giovedì 15 novembre 2012
La scuola pubblica è un diritto di tutti
"Un Paese che distrugge la sua scuola non lo fa mai solo per soldi.
Perchè le risorse mancano, o i costi sono eccessivi.
Un Paese che demolisce l'istruzione è già governato da quelli che dalla diffusione del sapere hanno solo da perdere."
(Italo Calvino)
Un dipinto simbolo di libertà del popolo parigino
La Libertà che guida il popolo
Museo del Louvre, Paris
Di Eugène Delacroix (Saint-Maurice, 26 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863),
Delacroix realizza la sua opera più importante nel 1830, con La Libertà che guida il popolo che, sia per la scelta del soggetto che per la tecnica esibita, mette in evidenza le differenze tra l'approccio all'arte romantico e lo stile neoclassico.
Si tratta probabilmente del suo dipinto più famoso e rappresenta un'indimenticabile immagine dei parigini che si sono sollevati in armi e marciano insieme sotto la bandiera tricolore.
La donna rappresenta la libertà e l'indipendenza; Delacroix si ispira ad eventi a lui contemporanei per evocare l'immagine romantica dello spirito della libertà.
I soldati che giacciono morti in primo piano servono come toccante contrappunto per la simbolica figura femminile, che è illuminata in maniera trionfale, come se si trovasse sotto l'occhio di bue di una scena teatrale.
Nel quadro l'artista sembra aver cercato di rappresentare lo spirito e il carattere del popolo più che glorificare gli avvenimenti del momento, la rivolta contro Carlo X, che non otterrà altro che di insediare sul trono un altro re, Luigi Filippo. Il governo francese acquista il dipinto, ma alcuni funzionari giudicano la sua celebrazione della libertà troppo incendiaria e non consentono che sia esposto in pubblico.
Nonostante questo, a Delacroix vengono comunque commissionati dal governo numerosi affreschi e decorazioni di soffitti.
Dopo la rivoluzione del 1848 che porta alla fine del regno di Luigi Filippo La Libertà che guida il popolo viene finalmente fatto esporre in pubblico dal neo-eletto presidente, Luigi Napoleone.
È a tutt'oggi esposto al Museo del Louvre a Parigi.
La leggenda vuole che il ragazzo che stringe in mano le pistole sulla destra abbia ispirato a Victor Hugo il personaggio di Gavroche per il romanzo I miserabili del 1862.
Museo del Louvre, Paris
Di Eugène Delacroix (Saint-Maurice, 26 aprile 1798 – Parigi, 13 agosto 1863),
Delacroix realizza la sua opera più importante nel 1830, con La Libertà che guida il popolo che, sia per la scelta del soggetto che per la tecnica esibita, mette in evidenza le differenze tra l'approccio all'arte romantico e lo stile neoclassico.
Si tratta probabilmente del suo dipinto più famoso e rappresenta un'indimenticabile immagine dei parigini che si sono sollevati in armi e marciano insieme sotto la bandiera tricolore.
La donna rappresenta la libertà e l'indipendenza; Delacroix si ispira ad eventi a lui contemporanei per evocare l'immagine romantica dello spirito della libertà.
I soldati che giacciono morti in primo piano servono come toccante contrappunto per la simbolica figura femminile, che è illuminata in maniera trionfale, come se si trovasse sotto l'occhio di bue di una scena teatrale.
Nel quadro l'artista sembra aver cercato di rappresentare lo spirito e il carattere del popolo più che glorificare gli avvenimenti del momento, la rivolta contro Carlo X, che non otterrà altro che di insediare sul trono un altro re, Luigi Filippo. Il governo francese acquista il dipinto, ma alcuni funzionari giudicano la sua celebrazione della libertà troppo incendiaria e non consentono che sia esposto in pubblico.
Nonostante questo, a Delacroix vengono comunque commissionati dal governo numerosi affreschi e decorazioni di soffitti.
Dopo la rivoluzione del 1848 che porta alla fine del regno di Luigi Filippo La Libertà che guida il popolo viene finalmente fatto esporre in pubblico dal neo-eletto presidente, Luigi Napoleone.
È a tutt'oggi esposto al Museo del Louvre a Parigi.
La leggenda vuole che il ragazzo che stringe in mano le pistole sulla destra abbia ispirato a Victor Hugo il personaggio di Gavroche per il romanzo I miserabili del 1862.
Un salto nel passato -tanti piccoli ricordi
La prima telenovela in Italia |
Erano strepitose |
Ricordo di mamma |
Il grande Enzo Tortora |
Le ragazze e i ragazzi cercavano di somigliare a loro |
Il tempo delle mele che dolcezza questo film |
Quante cose ci potevi fare |
Ti dovevi sdraiare per poterlo chiudere |
Jeeg Robot D'acciaio la passione dei ragazzi |
Lady Oscar la passione delle ragazze |
Siamo dipendenti gli uni dagli altri
Tutti gli uomini sono dipendenti gli uni dagli altri.
Ogni nazione è erede di un vasto patrimonio di idee e lavoro al quale hanno contribuito sia i vivi sia i morti
di tutte le nazioni.
Ogni nazione è erede di un vasto patrimonio di idee e lavoro al quale hanno contribuito sia i vivi sia i morti
di tutte le nazioni.
Che ce ne rendiamo conto o meno,ciascuno di noi è costantemente in debito.
Siamo eterni debitori di uomini e donne conosciuti e sconosciuti.
Siamo eterni debitori di uomini e donne conosciuti e sconosciuti.
Quando ci alziamo al mattino, andiamo in bagno e afferriamo una spugna che ci è stata fornita da un abitante delle isole del Pacifico.
Afferriamo un sapone creato per noi da un europeo.
Poi, a tavola, beviamo un caffè che ci è stato fornito da un sudamericano, oppure tè, da un cinese, o cacao, da un africano occidentale.
Prima di uscire per andare a lavorare, dobbiamo già essere riconoscenti a più di metà del mondo.
Afferriamo un sapone creato per noi da un europeo.
Poi, a tavola, beviamo un caffè che ci è stato fornito da un sudamericano, oppure tè, da un cinese, o cacao, da un africano occidentale.
Prima di uscire per andare a lavorare, dobbiamo già essere riconoscenti a più di metà del mondo.
(M. L. King)
La crittografia nella storia
La parola crittografia deriva dall'unione di due parole greche: κρυπτóς (kryptós) che significa "nascosto", e γραφία (graphía) che significa "scrittura".
