martedì 15 ottobre 2013
L'arte alchemica di Hieronymus Bosch 1450-11516
Uova bucate da cui fuoriescono gambe umane. Corpi di uomini con volto di maiale. "Grilli", ovvero un uomo-animale con più nasi o facce sulla schiena. Pesci che volano. Diavoli con naso a forma di tromba. Pettirossi, corvi, bestie, demoni ed insetti tra il mercurio. Questi sono i protagonisti dei quadri allucinati di Hieronymus Bosch, pittore olandese vissuto a cavallo tra il "400 ed il "500 e la cui vita si confonde con la leggenda.
Come un incubo appaiono i suoi Trittici la cui lettura procede da sinistra verso destra, come in un racconto.
Trittico delle delizie Museo del Prado , Madrid
Dettaglio
In tali scenari, idilliaci o infernali, si rincorrono e si avvolgono tra loro figure bizzarre, oscene, demoniache, animalesche ricavate dalle processioni, dai racconti degli inquisitori, delle descrizioni di sabba strappate con le torture alle presunte streghe, dalle esecuzioni di piazza contemporanee al pittore.
Si vedono dunque brocche dalle quali si racconta esca il diavolo durante un sabba, civette che rappresentano l'eresia e l'accettazione di false dottrine, il pesce che rappresenta a seconda delle interpretazioni la purezza, l'angoscia, il sesso maschile (interpretazione freudiana) o il peccato se è morto e privo di squame, scale sparse per il dipinto o che servono per salire di girone in girone nelle pale raffiguranti l'inferno e che indicano il sesso ed il peccato della lussuria.
Accanto a tali rappresentazioni allegoriche che tendono alla critica moralista della società in cui Bosch viveva e che non risparmia re, imperatori, papi, ordini monastici ed intellettuali (tipica rappresentazione di un saggio è infatti un uomo con un imbuto azzurro - colore del male e della frode - capovolto come copricapo e che indica la falsa sapienza) vi sono simboli alchemici che dimostrano la conoscenza da parte dell'artista di trattati e ricerche di alchimia e demonologia.
Così i colori utilizzati per gli sfondi o gli abiti dei personaggi acquistano significati tratti dall'alchimia: per esempio il bianco è il colore del secondo stadio della cottura, mentre il rosso quello dello stadio finale.
L'uovo in alchimia corrisponde all'alambicco o crogiuolo, nel quale si compie il "grande evento", ovvero la nascita del Fanciullo Alchemico dall'unione di mercurio e zolfo; se l'uovo viene raffigurato forato rappresenta nascite mostruose e quindi è allegoria della magia nera e del diavolo. La cucurbita e l'albero cavo alludono entrambi al crogiuolo alchemico. Il corvo rappresenta il "nigredo" ovvero la parte iniziale della cottura tra zolfo e mercurio dal quale nasce l'androgino (testa di corvo).
La cura della follia, cm. 48 x 35, Prado, Madrid
I volti spesso trasfigurati, il groviglio di corpi nudi, i peccati raffigurati, il male sempre presente sotto forma di simboli o colori, le rappresentazioni demoniache o angeliche, i simboli alchemici rappresentano, quasi come in un incubo dove tutto appare irreale per la sua mostruosità, le paure del periodo in cui Bosch visse: la caccia alle streghe, l'alchimia e la magia, la paura di andare contro natura e di subire la terribile punizione minacciata dal clero, lo stesso clero corrotto dal peccato della lussuria e dell'ingordigia, la dissolutezza del potere temporale e spirituale al pari degli strati più bassi della popolazione.
Trittico del fieno, Prado, Madrid.
Tutto questo viene rappresentato insieme, come avvolto da un ciclone, come se tutto avvenisse "qui ed ora" in un unico dipinto diviso in piani dove si susseguono le scene della narrazione che tuttavia non appare frammentata, dove le paure e gli incubi "ad occhi aperti" si susseguono in un'arte allegorica che affascina da sempre ogni pubblico forse proprio per il mistero dell'alchimia che essa racchiude nei suoi colori e nei suoi personaggi.
