giovedì 4 settembre 2014
Castello di Cawdor costruito intorno a un albero
Il magnifico castello di Cawdor Castle sorge sulla riva est della valle ripida del Allt Dearg a circa cinque miglia a sud ovest della città di Nairn. Si tratta di una attrazione turistica estremamente popolare, e con buona ragione. Il castello in seguito alla recente ristrutturazione è in condizioni superbe.
I visitatori del castello sono in grado di godere di un lungo tour che copre due piani della torre centrale e le costruzioni nord e ovest con imponenti sale , nonché un certo numero di camere, aree di servizio e le caratteristiche più uniche come il Thorn Tree camera e la prigione vicina .
Le camere del Castello di Cawdor hanno un'atmosfera insolitamente familiare , nonostante la grandezza di molte di loro , Il castello ha anche un giftshop , una libreria e un negozio di lana , oltre a un ottimo ristorante nel castello stesso , raggiungibile attraverso il cortile sud e uno snack bar vicino al parcheggio.
Cawdor Castle è circondata da una vasta tenuta , e i visitatori possono passeggiare a volontà attraverso il giardino recintato , giardino fiorito e giardino selvatico . C'è anche un'area picnic , un campo da 9 buche e campo da golf putt , un putting green , un laghetto e una vasta area di bosco naturale attraverso cui è possibile seguire una serie di percorsi naturalistici segnalati di diverse lunghezze da tre quarti di miglio fino a cinque miglia.
La storia del Castello di Cawdor è intimamente connesso con la storia della Thane di Cawdor . L'antico titolo di Thane , più o meno equivalente a " barone " , era un tempo comune in Scozia e nel 1180 Guglielmo I di Scozia nominato primo Thane di Cawdor ( o Calder ) per essere lo sceriffo ed Ereditaria Constable del castello reale a Nairn . Probabilmente era William , terzo Thane di Cawdor , che decise di costruire un castello.
Ciò che è emerso è una casa torre a quattro piani del genere in costruzione in lungo e in largo della Scozia , al momento, circondata da un cortile che è stato si è difesa da un muro di barmkin esterna . Il cortile sarebbe stata occupato da una serie di edifici domestici e un grande salone .
Una stranezza del Castello di Cawdor è che è stato costruito intorno all' albero di biancospino sotto il quale, secondo la leggenda, l'asino si è riposato.
Questo in seguito divenne una caratteristica di una parte della cantina , conosciuta come "La Camera Biancospino ".
La leggenda narra che l'albero ha delle qualità magiche che hanno in più di un'occasione salvato il castello dal disastro .Un'analisi scientifica moderna ha rivelato che l'albero è morto circa nel 1372, presumibilmente a causa della privazione di luce con la costruzione del castello .
E ' commovente vedere l'albero ancora in piedi in cantina dopo tutti questi secoli .
Nel 1827 , re Giorgio IV ha promosso il 2 ° Barone di Cawdor ( e il 19 Thane ) per diventare 1 ° conte di Cawdor .
Lui e suo figlio, il secondo Conte ha più interesse a Cawdor Castle , e ha supervisionato una serie di riparazioni e ampliamenti che , dal 1884 , lasciò il castello sostanzialmente come lo vedete oggi.
12 membri della famiglia hanno combattuto nelle guerre della prima metà del secolo , e tra di essi sono stati assegnati sei croci militari , quindici distinti ordini di servizio e tre Croci Victoria .
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Modi di dire comuni ...significato
Perché si dice "pietra dello scandalo"?
Perché, nell’antica Roma, i debitori e i commercianti falliti venivano esposti a una pubblica umiliazione, la bonorum cessio culo nudo super lapidem (cessione dei beni, a natiche denudate, sopra una pietra): in quelle condizioni, il malcapitato doveva gridare “cedo bona”, ossia “cedo i miei averi”. Da qui l’espressione “essere la pietra dello scandalo”, che significa essere oggetto di clamore per azioni riprovevoli. In ogni città A Roma, la “pietra dello scandalo” era un macigno vicino al Campidoglio. Ma ve ne sono in tutta Italia, anche di periodi posteriori. A Firenze ce n’è una nella loggia del Mercato Nuovo: è un tondo che rappresenta la ruota del Carroccio, simbolo della Repubblica Fiorentina. Vi si compiva l’“acculata”: il fondoschiena di debitori e disonesti vi veniva sbattuto violentemente, a braghe calate, fra gli sberleffi dei presenti. A Modena, la pietra “ringadora” (“dell’arringa”, perché anche usata come palco dagli oratori) in Piazza Grande, veniva anche unta di trementina.
Perché si dice "a iosa"?
Questa espressione, che significa “in abbondanza”, deriva dalla parola chiosa, che anticamente indicava le monete finte con cui giocavano i bambini. Queste monete erano di legno o di piombo e valevano pochissimo. Per questo, qualunque cosa si potesse pagare con le chiose doveva essere di scarso valore e quindi molto abbondante. Il passaggio da chiosa a iosa deriva dalla pronuncia toscana del termine. Secondo un’altra ipotesi, iosa deriverebbe invece dal detto ligure “solo Dio lo sa”, che significa abbondantemente, molto.
