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lunedì 21 dicembre 2020

La Grotta Chauvet in Francia: i temi delle pitture rupestri


 Siamo in Francia, nel dicembre 1994, Jean Marie Chauvet, speleologo, insieme a due amici perlustra una serie di siti e caverne nella zona di Ardèche, a Vallon-pont d’Arc, convinto di poter trovare qualcosa di archeologicamente interessante.

 Sembra un capriccio, ma J.M.Chauvet non viene smentito e scopre una meraviglia mai conosciuta e vista prima, la Grotta Chauvet o Grotta delle Meraviglie.

Fino a quel momento non si sapeva nulla di questa caverna, la sua scoperta si è rivelata un evento grandioso e significativo in campo archeologico. Ma perché è cosi importante?

Partiamo dalle origini della Grotta Chauvet:

Stiamo parlando di 500 metri di lunghezza all’interno della montagna. La caverna infatti fu scavata nei secoli dal fiume Ardèche, e le frane ne hanno impedito l’accesso per ben 20.000 anni!

 La bellezza di questo luogo è inspiegabile, ma il suo valore preistorico è unico, e vale la pena provare a descriverlo. I nostri antenati vivevano proprio qui all’epoca, in una zona come la tundra, desolata e fredda.


Le straordinarie pitture trovate all’interno della grotta risalirebbero a ben 30.000 anni fa, e sono il motivo del grande entusiasmo degli archeologi e storici. 

Decorano le pareti della grotta, e sono di certo la più antica e più raffinata manifestazione di arte pittorica rupestre conosciuta. Possiamo vantare la certezza di questa affermazione, grazie alle conferme che ci provengono dallo studio condotto da ricercatori dell’Université de Savoie/CNRS e dell’Aix-Marseille Université

Il sito rappresenta un’eccellenza, in quanto, i temi pittorici rappresentati al suo interno non si riscontrano in alcun altro sito di arte rupestre del Paleolitico.


I temi sono diversi, ma vi troviamo in prevalenza animali come, iene, renne, bisonti, mammut, gufi,  felini enormi, rinoceronti, leoni, orsi, cervi, cavalli.

 Le figure hanno un elevato dinamismo, ma molte sono abbozzate, e ciò contribuisce a darne un indole magica ed eccitante.

 Usualmente, siamo abituati ad immaginare le pitture ripresti come disegni estremamente arcaici, privi di ogni senso realistico, eppure in questa grotta è incredibile come gli animali sembrino uscire dalla roccia stessa, o rientrarvi grazie a dei sorprendenti e forse anche inconsapevoli giochi di luce.


Proprio per tale motivo, la qualità delle tecniche degli artisti nella grotta Chauvet è considerata l’esempio più esaltante dell’arte del Paleolitico superiore. Ma nella grotta non c’è solo quanto detto: rinveniamo anche ossa di animali e qualche teschio, probabilmente usato come sacrificio divino in un rito.


Il momento più interessante per gli archeologi, oltre al valore estetico di queste pitture, è sicuramente la fase di interpretazione di queste.

Le ipotesi sui significati delle pitture rupestri sono il mezzo migliore che possiamo usare, per poter capire meglio lo stile di vita dei nostri antenati.

Inizialmente, si ipotizzò fossero opera di soggetti iniziati ai culti, convinti che le grotte fossero luoghi di creature mostruose, potenti e stregate.

Di conseguenza, forse un incontro con queste creature rappresentava prove di coraggio, qualificando la persona come adulta, idonea alla caccia e a procreare.

 Il segno del coraggio e del passaggio alla vita adulta spesso era rappresentato da una ferita di circoncisione per gli uomini, da parte di creature che personificavano il leone; ciò creava le basi per l’attività sessuale e per la caccia agli animali, proprio le attività indispensabili ad assicurare la sopravvivenza a lui e al suo clan.


Tra le ipotesi più discusse, questa sembra essere l’interpretazione più attendibile per una serie di successive e più approfondite analisi. Scopriamo perché: esiste all’interno della grotta una sorta di sala più interna, infatti chiamata la Sala del Fondo, che proprio per la sua posizione avrebbe potuto rappresentare il cardine del percorso di iniziazione

Qui c’è una figura con corna frontali: sembrerebbe un bisonte e qualcuno l’ha chiamato lo Stregone della grotta.


Di fronte invece, ci ritroviamo un pendente dalla palese forma fallica, proprio davanti ad una cavità invece di forma vaginale. Questa chiara mescolanza di forme maschili e femminili, dunque, ci rimanda all’ipotesi formulata da speleologi e archeologi.

 Una terza creatura, forse un leone, unisce la donna a quella sorta di bisonte, che rimanda invece al cerchio “vita-morte” che abbiamo tentato di ricostruire. 

Il leone, per tutti i periodi storici, dalla preistoria al medioevo, fino all’epoca moderna, è sempre stato un giudice di morte e portatore di vita, ma anche di rinascita.


Il tratto più suggestivo e anche simpatico emerge da alcuni disegni che riproducono le mani di un individuo, probabilmente lo stesso che ha prodotto tutte le pitture presenti nella grotta. Infatti c’è la traccia di un suo lieve difetto fisico, il quinto dito della mano destra che ha falangina leggermente curvata verso l’interno.


La grotta è un sito di estrema delicatezza, miracolosamente conservato grazie ai materiali naturali prodotti dalle frane, per cui, non è visitabile per non danneggiare alcun millimetro di questo grande tesoro. 

Negare però al pubblico una risorsa simile sarebbe un limite enorme: per questo è stata aperta al pubblico la replica perfettamente identica della Grotta Chauvet-Pont d’Arc. 

È il più grande duplicato di grotta paleolitica mai realizzato al mondo. Tutti gli elementi geologici ed artistici, quindi stalagmiti, stalattiti, formazioni rocciose, pitture e incisioni rupestri, sono stati riprodotti in un ambiente sotterraneo identico all’originale.

 La cura con la quale si è portato avanti questo magnifico progetto è degna di grande ammirazione da parte di tutta l’Europa.

Fonte: lacooltura.com

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