Bosch osserva la realtà, la scava, la analizza… anzi, va oltre e riesce ad estrapolare le paure e le inquietudini che sono in ognuno di noi, mostrando la vera essenza di ogni cosa. E così dipinge gli uomini non come appaiono, ma come sono veramente dentro, al di là dell’ingannevole maschera del corpo: creature drammatiche e tormentatissime.
Isaac Newton: primo scienziato o ultimo alchimista
“Non so cosa possa sembrare al mondo, ma a me stesso sembra di essere stato solo come un ragazzo, che gioca sulla riva del mare e che si diverte a trovare di quando in quando un ciottolo più liscio o una conchiglia più bella del solito, mentre il grande oceano della verità si stende tutto sconosciuto davanti a me”.
(Isaac Newton)
Chi era veramente sir Isaac Newton?
Molti di noi conservano l’immagine che di lui ci hanno consegnato gli studi liceali, quella del ricercatore razionale, arido e un po’ misantropo, il fondatore del modello di scienziato modernamente inteso, tutto formule matematiche ed esperimenti rigorosi.
Altri lo ricordano sotto la sbrigativa formula dell’ ”Hypothesis non fingo”, che immortalava la sua propensione alla pura descrizione dei fenomeni che osservava e la sua presunta diffidenza verso ogni commistione della scienza con la cultura generale, con la filosofia o, peggio, con la religione.
se invece fosse stato, come dicono alcuni, un profondo conoscitore di culture iniziatiche, un esperto di segreti alchemici?
Come potrebbero conciliarsi in una stessa persona il volto del grande iniziato con quello del grande scienziato razionale?
Ma stiamo ai documenti.
Che il professor Newton fosse un avido divoratore di testi alchemici e iniziatici è un fatto: lesse l’antologia sugli alchimisti inglesi scritta dal suo amico Elias Ashmole, studiò i testi rosicruciani di Michael Meier e quelli dell’alchimista francese Pierre Jean Fabre.
Ma soprattutto fu membro e, per lungo tempo, presidente della prestigiosa Royal Society di Londra, un’associazione culturale che raccoglieva il fior fiore del mondo scientifico inglese, che fu la culla delle più avanzate ricerche scientifiche, ma che ospitava anche molti esponenti di punta della cultura iniziatica dell’epoca.
Per molto tempo su questo argomento non si seppe altro.
Non dimentichiamoci che quelli erano tempi assai difficili per gli uomini di scienza e, come ci raccontano le cronache dell’epoca, dai pulpiti dei predicatori e dalle pagine dei giornali si tuonava spesso contro i membri della Royal Society, la folla nelle strade li dileggiava, persino Oxford e Cambridge consideravano le loro teorie troppo “avanzate” e spesso non osavano ospitare i loro corsi. Non parliamo poi delle autorità ecclesiastiche anglicane che, in quanto a tendenze inquisitorie non erano da meno rispetto alla tanto odiata Chiesa cattolica romana.
Tuttavia altre notizie ci sono arrivate in tempi molto più recenti e dalla fonte più inaspettata: una cassa di documenti che l’’insigne economista inglese John Maynard Keynes acquistò da Sotheby’s nel 1936.
Dentro quella cassa egli trovò una raccolta di carte segrete, scritte di pugno da sir Isaac, tenute accuratamente nascoste per secoli ai rigori della censura religiosa e di quella, ancor peggiore, della scienza ortodossa.
Questa preziosa raccolta era stata rifiutata qualche anno prima dall’Università di Cambridge perché ritenuta di nessun valore scientifico.
Dalle carte autografe del professore, che contenevano oltre un milione di parole sull’alchimia emerge tutta la sua passione per la cultura alchemica, come del resto per lo studio della Bibbia.
Grazie a questi documenti, oggi sappiamo con certezza che le ricerche di Newton nel campo dell’alchimia esercitarono un influsso fondamentale sulle sue scoperte scientifiche con cui egli cambiò il mondo.
Come nella migliore tradizione alchemica, i suoi studi iniziatici e scientifici furono indistricabilmente legati.
