lunedì 24 febbraio 2014
La leggenda dell’albero di Girla
Questa è la leggenda di un antico incantesimo, che narra di un guerriero, un bosco e una strega...
In un tempo lontanissimo viveva un feroce condottiero che guidava un esercito di sanguinari predoni.
I guerrieri erano invincibili e aspettavano sempre fiduciosi gli ordini del loro comandante; qualunque cosa accadesse i fedeli soldati non avrebbero mai fatto un passo senza i suoi ordini. Un giorno il condottiero si rese conto che l’unica cosa che aveva fatto nella sua vita era portare morte e distruzione.
Consapevole dei suoi errori fu colto da un senso di colpa che lo portò al suicidio. Mentre stava morendo gli apparve una strega, aveva capito che il suo pentimento era reale.
Lei si avvicinò all’uomo e gli chiese se avesse un ultimo desiderio, lui rispose che almeno per una volta avrebbe voluto essere un portatore di vita e non di morte.
La strega decise di esaudire il suo desiderio e trasformò l’uomo e tutti i suoi soldati in alberi.
Da quel giorno, su quei campi che avevano visto solo morte e distruzione, nacque un bosco di faggi.
In questo luogo ogni anno un albero germoglia per primo e tutti gli altri come i fedeli soldati di un tempo aspettano la sua fioritura per sbocciare.
L'albero esiste veramente e si trova a Ghirla in Valganna (Varese)
REGOLE del GATTO
BAGNI:
Accompagna sempre gli ospiti al bagno. Non è necessario fare nulla. Basta sedersi e guardare.
PORTE: Impedire ogni porta chiusa. Per ottenere l’apertura della porta: stare in piedi sulle zampe posteriori e martellare con le zampe anteriori. Una volta che la porta è aperta, non è necessario usarla. Dopo aver fatto aprire una porta che dà all'esterno, restare in piedi a metà strada tra dentro e fuori e pensare a cose diverse. Importante soprattutto quando fa freddo, pioggia, neve, o è tempo di zanzare. SEDIE E TAPPETI:
Se devi vomitare, sforzati di arrivare a una sedia. Se non è possibile arriva almeno a un tappeto orientale. Se non c'è tappeto orientale, vomita sulla scopa. Quando vomiti sul tappeto, assicurati di eseguire il backup alla giusta distanza (calcola un piede umano scalzo)
AIUTARE !!! Se uno dei tuoi umani è impegnato in qualche attività e l'altro è inattivo, stare con quello occupato. Questo si chiama 'aiutare' …
Di seguito sono riportate le regole relative:
Umano che cucina: sedersi dietro il tallone sinistro del cuoco. Non potrai essere visto e hai maggiori possibilità di essere calpestato e quindi preso in braccio e consolato
Umano che legge : infilarsi possibilmente sotto il mento, tra gli occhi e il libro, a meno che non ti possa sdraiare su tutto il libro Umano che sbriga lavoro di ufficio :
sdraiarsi sul lavoro da eseguire nel modo ottimale, in modo da oscurare la maggior parte del lavoro, o almeno pretendere di dormire, ma ogni tanto allungare una zampa e buttar giù la matita o la penna.
Umani impegnati a pagare le bollette o che lavorano sulle imposte sul reddito o che scrivono auguri di Natale :
tenere a mente l'obiettivo, bisogna aiutare! In primo luogo, sedersi sulla carta in lavorazione. Se sloggiato, guardare tristemente dal lato del tavolo. Quando l'attività procede bene, rotolarsi sulle carte, disperdendole al meglio delle capacità. Se di nuovo sloggiato, spingere giù dal tavolo penne, matite e gomme, preferibilmente una alla volta.
Umano con il giornale aperto: assicurati di saltare sul retro del foglio. Gli esseri umani lo adorano
Umano impegnato al computer : saltare sulla scrivania, camminare su tutta la tastiera, scagliarsi verso il puntatore del mouse sullo schermo e quindi accoccolarsi in grembo e tra le braccia, per aiutarlo a digitare meglio
CAMMINARE: Sfrecciare in modo rapido e il più vicino possibile davanti all’umano, specialmente • sulle scale • quando ha qualcosa in braccio • al buio • appena alzato la mattina. Aiuterà la sua capacità di coordinamento.