Le più antiche notizie sicure sono probabilmente quelle sulla scitala lacedemonica , data da Plutarco come in uso dai tempi di Licurgo (IX sec a.C.) ma più sicuramente usata ai tempi di Lisandro(verso il 400 a.C.). Consisteva in un bastone su cui si avvolgeva ad elica un nastro di cuoio; sul nastro si scriveva per colonne parallele all'asse del bastone, e lettera per lettera, il testo segreto. Tolto il nastro dal bastone il testo vi risultava trasposto in modo regolare ma sufficiente per evitare la lettura senza un secondo bastone uguale al primo..
Tra il 360 e il 390 venne compilato da Enea il tattico, generale della lega arcadica, il primo trattato di cifre il cui XXI capitolo tratta appunto di messaggi segreti. In questo viene descritto un disco sulla zona esterna del quale erano contenuti 24 fori,ciascuno corrispondente ad una lettera dell'alfabeto. Un filo, partendo da un foro centrale, si avvolgeva passando per i fori delle successive lettere del testo: all'arrivo, riportate le lettere sul disco, si svolgeva il filo segnando le lettere da esso indicate: il testo si doveva poi leggere a rovescio. Le vocali spesso erano sostituite da gruppi di puntini. In questo stesso periodo vennero ideati codici cifrati indiani ed ebraici utilizzati in particolar modo per celare nomi propri, innominabili o sacrileghi. Numerosi testi e documenti greci antichi contengono tratti cifrati, specialmente nomi propri, ma si trovano anche interi scritti cifrati con sostituzione semplice e con alfabeti generalmente a numero.
Enigma fu una macchina per cifrare (e decifrare) elettro-meccanica. Nata su un tentativo di commercializzazione poi fallito, fu ampiamente utilizzata dal servizio delle forze armate tedesche durante il periodo nazista e la seconda guerra mondiale. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo.
Le più antiche notizie sicure sono probabilmente quelle sulla scitala lacedemonica , data da Plutarco come in uso dai tempi di Licurgo (IX sec a.C.) ma più sicuramente usata ai tempi di Lisandro(verso il 400 a.C.). Consisteva in un bastone su cui si avvolgeva ad elica un nastro di cuoio; sul nastro si scriveva per colonne parallele all'asse del bastone, e lettera per lettera, il testo segreto. Tolto il nastro dal bastone il testo vi risultava trasposto in modo regolare ma sufficiente per evitare la lettura senza un secondo bastone uguale al primo..
Tra il 360 e il 390 venne compilato da Enea il tattico, generale della lega arcadica, il primo trattato di cifre il cui XXI capitolo tratta appunto di messaggi segreti. In questo viene descritto un disco sulla zona esterna del quale erano contenuti 24 fori,ciascuno corrispondente ad una lettera dell'alfabeto. Un filo, partendo da un foro centrale, si avvolgeva passando per i fori delle successive lettere del testo: all'arrivo, riportate le lettere sul disco, si svolgeva il filo segnando le lettere da esso indicate: il testo si doveva poi leggere a rovescio. Le vocali spesso erano sostituite da gruppi di puntini. In questo stesso periodo vennero ideati codici cifrati indiani ed ebraici utilizzati in particolar modo per celare nomi propri, innominabili o sacrileghi. Numerosi testi e documenti greci antichi contengono tratti cifrati, specialmente nomi propri, ma si trovano anche interi scritti cifrati con sostituzione semplice e con alfabeti generalmente a numero.
Enigma fu una macchina per cifrare (e decifrare) elettro-meccanica. Nata su un tentativo di commercializzazione poi fallito, fu ampiamente utilizzata dal servizio delle forze armate tedesche durante il periodo nazista e la seconda guerra mondiale. La sua facilità d'uso e la sua presunta indecifrabilità furono le maggiori ragioni per il suo ampio utilizzo.
La pianta del cacao
La pianta del cacao (Theobroma Cacao) è una sempreverde alta fino a venti metri; produce i frutti dai quali si estraggono i semi del cacao.
Originaria dell'Amazzonia, giunse nel Messico circa tremila anni fa. Una leggenda azteca racconta di un dio di nomeQuetzalcoati, che donò agli uomini il cachuaquahitl ed insegnò loro a coltivarla; dai semi di questa pianta si preparava il nettare degli dei: il xocolati.
Il popolo Azteco iniziò la coltivazione della pregiata pianta dai cui semi ricavava la bevanda che tanto piaceva e che aiutava a superare i periodi di fame e che, nel tempo divento così importante da essere usata addirittura come oggetto di scambio. Il valore che questo seme ha avuto, durante il periodo precolombiano era tale che, con circa cento semi si poteva comprare uno schiavo. Come per i Romani il sale costituiva il "salario" dei legionari, così i semi del cacao venivano utilizzati come monete.
Il primo Europeo che conobbe il cioccolato fu Cristoforo Colombo. Fu grazie al suo viaggio nel nuovo continente che si ebbero le prime apparizioni del cacao in Europa, apparizioni non proprio fortunate. Infatti la bevanda detta xocolati non era proprio ciò che noi attualmente conosciamo:era di gusto amaro, spezziata con peperoncino, cannella e vaniglia. Tale combinazione di spezie non incontrò grandi favori presso i reali d'Aragona che non diedero valore alla novità.
Con l'arrivo di Fernando Cortés in Messico, circa dieci anni dopo, si scoprirono le proprietà corroboranti, antifatica e eccitanti del cioccolato. Esso verrà riproposto senza le spezie che gli davano un gusto piccante e amaro, tranne la vaniglia, e poi dolcificato con miele o zucchero per incontrare i gusti europei. A questo punto si ebbe un crescendo di favori che porterà il cioccolato in tutti i salotti d'Europa; la produzione di cacao si espanderà pian piano fino ai nostri giorni in tutto il centro America ed alle coste occidentali dell'Africa, generando molte varietà di cacao.
Con l'arrivo di Fernando Cortés in Messico, circa dieci anni dopo, si scoprirono le proprietà corroboranti, antifatica e eccitanti del cioccolato. Esso verrà riproposto senza le spezie che gli davano un gusto piccante e amaro, tranne la vaniglia, e poi dolcificato con miele o zucchero per incontrare i gusti europei. A questo punto si ebbe un crescendo di favori che porterà il cioccolato in tutti i salotti d'Europa; la produzione di cacao si espanderà pian piano fino ai nostri giorni in tutto il centro America ed alle coste occidentali dell'Africa, generando molte varietà di cacao.
E' giunto il momento
È giunto il momento, per ogni abitante della Terra, di capire che il medioevo è finito da un pezzo. Adesso ognuno, nel proprio contesto privato e sociale, deve sentirsi responsabile nel costruire un mondo in cui l’obiettivo sia valorizzare la vita (di tutti) attraverso la ricerca della felicità personale e collettiva, il rispetto di se stessi, del prossimo e di tutte le culture e le religioni esistenti, senza essere invasivi, arroganti o credersi il portatore della verità assoluta.
