Stupefacenti geroglifici si trovano in Australia, sulle rocce nella foresta del Parco Nazionale della Hunter Valley, cento chilometri a nord di Sydney. Secondo il ricercatore Paul White essi sono d’origine egizia e risalgono a 4500 anni fa. Si dice che i graffiti fossero scoperti nei primi anni del Novecento, ma rimasero nascosti al grande pubblico sino a che, negli anni Settanta, non li riscoprì un uomo che cercava il proprio cane disperso.
In un gran blocco d’arenaria c’è come una piccola ‘camera’ tra due pareti di pietra, distanti pochi metri, l’una di fronte all’altra, mentre una specie di soffitto copre l’estremità più stretta. Per raggiungerla occorre salire su una piccola frana rocciosa, nascosta dalla vegetazione.
Sulle rocce sono incisi almeno duecentocinquanta geroglifici di tipo egizio, in parte corrosi dal tempo. Non somigliano ai graffiti d’animali fatti dagli aborigeni.
All’estremità della grotta si vede l’antico dio egizio Anubis, il giudice dei morti. I disegni appaiono molto antichi, nello stile arcaico e poco conosciuto delle prime Dinastie. Gli egittologi sono abituati a leggere i geroglifici d’epoche più recenti, ma lo stile antico contiene forme primitive. Questo spiega i dubbi dei ricercatori, di fronte ad immagini bizzarre, che da molti sono tacciate d’essere volgari falsi. L’anziano egittologo Ray Johnson, che aveva tradotto testi molto antichi per il museo delle antichità del Cairo, sarebbe riuscito a tradurre le due pareti della grotta. Ne è emersa una saga tragica di antichi esploratori, naufragati in una terra sconosciuta, e la morte prematura del loro capo di stirpe regale, ‘il Signore Djes–eb’.
Un gruppo di tre cartigli incorniciati registra il nome di Djedefre o Ra’Djedef, Re dell’Alto e Basso Nilo della IV Dinastia (2528–2520 a.C.), fratello di Khafra e figlio di Khufu.
Ciò daterebbe la spedizione subito dopo il regno di Khufu, conosciuto in greco come Cheope, il Faraone della prima delle tre grandi piramidi. Djes–eb poteva essere uno dei figli del Faraone Ra’Djedef, che regnò per otto anni dopo Khufu. Se l’iscrizione fosse autentica, potrebbe risalire al 2500 a.C. e sarebbe stata scritta su ordine d’un capitano di nave o simile, poiché il glifo angolare sulla parete reca il titolo d’un alto ufficiale o d’un sacerdote. Lo scrivano parla a nome di Sua Altezza il Principe, “da questo posto sventurato in cui siamo giunti con la nostra nave”.
Il capo della spedizione è il figlio del Faraone, ‘il Signore Djes–eb’, venuto a soffrire lontano da casa. I geroglifici parlano del viaggio e della sua tragica fine.
“Siamo andati per colline e deserti, nel vento e sotto la pioggia, senza trovare laghi.
È stato ucciso mentre trasportava alto il vessillo del Dio Falco in terra straniera, attraverso le montagne, il deserto e l’acqua. Egli, che è morto prima, qui è stato lasciato a riposare.
Possa avere la vita eterna. Non si alzerà mai più in piedi presso le acque del Sacro Stagno di Mer, il cui nome significa ‘amore’”.
La seconda parete, più corrosa, descrive la tragedia. Comincia con il glifo d’un serpente, con un glifo delle mascelle (mordere) ed il simbolo di ‘due volte’.
“Il serpente ha morso due volte. I seguaci del signore Khufu, vigoroso Re del Basso Egitto, Signore dei due Regni, non ritorneranno tutti. Tutte le sponde dei fiumi e dei torrenti sono asciutte. La nostra imbarcazione è danneggiata e legata con la corda. Abbiamo dato il rosso d’uovo dalla cassa dei medicinali ed abbiamo pregato Amen, il Nascosto, dato che è stato colpito due volte.
Abbiamo murato l’entrata laterale al rifugio con le pietre ed abbiamo allineato la camera ai cieli occidentali. Le tre porte dell’eternità sono state collegate all’estremità posteriore della tomba reale e sono state sigillate. Abbiamo disposto al suo lato un vaso, l’offerta santa, caso mai si svegliasse dalla tomba. È separato dalla casa il corpo reale e tutti gli altri.
Qui è iscritta la storia straordinaria della morte e della sepoltura del Signore Djes–eb, uno dei figli del Faraone Ra’Djedef”.
Lo stato di consunzione dei graffiti sembra dimostrare una lunga esposizione al clima.
Una piramide a terrazze, alta una trentina di metri, antica almeno 6000 anni, si trova alla periferia di Gympie, nel Queensland. Essa fu segnalata dal primo uomo bianco che raggiunse la zona, verso il 1850. Due statue di pietra che raffigurano scimmie e potrebbero avere 3000 anni sono state dissotterrate presso questa piramide nel 1966, e si pensa rappresentino il dio egiziano Thoth. La scimmia più grande, accovacciata, è fatta di conglomerato pietroso. La scimmia più piccola impugna la Tau o Croce di vita ed è rovinata dal tempo e dagli agenti atmosferici. Thoth era il dio della scrittura e della saggezza, rappresentato come una scimmia dagli Egizi sino a circa il 1000 a.C., poi si trasformò in una divinità dal corpo umano, con la testa di un Ibis, e registrava il giudizio delle anime nell'altro mondo.