Del resto, un discorso identico può essere fatto anche per Boyle, che praticava l’alchimia tanto quanto la chimica e si servì di molti aspetti della prima per far progredire le frontiere teoriche della seconda.
La cosmogonia alchemica rappresentò per Newton una potente fonte di ispirazione: è dalla configurazione del Tempio di Salomone che egli sviluppò le leggi di gravitazione (e non perché gli cadde una mela sul naso…).
Newton descrive il centro del Tempio come un focolare per offrire sacrifici, perpetuamente acceso e attorno al quale i credenti si riuniscono.
L’immagine di un focolare al centro e dei discepoli disposti attorno fu quella su cui si basò per sviluppare il concetto di gravitazione universale.
Anche la teoria dell’attrazione a distanza nacque da ispirazioni alchemiche: per formularla, probabilmente egli mutuò il concetto di “spirito” che, secondo la dottrina degli alchimisti, è principio di attrazione.
Newton annota la seguente frase tratta da Sendivogius:”…il mercurio attrae i semi di antimonio e il magnete attrae la siderite.
E la “nostra acqua” viene attratta dal piombo per forza della siderite che si trova nel ventre di Ares (il ferro)” .
dall’etica alchemica Newton attinge quella dedizione e quel rigore morale che hanno caratterizzato la sua personalità: “Io tengo l’argomento costantemente di fronte a me finché, a poco a poco, le vaghe luci dell’alba lentamente si aprono nel pieno chiarore del giorno”.
Newton è anche un profondo conoscitore della scuola pitagorica e, nei suoi Principia mathematica, compie un esplicito tentativo di riscoprire l’aspetto esoterico della cosmologia pitagorica, nascosto sotto i “discorsi volgari” della musica delle sfere.
In realtà, il grande “philosophus naturae”, come egli stesso si definiva, riteneva che la conoscenza fondamentale del mondo, la cosiddetta prisca sapientia, fosse già stata rivelata da Dio ai primi uomini e incisa su due colonne, riscoperte dopo il diluvio universale da Pitagora ed Ermete Trismegisto, che ne inglobarono la verità nelle proprie filosofie esoteriche.
Sono illuminanti, per la comprensione della reale personalità di Newton, le parole che pronuncia Keynes nel 1942, in occasione di una conferenza al Royal Society Club: “Nel diciottesimo secolo, e poi da allora in avanti, Newton prese ad essere considerato come il primo e il più grande degli scienziati dell’età moderna: un razionalista, uno che ci insegnò a pensare seguendo i principi del ragionamento freddo e imparziale. Io non lo vedo in questa luce. Credo che nessuno di coloro che hanno meditato sui materiali contenuti in quella cassa, da lui stesso riempita quando lasciò Cambridge nel 1696 – materiali che, sebbene in parte dispersi, sono giunti fino a noi – possa considerarlo in quel modo. Newton non fu il primo scienziato dell’età della ragione.
Piuttosto fu l’ultimo dei maghi, l’ultimo dei babilonesi e dei sumeri, l’ultima grande mente soffermatasi sul mondo del pensiero e del visibile con gli stessi occhi di coloro che cominciarono a costruire il nostro patrimonio intellettuale poco meno di diecimila anni fa.” In realtà, Newton e altri grandi della scienza animano un momento storico che credo vada analizzato attentamente per comprendere quanto sia stato importante l’influsso dell’alchimia e, più in generale, delle dottrine esoteriche nella nascita della scienza moderna, la fase a cavallo fra il XVI e il XVII secolo.
Questa epoca rappresenta una sorta di cerniera fra il vecchio e il nuovo, poiché in essa hanno operato uomini impregnati di una cultura scientifica proveniente dal medioevo e da prima ancora. Questi stessi uomini hanno fondato la scienza moderna e hanno aperto la porta alla prima grande irruzione del nuovo pensiero scientifico nella storia del mondo occidentale: la rivoluzione industriale. E’ questa l’epoca in cui Galileo inizia a tradurre i fenomeni scientifici in linguaggio matematico, quello che lui chiama “la lingua di Dio” e, riprendendo l’insegnamento di Leonardo, comincia a rivolgere precise domande alla natura usando gli esperimenti. E’ l’epoca in cui Francis Bacon rifonda il ragionamento induttivo aristotelico ripulendolo dalla sua impostazione dogmatica. E’ l’epoca in cui Newton e Boyle unificano in sé le idee di Galileo e Bacone e fondano la scienza moderna.
