lunedì 5 maggio 2014
Perché si aprono le voragini?
Che cosa dice la scienza dei sinkholes, gli sprofondamenti improvvisi del terreno
sinkhole - un termine inglese che più o meno coincide con l'italiano dolina, ma che viene sempre più usato anche nella terminologia scientifica internazionale
Che cos'è un sinkhole?
Si tratta di una voragine o di un'avvallamento del terreno che si forma quando un vuoto nel sottosuolo crea una depressione che attira dentro di sé tutto il materiale circostante.
Quanti tipi di sinkholes esistono?
Ci sono due tipologie fondamentali.
Una è detta cover-subsidence sinkhole o dolina alluvionale.
Si trovano in suoli più sabbiosi all'interno dei quali si crea una cavità.
Pian piano i materiali di superficie scivolano verso questa cavità, e il terreno si abbassa lentamente.
Non è un fenomeno catastrofico, può avvenire nel corso di anni o anche di centinaia di migliaia di anni.
L'altro tipo viene chiamato cover-collapse sinkhole [o dolina di crollo per copertura, ].
È il tipo che fa notizia. Si verifica di solito nel terreno argilloso, perché l'argilla tiene insieme il suolo come la colla.
Come accade nell'altro tipo, il suolo scivola verso una cavità sottostante, ma i crolli avvengono dal basso verso l'alto, quindi dalla superficie non si vede niente.
Poi, all'improvviso, la volta che copriva quel vuoto non regge più e crolla.
Questo tipo di voragini può essere causato dall'attività umana? Certo. A volte, nelle aree carsiche, lo scavo di un pozzo - sia per l'acqua, sia per estrazioni petrolifere o minerarie - causa l'abbassamento della falda acquifera.
L'effetto è quasi quello dello scarico del water: si sottrae acqua al terreno, la falda scende e il suolo soprastante sprofonda.
Un'altra causa è la cementificazione, la costruzione di parcheggi o edifici che altera il cosiddetto regime idrologico.
L'acqua che prima veniva naturalmente assorbita da un terreno vasto, adesso scorre via e si concentra, entrando nel suolo tutta insieme in un punto solo. Un area vulnerabile il Carso, che ha proprio dato il nome al tipo di terreno: un'area che si estende dal Friuli Venezia-Giulia a parti della Slovenia e della Croazia. [Lo stesso termine dolina è di origine slava, ].
Si può prevenire l'apertura di una voragine?
Esistono segnali d'allarme? Non sempre ci sono segnali d'allarme, ma qualche volta sì.
Tenete d'occhio le fondamenta degli edifici per vedere se si aprono crepe.
Magari all'improvviso il telaio di una porta va fuori asse e la porta non si chiude più come prima.
Questi sono segnali visibili anche all'interno di un edificio. All'esterno, può accadere di vedere piccole crepe o depressioni nel terreno: è lì che il suolo sta scivolando nella cavità.
Se il fenomeno si estende a una piccola area, potrebbe essere l'inizio di un crollo.
Anche un albero che di colpo comincia a inclinarsi: non è detto che sia dovuto a una cavità, ma è meglio controllare se accade perché le radici si sono deteriorate o se il terreno sta sprofondando.
Quanto alla prevenzione, per chi è tanto fortunato da scoprire una cavità sotterranea, c'è la possibilità di estrarre tutto il suolo fino alla base rocciosa, e poi riempire il vuoto con cemento e altri materiali - rocce, sassi - per tentare di attutire gli effetti dello sprofondamento. In questo senso sono stati fatti tentativi di un certo successo. Ma se il vuoto c'è sotto un edificio, non c'è modo di scoprirlo.
Che cos'è un sinkhole?
Si tratta di una voragine o di un'avvallamento del terreno che si forma quando un vuoto nel sottosuolo crea una depressione che attira dentro di sé tutto il materiale circostante.
Quanti tipi di sinkholes esistono?
Ci sono due tipologie fondamentali.
Una è detta cover-subsidence sinkhole o dolina alluvionale.
Si trovano in suoli più sabbiosi all'interno dei quali si crea una cavità.
Pian piano i materiali di superficie scivolano verso questa cavità, e il terreno si abbassa lentamente.
Non è un fenomeno catastrofico, può avvenire nel corso di anni o anche di centinaia di migliaia di anni.