S. Greco
Ma quale Dio o religione può ammettere cose simili???
Mosammet Hena, aveva solo 14 anni, è morta circa 6 mesi fa, dopo essere stata frustata per più di 100 volte con una canna di bambù, sotto un lampione.
Questa orribile punizione è stata decisa dal tribunale religioso del Bangladesh, in quanto, la ragazza avrebbe avuto un rapporto sessuale con un cugino di 40 anni nonché sposato.
Il giudice non ha voluto sentire alcuna ragione: "l'adulterio va punito", prendetela e con una canna di bambù datele 100 frustate.
Hena non sapeva la decisione del tribunale, quella mattina come tutte le mattine aveva pulito la sua mamma malata di tumore, successivamente si era recata a scuola.
All'uscita della scuola ad attenderla c'erano loro, uomini e donne senza peccato, uomini e donne puliti, uomini e donne che aspettavano con ansia di punire la piccola Hena.
Hena è stata trascinata in una via vicina, sotto un lampione è stata spogliata, frustata, insultata, e poi uccisa.... Hena è morta per le ferite inflitte sul suo corpicino, Hena è morta nell'indifferenza della gente, Hena è morta sotto un maledettissimo lampione. 16 Ottobre 2012: Il giudice viene a sapere che Hena era stata "STUPRATA" dal cugino; per paura, terrore, vergogna Hena non aveva detto nulla.
Mi rivolgo a voi, uomini e donne che non avete aspettato un attimo, la vostra sete di sangue ha tappato le vostre orecchie, coperto i vostri occhi, e lasciato che le vostre mani colpissero fino alla morte
Hena, sotto quel maledettissimo lampione. Non vi auguro alcuna sofferenza, ma semplicemente spero che il vostro Dio vi aspetti, uno per uno, senza fretta, giudicando il vostro atroce crimine, sotto quel maledettissimo "lampione"
di.ControInformAzione Alternativa!
Questa orribile punizione è stata decisa dal tribunale religioso del Bangladesh, in quanto, la ragazza avrebbe avuto un rapporto sessuale con un cugino di 40 anni nonché sposato.
Il giudice non ha voluto sentire alcuna ragione: "l'adulterio va punito", prendetela e con una canna di bambù datele 100 frustate.
Hena non sapeva la decisione del tribunale, quella mattina come tutte le mattine aveva pulito la sua mamma malata di tumore, successivamente si era recata a scuola.
All'uscita della scuola ad attenderla c'erano loro, uomini e donne senza peccato, uomini e donne puliti, uomini e donne che aspettavano con ansia di punire la piccola Hena.
Hena è stata trascinata in una via vicina, sotto un lampione è stata spogliata, frustata, insultata, e poi uccisa.... Hena è morta per le ferite inflitte sul suo corpicino, Hena è morta nell'indifferenza della gente, Hena è morta sotto un maledettissimo lampione. 16 Ottobre 2012: Il giudice viene a sapere che Hena era stata "STUPRATA" dal cugino; per paura, terrore, vergogna Hena non aveva detto nulla.
Mi rivolgo a voi, uomini e donne che non avete aspettato un attimo, la vostra sete di sangue ha tappato le vostre orecchie, coperto i vostri occhi, e lasciato che le vostre mani colpissero fino alla morte
Hena, sotto quel maledettissimo lampione. Non vi auguro alcuna sofferenza, ma semplicemente spero che il vostro Dio vi aspetti, uno per uno, senza fretta, giudicando il vostro atroce crimine, sotto quel maledettissimo "lampione"
di.ControInformAzione Alternativa!
Il Boccione, l’antico forno del ghetto ebraico di Roma
A Roma, in Via del Portico d’Ottavia, nel cuore di quello che oggi, per convenzione, si chiama ancora il “ghetto ebraico”
(ma che corrisponde solo grossomodo all’area dell’antico ghetto di Roma, praticamente tutto demolito all’inizio del secolo XX).
C’è una pasticceria, senza insegna, dalle vetrine spoglie e un po’ spartana. La si immagina idealmente gemellata con un altra patisserie europea, in rue de Rosiers a Parigi, anch’essa ugualmente spartana e anch’essa al centro della vita del quartiere ebraico Marais.
Per gli ebrei romani questo monumento alla tradizione è Boccione, per tutti gli altri si chiama usando diverse parafrasi: “il forno del ghetto”, “la pasticceria degli ebrei”, “il negozio dei dolci kasher”.
Quello che è noto a tutti, invece è che dal piccolo retrobottega escono delizie incredibili che risalgono ad una tradizione antichissima, dolci di ogni forma e misura secondo le norme alimentari ebraiche (cucina kasher), che accompagnano la vita religiosa di ogni festività israelitica.
La prima cosa che colpisce del Forno del Ghetto è la destrezza con cui l’esercito delle signore che servono dolci (non siamo mai riusciti a capire quante siano) si muove dietro il banco in uno spazio davvero minuscolo.
Ci sono solo donne, appartenenti a tre generazioni, anche nel laboratorio.
A rendere unico questo forno è poi la collocazione. Il Ghetto è come una piccola città dentro la città , dove tutti si conoscono e i bambini giocano in piazza. Ospita la più antica comunità ebraica d’Occidente.
Un luogo carico di suggestioni e di memorie.
Proseguite almeno fino al Portico d’Ottavia, dove incastonato fra i resti dell’edificio fatto costruire da Augusto per sua sorella, si trova l’antichissima chiesa di Sant’Angelo in Pescheria.
(ma che corrisponde solo grossomodo all’area dell’antico ghetto di Roma, praticamente tutto demolito all’inizio del secolo XX).
C’è una pasticceria, senza insegna, dalle vetrine spoglie e un po’ spartana. La si immagina idealmente gemellata con un altra patisserie europea, in rue de Rosiers a Parigi, anch’essa ugualmente spartana e anch’essa al centro della vita del quartiere ebraico Marais.
Per gli ebrei romani questo monumento alla tradizione è Boccione, per tutti gli altri si chiama usando diverse parafrasi: “il forno del ghetto”, “la pasticceria degli ebrei”, “il negozio dei dolci kasher”.
Quello che è noto a tutti, invece è che dal piccolo retrobottega escono delizie incredibili che risalgono ad una tradizione antichissima, dolci di ogni forma e misura secondo le norme alimentari ebraiche (cucina kasher), che accompagnano la vita religiosa di ogni festività israelitica.
La prima cosa che colpisce del Forno del Ghetto è la destrezza con cui l’esercito delle signore che servono dolci (non siamo mai riusciti a capire quante siano) si muove dietro il banco in uno spazio davvero minuscolo.