DORMIRE: dormirgli/le sempre sopra perché non possa muoversi LETTIERA: Quando si usa la lettiera, assicurarsi di calciare i sassetti il più lontano possibile dalla cassetta. Gli umani amano la sensazione dei sassetti per gatti tra le dita dei piedi. NASCONDIGLI: Ogni tanto, nascondersi in un luogo dove gli umani non possano trovarti. Stare lì almeno per tre o quattro ore... Il pensiero che tu sia scappato o ti sia perduto li porterà al panico totale (gli piace tanto!) Una volta ricomparso, gli umani ti ricopriranno di amore e baci e probabilmente otterrai dei bocconcini.
Un ultimo pensiero: quando capita l'occasione, avvicinarsi il più possibile a un umano, in particolare alla sua faccia, girarsi, e offrire il sedere. Agli esseri umani piace molto, vedi di farlo spesso.
La deflazione, cos'è e perché è un pericolo
Il calo prolungato dei prezzi innesca un circolo vizioso che porta meno ricchezza, più disoccupazione e minori consumi
La deflazione è il vero pericolo dell’economia europea, e italiana in particolare, visto che, insieme a quella greca, è quella più debole del continente.
Il tasso d’inflazione dell’Europa a 17 è pari allo 0,7% (lo stesso livello italiano nel 2013) quando invece il livello ottimale si aggira intorno al 2%.
Se la deflazione non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione.
Il grafico spiega perché.
Un calo continuato dei prezzi farà anche la felicità del consumatore ma innesca un circolo vizioso il cui primo effetto è che le imprese guadagnano meno ed hanno meno liquidità aziendale.
Il secondo effetto è che, avendo meno capitali provenienti dall’attività commerciale, riducono la produzione e rinunciano a nuove assunzioni, visto che con quello che vendono non guadagnano o guadagnano troppo poco.
Questo aumenta la disoccupazione con l’effetto di far circolare ancora meno denaro nel Paese.
Se le imprese non sono veloci a ridurre il livello produttivo dei loro impianti, rischiano di immettere sul mercato merce che resta invenduta con l’effetto che se tagliano la produzione non assumono (o, peggio, licenziano) e se non tagliano alimentano ancora di più la spirale perché si trovano costretti ad abbassare i prezzi dando ulteriore spinta alla deflazione.
Questo è il motivo per il quale bisognerebbe, almeno in questa fase, temere di più il calo dei prezzi, cioè la deflazione, più che il loro aumento, ovvero l’inflazione.
E’ per questo motivo che, dopo la sciagurata decisione del 2008 della Bce di alzare i tassi d’interesse in Europa, la strada intrapresa dalla Bce è stata quella che ha portato a 0,25% il costo e denaro. Un livello a un soffio dallo zero, così come ad un soffio dallo zero è il livello del tasso interbancario, quello che le banche si pagano a vicenda quando chiedono o prestano soldi reciprocamente.
Gli effetti, però, non sono stati quelli ci si aspettava e questo significa che la Bce, come tutte le banche centrali, non ha, in realtà, gli strumenti adeguati per indurre i prezzi a crescere (o non li possono usare per motivi politici).
Per questo la deflazione resta lo spettro che si aggira per l’Europa.
Tratto da PANORAMA.it di Marco Cobianchi
La deflazione è il vero pericolo dell’economia europea, e italiana in particolare, visto che, insieme a quella greca, è quella più debole del continente.
Il tasso d’inflazione dell’Europa a 17 è pari allo 0,7% (lo stesso livello italiano nel 2013) quando invece il livello ottimale si aggira intorno al 2%.
Se la deflazione non viene combattuta rischia di innescare una spirale pericolosissima che aggraverebbe ancora di più la recessione.
Il grafico spiega perché.
Un calo continuato dei prezzi farà anche la felicità del consumatore ma innesca un circolo vizioso il cui primo effetto è che le imprese guadagnano meno ed hanno meno liquidità aziendale.