Una statuetta molto piccola di scimmia accovacciata è stata trovata da un operaio di Widgee Shire. Anche questa si crede che rappresenti Thoth. Un'antica Ankh o ‘Croce di vita’ egizia, di giada, è stata dissotterrata a Noosaville, sulla Sunshine Coast. A Toowoomba sono state trovate diciassette pietre di granito con iscrizioni fenicie. Un disco solare egiziano è stato scoperto nel 1950, intagliato in una scogliera.
Presso Bowen sono stati trovati sulle rocce graffiti simili a geroglifici egiziani.
Uno scarabeo intagliato in onice è stato scavato vicino al fiume Neapean, presso Penrith (New South Wales). A Penrith esiste una piramide a gradoni alta 50 piedi. Ad ovest delle Blue Mountains esiste un’altra piramide a gradoni, simile a quella di Gympie, fatta d’enormi blocchi di granito, alta una trentina di metri. Rex Gilroy identificò nel 1978 antichi simboli massonici egizi in una caverna, ad alcune miglia dal luogo dove era stata scoperta nel 1910 una moneta di Tolomeo IV.
Presso il fiume Hawkesbury, disegni molto antichi degli aborigeni raffigurano sulla roccia dei visitatori sconosciuti, tra i quali si vedono tipi simili agli Egizi.
Alla fine dell’Ottocento, nella zona centrale del NSW, gli aborigeni adoravano un essere celeste di nome Biame, giudice delle anime, con un ruolo simile al Thoth, della mitologia egizia. Le tribù del Kimberley adorano ancora oggi una dea madre, come facevano le tribù del distretto di Gympie, e come le antiche popolazioni del Medio Oriente. Alcuni gruppi delle tribù di Kimberley hanno le caratteristiche razziali del Medio Oriente e nella loro lingua vi sono molte parole egiziane antiche.
Nel 1931 A.P. Elkin, professore d'antropologia all'università di Sydney, scoprì una tribù che non aveva mai incontrato un uomo bianco. Il professore rimase sbalordito quando gli anziani della tribù lo salutarono con antichi segni massonici segreti della mano. Fu colpito dalle caratteristiche somatiche dei nativi. Scoprì che gli aborigeni adoravano il sole, avevano i culti della Madre Terra e del Serpente dell'arcobaleno, e che diverse parole della loro lingua erano d'origine egiziana. Siamo nella zona della famosa arte rupestre dei Wandjina i quali, secondo la leggenda, provenivano in grandi navi dall'altro capo dell'Oceano Indiano.
A Tjuringa, regione di Kimberley, c’è un simbolo solare identico a quello di Aton, la divinità adorata in Egitto verso il 1000 a.C. Gli adoratori di Aton raffiguravano il Sole con piccole mani che escono per abbracciare l'umanità.
Nella terra di Arnhem e nello stretto di Torres si mummificavano i morti. Nel 1875 si trovò nell'isola di Darnley un cadavere mummificato. Il celebre medico Sir Raphael Cilento lo esaminò e stabilì che il metodo d’imbalsamazione era lo stesso impiegato in Egitto oltre 2900 anni fa.
Nel 1931 l’antropologo Grafton Elliot-Smith esaminò dei resti mummificati in una caverna della Nuova Zelanda. Identificò il cranio come quello d’un Egiziano, antico almeno 2000 anni. Le sue carte scomparvero misteriosamente dalla biblioteca di scienze dell'Accademia australiana di Canberra.
Nel 1964 sull'isola di New Hannover un ufficiale sanitario, Ray Sheridan, scoprì i resti di un antico tempio del Sole, di stile egiziano. Vide un idolo, rivolto al sole nascente, metà uomo e metà uccello, alto due metri, del peso di quattro tonnellate. Nei pressi, Ray Sheridan trovò la scultura d’una ruota. Le rovine gli ricordavano un antico tempio del Sole che aveva visto in Egitto durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ci sono prove significative che gli antichi fossero ben informati dell’esistenza della grande terra del sud. Secondo alcuni, l’Australia compare con il nome di “Antoecie” sul famoso mappamondo sferico di Crates di Mallos.
Secondo il Cairo Times del 1982, gli archeologi che lavoravano a Fayum, vicino all’Oasi di Siwa, scoprirono resti fossili di canguri e d’altri marsupiali australiani. C’è anche l’inspiegabile corredo di boomerang scoperti da Carter nel 1922 nell’anticamera della tomba di Tutankhamen. Lunghi da 26 a 64 cm, essi erano di legno o di maiolica (faenza).
Modello di boomerang, lungo 50 cm, in faenza smaltata, ritrovato accanto alla mummia di Tutankhamen.
Fonte: Associazione culturale Liutprand
Alberto Arecchi
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