lunedì 28 aprile 2014
VERDURE CHE POTETE COLTIVARE ALL’INFINITO
Cipollotto bianco: Prendete il germoglio che ricresce attaccato alle radici della verdura e mettetelo in un bicchiere con dell’acqua, possibilmente in una stanza luminosa. Quando hanno fatto le radici potete interrarli.
Aglio: Per l’aglio l’operazione è simile: quando inizia a germogliare, mettetelo in un piatto e vedrete che altri pezzi cresceranno come per magia. Questi nuovi germogli avranno un sapore più dolce e potranno essere aggiunti ad insalate, pasta e altri piatti.
Carote: Non possiamo far ricrescere le carote, ma le foglie che si trovano in cima a queste sì: mettete l’estremità più alta delle carote in un piatto con dell’acqua in un luogo dove ci sia luce. Otterete nuove foglie da mangiare in insalata.
Basilico: Se mettete delle foglie di basilico in un bicchiere d’acqua al sole, potrete poi piantare i nuovi germogli a terra e avere un basilico nuovo. Vanno prese nel nodo apicale
Sedano: tagliatene la base e ponetelo alla luce, in un piatto fondo con acqua calda. Nuove foglie cresceranno e potrete piantare di nuovo il sedano in terra.
Lattuga: Mettete il ceppo della lattuga in 1 cm d’acqua curandovi di aggiungerne ogni tanto per mantenere la stessa quantità. Dopo qualche giorno appariranno le radici e le nuove foglie pronte per essere piantate in terra.
Questo procedimento va bene per tutte le verdure a foglia
Aglio: Per l’aglio l’operazione è simile: quando inizia a germogliare, mettetelo in un piatto e vedrete che altri pezzi cresceranno come per magia. Questi nuovi germogli avranno un sapore più dolce e potranno essere aggiunti ad insalate, pasta e altri piatti.
Carote: Non possiamo far ricrescere le carote, ma le foglie che si trovano in cima a queste sì: mettete l’estremità più alta delle carote in un piatto con dell’acqua in un luogo dove ci sia luce. Otterete nuove foglie da mangiare in insalata.
Basilico: Se mettete delle foglie di basilico in un bicchiere d’acqua al sole, potrete poi piantare i nuovi germogli a terra e avere un basilico nuovo. Vanno prese nel nodo apicale
Sedano: tagliatene la base e ponetelo alla luce, in un piatto fondo con acqua calda. Nuove foglie cresceranno e potrete piantare di nuovo il sedano in terra.
Lattuga: Mettete il ceppo della lattuga in 1 cm d’acqua curandovi di aggiungerne ogni tanto per mantenere la stessa quantità. Dopo qualche giorno appariranno le radici e le nuove foglie pronte per essere piantate in terra.
Questo procedimento va bene per tutte le verdure a foglia
Il 28 aprile 1937 (77 anni fa) vennero inaugurati a Roma gli studi di Cinecittà
Da strumento di propaganda e di "distrazione di massa" nato negli anni bui del regime, Cinecittà diventa in poco tempo la grande fabbrica di sogni made in Italy, capace di tenere testa ai mitici studios hollywoodiani.
Oggi, oltre ad essere la più grande città del cinema in Europa, è la memoria storica di quasi ottant'anni di settima arte.
Dall'inizio degli anni Trenta, il regime fascista intuisce le potenzialità del cinema come strumento di propaganda e adotta una serie di provvedimenti, che hanno l'effetto da un lato di scoraggiare le importazioni di film stranieri, dall'altro di alimentare una produzione locale.
Il prodotto finale di questa strategia è la cosiddetta Legge Alfieri del 1939, che istituisce l'Ente Nazionale Industrie Cinematografiche (ENIC).
Nel frattempo, la fine dei vecchi studi Cines nel 1935, distrutti da un incendio, crea le condizioni per la costruzione di un nuovo e più vasto complesso, rispondente alle ambizioni "imperiali" dell'Italia mussoliniana.
La zona in questione viene individuata in un terreno di 500mila metri quadrati, lungo la via Tuscolana, a 9 chilometri dal centro di Roma.
Del progetto vengono incaricati l'architetto Gino Peressutti e l'ingegnere Carlo Roncoroni.
Partiti a gennaio del 1936, i lavori vengono ultimati in appena 15 mesi.
Il 28 aprile del 1937 è il giorno dell'inaugurazione e a presiederla è Benito Mussolini.
Il complesso che si trova davanti è qualcosa di completamente inedito in Europa e potrebbe fare invidia agli Americani: 73 edifici (tra cui 16 teatri di posa, dotati delle strumentazioni più all'avanguardia), 40mila mq di strade e piazze, tre piscine per le riprese sott'acqua, 35mila mq di giardini, 900 dipendenti fissi.