Perché si dice "fare melina"?
Dieci minuti alla fine della partita, uno striminzito gol di vantaggio, le forze che cominciano a mancare: è il momento propizio per fare melina. Cioè trattenere il più a lungo possibile la palla in attesa del fischio finale da parte dell’arbitro. In questo modo di dire, “melina” è diminutivo di mela, che ha il significato metaforico di palla. Più in generale, quest'espressione viene utilizzata per indicare momenti in cui uno o più soggetti tergiversano, prendono tempo prima di agire o di fare una scelta, in attesa di qualcosa. Gioco erotico L’espressione deriva dal bolognese gioco della melina (in dialetto, “al zug dla mléina”) che sta per “indugiare, cincischiare”, probabilmente, in origine, anche con significato erotico.
Perché, nell’antica Roma, i debitori e i commercianti falliti venivano esposti a una pubblica umiliazione, la bonorum cessio culo nudo super lapidem (cessione dei beni, a natiche denudate, sopra una pietra): in quelle condizioni, il malcapitato doveva gridare “cedo bona”, ossia “cedo i miei averi”. Da qui l’espressione “essere la pietra dello scandalo”, che significa essere oggetto di clamore per azioni riprovevoli. In ogni città A Roma, la “pietra dello scandalo” era un macigno vicino al Campidoglio. Ma ve ne sono in tutta Italia, anche di periodi posteriori. A Firenze ce n’è una nella loggia del Mercato Nuovo: è un tondo che rappresenta la ruota del Carroccio, simbolo della Repubblica Fiorentina. Vi si compiva l’“acculata”: il fondoschiena di debitori e disonesti vi veniva sbattuto violentemente, a braghe calate, fra gli sberleffi dei presenti. A Modena, la pietra “ringadora” (“dell’arringa”, perché anche usata come palco dagli oratori) in Piazza Grande, veniva anche unta di trementina.
Perché si dice "a iosa"?
Questa espressione, che significa “in abbondanza”, deriva dalla parola chiosa, che anticamente indicava le monete finte con cui giocavano i bambini. Queste monete erano di legno o di piombo e valevano pochissimo. Per questo, qualunque cosa si potesse pagare con le chiose doveva essere di scarso valore e quindi molto abbondante. Il passaggio da chiosa a iosa deriva dalla pronuncia toscana del termine. Secondo un’altra ipotesi, iosa deriverebbe invece dal detto ligure “solo Dio lo sa”, che significa abbondantemente, molto.
Perché si dice "fare melina"?
Dieci minuti alla fine della partita, uno striminzito gol di vantaggio, le forze che cominciano a mancare: è il momento propizio per fare melina. Cioè trattenere il più a lungo possibile la palla in attesa del fischio finale da parte dell’arbitro. In questo modo di dire, “melina” è diminutivo di mela, che ha il significato metaforico di palla. Più in generale, quest'espressione viene utilizzata per indicare momenti in cui uno o più soggetti tergiversano, prendono tempo prima di agire o di fare una scelta, in attesa di qualcosa. Gioco erotico L’espressione deriva dal bolognese gioco della melina (in dialetto, “al zug dla mléina”) che sta per “indugiare, cincischiare”, probabilmente, in origine, anche con significato erotico.
Peristeria elata: l'orchidea a forma di colomba o fiore dello Spirito Santo
All'estero nei Paesi di lingua inglese viene chiamata Holy Ghost Orchid.
L'orchidea colomba è il simbolo di Panama. Ne è diventata ufficialmente il fiore nazionale grazie a un decreto presidenziale del 1980. Ora però questo fiore si trova in grave pericolo di estinzione per via della sua bellezza, che la rendono oggetto del traffico illegale della flora esotica.
L'uomo, ancora una volta, si distingue per la propria capacità di distruggere ciò che la natura crea, in nome del denaro.
Il colore e la forma della Peristeria elata ricordano una colomba bianca che dispiega le ali per spiccare il volo.
Un'immagine che richiama uno dei simboli biblici legati alla manifestazione dello Spirito Santo.
Il suo nome dunque sarebbe legato al credo religioso, probabilmente da tempi molto antichi. Del resto la sua denominazione botanica deriva dalla parola greca "Peristerion", che significa proprio colomba.
L'orchidea colomba cresce in modo spontaneo non soltanto a Panama, ma anche in Costa Rica, in America Centrale, in Colombia e in Venezuela.
La si trova soprattutto ai margini dei boschi, nelle vicinanze dei cespugli o dei tronchi d'albero.
Nel proprio clima e habitat ideale la Peristeria elata fiorisce da luglio a ottobre e supera l'altezza di 1 metro.
