Come tutti ben sanno, il Mediterraneo abbonda di ricchezze storiche e naturali.
Da citare fra tutte queste, indubbiamente poco conosciute ma, in ogni caso, degne di grande importanza, sono le bellissime Bocche di Cattaro, presso la città di Kotor (Cattaro), in Montenegro, conosciute anche come “fiordo d’Europa” , patrimonio dell’umanità UNESCO.
Esse rappresentano senza alcun dubbio una delle meraviglie naturali dell’area mediterranea grazie alla bellezza del paesaggio, alla ricchezza biologica ed alla forte eredità storica ed antropologica.
Esse sono propriamente una serie di insenature della costa della costa montenegrina, costituite da ampi valloni fra loro collegati che si inseriscono profondamente nell’entroterra.
L’insieme delle bocche di Cattaro ha una superficie di 87 km² ed è costituito dalle bocche vere e proprie (ossia il canale d’ingresso che comunica con l’Adriatico) e da quattro bacini separati, di una profondità variabile dai 40 ai 60 metri.
L’ingresso delle bocche di Cattaro è segnato a nord dalla sottile penisola di Vittaglina (Prevlaka in montenegrino) e dalla Punta d’Ostro (o Punta Acuta), che costituisce anche la propaggine più meridionale della Croazia, e a sud dalla Punta d’Arza; oltre questo passaggio vi è anche la baia di Topla o golfo di Castelnuovo.
Per mezzo del canale di Kumbor si passa al secondo bacino, il più esteso: la baia di Teodo, di forma triangolare.
Quest’ultima è collegata mediante lo stretto delle Catene (lungo 2 km e largo appena 300 metri) agli ultimi due bacini, anch’essi di forma vagamente triangolare ma più piccoli, che sono il golfo di Risano a Nord-ovest e il golfo di Cattaro a Sud-est.
I due golfi più interni si sviluppano lungo le pendici dirupate delle brulle Alpi Dinariche, tra cui svetta il Monte Lov?en (Monte Leone) sopra Cattaro.
L’area è fortemente carsica: l’acqua delle abbondantissime precipitazioni scompare infatti nel sottosuolo, dove forma fiumi sotterranei che sfociano nel mare, causandone il basso tasso di salinità.
A causa della particolare conformazione geografica, con le montagne che si affacciano sul mare, le Bocche di Cattaro presentano anche una grande varietà climatica: si passa infatti dal clima Mediterraneo a quello sub-alpino.
Ovviamente questa varietà climatica induce una spettacolare varietà di ecosistemi, caratterizzati da numerose varietà di alberi e piante: l’alloro, tipica pianta mediterranea, gli oleandri vicino alla città di Risan ed i pini nell’area nordoccidentale.
La specie endemica più rappresentativa è una lumaca (Clausilia catharensis) che vive solo sugli antichi muri della città di Kotor.
Il fiordo rappresenta inoltre l’area più ricca di vita di tutto il mare Adriatico, proprio perché è caratterizzata dalla presenza di molteplici specie rare ed endemiche.
Particolarmente importante è in questo contesto la posizione geografica, al confine fra Oriente ed Occidente: per secoli, prima i Veneti e poi l’impero Austro-Ungarico, proprio per la facile difendibilità, ne hanno costituito infatti munitissime quanto inespugnate basi navali militari.
Il centro più importante di queste zone è indubbiamente Kotor, che funge anche da capoluogo amministrativo e politico della zona.
Da citare è senza dubbio anche Risan, capoluogo della regione in tempi antichi, affascinante cittadina che ha conservato i resti di antichi edifici, iscrizioni e mosaici.
Questa città possiede quasi il 70% del patrimonio artistico dell’intero Montenegro ed è dal 1979, insieme alle bocche stesse, patrimonio dell’umanità UNESCO.
La bellezza della zona ha affascinato anche scrittori famosi come Margherite Yourcenar, George Bernard Shaw e Lord Byron.
Artisti di tutto il mondo le hanno attribuito appellativi come “La sposa del Mare Adriatico”, “La fata del Mare”, “Il golfo più bello del mondo”, “La bella bocca del Mediterraneo”.
Nessuno tuttavia è in grado di descrivere la struggente bellezza che si presenta al visitatore, che fece persino scrivere al poeta Ljuba Nenadovic: “Mi sembra strano che il sole possa tramontare su tale bellezza.”
Ciò si addice senza dubbio con pienezza a queste splendide bocche di bellezza tale da essere considerate, a pieno titolo, un patrimonio (in quanto inestimabile ricchezza e splendore) dell’umanità.
Fonte: meteoweb.eu
Volete sbarazzarvi delle zanzare in modo rapido, eco sostenibile e alla moda?
Procuratevi un… pipistrello o magari un’intera famigliola di questi piccoli mammiferi volanti che in una notte possono mangiarsi fino a 2.000 zanzare a testa (sperando che non siano tutte accalcate nella vostra camera da letto).
Ma come fare ad attirare sul proprio terrazzo o nel proprio giardino questi simpatici killer alati?
Basta offrire loro un rifugio adeguato.
E non c'è bisogno di trasformare la casa in una bat caverna. Basta una scatoletta a forma di parallelepipedo in legno di betulla di circa 35 cm per 60, spesso 5 assemblato senza collanti e coloranti che respingerebbero l’utilissimo ospite.
Le bat box - come sono state ribattezzate - esistono da qualche anno: sono la declinazione pratica del progetto "Un pipistrello per amico" sviluppato dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze e finalizzato alla protezione dei chirotteri.