L'altro tipo viene chiamato cover-collapse sinkhole [o dolina di crollo per copertura, ].
È il tipo che fa notizia. Si verifica di solito nel terreno argilloso, perché l'argilla tiene insieme il suolo come la colla.
Come accade nell'altro tipo, il suolo scivola verso una cavità sottostante, ma i crolli avvengono dal basso verso l'alto, quindi dalla superficie non si vede niente.
Poi, all'improvviso, la volta che copriva quel vuoto non regge più e crolla.
Questo tipo di voragini può essere causato dall'attività umana? Certo. A volte, nelle aree carsiche, lo scavo di un pozzo - sia per l'acqua, sia per estrazioni petrolifere o minerarie - causa l'abbassamento della falda acquifera.
L'effetto è quasi quello dello scarico del water: si sottrae acqua al terreno, la falda scende e il suolo soprastante sprofonda.
Un'altra causa è la cementificazione, la costruzione di parcheggi o edifici che altera il cosiddetto regime idrologico.
L'acqua che prima veniva naturalmente assorbita da un terreno vasto, adesso scorre via e si concentra, entrando nel suolo tutta insieme in un punto solo. Un area vulnerabile il Carso, che ha proprio dato il nome al tipo di terreno: un'area che si estende dal Friuli Venezia-Giulia a parti della Slovenia e della Croazia. [Lo stesso termine dolina è di origine slava, ].
Si può prevenire l'apertura di una voragine?
Esistono segnali d'allarme? Non sempre ci sono segnali d'allarme, ma qualche volta sì.
Tenete d'occhio le fondamenta degli edifici per vedere se si aprono crepe.
Magari all'improvviso il telaio di una porta va fuori asse e la porta non si chiude più come prima.
Questi sono segnali visibili anche all'interno di un edificio. All'esterno, può accadere di vedere piccole crepe o depressioni nel terreno: è lì che il suolo sta scivolando nella cavità.
Se il fenomeno si estende a una piccola area, potrebbe essere l'inizio di un crollo.
Anche un albero che di colpo comincia a inclinarsi: non è detto che sia dovuto a una cavità, ma è meglio controllare se accade perché le radici si sono deteriorate o se il terreno sta sprofondando.
Quanto alla prevenzione, per chi è tanto fortunato da scoprire una cavità sotterranea, c'è la possibilità di estrarre tutto il suolo fino alla base rocciosa, e poi riempire il vuoto con cemento e altri materiali - rocce, sassi - per tentare di attutire gli effetti dello sprofondamento. In questo senso sono stati fatti tentativi di un certo successo. Ma se il vuoto c'è sotto un edificio, non c'è modo di scoprirlo.
L'uomo che massaggia i leoni
Il Britannico Alex Larenty, emigrato in Sudafrica dall'Oxfordshire, dedica le sue giornate al benessere di alcuni fortunati leoni che vivono nel Parco di Johannesburg.
"Per i leoni è un divertimento, ogni mattina fanno la fila spontaneamente per venire a giocare con me".
Dice il massaggiatore in un'intervista.
"Ho la fortuna di aver visto nascere e crescere molte di loro e anche se sono grandi e grossi, e vivono in libertà, i leoni sanno riconoscere ed essere grati a chi li ha curati quando erano piccoli".
Ormai da anni, si prende cura quotidianamente dei leoni che vivono nel Parco.
Le coccole gli hanno permesso di creare un forte legame con suoi amici felini i quali, solo vedendolo arrivare, si sdraiano sulla schiena e cominciano a sgranchirsi le gambe, in attesa della loro dose quotidiana di benessere.
Il matrimonio nel mondo
Namibia
Una madre Himba della Namibia sistema l'ekori - un copricapo nuziale in cuoio che viene passato da madre in figlia - sul capo della figlia quindicenne Kevekaha.
Quando la sposa viene "rapita" dal nuovo marito, secondo un rituale codificato, l'ekori viene abbassato fino a coprirle il volto.
Niger
Nel Sahel del Niger, due cugini si contendono il cuore della bella Mobobo indossando i loro talsimani più potenti, secondo la tradizione del popolo Wodaabe
Gaza
Fotografia di James Stanfield
Una sposa ebrea di origine yemenita con il suo antichissimo costume di nozze. La foto è del luglio 1985, ben prima dello smantellamento delle colonie ebraiche nella striscia di Gaza.