Ci sono solo donne, appartenenti a tre generazioni, anche nel laboratorio.
A rendere unico questo forno è poi la collocazione. Il Ghetto è come una piccola città dentro la città , dove tutti si conoscono e i bambini giocano in piazza. Ospita la più antica comunità ebraica d’Occidente.
Un luogo carico di suggestioni e di memorie.
Proseguite almeno fino al Portico d’Ottavia, dove incastonato fra i resti dell’edificio fatto costruire da Augusto per sua sorella, si trova l’antichissima chiesa di Sant’Angelo in Pescheria.
Antichi egizi in Australia ?
Stupefacenti geroglifici si trovano in Australia, sulle rocce nella foresta del Parco Nazionale della Hunter Valley, cento chilometri a nord di Sydney. Secondo il ricercatore Paul White essi sono d’origine egizia e risalgono a 4500 anni fa. Si dice che i graffiti fossero scoperti nei primi anni del Novecento, ma rimasero nascosti al grande pubblico sino a che, negli anni Settanta, non li riscoprì un uomo che cercava il proprio cane disperso.
In un gran blocco d’arenaria c’è come una piccola ‘camera’ tra due pareti di pietra, distanti pochi metri, l’una di fronte all’altra, mentre una specie di soffitto copre l’estremità più stretta. Per raggiungerla occorre salire su una piccola frana rocciosa, nascosta dalla vegetazione. Sulle rocce sono incisi almeno duecentocinquanta geroglifici di tipo egizio, in parte corrosi dal tempo. Non somigliano ai graffiti d’animali fatti dagli aborigeni.
All’estremità della grotta si vede l’antico dio egizio Anubis, il giudice dei morti. I disegni appaiono molto antichi, nello stile arcaico e poco conosciuto delle prime Dinastie. Gli egittologi sono abituati a leggere i geroglifici d’epoche più recenti, ma lo stile antico contiene forme primitive. Questo spiega i dubbi dei ricercatori, di fronte ad immagini bizzarre, che da molti sono tacciate d’essere volgari falsi. L’anziano egittologo Ray Johnson, che aveva tradotto testi molto antichi per il museo delle antichità del Cairo, sarebbe riuscito a tradurre le due pareti della grotta. Ne è emersa una saga tragica di antichi esploratori, naufragati in una terra sconosciuta, e la morte prematura del loro capo di stirpe regale, ‘il Signore Djes–eb’.
Un gruppo di tre cartigli incorniciati registra il nome di Djedefre o Ra’Djedef, Re dell’Alto e Basso Nilo della IV Dinastia (2528–2520 a.C.), fratello di Khafra e figlio di Khufu. Ciò daterebbe la spedizione subito dopo il regno di Khufu, conosciuto in greco come Cheope, il Faraone della prima delle tre grandi piramidi. Djes–eb poteva essere uno dei figli del Faraone Ra’Djedef, che regnò per otto anni dopo Khufu. Se l’iscrizione fosse autentica, potrebbe risalire al 2500 a.C. e sarebbe stata scritta su ordine d’un capitano di nave o simile, poiché il glifo angolare sulla parete reca il titolo d’un alto ufficiale o d’un sacerdote. Lo scrivano parla a nome di Sua Altezza il Principe, “da questo posto sventurato in cui siamo giunti con la nostra nave”. Il capo della spedizione è il figlio del Faraone, ‘il Signore Djes–eb’, venuto a soffrire lontano da casa. I geroglifici parlano del viaggio e della sua tragica fine. “Siamo andati per colline e deserti, nel vento e sotto la pioggia, senza trovare laghi. È stato ucciso mentre trasportava alto il vessillo del Dio Falco in terra straniera, attraverso le montagne, il deserto e l’acqua. Egli, che è morto prima, qui è stato lasciato a riposare. Possa avere la vita eterna. Non si alzerà mai più in piedi presso le acque del Sacro Stagno di Mer, il cui nome significa ‘amore’”.
La seconda parete, più corrosa, descrive la tragedia. Comincia con il glifo d’un serpente, con un glifo delle mascelle (mordere) ed il simbolo di ‘due volte’. “Il serpente ha morso due volte. I seguaci del signore Khufu, vigoroso Re del Basso Egitto, Signore dei due Regni, non ritorneranno tutti. Tutte le sponde dei fiumi e dei torrenti sono asciutte. La nostra imbarcazione è danneggiata e legata con la corda. Abbiamo dato il rosso d’uovo dalla cassa dei medicinali ed abbiamo pregato Amen, il Nascosto, dato che è stato colpito due volte. Abbiamo murato l’entrata laterale al rifugio con le pietre ed abbiamo allineato la camera ai cieli occidentali. Le tre porte dell’eternità sono state collegate all’estremità posteriore della tomba reale e sono state sigillate. Abbiamo disposto al suo lato un vaso, l’offerta santa, caso mai si svegliasse dalla tomba. È separato dalla casa il corpo reale e tutti gli altri. Qui è iscritta la storia straordinaria della morte e della sepoltura del Signore Djes–eb, uno dei figli del Faraone Ra’Djedef”. Lo stato di consunzione dei graffiti sembra dimostrare una lunga esposizione al clima. Una piramide a terrazze, alta una trentina di metri, antica almeno 6000 anni, si trova alla periferia di Gympie, nel Queensland. Essa fu segnalata dal primo uomo bianco che raggiunse la zona, verso il 1850. Due statue di pietra che raffigurano scimmie e potrebbero avere 3000 anni sono state dissotterrate presso questa piramide nel 1966, e si pensa rappresentino il dio egiziano Thoth. La scimmia più grande, accovacciata, è fatta di conglomerato pietroso. La scimmia più piccola impugna la Tau o Croce di vita ed è rovinata dal tempo e dagli agenti atmosferici. Thoth era il dio della scrittura e della saggezza, rappresentato come una scimmia dagli Egizi sino a circa il 1000 a.C., poi si trasformò in una divinità dal corpo umano, con la testa di un Ibis, e registrava il giudizio delle anime nell'altro mondo.
Una statuetta molto piccola di scimmia accovacciata è stata trovata da un operaio di Widgee Shire. Anche questa si crede che rappresenti Thoth. Un'antica Ankh o ‘Croce di vita’ egizia, di giada, è stata dissotterrata a Noosaville, sulla Sunshine Coast. A Toowoomba sono state trovate diciassette pietre di granito con iscrizioni fenicie. Un disco solare egiziano è stato scoperto nel 1950, intagliato in una scogliera. Presso Bowen sono stati trovati sulle rocce graffiti simili a geroglifici egiziani.