Si possono costruire in casa con pannelli di legno spessi almeno 1,5 cm
Se non avete la passione del bricolage, il bat-rifugio può essere acquistato nei supermercati, negli ipermercati e nei negozi di bricolage a meno di 30 euro.
Il momento migliore per “affittarle” ai pipistrelli è tra marzo a maggio, quando escono dal letargo: si appende ad almeno quattro metri da terra e poi si aspetta l’arrivo di una coppia di potenziali inquilini.
DOVE APPENDERLA?
Su un muro, per esempio la parete esterna della casa, vicino a zone alberate o direttamente su un albero.
Ma attenzione a non metterla proprio sotto una zona di passaggio: anche i pipistrelli, come gli uccelli, fanno la cacca. E potrebbero colpirvi.
Non montatele su lastre di metallo (non vengono colonizzate) e fate attenzione che non siano illuminate da luci durante la notte perché non aiutereste i pipistrelli a rendersi conto dell'arrivo del crepuscolo.
A fine stagione i chirotteri si ritireranno in grotte e cavità sotterranee dove, salvo sporadiche uscite, trascorrono in stato di letargo l'inverno.
Fonte : focus.it
I Butchart Gardens si estendono per ben 22 ettari sull’isola di Vancouver, in Canada.
Si tratta di uno dei cinque parchi pubblici migliori del Nord America, un’attrazione capace di richiamare più di un milione di visitatori all’anno grazie alla bellezza delle sue piante fiorite, ma non solo, il particolare metodo di gestione ne fa un valorosissimo esempio di sostenibilità.
Quando all’inizio del ‘900 la famiglia Butchart si trasferì in Canada, non avrebbe mai pensato che da una cava di calcare sarebbe riuscita a far nascere uno dei giardini fioriti più belli al mondo.
Proprietari di un cementificio, presero casa nell’isola di Vancouver proprio per recuperare la materia prima di cui avevano bisogno. E mentre il signor Butchart coltivava la cava, la signora Butchart abbelliva la loro abitazione, situata nelle vicinanze, ornandola di rose e fiori di ogni genere.
Quando la vicina cava si esaurì completamente, decisero che sarebbe diventata parte integrante del loro giardino e così esso crebbe sempre di più, in dimensioni e valore, fino a divenire lo spettacolo unico che può essere ammirato oggi.
Entrando nei giardini Butchart si è accolti da un’opera d’arte tutta italiana, un cinghiale bronzeo copia di una statua del famoso Piero Tacca, artista toscano del ‘600.
Poco più in là, il punto di ristoro “Benvenuto” fa da crocevia tra le serre e il giardino all’italiana.
Una green house che si estende per più di un ettaro; e proprio qui, oltre a un’esposizione esemplare di specie da interno, vengono moltiplicate e messe a germogliare le piante annuali che andranno a ornare le aiuole del parco: tulipani, papaveri dell’Himalaya, ciclamini, crocchi, begonie da tubero e gerani.
Il giardino all’italiana, invece, brilla per i giochi d’acqua e le composizioni floreali attorniate da siepi di bosso.
Poco oltre, il giardino mediterraneo; una zona rocciosa in cui i Butchart misero a dimora specie rustiche, come ad esempio i sedum, piante colorate e lussureggianti in quasi tutti i periodi dell’anno.
Continuando la vostra visita verrete ammaliati dal giardino giapponese.
Realizzato nel lontano 1907, è caratterizzato da laghetti e ponticelli orientali che regalano quiete e serenità a chi passeggia, in particolar modo durante l’autunno, quando le foglie rosse degli aceri (Acer japonicum e Acer palmatum) creano uno scenario unico.
Dopo aver superato la fontana dei 3 storioni, opera originale dell’italiano Sirio Tofanari, ci si imbatte nel roseto di Mrs. Butchart.
Ornato da aiuole di Delphinium, il roseto fu il fiore all’occhiello per la capostipite di famiglia, tradizione rispettata poi dai suoi successori, abilissimi nella cura di rose rampicanti, ricadenti e moderne dai colori sgargianti.
Ma il vero cuore pulsante del giardino, è il Sunken Garden letteralmente “il giardino sommerso” si tratta di una zona verde realizzata all’interno della vecchia cava, una depressione che permette lo sviluppo di specie ornamentali tipiche degli ambienti umidi.
Tutt’attorno una selezione raffinata di arbusti e alberi da fiore intervallati da aiuole, uno spettacolo che può essere vissuto in prima persona passeggiando tra narcisi e tulipani, magnolie e meli da fiore, o ammirato da punti panoramici per una visuale d’insieme mozzafiato.
Il giardino dei Butchart è senza dubbio unico, per stile e per bellezza; ma lo è ancor di più se si considera il modo con cui viene gestito, particolarmente attento a ridurre l’impatto ambientale e votato al risparmio delle risorse.
Le piante vengono protette limitando al massimo l’impiego di pesticidi e viene comunemente utilizzata la lotta biologica; l’acqua piovana viene puntualmente recuperata e la gestione dell’impianto di irrigazione è sempre più efficiente, finalizzato ad azzerare lo spreco della risorsa idrica.
Il riciclo dei rifiuti, invece, è un vero e proprio vanto per i gestori del parco che nel 2013 sono riusciti a recuperare quasi 30 tonnellate di cartone da imballaggio, 57mila contenitori per bevande e ben 5 tonnellate tra vetro, metallo e carta.
I Butchart gardens sono un esempio di come un parco può essere gestito secondo pratiche ecocompatibili senza perdere l’appeal con il pubblico; un modo intelligente e all’avanguardia per valorizzare uno spazio verde che affonda le sue radici in più di un secolo di storia.
Fonte: growtheplanet.com