Pare che i suoi fiori, dai petali candidi e carnosi, siano molto profumati. Anche questo aspetto la rende purtroppo preda dei traffici illegali e il suo habitat risulta inoltre in pericolo a causa della deforestazione.
Il candore dei fiori è screziato da striature color porpora, che si presentano soprattutto verso il centro dell'orchidea colomba.
I pistilli sono invece di colore giallo.
L'orchidea colomba è stata inclusa ufficialmente nella lista delle piante a rischio di estinzione stilata dal Trattato di Washington sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna minacciate.
Marta Albè
Siracusa : l'Orecchio di Dionisio
Quando il pittore Michelangelo da Caravaggio, in fuga da Malta, si rifugiò a Siracusa, ospite del collega Mario Minniti, visitò nel 1608 l'area delle latomie, e qui secondo la tradizione avrebbe battezzato personalmente "Orecchio di Dionisio" (per la forma dell'ingresso, che ricorda vagamente quella d'un orecchio umano) questa antica cava di pietra di epoca greca.
( la definizione di "Orecchio di Dioniso" che si incontra a volte è scorretta. Il nome allude infatti al tiranno (re) siracusano Dionìsio I, e non al dio greco Diòniso).
La grotta, vera "cattedrale gotica" di altezza vertiginosa (23 metri), si addentra sinuosamente nella roccia per 65 metri, assecondando il tracciato d'un antico acquedotto.
Gli scavatori incominciarono infatti lo scavo dall'acquedotto, evitando gli strati di roccia al di sopra (di qualità inferiore per colpa delle infiltrazioni d'acqua) e procedettero smantellando a poco a poco il pavimento, su un'area sempre più larga, fino ad arrivare all'attuale livello del suolo.
Questa tecnica ha modellato la cava nella curiosa forma a "padiglione", che si trova pure in altre parti di queste latomie, nonché nella Latomia dei Cappuccini.
Sulle pareti si distinguono ancora con facilità le righe parallele dei livelli successivi dei massi, che venivano "sfogliati" uno dopo l'altro. Per questa operazione gli operai si servivano di cunei di legno che, bagnati, dilatandosi fessuravano la pietra secondo piani relativamente diritti.
Nella cavità risultante dall'immenso lavoro di scavo si è creato (ovviamente in modo del tutto involontario) un curioso fenomeno di echi, che ha dato vita alla fantasiosa leggenda secondo cui le cave sarebbero state costruite da Dionisio per spiare i suoi prigionieri, che conversavano in tutta libertà non sapendo che i loro sussurri erano udibili, grazie al gioco di echi, fino al lato opposto della caverna.
L’albero delle meraviglie: da una sola pianta 40 frutti diversi
Per realizzarlo ci sono voluti l'estro di un artista e la sapienza di un esperto giardiniere: il tutto, condensato nella stessa persona.
Lo statunitense Sam Van Aken, professore d'arte con uno spiccato pollice verde, è il padre di una pianta con i superpoteri: l'unico albero al mondo capace di produrre, da solo, 40 diverse varietà di frutti.
Per gran parte dell'anno Tree of 40 Fruit, questo il nome del vegetale, sembra una pianta come tante.
È a primavera che rivela la sua vera natura, con i rami che si caricano di fiori bianchi, rosa, rossi o viola a seconda del punto in cui si trovano.
Nei mesi estivi inizia la raccolta, e qui c'è da sbizzarrirsi: su questa pianta maturano decine di varietà di prugne, pesche, pesche noci, albicocche, ciliegie, mandorle, ognuna secondo i suoi tempi, seguendo un'agenda perfettamente sincronizzata.
Van Aken ha iniziato a lavorare al progetto nel 2008, dopo aver appreso che un antico frutteto urbano, quello della New York State Agricultural Experiment Station, stava per chiudere.
Qui erano conservate centinaia di varietà native di frutti con nocciolo, alcune delle quali con una storia di 150-200 anni. Un'eredità che sarebbe andata persa, se l'artista non avesse trovato un modo originale per conservarla.
Lavorando su 250 diverse specie di frutti con nocciolo, Van Aken - che viene da una famiglia di agricoltori - ne ha selezionate qualche decina, creando una timeline con i tempi di fioritura e maturazione di ciascuna.
Quindi è iniziata la catena di innesti su un singolo albero da frutto, con tecniche complesse come quella del "chip-budding", che consente di far germogliare su rami diversi gemme di differenti varietà.
Dopo 5 anni e diversi tentativi, l'albero dei 40 frutti è divenuto realtà.
La pianta consente di prolungare la discendenza di specie che non rispondono alle leggi commerciali della grande distribuzione e che altrimenti sparirebbero: per questo i 16 esemplari creati finora sono conservati presso vari musei, istituzioni e collezioni d'arte degli Stati Uniti. Ma avrebbero probabilmente successo anche in ambito domestico: chi li coltiva racconta che producono l'esatta quantità di frutti con la giusta alternanza, e senza esagerare.
Per variare spesso e contenere gli sprechi.
Fonte : .focus.it
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