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giovedì 25 novembre 2021

Monte Roraima: “il mondo perduto” del Venezuela


 Si trova tra Venezuela, Brasile e Guyana il Monte Roraima, il più famoso tepuy della Gran Sabana, la misteriosa vetta immersa tra le nuvole e intorno a cui aleggiano leggende autoctone che affascinano tutti gli scalatori del mondo.

Il fascino del luogo era già conosciuto in epoca vittoriana, tanto che il celebre scrittore Arthur Conan Doyle immaginò nel suo “Il mondo perduto” che qui fossero riusciti a sopravvivere addirittura i dinosauri. 
Non si allontanò poi di molto dalla verità perché le caratteristiche del luogo e l’isolamento prolungato hanno generato uno scrigno di biodiversità che oggi viene tutelato dal Parco Nazionale dei Canaima.

Il Monte Roraima è detto anche Tepuy di Roraima o Cerro Roraima e dalla lingua Pemon si traduce con “cima verde”, la sua peculiarità sta proprio nella punta dalla forma anomala, diversa da come siamo abituati a immaginare la cima di una montagna perché è completamente piatta.
Questa cima piatta misura 31 chilometri quadrati e proprio qui convergono i confini di Guyana, Brasile e Venezuela, in quello che viene definito “triple point”, mentre il punto di maggior rilievo prende il nome di “Maverick rock”.

La forma della montagna è caratteristica di quelli che dagli indigeni vengono chiamati tepuy, cioè le case degli dèi, e con cui indicano gli altopiani che svettano nella regione sudamericana della Gran Sabana.
Il Monte Roraima raggiunge l’altitudine di 2810 metri ma il tepuy più alto della Gran Sabana è quello del Pico Neblina che si erge per 3045 metri al centro della giungla amazzonica, ed è stato scoperto solamente grazie all’uso di ricognizioni aeree e radar che sono stati in grado di individuarlo nella perenne nebbia che lo avvolge.

I tepuy, secondo le stime risalgono al periodo Precambriano, tra 2,5 e 1,9 miliardi di anni fa, e sono il risultato di milioni di anni di erosione che hanno eroso tutte le rocce circostanti, lasciando solo questi possenti massicci, che sono composti prevalentemente da quarzite e arenaria, che emergono dal substrato di base formato principalmente da granito.

Come altri tepuy anche il monte Roraima spesso emerge con la sua cima piatta da una fitta coltre di nuvole che lo fanno apparire come un’isola immersa in un candido mare. In effetti, l’accostamento simbolico con il concetto di isola non è del tutto erroneo in quanto proprio con le isole i tepuy condividono alcune caratteristiche.


I tepuy sono infatti separati dagli ambienti che li circondano e questo isolamento in natura spesso genera differenze ed endemismi, cioè specie animali o varietà vegetali che sono proprie di un determinato territorio. 

Anche qui si trova una flora e una fauna che non si rintraccia in altre parti del mondo.

Nel corso del tempo sono state rintracciate centinaia di specie che presentano peculiari caratteristiche ed è più che probabile che molte altre ne vengano scoperte in futuro.
La prima spedizione che ebbe successo nell’esplorazione del Roraima risale al 1884, quando in botanico ed esploratore della Royal Geographical Society, Sir Everard Im Thurn, fu inviato per compiere ricerche scientifiche in quello che veniva considerato quasi un mondo perduto.

In effetti condizioni come la posizione remota, l’isolamento generato dalla presenza della foresta pluviale che lo avvolge e le peculiari condizioni ambientali, hanno portato l’altopiano a sviluppare una propria biodiversità.

Tra gli esemplari di piante e animali che vivono solamente qui vi sono alcune orchidee e piante carnivore, ma anche le minuscole rane nere, che incapaci di saltare per sfuggire ai predatori si spostano trasformandosi in palle rotolanti.

 Sulla cima del Roraima, inoltre, si trova “la valle dei cristalli”, un’area completamente ricoperta di quarzi.


Proprio quest’aura di impenetrabilità del Monte Roraima, difficilissimo da raggiungere anche agli stessi indigeni Pemòn, gli valse una strana aura leggendaria e molti si convinsero che non si poteva escludere l’ipotesi che vi si trovassero degli animali primordiali, persino i dinosauri.

Fantasticare su questo luogo straordinario portò lo scrittore Arthur Conan Doyle (il creatore di Sherlock Holmes) ad ambientare in un luogo del tutto simile il suo romanzo “Il mondo perduto” in cui immaginava che proprio in un inaccessibile altopiano della Guyana fossero riusciti a sopravvivere animali preistorici e dinosauri.


La leggenda locale invece narra che un tempo questo luogo ospitasse una sorta di paradiso terrestre ricco di corsi d’acqua. Un giorno proprio sulla sua cima pianeggiante nacque un banano di cui Paaba, il dio creatore, proibì a tutti gli abitanti di mangiarne i frutti. Qualcuno, tuttavia, osò avvicinarsi al sacro albero e sottrarre un casco di banane.

La furia della natura si abbatté su uomini e animali che provarono a darsi alla fuga prima che il terreno si sollevasse così in alto da creare il Monte Roraima.

 Anche i fiumi si sollevarono e ancora oggi lungo le pendici dei tepuy sgorgano corsi d’acqua che gli indios chiamano “lacrime di Dio”.
Il nome di questo tepuy in particolare dall’indigeno è traducibile più o meno con “la madre di tutte le acque” perché proprio dalla sua vetta le cascate che si formano danno origine alla maggior parte dei corsi d’acqua che scendono dalla montagna attraverso alte cascate che vanno verso il Rio delle Amazzoni, l’Orinoco e gli altri fiumi della Guyana.

Un altro tepuy molto celebre è l’Auyantepui da cui nasce Salto Angel, la cascata più alta del mondo.

Fonte:meteoweb.eu


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