Uno scarabeo intagliato in onice è stato scavato vicino al fiume Neapean, presso Penrith (New South Wales). A Penrith esiste una piramide a gradoni alta 50 piedi. Ad ovest delle Blue Mountains esiste un’altra piramide a gradoni, simile a quella di Gympie, fatta d’enormi blocchi di granito, alta una trentina di metri. Rex Gilroy identificò nel 1978 antichi simboli massonici egizi in una caverna, ad alcune miglia dal luogo dove era stata scoperta nel 1910 una moneta di Tolomeo IV. Presso il fiume Hawkesbury, disegni molto antichi degli aborigeni raffigurano sulla roccia dei visitatori sconosciuti, tra i quali si vedono tipi simili agli Egizi.
Alla fine dell’Ottocento, nella zona centrale del NSW, gli aborigeni adoravano un essere celeste di nome Biame, giudice delle anime, con un ruolo simile al Thoth, della mitologia egizia. Le tribù del Kimberley adorano ancora oggi una dea madre, come facevano le tribù del distretto di Gympie, e come le antiche popolazioni del Medio Oriente. Alcuni gruppi delle tribù di Kimberley hanno le caratteristiche razziali del Medio Oriente e nella loro lingua vi sono molte parole egiziane antiche.
Nel 1931 A.P. Elkin, professore d'antropologia all'università di Sydney, scoprì una tribù che non aveva mai incontrato un uomo bianco. Il professore rimase sbalordito quando gli anziani della tribù lo salutarono con antichi segni massonici segreti della mano. Fu colpito dalle caratteristiche somatiche dei nativi. Scoprì che gli aborigeni adoravano il sole, avevano i culti della Madre Terra e del Serpente dell'arcobaleno, e che diverse parole della loro lingua erano d'origine egiziana. Siamo nella zona della famosa arte rupestre dei Wandjina i quali, secondo la leggenda, provenivano in grandi navi dall'altro capo dell'Oceano Indiano. A Tjuringa, regione di Kimberley, c’è un simbolo solare identico a quello di Aton, la divinità adorata in Egitto verso il 1000 a.C. Gli adoratori di Aton raffiguravano il Sole con piccole mani che escono per abbracciare l'umanità.
Nella terra di Arnhem e nello stretto di Torres si mummificavano i morti. Nel 1875 si trovò nell'isola di Darnley un cadavere mummificato. Il celebre medico Sir Raphael Cilento lo esaminò e stabilì che il metodo d’imbalsamazione era lo stesso impiegato in Egitto oltre 2900 anni fa. Nel 1931 l’antropologo Grafton Elliot-Smith esaminò dei resti mummificati in una caverna della Nuova Zelanda. Identificò il cranio come quello d’un Egiziano, antico almeno 2000 anni. Le sue carte scomparvero misteriosamente dalla biblioteca di scienze dell'Accademia australiana di Canberra. Nel 1964 sull'isola di New Hannover un ufficiale sanitario, Ray Sheridan, scoprì i resti di un antico tempio del Sole, di stile egiziano. Vide un idolo, rivolto al sole nascente, metà uomo e metà uccello, alto due metri, del peso di quattro tonnellate. Nei pressi, Ray Sheridan trovò la scultura d’una ruota. Le rovine gli ricordavano un antico tempio del Sole che aveva visto in Egitto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono prove significative che gli antichi fossero ben informati dell’esistenza della grande terra del sud. Secondo alcuni, l’Australia compare con il nome di “Antoecie” sul famoso mappamondo sferico di Crates di Mallos. Secondo il Cairo Times del 1982, gli archeologi che lavoravano a Fayum, vicino all’Oasi di Siwa, scoprirono resti fossili di canguri e d’altri marsupiali australiani. C’è anche l’inspiegabile corredo di boomerang scoperti da Carter nel 1922 nell’anticamera della tomba di Tutankhamen. Lunghi da 26 a 64 cm, essi erano di legno o di maiolica (faenza).
Modello di boomerang, lungo 50 cm, in faenza smaltata, ritrovato accanto alla mummia di Tutankhamen.
Fonte: Associazione culturale Liutprand
Alberto Arecchi
In un gran blocco d’arenaria c’è come una piccola ‘camera’ tra due pareti di pietra, distanti pochi metri, l’una di fronte all’altra, mentre una specie di soffitto copre l’estremità più stretta. Per raggiungerla occorre salire su una piccola frana rocciosa, nascosta dalla vegetazione. Sulle rocce sono incisi almeno duecentocinquanta geroglifici di tipo egizio, in parte corrosi dal tempo. Non somigliano ai graffiti d’animali fatti dagli aborigeni.
All’estremità della grotta si vede l’antico dio egizio Anubis, il giudice dei morti. I disegni appaiono molto antichi, nello stile arcaico e poco conosciuto delle prime Dinastie. Gli egittologi sono abituati a leggere i geroglifici d’epoche più recenti, ma lo stile antico contiene forme primitive. Questo spiega i dubbi dei ricercatori, di fronte ad immagini bizzarre, che da molti sono tacciate d’essere volgari falsi. L’anziano egittologo Ray Johnson, che aveva tradotto testi molto antichi per il museo delle antichità del Cairo, sarebbe riuscito a tradurre le due pareti della grotta. Ne è emersa una saga tragica di antichi esploratori, naufragati in una terra sconosciuta, e la morte prematura del loro capo di stirpe regale, ‘il Signore Djes–eb’.
Un gruppo di tre cartigli incorniciati registra il nome di Djedefre o Ra’Djedef, Re dell’Alto e Basso Nilo della IV Dinastia (2528–2520 a.C.), fratello di Khafra e figlio di Khufu. Ciò daterebbe la spedizione subito dopo il regno di Khufu, conosciuto in greco come Cheope, il Faraone della prima delle tre grandi piramidi. Djes–eb poteva essere uno dei figli del Faraone Ra’Djedef, che regnò per otto anni dopo Khufu. Se l’iscrizione fosse autentica, potrebbe risalire al 2500 a.C. e sarebbe stata scritta su ordine d’un capitano di nave o simile, poiché il glifo angolare sulla parete reca il titolo d’un alto ufficiale o d’un sacerdote. Lo scrivano parla a nome di Sua Altezza il Principe, “da questo posto sventurato in cui siamo giunti con la nostra nave”. Il capo della spedizione è il figlio del Faraone, ‘il Signore Djes–eb’, venuto a soffrire lontano da casa. I geroglifici parlano del viaggio e della sua tragica fine. “Siamo andati per colline e deserti, nel vento e sotto la pioggia, senza trovare laghi. È stato ucciso mentre trasportava alto il vessillo del Dio Falco in terra straniera, attraverso le montagne, il deserto e l’acqua. Egli, che è morto prima, qui è stato lasciato a riposare. Possa avere la vita eterna. Non si alzerà mai più in piedi presso le acque del Sacro Stagno di Mer, il cui nome significa ‘amore’”.