Dirà Newton di sé: “Se io ho visto più lontano è perché mi sono levato sulle spalle di Giganti”. In quest’epoca, l’influsso delle correnti iniziatiche ha esercitato un ruolo fondamentale nello sviluppo del pensiero scientifico, che non può essere ignorato ma che è ora di iniziare a studiare con grande attenzione.
http://paolomaggi.wordpress.com
Affascinante Timor Est
Dalla mezzanotte fra il 19 ed il 20 Maggio del 2002 Timor Est è ufficialmente una Nazione indipendente.
Ex-colonia portoghese (fino al 1974), Timor Est fu occupato militarmente dall'Indonesia tra il 1975 ed il 1976.
Negli anni successivi il movimento indipendendista Falintil (acronimo portoghese per Forze armate della liberazione nazionale di Timor Est) oppose una fiera resistenza agli invasori, ma fu sopraffatto, con la morte di circa 200.000 persone.
Nel 1981 Josè Alexandre Gusmao divenne il nuovo leader del Falintil, in seguito (1992) fu arrestato ed incarcerato a Jakarta, da dove continuò comunque la sua lotta.
Con la caduta del dittatore indonesiano Suharto nel 1999, Gusmao venne liberato, mentre il nuovo governo di Megawati Sukarnoputri e l'Onu organizzarono un referendum per decidere le sorti di Timor Est. La popolazione scelse la strada dell'indipendenza (con un 78,5% di voti favorevoli) e così il futuro Stato venne posto sotto l'amministrazione dell'Onu, per il periodo di transizione necessario al completamento del processo di indipendenza.
L'elezione del Presidente ha visto la netta vittoria di Gusmao, con l'82,7% delle preferenze.
Timor Est occupa una parte dell'isola di Timor, nella zona sud-orientale dell'Indonesia. Del territorio fanno parte anche l'enclave di Ambeno e l'isola di Atauro, per un totale di 15.018 Km². Lo Stato conta quasi 900.000 abitanti, per una densità di 59 ab/Km².
La capitale è Dili (60.000 abitanti), che è anche l'unica vera città dello Stato.
Il territorio è in prevalenza montuoso.
Lingue ufficiali sono il portoghese ed il tetum, ma sono parlati anche inglese ed indonesiano.
La religione più diffusa è quella cattolica.
Uno dei problemi maggiori da risolvere è quello dell'elevatissima disoccupazione (stimata nel 70%), oltre al rilancio dell'economia. Molte speranze sono riposte nei giacimenti di gas naturale e petrolio, che dovrebbero portare posti di lavoro ed introiti monetari, grazie ad un accordo con l'Australia.
Attualmente il numero di turisti che si recano a Timor Est è molto basso, se paragonato agli altri paesi del Sud Est Asiatico.
La mancanza di infrastrutture e i pochi e costosi collegamenti aerei con la capitale Dili, fanno si che Timor Est sia una meta esclusiva per un turismo di elite che non cerca vacanze di lusso in hotel 5 stelle ma esperienze vere.
Le spiagge di Timor sono tra le più belle al mondo e non sono per niente affollate da turisti. Vi sembrerà di essere in un paradiso terrestre tutto per voi.
Le migliori spiagge da sogno si trovano a Jaco Island, sulla punta orientale di Timor Est, a circa sei ore di strada dalla capitale Dili. Le strade tortuose per raggiungere Jaco offrono un panorama suggestivo di colline verdeggianti e scogliere che scendono a picco sul mare blu cristallino.