Il secondo effetto è che, avendo meno capitali provenienti dall’attività commerciale, riducono la produzione e rinunciano a nuove assunzioni, visto che con quello che vendono non guadagnano o guadagnano troppo poco.
Questo aumenta la disoccupazione con l’effetto di far circolare ancora meno denaro nel Paese.
Se le imprese non sono veloci a ridurre il livello produttivo dei loro impianti, rischiano di immettere sul mercato merce che resta invenduta con l’effetto che se tagliano la produzione non assumono (o, peggio, licenziano) e se non tagliano alimentano ancora di più la spirale perché si trovano costretti ad abbassare i prezzi dando ulteriore spinta alla deflazione.
Questo è il motivo per il quale bisognerebbe, almeno in questa fase, temere di più il calo dei prezzi, cioè la deflazione, più che il loro aumento, ovvero l’inflazione.
E’ per questo motivo che, dopo la sciagurata decisione del 2008 della Bce di alzare i tassi d’interesse in Europa, la strada intrapresa dalla Bce è stata quella che ha portato a 0,25% il costo e denaro. Un livello a un soffio dallo zero, così come ad un soffio dallo zero è il livello del tasso interbancario, quello che le banche si pagano a vicenda quando chiedono o prestano soldi reciprocamente.
Gli effetti, però, non sono stati quelli ci si aspettava e questo significa che la Bce, come tutte le banche centrali, non ha, in realtà, gli strumenti adeguati per indurre i prezzi a crescere (o non li possono usare per motivi politici).
Per questo la deflazione resta lo spettro che si aggira per l’Europa.
Tratto da PANORAMA.it di Marco Cobianchi
Il neo ministro dell’Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan.
Il neo ministro dell’Economia è stato dirigente del Fmi e dell’Ocse. Ha contribuito alla crisi di Grecia e Portogallo. Il Nobel Krugman lo definì: «L’uomo dai cattivi consigli».
«La riforma Fornero è stato un passo importante per la risoluzione dei problemi dell’Italia»,
dichiarò un anno fa il neo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Ex dirigente del Fondo monetario internazionale, ex consulente della Bce ed ex vice segretario dell’Ocse,
Padoan è di casa tra i potenti del mondo.
Scelto personalmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e osannato dai grandi media italiani, il neo ministro non è stimato da tutti gli economisti, soprattutto da quelli non liberisti. Sentite cosa scrisse di lui sul “New York Times” il premio Nobel per l’economia Paul Krugman: «Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all’Ocse».
Di bene in meglio Padoan era responsabile dell’Argentina per conto del Fondo monetario internazionale nell’anno in cui il Paese sudamericano fece default.
A cosa si riferiva Krugman? Padoan è stato l’uomo che ha gestito per conto del Fondo monetario internazionale la crisi argentina.
Nel 2001, Buenos Aires fu costretta a dichiarare fallimento dopo che le politiche liberiste e monetariste imposte dal Fmi (quindi, suggerite da Padoan) distrussero il tessuto sociale del Paese.
In quegli anni il neo ministro si occupò anche di Grecia e Portogallo. Krugman scrisse in un altro articolo che furono proprio le ricette economiche «suggerite da Padoan a favorire la successiva crisi economica nei due Paesi».
Ecco cosa dichiarò Padoan a proposito della crisi greca: «La Grecia si deve aiutare da sola, a noi spetta controllare che lo faccia e concederle il tempo necessario. La Grecia deve riformarsi, nell’amministrazione pubblica e nel lavoro».
In altre parole, Atene avrebbe dovuto rendere il lavoro molto più flessibile, alleggerendo (licenziando) la macchina della pubblica amministrazione.
Nel marzo del 2013, quando la Grecia era sull’orlo del collasso, l’allora numero due dell’Ocse suggerì più esplicitamente: «C’è necessità che il governo greco adotti una disciplina di bilancio rigorosa e di un continuo sforzo di risanamento dei conti pubblici, condizioni preventive per il varo di misure a sostegno dello sviluppo». Padoan è stato per quattro anni responsabile per conto del Fmi della Grecia.
