porgere il mio saluto ai membri dell’Ufficio di Presidenza appena eletti, ricordo che l’Ufficio stesso si riunirà immediatamente nella biblioteca del Presidente.
Quando Casini era Presidente della Camera si verificò una situazione più o meno simile a quella odierna.
Anche lui nominò un segretario Udc ma con la sostanziale differenza che Casini non era iscritto al gruppo parlamentare del suo partito, ma bensì, una volta eletto si iscrisse al gruppo Misto.
Come è giusto che sia.
Perchè un Presidente dell Camera deve essere imparziale (almeno così dovrebbe essere, ma visti gli esempi delle ultime legislature, inizio a dubitarne).
Ora qualcuno potrebbe contestare il fatto che il Presidente della Camera è superpartes e quindi che non possa essere “contato” come membro di partito. Bene, allora che la Boldrini si iscriva al gruppo Misto e faccia eleggere anche un componente di Sel nell’ufficio di Presidenza.
In caso contrario non ci sono le condizioni per farlo.
Si verrà a creare un precedente che vincolerà i Presidenti che verranno.
Questo parte del richiamo al regolamento fatto ieri in aula da Elio Vito (Pdl): Sta per creare un nuovo precedente, che inciderà profondamente sulla natura e sulle funzioni, limitandole, del Presidente della Camera all’interno dell’Ufficio di Presidenza.
Il nuovo precedente consiste nel fatto che anche nel caso in cui il Presidente della Camera eletto faccia parte di un gruppo parlamentare politico – come è perfettamente nel suo diritto – qualora dalle elezioni non risulti eletto un altro rappresentante dell’Ufficio di Presidenza del gruppo parlamentare di appartenenza del Presidente, si dà luogo all’elezione suppletiva.
È questa, mi pare, la decisione che è stata presa nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, che non so nemmeno se sia la sede idonea per una decisione del genere.
L’argomento che in quella sede è stato utilizzato, è che in questo modo si toglierebbe l’onere al Presidente della Camera di dover votare all’interno dell’Ufficio di Presidenza, senonché questa regola non è scritta; questa regola di potere e dover partecipare alle votazioni è stata ampiamente utilizzata dai Presidenti delle Camere, anche successivamente al cosiddetto precedente del 2001 – ricordo che giustamente il Presidente Bertinotti nel 2006 sostenne il suo diritto a partecipare alle votazioni all’interno del Ufficio di Presidenza e lo fece in un caso in cui c’era una situazione di contrasto e di parità – e quindi se noi ora decidiamo che il Presidente della Camera, pur essendo iscritto a un suo gruppo parlamentare, comunque non conta e, facendo parte dell’Ufficio di Presidenza, non conta nell’attribuzione a quel gruppo di un proprio rappresentante all’interno dell’Ufficio di Presidenza, è come se collocassimo il Presidente della Camera non a presiedere l’Ufficio di Presidenza, ma è come se lo collocassimo al di fuori dell’Ufficio di Presidenza.
Questo non è scritto nel nostro Regolamento, che prevede invece che l’Ufficio di Presidenza è composto dal Presidente della Camera, dai vicepresidenti, dai questori e dai segretari e che tutti i gruppi ne devono far parte.
Per non parlare della paladina dei tagli che non si fa problemi a nominare un nuovo segretario di Presidenza, per Sel questo ed altro.
Ma per lei il problema dell’imparzialità del suo ruolo non si pone. L’abbiamo scoperto in fretta.
di Silvia Conti © 2013 Qelsi
Giardini di Lussemburgo
Henri Rousseau Le Douanier (Il doganiere) Jardin du Luxembourg. Monument de Chopin (Il giardino del Lussemburgo. Monumento a Chopin) 1909
I giardini di Lussemburgo, anche conosciuti come Jardin du Luxembourg, sono tra i giardini più famosi della Francia. Sono situati nel Quartiere Latino di Parigi, a confine con la zona di Saint German des Prés.