Le spiagge vicino alla capitale sono facili da raggiungere. Le più popolari sono Areira Branca Beach (dal portoghese sabbia bianca) e Dollar Beach, e tendono a diventare affollate di locali durante il fine settimana, ma altre spiagge poco più lontane dal centro città, sono completamente deserte.
Se decidete di passare una giornata su una delle spiagge deserte vicino Dili, dovrete portare con voi abbastanza rifornimenti di cibo e bevande perché laggiù non troverete niente. Areira Branca, offre invece una gamma di ristorantini e bar che servono pesce fresco, bibite e noci di cocco.
La costa meridionale di Timor Est che si affaccia sull’oceano Indiano, è molto pericolosa, in quanto popolata dai coccodrilli marini o estuarini di grandi dimensioni. La balneazione è decisamente vietata.
Gran parte del paese è montuoso, quindi offre panorami suggestivi, ma allontanarsi dalla capitale per raggiungere le altitudini, richiede molta prudenza perché le strade sono tortuose e in cattive condizioni.
Il Monte Ramelau a 2.963 metri, è il punto più alto di Timor Est e offre una vista meravigliosa. La scalata è abbastanza facile e richiede circa tre ore
.
Lo stile di vita dei locali è molto rilassato, tutto va piano anche il taxi che va a 20km orari nonostante la strada sia vuota. Timor Est è meno affollata, meno frenetica e meno edificata di tutto il Sud Est Asiatico e il miglior modo assaporare questa tranquillità, è soggiornare presso una homestay di una famiglia locale.
Sarà un’esperienza unica.
Pronti per una nuova eclissi di Luna?
Venerdì 18 ottobre il faccione bianco del nostro satellite sarà parzialmente oscurato dalla penombra dovuta all'allineamento con la Terra e il Sole.
Ecco come osservarla.
Sebbene non sarà un fenomeno evidente e spettacolare quanto la Luna Rossa, ovvero l'eclissi totale, l'eclissi penombrale di Luna del 18 ottobre sarà comunque da osservare.
Cosa accade al nostro satellite? La Luna si troverà allineata con la Terra e il Sole e il cono di penombra prodotto da questa particolare disposizione dei tre corpi farà sì che essa appaia parzialmente oscurata.
L'eclissi si verifica perché il cono d'ombra proiettato dalla Terra è sempre molto più ampio della Luna, ed è accompagnato da un cono ancora più vasto noto proprio come cono di penombra.
Cosa vedremo? La luna, rigorosamente piena come in tutte le eclissi, avrà un angolo leggermente oscurato ma sarà comunque interamente visibile.
Quando guardare il cielo? L'eclissi durerà circa 4 ore e inizierà alle 23.50. Il massimo oscuramento sarà all'01:50 del 19 ottobre.
Facciamo o facciamoci un regalo e aiutiamo i pelosi
A tempo perso mi diletto a creare gioielli con svarovsky e perline varie, inoltre dipingo pietre e ne faccio ciondoli , spille portachiavi ..... a parte le spese vive del materiale e le spese di spedizione non voglio nulla per me e devolvo cio' che incasso ai vari eventi e animali bisognosi ( ovviamente documentando tutto e conoscendo la provenienza delle richieste )
Si avvicina il Natale e potremmo fare dei regali ( anche su ordinazione , basta avere il tempo ) che ci riempiranno il cuore perchè faranno sicuramente felici coloro che li riceveranno e con pochi euro aiuteremo chi ha bisogno.
Io metto volentieri a disposizione il mio tempo e la mia creatività...
Pubblico qui alcune mie crezioni con una cifra indicativa come potete vedere ne abbiamo per tutti i gusti
parure bracciale e orecchini spirale russa con perle quadrate fosforescenti blu e argentate 30 €
parure fedina e orecchini a lobo svar lilla 20 €
bracciale sterlina double face 25 €
bracciale stile pandora 20 €
ciondolo 500 lire decorato con svr 12 €
bracciale con sasso dipinto e incastonato 20 €
bracciale con moneta particolare e fettuccia 25 €
spille dipinte 8 €cammeo madreperla incastonato 30 €
bracciale in caucciu 15 €
bracciale prezioso in svarovsky 70 €
bracciale con monete antiche 20 €
portachiavi con monete 15 €
Atlantide è davvero esistita?