Sudafrica
Fotografia di Volkmar Wentzel
Addobbato con tutti i simboli del suo rango, un re zulu danza al suo matrimonio con una principessa swazi a Nongoma, in Sudafrica.
La foto è apparsa per la prima volta nel numero di gennaio 1978 di National Geographic.
Taiwan
Fotografia di Jodi Cobb
Foto ricordo per le coppie di sposi che hanno partecipato a un matrimonio di massa al Memoriale di Chiang Kai-shek di Taipei.
Kazakistan
Fotografia di Gerd Ludwig
Attorniata da ballerine in costume tradizionale, una sposa aspetta il suo "svelamento" in una sontuosa sala per cerimonie della capitale Astana.
Il "sì" è stato accompagnato dal volo di due colombe, ma la festa vera e propria comincerà solo al sollevarsi del velo.
Alaska, USA
Fotografia di Melissa Farlow
Il ghiacciaio Mendenhall, vicino a Juneau, fa da sfondo a un matrimonio.
La sposa lo chiama "la grande cattedrale di Dio".
Marocco
Fotografia di Alexandra Boulat
Sulle montagne dell'Alto Atlante, due donne berbere si preparano a essere sposate nel corso di un matrimonio collettivo.
La celebrazione dura quattro giorni e prevede, tra i vari riti, la purificazione delle spose con l'acqua presa da un vicino fiume.
Kenya
fotografia di Maria Stenzel
"Le voci risuonano tra le colline bagnate dalla pioggia quando le donne Ariaal sono in corteo per un matrimonio:
'Meirita Ngai nkeera ang!' cantano. 'Dio benedica i nostri figli!' Tutto il Marsabit District fa festa alla fine della stagione delle piogge ". Da "Vanishing Cultures", National Geographic Magazine numero di agosto 1999
Una madre Himba della Namibia sistema l'ekori - un copricapo nuziale in cuoio che viene passato da madre in figlia - sul capo della figlia quindicenne Kevekaha.
Quando la sposa viene "rapita" dal nuovo marito, secondo un rituale codificato, l'ekori viene abbassato fino a coprirle il volto.
Niger
Nel Sahel del Niger, due cugini si contendono il cuore della bella Mobobo indossando i loro talsimani più potenti, secondo la tradizione del popolo Wodaabe
Gaza
Fotografia di James Stanfield
Una sposa ebrea di origine yemenita con il suo antichissimo costume di nozze. La foto è del luglio 1985, ben prima dello smantellamento delle colonie ebraiche nella striscia di Gaza.
Sudafrica
Fotografia di Volkmar Wentzel
Addobbato con tutti i simboli del suo rango, un re zulu danza al suo matrimonio con una principessa swazi a Nongoma, in Sudafrica.
La foto è apparsa per la prima volta nel numero di gennaio 1978 di National Geographic.
Taiwan
Fotografia di Jodi Cobb
Foto ricordo per le coppie di sposi che hanno partecipato a un matrimonio di massa al Memoriale di Chiang Kai-shek di Taipei.
Kazakistan
Fotografia di Gerd Ludwig
Attorniata da ballerine in costume tradizionale, una sposa aspetta il suo "svelamento" in una sontuosa sala per cerimonie della capitale Astana.
Il "sì" è stato accompagnato dal volo di due colombe, ma la festa vera e propria comincerà solo al sollevarsi del velo.
Alaska, USA
Fotografia di Melissa Farlow
Il ghiacciaio Mendenhall, vicino a Juneau, fa da sfondo a un matrimonio.
La sposa lo chiama "la grande cattedrale di Dio".
Marocco
Fotografia di Alexandra Boulat
Sulle montagne dell'Alto Atlante, due donne berbere si preparano a essere sposate nel corso di un matrimonio collettivo.
La celebrazione dura quattro giorni e prevede, tra i vari riti, la purificazione delle spose con l'acqua presa da un vicino fiume.
Kenya
fotografia di Maria Stenzel
"Le voci risuonano tra le colline bagnate dalla pioggia quando le donne Ariaal sono in corteo per un matrimonio:
'Meirita Ngai nkeera ang!' cantano. 'Dio benedica i nostri figli!' Tutto il Marsabit District fa festa alla fine della stagione delle piogge ". Da "Vanishing Cultures", National Geographic Magazine numero di agosto 1999
Il Canale di Corinto
Il 25 luglio del 1893, dopo 11 difficili anni di lavori, venne inaugurato il Canale di Corinto, in Grecia. Da allora il canale non è cambiato molto: è lungo 6,3 chilometri e largo in media poco più di venti metri.