Immaginate una vasta area verde di 24 ettari, all'interno di uno dei quartieri più alla moda di tutta Parigi, una città che le tendenze le sforna in ogni momento della giornata. Metteteci un laghetto, fontane con allegri giochi d'acqua, un mix di fiori colorati, lunghi viali circondati da eteree statue, un elegante palazzo in stile italiano, gazebo e campetti da tennis, e in colpo solo avete di fronte uno dei parchi più belli d'Europa.
Tanti i visitatori che quotidianamente cercano un po' di relax al Luco (come familiarmente vengono qui chiamati i giardini): studenti, giovani, anziani o intere famiglie, che lo visitano per catturare l'energia del suo paesaggio naturale o della sua storia e architettura. Un'area che offre momenti di assoluta pace nel cuore di una di una città moderna come Parigi.
Venne fondata dall'italiana Maria de' Medici, figlia del granduca di Toscana, Francesco I, che nel 1600 andò in sposa al re di Francia, Enrico IV.
In un appezzamento di terreno che apparteneva al duca di Lussemburgo (da qui il nome), la nostalgica Maria vi fece costruire quel tipo di architettura in voga nella Firenze rinascimentale. Non ebbe molto tempo di godersi la sua nuova dimora, a causa dell'esilio inflittole dal potente cardinale Richelieu.
Nasceva così il magnifico Palazzo del Lussemburgo (Palais du Luxembourg), dalla caratteristica architettura italiana, costruito dall'abile mano dell'architetto Salomon de Brosse.
La regina dalle origini fiorentine viene oggi ricordata in particolare in uno dei luoghi più suggestivi del parco, quello della Fontana di Maria de' Medici, situata a pochi passo dal palazzo. Dopo la sua costruzione l'imponente edificio venne adibito a diverse destinazioni d'uso: prigione durante la Rivoluzione Francese, quartiere generale della Luftwaffe tedesca durante la seconda guerra mondiale, sede del senato francese in tempi più recenti.
Durante la costruzione la regina commissionò la creazione di diverse opere artistiche, oggi sparse in giro per i Musei a Parigi (tra i tanti si cita in particolare il ciclo dei 24 dipinti del Rubens) e che allora servirono per adornare il palazzo da lei voluto.
I giardini vennero aperti al pubblico nel XIX secolo, sotto la proprietà del conte di Provenza (che poi sarebbe diventato Luigi XVIII).
Sin da allora, non molto è cambiato: il grande lago ottagonale serve ancora come punto d'orientamento principale, è circondato da diverse eleganti statue raffiguranti i sovrani francesi o altri personaggi di rilievo nella storia della nazione.
Nelle belle giornate di sole i viali con le aiuole fiorite si decorano ulteriormente con i colori della gente, chi corre a jogging, chi si rilassa nelle note sedie in ferro, chi gioca con i propri figli a barchette nel lago o a bocce negli appositi spazi. Gli studenti amano chiacchierare seduti a terra nei verdi praticelli, i ricchi residenti dei quartieri vicini giocano a tennis nei campetti alla destra del palazzo, mentre altri visitatori si apprestano ad ascoltare uno dei tanti concerti all'aperto nel chiosco della musica, oppure ad assistere ad uno spettacolo di marionette nel Théâtre du Luxembourg.
Nell'antica Orangerie si ammirano inoltre interessanti esposizione artistiche, oggi sede del Musée du Luxembourg.
I Giardini di Lussemburgo sono uno dei luoghi più romantici di Parigi, una delle maggiori attrazioni della città. Un consiglio in più, fermatevi ad ammirare la statua di Saint Geneviève, la santa patrona di Parigi, qui rappresentata con elegante dolcezza dallo scultore Michel Louis Victor nel 1845. Infine, vi capiterà sotto gli occhi di ammirare una piccola statua della libertà, ebbene sappiate che questo è il primo modello originariamente creato.
Viaggio terribile per 300 agnellini: trasportati in condizioni pietose
Non solo vengono allontanati dalla madre quando sono ancora neonati.
Ma ammucchiati come come sacchi di spazzatura (per le cose si ha più riguardo)
C'è da ricordare che gli animali sentono la morte e l'odore del sangue
Pensate all'orrore di queste creaturine portate in questi lager.
Che vedono i loro compagni uccisi barbaramente.