Chi non conosce la leggenda della città perduta di Atlantide?
Ma quando nasce esattamente questo mito?
Ebbene il primo a nominare Atlantide e a parlarci di questo leggendaria città fu Platone, nei dialoghi “Timeo” e “Crizia”.
Egli ce la descrive come un città prospera, ricca e abitata da popoli saggi e assennati, devoti agli dei.
In un certo senso dalla descrizione di Platone Atlantide appare quasi come una città ideale, perfetta.
Secondo quegli scritti il nome dell’isola deriva da Atlantico, figlio di Poseidone e primo re di Atlantide.
Ma il filosofo non si limita all’astratto ma anzi ci regala una dettagliatissima descrizione fisica dell’isola su cui sorgeva Atlantide e la disegna come un’isola circondata da due cerchi concentrici di terra e tre d’acqua, come se attorno all’isola si sviluppassero due anelli di terra intervallati dall’acqua del mare.
Ecco come dovrebbe essere Atlantide secondo la descrizione di Platone:
Ma la sventura si abbatte improvvisamente sulla prospera Atlantide quando il troppo potere e le eccessive ricchezze cominciano a dare alla testa ai suoi abitanti che diventano avidi, ingordi e malvagi.
Fu allora, secondo Platone, che gli dei decisero di punire Atlantide e la fecero sommergere dalle acque marine distruggendo per sempre quella fiorente civiltà.
Naturalmente lo scritto di Platone aveva la funzione di monito per l’Atene di allora, il messaggio che il filosofo voleva dare ai suoi concittadini è chiaro: troppa ingordigia e troppa ricchezza non faranno altro che gettare sventura sulla città.
Però la descrizione che troviamo nei suoi scritti appare troppo ricca di dettagli per poter essere solo il frutto della fantasia, quindi gli studiosi si sono chiesti se Atlantide fosse esistita davvero.
Le scoperte furono straordinarie.
Circa 1200 anni prima di Platone, nell’età minoica, pare che dove ora c’è Santorini sorgesse una prospera isola chiamata Thera. Quest’isola e la civiltà che vi viveva furono distrutte da un’eruzione spaventosa, ben 10 volte più potente di quella vesuviana che distrusse Pompei ed Ercolano.
Un’eruzione di quel calibro naturalmente sconvolse drasticamente non solo l’isola, che venne totalmente distrutta e ingoiata dal mare, ma anche tutto ciò che vi stava intorno.
È facile immaginare che un cataclisma di quella portata possa esser stato tramandato anche 1200 anni dopo fino a giungere a Platone magari sotto forma di un canto o una storia narrata da un aedo. Questo è quello che, comunque, hanno ipotizzato gli studiosi e se ciò fosse vero la mitica Atlantide che fu inghiottita dal mare per punizione divina era effettivamente esistita e corrispondeva appunto a Thera, distrutta da un’eruzione.
Ma è stata effettivamente distrutta in toto?
Perché gli studiosi sono così fortemente propensi ad associare Thera ad Atlantide? Una sensazionale scoperta e il lavoro di scavi e archeologi portò alla luce parte della città di Thera, secondo gli architetti più o meno 1/30 di quella che doveva essere la città ai tempi.
Queste epiche rovine ci hanno dato importantissime informazioni sulla civiltà del tempo e hanno sorpreso non pochi studiosi. Quello che le rovine ci hanno rivelato è infatti una società avanzatissima, addirittura più avanzata dell’Atene che sarebbe venuta solo più di 1000 anni dopo.
Le case rivelano una struttura portante costruita quasi interamente in legno in modo da contrastare più efficacemente le scosse sismiche. La città presenta la prima vera rete fognaria della storia, pare infatti che le civiltà minoiche avessero sviluppato un sistema di tubi e canali che dalle varie case confluiva in un'unica canale che scaricava tutto, sistema che sarebbe comparso (o ri-comparso) nella civiltà solo migliaia e migliaia di anni a seguire.