Successivamente, ha influenzato le politiche economiche di Atene in qualità di vice presidente dell’Osce.
di Franco Fracassi
«La riforma Fornero è stato un passo importante per la risoluzione dei problemi dell’Italia»,
dichiarò un anno fa il neo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.
Ex dirigente del Fondo monetario internazionale, ex consulente della Bce ed ex vice segretario dell’Ocse,
Padoan è di casa tra i potenti del mondo.
Scelto personalmente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e osannato dai grandi media italiani, il neo ministro non è stimato da tutti gli economisti, soprattutto da quelli non liberisti. Sentite cosa scrisse di lui sul “New York Times” il premio Nobel per l’economia Paul Krugman: «Certe volte gli economisti che ricoprono incarichi ufficiali danno cattivi consigli; altre volte danno consigli ancor peggiori; altre volte ancora lavorano all’Ocse».
Di bene in meglio Padoan era responsabile dell’Argentina per conto del Fondo monetario internazionale nell’anno in cui il Paese sudamericano fece default.
A cosa si riferiva Krugman? Padoan è stato l’uomo che ha gestito per conto del Fondo monetario internazionale la crisi argentina.
Nel 2001, Buenos Aires fu costretta a dichiarare fallimento dopo che le politiche liberiste e monetariste imposte dal Fmi (quindi, suggerite da Padoan) distrussero il tessuto sociale del Paese.
In quegli anni il neo ministro si occupò anche di Grecia e Portogallo. Krugman scrisse in un altro articolo che furono proprio le ricette economiche «suggerite da Padoan a favorire la successiva crisi economica nei due Paesi».
Ecco cosa dichiarò Padoan a proposito della crisi greca: «La Grecia si deve aiutare da sola, a noi spetta controllare che lo faccia e concederle il tempo necessario. La Grecia deve riformarsi, nell’amministrazione pubblica e nel lavoro».
In altre parole, Atene avrebbe dovuto rendere il lavoro molto più flessibile, alleggerendo (licenziando) la macchina della pubblica amministrazione.
Nel marzo del 2013, quando la Grecia era sull’orlo del collasso, l’allora numero due dell’Ocse suggerì più esplicitamente: «C’è necessità che il governo greco adotti una disciplina di bilancio rigorosa e di un continuo sforzo di risanamento dei conti pubblici, condizioni preventive per il varo di misure a sostegno dello sviluppo». Padoan è stato per quattro anni responsabile per conto del Fmi della Grecia.
Successivamente, ha influenzato le politiche economiche di Atene in qualità di vice presidente dell’Osce.
di Franco Fracassi
Alla base dei sommergibili URSS di Balaklava
Durante la Guerra Fredda, Balaklava, in Crimea, non esisteva.
Era stata cancellata dalle cartine. E, fino al 1991 i turisti non erano mai arrivati in questa cittadina affacciata sul Mar Nero: non erano ammessi e, comunque, non c’era nulla da vedere.
Ancora oggi sarebbe così, se non fosse stato rivelato uno dei tanti segreti della Guerra Fredda: il bunker atomico, base per i sommergibili sovietici, scavato nelle viscere del monte Tavros, l’altura che domina la baia di Balaklava.
Appena finita la Seconda Guerra Mondiale, Stalin aveva dato ordine di progettare un bunker atomico, che poi fu effettivamente realizzato in Crimea tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Un’opera monumentale, vasta 15mila metri quadrati, capace di resistere ad una potenza pari a dieci bombe atomiche che, in caso di attacco, avrebbe dato ospitalità per almeno un mese a tremila persone.
Scavato all’interno del monte Tavros, lambito dal Mar Nero, il bunker fu concepito anche come una base sotterranea per i sommergibili sovietici, che qua si nascondevano ed erano sottoposti a riparazioni, e un deposito per testate nucleari.
Oggi la base è visitabile ed è una delle mete preferite dai nostalgici dell’Unione Sovietica, che vengono per vedere quella che fu la prima base sotterranea della Marina Militare dell’Urss.