Taglia l’omonimo istmo, collegando il mar Ionio con il mar Egeo e rendendo un’isola il Peloponneso. Il canale è troppo stretto e troppo poco profondo per le grandi navi mercantili ed oggi è utilizzato principalmente per il traffico turistico.
L’idea di tagliare l’istmo di Corinto per risparmiare alle navi i 700 chilometri di navigazione intorno al Peloponneso è antichissima.
Il primo tentativo – semi leggendario – risale al VI secolo a.C., quando si racconta che Periandro, tiranno di Corinto, progettò di tagliare l’istmo, ma venne scoraggiato da una profezia di un oracolo.
Al suo posto Periandro fece costruire una strada che collegava i due lati dell’istmo e su cui, per secoli, gli schiavi trascinarono le navi che volevano passare dall’altra parte.
Un secondo tentativo venne fatto alcuni secoli dopo quando il re di Macedonia, Demetrio Poliorcete, uno dei numerosi sovrani arrivati al potere dopo la morte di Alessandro Magno, chiamò dei tecnici dall’Egitto per studiare l’operazione.
Anche il tentativo di Demetrio non venne mai messo in pratica, per il timore che la differenza di altezza tra il mar Ionio e l’Egeo sommergesse l’intera costa.
Qualche secolo dopo la Grecia passò sotto il dominio di Roma e diversi imperatori intrapresero l’idea di tagliare l’istmo più o meno seriamente.
Nerone fu quello che portò il progetto più avanti e tracce dei suoi scavi vennero ritrovate quando alla fine dell’Ottocento si cominciò a scavare il canale.
Nerone dovette però interrompere gli scavi per tornare a Roma in seguito a una ribellione. Poco dopo, il suo assassinio fece dimenticare il progetto.
Un ultimo tentativo venne tentato dalla Repubblica di Venezia, che nel diciassettesimo secolo controllava tutto il Peloponneso, all’epoca chiamato Morea. Ma anche allora le difficoltà tecniche fecero arrestare il progetto.
All’inizio dell’Ottocento la Grecia ottenne l’indipendenza dall’Impero Ottomano, che a sua volta aveva conquistato la Grecia da Venezia.
Nel 1830 ci fu il primo tentativo del nuovo governo greco di scavare il canale, ma venne bloccato quando gli ingegneri francesi interpellati presentarono un preventivo superiore alle capacità di spesa del paese.
Quando nel 1869 venne aperto il Canale di Suez, l’idea di tagliare l’istmo di Corinto tornò di moda e una nuova società francese venne incaricata di cominciare i lavori nel 1882.
Anche questo tentativo non ebbe molta fortuna e dopo otto anni la compagnia fallì, interrompendo i lavori.
Una nuova società greca rilevò i lavori e in tre anni li portò a termine.
Il 25 luglio 1893, davanti al re, il canale fu inaugurato. Si trattò però di un gesto simbolico, visto che il canale non poteva ancora essere aperto alla navigazione.
Le pareti, alte fino a 90 metri, erano instabili in molti punti: le vibrazioni causate dal passaggio delle navi erano sufficienti a far crollare sassi, detriti e pezzi di roccia.
Soltanto a novembre, dopo che lunghi tratti del canale vennero messi in sicurezza, si poté aprire il traffico mercantile.
Il Canale di Corinto è molto diverso dagli altri famosi canali, come quello di Panama e quello di Suez.
Naturalmente è più corto, ma è anche molto più stretto e molto meno profondo.
Quando venne inaugurato era troppo piccolo per permettere il passaggio delle grandi navi mercantili e della maggior parte delle navi da guerra.
Con il passare del tempo le navi mercantili sono aumentate ancora di dimensione, tanto che oggi il traffico lungo il canale è limitato quasi esclusivamente alle piccole navi da turismo.
L’altra caratteristica particolare del canale, che lo ha reso un’attrazione abbastanza popolare, sono le sue pareti: nel punto più alto arrivano a 90 metri e sono scavate quasi in verticale, con un angolo di 80°.
Queste pareti così alte e così ripide hanno da sempre costituito uno dei problemi del canale, che oltretutto è costruito in una zona sismica.