Una vera "città del cinema", di nome e di fatto, dove trovano spazio l'Istituto Luce (memoria storica degli albori del cinema italiano) e il Centro Sperimentale di Cinematografia (tutt'oggi la più antica fucina italiana di attori e registi).
Prima pellicola ad uscire dai nuovi studios è Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone.
La censura fascista non consente grande libertà di generi, per cui prevale in questa prima fase un cinema d'evasione, fatto di sentimenti passionali e di uomini forti e risoluti come Amedeo Nazzari e Massimo Girotti.
Il periodo d'oro per Cinecittà arriva negli anni Cinquanta con il filone peplum (termine che nell'antica Grecia indicava la tipica tunica femminile), ossia dei "film storici in costume" (legati al contesto biblico o all'Impero romano), che trovano qui la location ideale: da Quo vadis? a Ben Hur, passando per Gli ultimi giorni di Pompei.
Negli stessi anni escono i primi capolavori firmati da Visconti, De Sica e Fellini, destinati a fare scuola nei decenni a venire.
In 76 anni di vita vengono girati oltre tremila film, di cui 47 ricevono l'ambito Premio Oscar.
In questo arco di tempo il complesso di via Tuscolana conserva il suo primato europeo, tenendosi al passo con il progresso tecnologico; dal 2001, ad esempio, viene aperto uno spazio interamente dedicato al digitale, con attrezzature tra le più sofisticate in campo mondiale.
Il suo ruolo di memoria storica del cinema italiano e internazionale si conferma in questi anni, soprattutto attraverso il prezioso lavoro del centro per il restauro e recupero di pellicole, sia in bianco e nero sia a colori.
Ma gli italiani sono buoni.......accetteranno anche questa
NON C’E’ INTERNET! CLANDESTINI IN PROTESTA AL CENTRO DI CAMPOBELLO. VITTO E ALLOGGIO DEGNI DI UN ALBERGO NON SONO SUFFICIENTI A PLACARE LA LORO IRA
CAMPOBELLO, 23 APR
– Nella giornata del 22 aprile nella frazione di Torretta Granitola, nel comune di Campobello di Mazara, si è assistito ad un evento che ha trasformato la pacifica borgata in un campo di “rivolta”. Numerosi immigrati nord africani che sono ospiti in un centro accoglienza provvisorio aperto nella vicina frazione, si sono riversati sulla strada provinciale che collega Torretta Granitola con la vicina Mazara del Vallo, per manifestare contro i responsabili e le istituzioni che si occupano della momentanea ospitalità di questi “figli del mare” che sono arrivati in Sicilia da paesi distrutti da anni di guerre civili e da sistemi dittatoriali.
Gli immigrati, si sono ribellati per la mancanza di alcuni servizi non disponibili all’interno del centro che li ospita, servizi che secondo le persone che si sono trovate ad assistere alla bagarre, sostengono che non siano proprio bisogni di prima necessità.
Il cibo o un letto può essere una mancanza plausibile per alimentare la rivolta, ma una connessione internet che non funziona.
Un pò di gratitudine non sarebbe molto da chiedere a questi “figli d’Africa” che arrivano da paesi devastati e ricevono cure ed assistenze da uno Stato che non sa prendersi cura dei suoi cittadini ma si preoccupa tanto dell’accoglienza di cittadini stranieri, che si ribellano per la mancanza di una ricarica telefonica o per la mancanza di una connessione internet o perché il cibo cucinato e servito non rispecchia la cucina originaria dei propri paesi, forse lo stato italiano dovrà impegnarsi nel ricercare cuochi provenienti dai paesi sud sahariani.
Non è la prima rivolta che si alimenta all’interno di queste strutture, nate negli ultimi periodi come funghi in Sicilia, stiamo vivendo la nascita di un nuovo business, quello dei centri accoglienza, dove tutte le strutture vanno bene e non importa che siano vecchi magazzini trasformati o alberghi e altro ancora, ma l’importante sembra che siano le dimensioni degli edifici, che devono essere preferibilmente di grosse dimensioni per poter ospitare più persone possibili che non vuol significare prendersi cura di molte più persone, o essere molto altruisti per i più bisognosi ma significa una maggiore entrata di denaro che arriva dalle istituzioni, purtroppo questa è l’Italia il paese dell’accoglienza e dei controsensi.
Un commento mio:
Per il mio lavoro ho spesso contatti con gente straniera e tutti mi fanno la stessa domanda
"MA COME FATE A SUBIRE SEMPRE OGNI SOPRUSO E TACERE?"
Come italiana non voglio rispondere, ma certo mi vergogno, perché hanno ragione
Poi mi faccio una domanda,
Ma non siamo in Europa?
Non è stata creata appunto per la collaborazione e l'aiuto reciproco tra popoli europei?