La seconda parete, più corrosa, descrive la tragedia. Comincia con il glifo d’un serpente, con un glifo delle mascelle (mordere) ed il simbolo di ‘due volte’. “Il serpente ha morso due volte. I seguaci del signore Khufu, vigoroso Re del Basso Egitto, Signore dei due Regni, non ritorneranno tutti. Tutte le sponde dei fiumi e dei torrenti sono asciutte. La nostra imbarcazione è danneggiata e legata con la corda. Abbiamo dato il rosso d’uovo dalla cassa dei medicinali ed abbiamo pregato Amen, il Nascosto, dato che è stato colpito due volte. Abbiamo murato l’entrata laterale al rifugio con le pietre ed abbiamo allineato la camera ai cieli occidentali. Le tre porte dell’eternità sono state collegate all’estremità posteriore della tomba reale e sono state sigillate. Abbiamo disposto al suo lato un vaso, l’offerta santa, caso mai si svegliasse dalla tomba. È separato dalla casa il corpo reale e tutti gli altri. Qui è iscritta la storia straordinaria della morte e della sepoltura del Signore Djes–eb, uno dei figli del Faraone Ra’Djedef”. Lo stato di consunzione dei graffiti sembra dimostrare una lunga esposizione al clima. Una piramide a terrazze, alta una trentina di metri, antica almeno 6000 anni, si trova alla periferia di Gympie, nel Queensland. Essa fu segnalata dal primo uomo bianco che raggiunse la zona, verso il 1850. Due statue di pietra che raffigurano scimmie e potrebbero avere 3000 anni sono state dissotterrate presso questa piramide nel 1966, e si pensa rappresentino il dio egiziano Thoth. La scimmia più grande, accovacciata, è fatta di conglomerato pietroso. La scimmia più piccola impugna la Tau o Croce di vita ed è rovinata dal tempo e dagli agenti atmosferici. Thoth era il dio della scrittura e della saggezza, rappresentato come una scimmia dagli Egizi sino a circa il 1000 a.C., poi si trasformò in una divinità dal corpo umano, con la testa di un Ibis, e registrava il giudizio delle anime nell'altro mondo.
Una statuetta molto piccola di scimmia accovacciata è stata trovata da un operaio di Widgee Shire. Anche questa si crede che rappresenti Thoth. Un'antica Ankh o ‘Croce di vita’ egizia, di giada, è stata dissotterrata a Noosaville, sulla Sunshine Coast. A Toowoomba sono state trovate diciassette pietre di granito con iscrizioni fenicie. Un disco solare egiziano è stato scoperto nel 1950, intagliato in una scogliera. Presso Bowen sono stati trovati sulle rocce graffiti simili a geroglifici egiziani.
Uno scarabeo intagliato in onice è stato scavato vicino al fiume Neapean, presso Penrith (New South Wales). A Penrith esiste una piramide a gradoni alta 50 piedi. Ad ovest delle Blue Mountains esiste un’altra piramide a gradoni, simile a quella di Gympie, fatta d’enormi blocchi di granito, alta una trentina di metri. Rex Gilroy identificò nel 1978 antichi simboli massonici egizi in una caverna, ad alcune miglia dal luogo dove era stata scoperta nel 1910 una moneta di Tolomeo IV. Presso il fiume Hawkesbury, disegni molto antichi degli aborigeni raffigurano sulla roccia dei visitatori sconosciuti, tra i quali si vedono tipi simili agli Egizi.
Alla fine dell’Ottocento, nella zona centrale del NSW, gli aborigeni adoravano un essere celeste di nome Biame, giudice delle anime, con un ruolo simile al Thoth, della mitologia egizia. Le tribù del Kimberley adorano ancora oggi una dea madre, come facevano le tribù del distretto di Gympie, e come le antiche popolazioni del Medio Oriente. Alcuni gruppi delle tribù di Kimberley hanno le caratteristiche razziali del Medio Oriente e nella loro lingua vi sono molte parole egiziane antiche.
Nel 1931 A.P. Elkin, professore d'antropologia all'università di Sydney, scoprì una tribù che non aveva mai incontrato un uomo bianco. Il professore rimase sbalordito quando gli anziani della tribù lo salutarono con antichi segni massonici segreti della mano. Fu colpito dalle caratteristiche somatiche dei nativi. Scoprì che gli aborigeni adoravano il sole, avevano i culti della Madre Terra e del Serpente dell'arcobaleno, e che diverse parole della loro lingua erano d'origine egiziana. Siamo nella zona della famosa arte rupestre dei Wandjina i quali, secondo la leggenda, provenivano in grandi navi dall'altro capo dell'Oceano Indiano. A Tjuringa, regione di Kimberley, c’è un simbolo solare identico a quello di Aton, la divinità adorata in Egitto verso il 1000 a.C. Gli adoratori di Aton raffiguravano il Sole con piccole mani che escono per abbracciare l'umanità.
Nella terra di Arnhem e nello stretto di Torres si mummificavano i morti. Nel 1875 si trovò nell'isola di Darnley un cadavere mummificato. Il celebre medico Sir Raphael Cilento lo esaminò e stabilì che il metodo d’imbalsamazione era lo stesso impiegato in Egitto oltre 2900 anni fa. Nel 1931 l’antropologo Grafton Elliot-Smith esaminò dei resti mummificati in una caverna della Nuova Zelanda. Identificò il cranio come quello d’un Egiziano, antico almeno 2000 anni. Le sue carte scomparvero misteriosamente dalla biblioteca di scienze dell'Accademia australiana di Canberra. Nel 1964 sull'isola di New Hannover un ufficiale sanitario, Ray Sheridan, scoprì i resti di un antico tempio del Sole, di stile egiziano. Vide un idolo, rivolto al sole nascente, metà uomo e metà uccello, alto due metri, del peso di quattro tonnellate. Nei pressi, Ray Sheridan trovò la scultura d’una ruota. Le rovine gli ricordavano un antico tempio del Sole che aveva visto in Egitto durante la Seconda Guerra Mondiale. Ci sono prove significative che gli antichi fossero ben informati dell’esistenza della grande terra del sud. Secondo alcuni, l’Australia compare con il nome di “Antoecie” sul famoso mappamondo sferico di Crates di Mallos. Secondo il Cairo Times del 1982, gli archeologi che lavoravano a Fayum, vicino all’Oasi di Siwa, scoprirono resti fossili di canguri e d’altri marsupiali australiani. C’è anche l’inspiegabile corredo di boomerang scoperti da Carter nel 1922 nell’anticamera della tomba di Tutankhamen. Lunghi da 26 a 64 cm, essi erano di legno o di maiolica (faenza).