E ora se ci riuscite gustatevi l'agnellino arrosto,nel vostro piatto per Pasqua
Viaggio terribile per 300 agnellini:
trasportati in condizioni pietose
Durante il pomeriggio del 20 marzo scorso, una pattuglia della Polizia di Novafeltria ha controllato un camion carico di agnelli.
Circa 300 animali, provenienti dall'Ungheria e destinati a Pennabilli, Chieti e Pescara, erano trasportati in pessime condizioni.
Erano trasportati in "condizioni tali da comprometterne il benessere durante il viaggio".
In particolare gli agenti hanno accertato che il conducente, un 48enne di Monterotondo e dipendente di una ditta di Acquasparta (Tr), aveva caricato più agnelli di quanto consentito e con modalità che non permettevano agli animali stessi di poter affrontare il viaggio senza sofferenze.“
Raggiunta la località di Ponte Presale, già in territorio aretino, gli animali sono stati fatti scendere dal mezzo pesante in una stalla indicata dal servizio veterinario della zona, dove gli agenti hanno accertato che uno degli animali era già morto durante il trasporto all'interno dell'autotreno.
Sono state contestant violazioni al regolamento (Ce) 1 del 2005 che impone norme precise a tutela degli animali trasportati, e numerose irregolarità documentali per un totale di circa 10mila euro di sanzione.
Gli animali, intanto, resteranno ricoverati presso la stalla fino al ripristino di tutte le norme per il loro trasporto.“
di Rimini today http://www.riminitoday.it
Ma ammucchiati come come sacchi di spazzatura (per le cose si ha più riguardo)
C'è da ricordare che gli animali sentono la morte e l'odore del sangue
Pensate all'orrore di queste creaturine portate in questi lager.
Che vedono i loro compagni uccisi barbaramente.
E ora se ci riuscite gustatevi l'agnellino arrosto,nel vostro piatto per Pasqua
Viaggio terribile per 300 agnellini:
trasportati in condizioni pietose
Durante il pomeriggio del 20 marzo scorso, una pattuglia della Polizia di Novafeltria ha controllato un camion carico di agnelli.
Circa 300 animali, provenienti dall'Ungheria e destinati a Pennabilli, Chieti e Pescara, erano trasportati in pessime condizioni.
Erano trasportati in "condizioni tali da comprometterne il benessere durante il viaggio".
In particolare gli agenti hanno accertato che il conducente, un 48enne di Monterotondo e dipendente di una ditta di Acquasparta (Tr), aveva caricato più agnelli di quanto consentito e con modalità che non permettevano agli animali stessi di poter affrontare il viaggio senza sofferenze.“
Raggiunta la località di Ponte Presale, già in territorio aretino, gli animali sono stati fatti scendere dal mezzo pesante in una stalla indicata dal servizio veterinario della zona, dove gli agenti hanno accertato che uno degli animali era già morto durante il trasporto all'interno dell'autotreno.
Sono state contestant violazioni al regolamento (Ce) 1 del 2005 che impone norme precise a tutela degli animali trasportati, e numerose irregolarità documentali per un totale di circa 10mila euro di sanzione.
Gli animali, intanto, resteranno ricoverati presso la stalla fino al ripristino di tutte le norme per il loro trasporto.“
di Rimini today http://www.riminitoday.it
Sentirsi vivi
Sentirsi vivi
non è solo fare le cose bene, essere efficiente nel lavoro, brillante nella società, elegante negli eventi.
Sentirsi vivi è rinunciare agli atteggiamenti di facciata e lasciare che chi ci ama conosca di noi la sostanza e questa non è fatta solo di sorriso incondizionato, ma anche di momenti di debolezza, malinconia, paura, riflessione. Le emozioni sono come i colori, infinite tonalità, tutte essenziali per non sentirsi incompleti.
Allora provaci. Prova a vivere davvero. Lasciati conoscere.
Non sei un computer che deve elaborare una manciata di bit per far si che l’interfaccia sia sempre comprensibile e coerente.
Sei una persona, e con tutti i limiti umani che ne derivano, comprenderai bene che la parola perfezione non può essere che pura utopia.
Non mirare alla perfezione.
Punta alla serenità
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