L’enorme complesso è diviso in due sezioni. I sommergibili si trovavano nella parte che, in codice, era indicata Oggetto Gts 825: si tratta di un sistema di canali lungo 600 metri, largo da 10 a 22 metri e profondo 8, che ha due aperture, una per l’entrata dei sommergibili e l’altro per l’uscita. Con tutte le manovre che avvenivano rigorosamente di notte.
L’altra parte del bunker, invece, era l’Oggetto 820, ed era la sezione in cui erano nascoste le testate nucleari.
La visita del bunker si può fare a piedi, camminando lungo i canali con visita guidata, oppure in barca, solcando le acque dove un tempo erano nascosti i sommergibili sovietici.
Poi si prosegue attraverso i tanti cunicoli, le banchine dove venivano riparati i sottomarini, le varie sale dei controlli, attraversando passaggi un tempo chiusi da porte di dimensioni ciclopiche e peso minimo di 120 tonnellate, a prova di attacco nucleare.
Impossibile non stupirsi di fronte a tanto ingegno: il governo reclutò i migliori tecnici e ingegneri, che lavorarono assieme agli esperti di costruzioni di metropolitane per realizzare i tunnel dove poi attraccavano i sommergibili.
Al termine della visita, nel bunker si può anche vedere una mostra fotografica che ricorda i tempi gloriosi dell’Urss, ma che illustra anche la storia della Crimea e dei negoziati per la cessione all’Ucraina, così come le sfilate congiunte con la marina russa, che si svolgono periodicamente a Sebastopoli.
Un bel modo per saperne di più sulla Guerra Fredda e su di un bunker di cui nessuno seppe mai nulla.
Merito, forse, anche del motto che ancora oggi si può leggere sulle pareti degli ambienti di lavoro: “Non dire tutto quello che sai, ma sappi sempre quello che dici”.
In fondo se la base di Balaklava non è mai stata scoperta è perché per fortuna non c’è mai stato bisogno di usarla davvero.
Il passaparola delle cornacchie
Non spaventare mai una cornacchia è una regola che a tutti converrebbe seguire. E non solo perché è doveroso rispettare gli animali. Se uno di questi pennuti vi identifica come suo nemico, in breve potreste ritrovarvi nel mirino di uno stormo di cornacchie gracchianti.
Merito di un efficiente sistema di passaparola, come hanno scoperto alcuni ricercatori della University of Washington di Seattle.
Già 5 anni fa studiando questi uccelli il ricercatore John Marzluff aveva scoperto che le cornacchie imparano a riconoscere un essere umano ai loro occhi "pericoloso". Marzluff aveva provato a intrappolare per breve tempo alcune cornacchie americane (Corvus brachyrhynchos) indossando una maschera da uomo delle caverne. In seguito i volatili coinvolti nell'esperimento avevano manifestato un comportamento aggressivo verso chiunque indossasse la stessa maschera, inseguendolo e gracchiando aspramente, mentre ignoravano chi portava una maschera neutra.
Da allora Marzluff ha continuato a monitorare le reazioni alle maschere delle cornacchie che popolavano il suo campus universitario.
Insieme al suo team ha scoperto che sempre più uccelli reagivano negativamente alla vista dei finti "uomini delle caverne".
Due settimane dopo l'esperimento, solo il 26% dell'intera popolazione di cornacchie gracchiava vivacemente alla vista delle maschere; 2,7 anni dopo, la percentuale degli esemplari consci del "pericolo" era del 66%.
Oggi, cinque anni dopo l'esperimento, il ricercatore non riesce neanche a compiere 50 metri indossando la maschera che subito viene attorniato da uno stormo di animali sulla difensiva.
Anche le cornacchie più giovani, che al momento del "fattaccio" non erano ancora nate, sanno identificare l'essere umano considerato minaccioso.
Questi pennuti, secondo i ricercatori, avrebbero due modalità di apprendimento: quello per esperienza diretta e quello che avviene osservando il comportamento delle compagne.
Le cornacchie, in sostanza, «si osservano e ci osservano molto più di quanto pensassimo», hanno concluso gli etologi.