Ci aiuta mandando solo soldi (che finiscono in certe tasche)
Nessuna legge, nessun provvedimento, anzi ci obbligano ad accoglierli TUTTI
COSA CHE AVVIENE SOLO DA NOI
Tutti gli altri paesi europei e non, hanno leggi severissime per l'accoglimento e la permanenza.
Noi? li andiamo a raccogliere anche fuori dalle nostre acque territoriali.
Una macchina ben oliata che porta ricchezza a pochi e oneri insostenibile a tutti gli altri.
Non vuol essere un discorso razzista ma di buon senso.
L'Italia è già sovrappopolata di suo, mancano i servizi sanitari,strutturali , ha un economia allo sfascio,una giustizia pressoché inesistente, i corpi a tutela del cittadino (carabinieri,polizia) a volte non hanno la benzina per far circolare i mezzi.
La disoccupazione italiana aumenterà nel 2014».
«La disoccupazione in Italia
- prevede l'Ocse - continuerà ad aumentare per quest'anno e il prossimo, e nell'ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, di cui oltre la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario.
Inoltre chiudono due imprese ogni ora: in 5 anni perse 60.000 aziende (dato Centro studi Cna, )
Ma i nostri governanti che fanno? Invece di migliorare la vita ai propri cittadini ?
spalancano le porte a tutti.
Lo fanno spinti da un sentimento umanitario?
E' umano stipare 100 persone in un monolocale?
L'Italia è questo un monolocale con i suoi disperati abitanti a cui si aggiungono altri disperati.
Voi lo fareste?
Una Pompei animale nella Cina del Cretaceo
L’incredibile stato di conservazione dei fossili del Cretaceo scoperti nel sito di Jehol, nella Cina nord orientale, grazie a cui è possibile osservare anche particolari di tessuti molli, è dovuta a un’immane eruzione che, come avvenne a Pompei nel 79 dopo Cristo, ha fissato nell’istante della morte gli organismi investiti dal flusso dei materiali bollenti emessi dai fenomeni vulcanici.
E’ stata un’eruzione analoga a quella che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. a consentire la conservazione del cosiddetto biota di Jehol, un eccezionale mix di fossili di dinosauri, mammiferi, primi uccelli e piccoli rettili che vivevano in un paesaggio di laghi e foreste di conifere nella Cina nord-orientale.
E’ la conclusione a cui sono giunti paleontologi dell’Università di Nanjing e dell’American Museum of Natural History di New York, che firmano un articolo su “Nature Communications”.
La formazione di Jehol è uno dei più importanti depositi fossiliferi del mondo perché i reperti che ha restituito – risalenti alla prima fase del Cretaceo, e più precisamente fra i 130 e i 120 milioni di anni fa – mostrano caratteristiche raramente osservabili in fossili trovati in altre aree del pianeta: da chiare tracce dei tessuti molli, (come quelli dei muscoli, degli occhi e perfino di organi interni), e delle strutture cutanee (come scaglie, piume, peli).
La straordinaria conservazione di questi fossili era già stata attribuita a fenomeni vulcanici, ma rimanevano dei dubbi, in particolare a causa dell’anomala struttura geologica degli strati in cui erano contenuti: alcuni fossili, per esempio, si trovavano in strati di origine sedimentaria e non in quelli, pure vicinissimi, di origine piroclastica, ovvero prodotti da eruzioni; inoltre gli scavi avevano mostrato la presenza contemporanea di organismi acquatici e terrestri e, fra questi ultimi, di animali che vivevano in habitat diversi della regione.
La conferma della responsabilità di fenomeni vulcanici nella morte e nella conservazione dei fossili di Jehol è arrivata ora grazie all’analisi comparativa della composizione non solo della matrice rocciosa in cui erano conservati e degli strati adiacenti, ma anche dei fossili stessi.
Per questi ultimi, l’analisi è stata effettuata su 14 frammenti di specie diverse di fauna terrestre di minore interesse, dato che lo studio implicava la distruzione del campione.
Questo “sacrificio” ha permesso di rilevare chiare tracce di un’antica carbonizzazione dei tessuti degli animali, molto simili a quelle associate alle vittime di Pompei
La presenza di differenti tipi di fauna sarebbe dunque imputabile all’imponente flusso piroclastico che deve aver caratterizzato l’evento, le cui proporzioni sono paragonabili a quelle del Krakatoa del 1883 o del Mount St. Helen del 1980, che ha trascinato con sé e rimescolato tutto ciò che incontrava sul suo percorso.
Considerato che tutta quella regione è stata caratterizzata da imponenti fenomeni di vulcanismo, la scoperta fa sperare che ulteriori campagne di scavo possano mettere il luce nuovi ricchi depositi di fossili altrettanto ben conservati.
[http://www.lescienze.it]
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