I crolli di roccia sono ancora abbastanza frequenti e spesso il canale deve essere chiuso per lavori di dragaggio, come è avvenuto l’ultima volta nel 2006.
Fonte : ilpost.it
Taglia l’omonimo istmo, collegando il mar Ionio con il mar Egeo e rendendo un’isola il Peloponneso. Il canale è troppo stretto e troppo poco profondo per le grandi navi mercantili ed oggi è utilizzato principalmente per il traffico turistico.
L’idea di tagliare l’istmo di Corinto per risparmiare alle navi i 700 chilometri di navigazione intorno al Peloponneso è antichissima.
Il primo tentativo – semi leggendario – risale al VI secolo a.C., quando si racconta che Periandro, tiranno di Corinto, progettò di tagliare l’istmo, ma venne scoraggiato da una profezia di un oracolo.
Al suo posto Periandro fece costruire una strada che collegava i due lati dell’istmo e su cui, per secoli, gli schiavi trascinarono le navi che volevano passare dall’altra parte.
Un secondo tentativo venne fatto alcuni secoli dopo quando il re di Macedonia, Demetrio Poliorcete, uno dei numerosi sovrani arrivati al potere dopo la morte di Alessandro Magno, chiamò dei tecnici dall’Egitto per studiare l’operazione.
Anche il tentativo di Demetrio non venne mai messo in pratica, per il timore che la differenza di altezza tra il mar Ionio e l’Egeo sommergesse l’intera costa.
Qualche secolo dopo la Grecia passò sotto il dominio di Roma e diversi imperatori intrapresero l’idea di tagliare l’istmo più o meno seriamente.
Nerone fu quello che portò il progetto più avanti e tracce dei suoi scavi vennero ritrovate quando alla fine dell’Ottocento si cominciò a scavare il canale.
Nerone dovette però interrompere gli scavi per tornare a Roma in seguito a una ribellione. Poco dopo, il suo assassinio fece dimenticare il progetto.
Un ultimo tentativo venne tentato dalla Repubblica di Venezia, che nel diciassettesimo secolo controllava tutto il Peloponneso, all’epoca chiamato Morea. Ma anche allora le difficoltà tecniche fecero arrestare il progetto.
All’inizio dell’Ottocento la Grecia ottenne l’indipendenza dall’Impero Ottomano, che a sua volta aveva conquistato la Grecia da Venezia.
Nel 1830 ci fu il primo tentativo del nuovo governo greco di scavare il canale, ma venne bloccato quando gli ingegneri francesi interpellati presentarono un preventivo superiore alle capacità di spesa del paese.
Quando nel 1869 venne aperto il Canale di Suez, l’idea di tagliare l’istmo di Corinto tornò di moda e una nuova società francese venne incaricata di cominciare i lavori nel 1882.
Anche questo tentativo non ebbe molta fortuna e dopo otto anni la compagnia fallì, interrompendo i lavori.
Una nuova società greca rilevò i lavori e in tre anni li portò a termine.
Il 25 luglio 1893, davanti al re, il canale fu inaugurato. Si trattò però di un gesto simbolico, visto che il canale non poteva ancora essere aperto alla navigazione.
Le pareti, alte fino a 90 metri, erano instabili in molti punti: le vibrazioni causate dal passaggio delle navi erano sufficienti a far crollare sassi, detriti e pezzi di roccia.
Soltanto a novembre, dopo che lunghi tratti del canale vennero messi in sicurezza, si poté aprire il traffico mercantile.
Il Canale di Corinto è molto diverso dagli altri famosi canali, come quello di Panama e quello di Suez.
Naturalmente è più corto, ma è anche molto più stretto e molto meno profondo.
Quando venne inaugurato era troppo piccolo per permettere il passaggio delle grandi navi mercantili e della maggior parte delle navi da guerra.
Con il passare del tempo le navi mercantili sono aumentate ancora di dimensione, tanto che oggi il traffico lungo il canale è limitato quasi esclusivamente alle piccole navi da turismo.
L’altra caratteristica particolare del canale, che lo ha reso un’attrazione abbastanza popolare, sono le sue pareti: nel punto più alto arrivano a 90 metri e sono scavate quasi in verticale, con un angolo di 80°.