Fonte: Focus.it
Carnevale di Viareggio: storia e carri di cartapesta
Il Carnevale è una festa molto antica, risalente al periodo egizio ed è sempre stato celebrato con balli in maschera e ricchi banchetti.
Se oggi pensiamo a quale città incarni al meglio il significato di tale festa, un nome vince su tutti: Viareggio.
La graziosa città toscana, rinomata per le sue spiagge e le belle pinete, nel periodo invernale deve la sua fama al Carnevale, che da 139 anni è la festa italiana più spettacolare, conosciuta in tutto il continente, testimonianza di eccellenti capacità artistico-espressive ed organizzative.
La sua nascita si deve ad un gruppo di alcuni borghesi che nel lontano 1873 decisero di mascherarsi per protestare contro le tasse; seduti al tavolo di un rinomato caffè del paese, il "Caffè del Casinò", alcuni giovani per bene ebbero l'idea di fare una parata di carrozze che presero da subito caratteristiche di burla e sbeffeggio... era una Martedì Grasso!
Da quel momento cominciò a prendere forma quello che oggi è uno degli eventi più rinomati e spettacolari del mondo.
Verso la fine del secolo cominciarono a sfilare per le strade i primi carri trionfali, fatti in legno, scagliola e juta, fatti da scultori, carpentieri e fabbri del luogo e costruiti all'interno di cantieri navali. E come le grandi navi solcano le acque dei mari, anche i meravigliosi, mastodontici carri cominciarono a navigare in un mare di gente allegra ed incredula.
La festa diventò presto uno spettacolo importante per la città e la sua fama si diffuse rapidamente nel resto d'Italia.
Solo la Prima guerra Mondiale riuscì a scalfire la manifestazione ma non riuscì a distruggerla.
I festeggiamenti ripresero presto e nel 1921 rifiorì in tutto il suo splendore con la sfilata dei carri sul lungomare della città, ritrovo della mondanità del tempo.
Di quell'anno è la canzone ufficiale "Coppa di Champagne", attuale inno del Carnevale.
Anche le maschere presero vita a suon di musica: per la prima volta, infatti, la banda salì sul carro intitolato "Tonin di Burio". Nel 1923 si vide, per la prima volta, un carro animato: si trattava del Pierrot, che attraverso un ingegnoso sistema, mosse come per magia occhi e testa.
Ma parliamo dei veri protagonisti del carnevale: i carri!
Il carattere polemico tipico del carnevale prende forma in queste opere gigantesche raffiguranti personaggi politici, dello sport e dello spettacolo. Ogni anno personaggi illustri vengono a Viareggio ad ammirare la propria caricatura sui carri.
Ma di cosa son fatti?
Nel 1925 venne inventata una tecnica per rendere i carri più leggeri e duttili: quella della carta a calco, conosciuta come cartapesta. Grazie a questo nuovo materiale si poterono realizzare strutture colossali ma allo stesso tempo leggere, maschere in grado di sfidare la gravità.
Da quel momento tutte le notizie del mondo finirono a Viareggio, perché servivano tonnellate di giornale impastate con colla per realizzare questi giganti!
A realizzare questi capolavori sono i Maestri costruttori viareggini nelle tante ditte artigianali della città, artisti che si tramandano di generazione in generazione i segreti del mestiere.
Per le loro abilità nel creare e modellare furono denominati dalla stampa "Maghi della Cartapesta".
Il 2001 è una data storica per il Carnevale di Viareggio poiché è stata inaugurata la Cittadella del Carnevale, una immensa struttura polifunzionle che ospita laboratori, una scuola della cartapesta, un museo, per valorizzare e promuovere la memoria storica e culturare di questa festa.
Il simbolo della manifestazione e maschera ufficiale del Carnevale di Viareggio è Burlamacco, opera di Umberto Bonetti creata nell'estate del 1930.
Esso è un mix tra le maschere della commedia dell'arte.
Vestito con una tuta a scacchi bianca e rossa, simile a quella di Arlecchino, ha un pon pon come quello del Pierrot, il collare grande e bianco come quello di Capitan Spaventa, un copricapo simile a quello di Rugantino e un mantello nero alla Balanzone.
Eleonora Rizzo
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