Modello di boomerang, lungo 50 cm, in faenza smaltata, ritrovato accanto alla mummia di Tutankhamen.
Fonte: Associazione culturale Liutprand
Alberto Arecchi
"Ubunti"
Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi sarebbe arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando gli fu dato il segnale per partire,...tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme, dopodiché, una volta preso il cesto, si sedettero e si godettero insieme il premio. Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero "UBUNTU", come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?" UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: "Io sono perché noi siamo”.
Il 12% della popolazione mondiale usa l’85% dell'acqua
Dall’Africa Subsahariana all’America Latina, dal Bangladesh al Medio Oriente, il mondo ha sete.
Il 12% della popolazione mondiale usa l’85% del bene più prezioso del pianeta.
Se uno statunitense usa al giorno 425 litri di acqua, un italiano 237 e un francese 150, in Madagascar non supera i 10 litri la disponibilità media giornaliera pro capite di questa risorsa.
Un bambino nato in un paese industrializzato consuma acqua da 30 a 50 volte più di un bambino di un paese in via di sviluppo.
Si disegna uno scenario fatto di sprechi inauditi da un lato, e penurie incolmabili dall’altro.
Sono 1,6 miliardi le persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile; 2,6 miliardi non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base; 2,4 miliardi di persone – più di un terzo della popolazione mondiale – non hanno a disposizione impianti fognari adeguati, 5 milioni muoiono ogni anno per malattie legate all’acqua, di cui 1,8 milioni sono bambini (4.900 al giorno, in 8 mesi tutti i bambini d’Italia).
Se queste cifre fanno paura, le previsioni per il futuro sono ancora meno rassicuranti.
Secondo diversi studi, entro il 2025 è destinato a salire a 3,5 milioni il numero di persone che non avranno accesso alla risorsa più preziosa del millennio, generando una crisi idrica di proporzioni enormi. Il che vuol dire una disponibilità pro capite annua inferiore a mille metri cubi.
Al di sotto di 500 metri cubi pro capite la sopravvivenza della popolazione è gravemente compromessa.Diverse le cause, tutte, però, più o meno riconducibili allo sfruttamento dell’uomo: la devastazione ecologica; l’inquinamento (nei paesi in via di sviluppo il 90% dell’acqua di scarico viene riversata direttamente nei fiumi, provocando ogni anno 250 milioni di malati); la diminuzione delle precipitazioni (nel 2009 circa il 20% in meno rispetto alle medie degli anni precedenti, conseguenza del climate change); la deforestazione e conseguente desertificazione; le privatizzazioni; gli sprechi (domestici e non).
Si calcola che il 65% dei consumi totali di acqua siano imputabili all’agricoltura, l’attività più idrovora in assoluto, anche più dell’industria (per produrre una tonnellata di cereali servono mille tonnellate di acqua).In Europa.
A gennaio 2010 il Forum di Davos, a proposito dell’acqua, giungeva a conclusioni lapidarie: il nostro è un “mondo che sta fallendo”.
Dall’Africa alla Cina, dagli Stati Uniti all’Europa nessun luogo è immune dalla crisi idrica.
Come fa notare l’Ierpe (Institut européen de recherche sur la politique de l'eau) non è un problema di penuria fisica, bensì economica.
Una delle ragioni principali del non accesso all’acqua per miliardi di persone non è, infatti, la mancanza di questa risorsa nelle regioni dove abitano, ma la povertà. L’impossibilità di accedere alle tecnologie che permetterebbero di disporre di questo bene.
La carenza di risorse idriche coinvolge dunque il sud del pianeta quanto il nord. L’occidente, però, è anche soggetto di uno strano controsenso, il cosiddetto “paradoxe de l’eau”: pur essendo una risorsa vitale ed esauribile, si continua a sprecarla.Il 16% della popolazione europea non ha accesso all’acqua potabile, l’11% di essa e il 17% dei suoi territori sono stati affetti da scarsità.
Negli ultimi trent’anni la siccità è costata agli stati europei 100 miliardi di euro.
In tutta Europa, il 44% dell'acqua estratta viene utilizzato per la produzione di energia, il 24% per l'agricoltura, il 21% per l'approvvigionamento idrico pubblico e l'11% per l'industria.
In Europa la gestione delle acque è legata a una serie di questioni mai risolte. La più importante è la mancanza di un'autorità riconosciuta, che possa realmente governare la politica dell'acqua a livello di bacino idrografico, ripartendo in modo sostenibile la risorsa per ogni uso. Occorrerebbe – secondo il Cipsi - ridare autorevolezza alle autorità di bacino, gli enti deputati al governo dell'acqua.
Secondo un’indagine Eurobarometro i cittadini europei sono consapevoli del problema; circa il 68% pensa che la qualità dell'acqua nei loro paesi sia un problema grave. I più preoccupati sono i Greci (il 90% del paese), i più sereni gli Austriaci (solo il 26%). Per il 37% degli europei la qualità dell'acqua nel paese di appartenenza è deteriorata negli ultimi 5 anni, contro il 27% che percepisce un miglioramento
L'inquinamento chimico (75%) ed il clima (50%) sono percepiti come le principali minacce alle risorse idriche, su cui secondo una percentuale altissima (85%) avranno effetto anche i cambiamenti climatici.
Il 12% della popolazione mondiale usa l’85% del bene più prezioso del pianeta.
Se uno statunitense usa al giorno 425 litri di acqua, un italiano 237 e un francese 150, in Madagascar non supera i 10 litri la disponibilità media giornaliera pro capite di questa risorsa.
Un bambino nato in un paese industrializzato consuma acqua da 30 a 50 volte più di un bambino di un paese in via di sviluppo.
Si disegna uno scenario fatto di sprechi inauditi da un lato, e penurie incolmabili dall’altro.
Sono 1,6 miliardi le persone nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile; 2,6 miliardi non hanno accesso ai servizi igienico-sanitari di base; 2,4 miliardi di persone – più di un terzo della popolazione mondiale – non hanno a disposizione impianti fognari adeguati, 5 milioni muoiono ogni anno per malattie legate all’acqua, di cui 1,8 milioni sono bambini (4.900 al giorno, in 8 mesi tutti i bambini d’Italia).
Se queste cifre fanno paura, le previsioni per il futuro sono ancora meno rassicuranti.
Secondo diversi studi, entro il 2025 è destinato a salire a 3,5 milioni il numero di persone che non avranno accesso alla risorsa più preziosa del millennio, generando una crisi idrica di proporzioni enormi. Il che vuol dire una disponibilità pro capite annua inferiore a mille metri cubi.