Queste pareti così alte e così ripide hanno da sempre costituito uno dei problemi del canale, che oltretutto è costruito in una zona sismica.
I crolli di roccia sono ancora abbastanza frequenti e spesso il canale deve essere chiuso per lavori di dragaggio, come è avvenuto l’ultima volta nel 2006.
Fonte : ilpost.it
In volo con i rapaci più veloci del mondo
Il video dà la sensazione di essere a bordo di un aereo da combattimento: il giornalista della BBC spiega in inglese che il falco pellegrino può volare a oltre 150 miglia l’ora (oltre 240 km/h) e tra picchiate, virate e cabrate affronta accelerazioni di oltre 10g, sufficienti a far perdere conoscenza al più robusto degli esseri umani.
A queste velocità il rapace non può permettersi distrazioni: basta un piccolo movimento del corpo per scomporre l’assetto di volo con conseguenze drammatiche. E in effetti il falco pellegrino, grazie a due punti di messa a fuoco per ogni occhio, uno frontale e uno laterale, pattuglia il suo territorio alla ricerca di prede senza nemmeno muovere il capo.
E per chi alla velocità preferisce l’agilità, il video offre un giro a bordo dell’astore, un vero campione di manovrabilità.
Vola tra gli alberi delle sue foreste sfiorandone i tronchi e infilandosi con precisione tra un ramo e l’altro: le riprese in soggettiva effettuate da questo cameraman pennuto sono degne di Guerre Stellari e delle evoluzioni del Millennium Falcon.
Gli scienziati e i fisici che hanno visto queste immagini sono concordi nel confermare che nessuna macchina costruita dall’uomo potrà eguagliare le capacità di volo di questi animali.
Il Diamante di Gould (Erythrura gouldiae)
Il Diamante di Gould (Erythrura gouldiae) è un uccello facente parte dell’ordine dei passeriformi e appartenente alla famiglia degli Estrildidae.
Fu scoperto fra il 1838 e il 1840 in Australia dal naturalista John Gould che lo nominò “Lady Gouldian Finch“, ossia “Diamante della signora Gould”, in onore di sua moglie, da poco deceduta.
Nel 1887, i primi Diamanti di Gould arrivarono nel Regno Unito e ottennero un grandissimo successo, soprattutto per i loro splendidi e intensi colori.
Habitat
Il Diamante di Gould è diffuso nell’Australia settentrionale, dalla penisola di Capo York alla regione di Kimberley.
Il suo habitat naturale è rappresentato da zone sub-tropicali, caratterizzate dalla presenza di aree calde e umide oltre che da praterie e fonti d’acqua dolce.
Questo tipo di volatile ha un aspetto imponente e coloratissimo, il becco è di forma conica e tozzo.
La forma ancestrale del Diamante di Gould misura 13-15 cm (compresa la coda) e presenta la colorazione verde brillante sul dorso, le ali e la nuca, il petto viola, il ventre giallo e il sottocoda bianco.
La maschera facciale può avere, invece, tre diverse colorazioni:
Testa nera: colorazione ancestrale, ma testa di colore nero.
Testa rossa: maschera facciale di un rosso molto intenso.
Testa gialla: colorazione facciale giallo-arancio
La fase riproduttiva dei Diamanti di Gould in Australia coincide con l’inizio della stagione delle piogge.
Il maschio attua il corteggiamento annuendo in direzione della femmina e arruffando le penne del petto: in questo modo il suo appariscente piumaggio viene messo in evidenza.
La femmina, invece, comunica la sua disponibilità all’accoppiamento spostando lateralmente la coda. Una volta terminata la costruzione del nido, l’esemplare femminile depone dalle 4 alle 9 uova, che vengono covate da entrambi i genitori per una quindicina di giorni.
I piccoli appena nati sono completamente implumi e, soltanto dopo alcuni giorni, i loro occhi cominciano ad aprirsi.
Dopo un periodo di circa 35 giorni, i nuovi nati diventano indipendenti.
La Cascata
"Si dice che la donna sia mutevole:
è così: ma tu sei sempre tu nella tua mutevolezza,
come quel rivolo immutabile d'acqua che cade,
sempre uno dalla sorgente all'abbraccio nella polla immutabile sempre rinnovato e sempre in moto dal principio alla fine miriade di gocce d'acqua e tu
- per questo io ti amo
- sei la cascata che pur muovendosi custodisce la forma".
Anonimo
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