Ha origine grazie al cosiddetto “vento solare” le cui particelle cariche – protoni ed elettroni - a contatto con la ionosfera terrestre producono un luce caratteristica, di varie lunghezze d’onda. Si manifesta soltanto nelle fasce terrestri intorno ai poli magnetici e sono visibili ad occhio nudo solo le aurore prodotte dagli elettroni, mentre per osservare quelle prodotte dai protoni occorro appositi strumenti tecnologici.
Ad occhi nudo l’Aurora Boreale si presenta in vari modi, il più diffuso dei quali è caratterizzato da archi - spesso sottilissimi - e raggi di luce splendenti a notevole distanza dalla terra che si estendono per centinaia di chilometri.
Dopo la mezzanotte l’Aurora Boreale può cambiare forma ed assumere la configurazione di macchie che lampeggiano ininterrottamente ogni 10 secondi fino al sorgere del sole. I colori sono l’attrattiva principale di questo fenomeno straordinario: la maggior parte della luce visibile è giallo-verdognola, ma può anche assumere colorazione rossastra ai bordi inferiori ed in cima. Dipende dai gas presenti nell’atmosfera e soprattutto dal loro stato quando le particelle solari li colpiscono: l’ossigeno è responsabile della colorazione verde e rossa; l’azoto della colorazione blu.
Quindi sappiamo tutto di questo stupefacente effetto? No. Un mistero c’è ancora: strani suoni, a volte simili a sottili sibilii, che non di rado si sentono durante il fenomeno dell’Aurora Boreale. Suoni chiamati elettrofonici, probabilmente dovuti a perturbazioni magnetiche, ma di cui si sta ancora studiando la vera origine. Come se la natura ci ricordasse che per quante ricerche o scoperte si facciano su di lei, può sempre esserci qualcosa che rimane sconosciuta e l’intelligenza umana ha sempre un limite, nei confronti della sua grandezza, e dovrebbe quindi averne più rispetto. Perché è l'uomo, che appartiene alla natura, non viceversa.
maria lucia ceretto