Al di sotto di 500 metri cubi pro capite la sopravvivenza della popolazione è gravemente compromessa.Diverse le cause, tutte, però, più o meno riconducibili allo sfruttamento dell’uomo: la devastazione ecologica; l’inquinamento (nei paesi in via di sviluppo il 90% dell’acqua di scarico viene riversata direttamente nei fiumi, provocando ogni anno 250 milioni di malati); la diminuzione delle precipitazioni (nel 2009 circa il 20% in meno rispetto alle medie degli anni precedenti, conseguenza del climate change); la deforestazione e conseguente desertificazione; le privatizzazioni; gli sprechi (domestici e non).
Si calcola che il 65% dei consumi totali di acqua siano imputabili all’agricoltura, l’attività più idrovora in assoluto, anche più dell’industria (per produrre una tonnellata di cereali servono mille tonnellate di acqua).In Europa.
A gennaio 2010 il Forum di Davos, a proposito dell’acqua, giungeva a conclusioni lapidarie: il nostro è un “mondo che sta fallendo”.
Dall’Africa alla Cina, dagli Stati Uniti all’Europa nessun luogo è immune dalla crisi idrica.
Come fa notare l’Ierpe (Institut européen de recherche sur la politique de l'eau) non è un problema di penuria fisica, bensì economica.
Una delle ragioni principali del non accesso all’acqua per miliardi di persone non è, infatti, la mancanza di questa risorsa nelle regioni dove abitano, ma la povertà. L’impossibilità di accedere alle tecnologie che permetterebbero di disporre di questo bene.
La carenza di risorse idriche coinvolge dunque il sud del pianeta quanto il nord. L’occidente, però, è anche soggetto di uno strano controsenso, il cosiddetto “paradoxe de l’eau”: pur essendo una risorsa vitale ed esauribile, si continua a sprecarla.Il 16% della popolazione europea non ha accesso all’acqua potabile, l’11% di essa e il 17% dei suoi territori sono stati affetti da scarsità.
Negli ultimi trent’anni la siccità è costata agli stati europei 100 miliardi di euro.
In tutta Europa, il 44% dell'acqua estratta viene utilizzato per la produzione di energia, il 24% per l'agricoltura, il 21% per l'approvvigionamento idrico pubblico e l'11% per l'industria.
In Europa la gestione delle acque è legata a una serie di questioni mai risolte. La più importante è la mancanza di un'autorità riconosciuta, che possa realmente governare la politica dell'acqua a livello di bacino idrografico, ripartendo in modo sostenibile la risorsa per ogni uso. Occorrerebbe – secondo il Cipsi - ridare autorevolezza alle autorità di bacino, gli enti deputati al governo dell'acqua.
Secondo un’indagine Eurobarometro i cittadini europei sono consapevoli del problema; circa il 68% pensa che la qualità dell'acqua nei loro paesi sia un problema grave. I più preoccupati sono i Greci (il 90% del paese), i più sereni gli Austriaci (solo il 26%). Per il 37% degli europei la qualità dell'acqua nel paese di appartenenza è deteriorata negli ultimi 5 anni, contro il 27% che percepisce un miglioramento
L'inquinamento chimico (75%) ed il clima (50%) sono percepiti come le principali minacce alle risorse idriche, su cui secondo una percentuale altissima (85%) avranno effetto anche i cambiamenti climatici.
La quantistica del pensiero
1. la materia è costituita da onde di energia organizzata da schemi che le donano una struttura.
2. la coscienza dell'uomo è in grado di far collassare le funzioni d'onda ed influire sulla realtà.
3. nell'universo non esiste alcune separazione ma tutto è profondamente connesso.
4. la realtà è diversa da come ci appare perché siamo limitati da filtri percettivi e cognitivi.
5. la realtà è un illusione in quanto ne percepiamo una minima parte.
"Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi.
Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi.
Crediamo a ciò che appare.
Ignoriamo che siamo cechi e sordi.
Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo Divini, che possiamo modificare il corso degli eventi.
Non è la materia che genera il pensiero, è il pensiero che genera la materia." "Giordano Bruno"
TUTTE LE ANTICHE CIVILTA' LO SAPEVANO. SOLO LA CHIESA LO IGNORAVA?
Cambiare idea è indice d'intelligenza
MA.........anche...... NECESSITA'!!!
La mia domanda:
Cosa ha fatto cambiare parere alla chiesa?????
MA.........anche...... NECESSITA'!!!
La mia domanda:
Cosa ha fatto cambiare parere alla chiesa?????
Missione Curiosity
6 agosto 2012, ore 7.31 italiane: i terrestri sbarcano su Marte inviando un rover grande come un SUV sul pianeta rosso alla ricerca di tracce di vita microbica.
In questa spettacolare animazione della NASA è illustrato il succedersi degli eventi cruciali, dalla partenza, avvenuta il 26 novembre 2011, alla fase più rischiosa per la missione, l'atterraggio con funi di nylon (sky crane), fino ai primi passi di esplorazione del suolo marziano con l'analisi chimica del suolo all'interno del laboratorio mobile.
Ad oggi il rover Curiosity (nome scientifico Mars Science Laboratory) è l'oggetto robotico più sofisticato e grande inviato su Marte, dotato di un generatore elettrico nucleare a radioisotopi e con un innovativo sistema di atterraggio al suolo denominato "sky crane", una sorta di gru volante sospesa in aria.
In questa spettacolare animazione della NASA è illustrato il succedersi degli eventi cruciali, dalla partenza, avvenuta il 26 novembre 2011, alla fase più rischiosa per la missione, l'atterraggio con funi di nylon (sky crane), fino ai primi passi di esplorazione del suolo marziano con l'analisi chimica del suolo all'interno del laboratorio mobile.
Ad oggi il rover Curiosity (nome scientifico Mars Science Laboratory) è l'oggetto robotico più sofisticato e grande inviato su Marte, dotato di un generatore elettrico nucleare a radioisotopi e con un innovativo sistema di atterraggio al suolo denominato "sky crane", una sorta di gru volante sospesa in aria.
Prima di vedere la pagliuzza negli occhi degli altri guarda la( travona) nei tuoi
I figli del popolo studiano con a volte sacrifici enormi dei loro genitori
-------------------Poi per lavorare vanno all'estero
-------------------sono volontari nei paesi del terzo mondo
-------------------laureati a pieni voti sono nei call center a stipendi da fame
-------------------fanno lavori stagionali per mantenersi d'inverno agli studi
-------------------lavorano (se lo hanno) di giorno e studiano di notte
-------------------sono sempre in prima linea quando c'è un emergenza
I vostri di figli?????
La sedicente professoressa dovrebbe solo fare una cortesia agli italiani guardarsi in casa sua e TACEREEEEE!!!
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