Ma pare che anche la società fosse molto avanzata e ce lo dimostrano i vivaci e coloratissimi affreschi sulle mura delle case. Nell’Atene di Platone il ruolo della donna era così secondario che le era impedito di uscire di casa prima del tramonto e le era vietato parlare in pubblico.
Dai disegni della civiltà minoica vediamo invece un ruolo centrale per la donna, soprattutto in ambito religioso.
Pare infatti che svolgesse ruoli quali sacerdotessa o simili. Ecco alcune immagini di Thera:
Tutti questi elementi hanno permesso di ricostruire Thera come una civiltà avanzatissima, al pari dell’Atlantide che Platone ci descrive nei suoi scritti.
Thera è quindi la mitica Atlantide, la città sommersa?
Ma il mito di Atlantide non si esaurisce con Platone, questo venne ampiamente discusso in epoca classica e dopo un periodo di silenzio lungo tutto il Medioevo torniamo a sentire della mitica città nel Rinascimento e nel periodo degli umanisti.
Bacone scrisse “La nuova Atlantide”, per es. , in cui si descrive una società utopica chiamata Bensalem, una società non dissimile da quella descritta da Platone.
Ma altri nomi illustri, tra i quali figura quello di Newton, tornarono a parlare della città perduta. Ignatius L. Donnelly in particolare prese molto seriamente gli scritti di Platone e nel suo “Atlantis: the Antidiluvian World” ci da addirittura un’ipotetica mappa di quella che doveva essere l’estensione dell’impero atlantideo.
Si discusse ampiamente su quale fosse stata la vera collocazione di Atlantide e se Platone la collocava al di là delle colonne d’Ercole, molti studiosi dell’età moderna sono propensi a collocarla nella zona dei Caraibi. Il mito trova terreno fertile nel nazismo: dal momento che la società atlantidea veniva vista come superiore non fu lungo il passo per cominciare a parlare di una razza “atlantico-ariana”.
Atlantide, da allora a oggi, ricorre in numerosissime opere.
Nei libri (A.C. Doyle , Tolstoj, Verne…), nel cinema, nei fumetti (nell’universo Marvel per es. esiste una società sottomarina comandata da Namor), negli anime e nei manga (Nadia e il mistero della pietra azzurra). E naturalmente neanche Saint Seiya ne è stata immune. Parte della storia del Lost Canvas si svolge infatti ad Atlantide e non escludo che Kurumada possa aver tratto ispirazione da questa città mitica quando ha ideato il tempio sottomarino di Poseidone.
Cos’è per noi Atlantide? Atlantide, che sia esistita davvero o meno o che esista da qualche parte una città sottomarina che vive nei fondali del mare, rappresenta la società ideale, qualcosa di perfetto e al contempo irraggiungibile ma anche la punizione del divino all’uomo che si spinge troppo oltre.
Fonte: un documentario su Focus
kopi-luwak Il caffe prodotto dalle bacche ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto delle palme
Dietro al caffè più costoso del mondo, il Kopi Luwak, si nasconde una terribile verità.
Chi lo beve dovrebbe davvero inorridire, e non tanto per il modo in cui viene fatto, visto che è prodotto dalle bacche ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto delle palme, quanto piuttosto per gli orribili abusi perpetrati ai danni di questi animali.
Il prodotto, che ha raggiunto una certa fama anche per la sua presenza nel film "Non è mai troppo tardi", interpretato da Jack Nicholson nel 2007, si è trasformato nel giro di pochi anni da quella che era una piccola produzione artigianale in un affare d'oro da 360 euro al chilo e punte di 90 euro a tazza, proprio per via del crescente aumento della domanda.
Da qui alla nascita di allevamenti specializzati, che stanno ormai proliferando in tutto il sud est asiatico, il passo è stato breve.
Dietro i prezzi da record, si nasconde purtroppo una triste realtà, come quella documentata dal The Guardian, che ha visitato un negozio di caffè a Medan, sull'isola indonesiana di Sumatra, dove hanno trovato uno zibetto femmina detenuto in una gabbia angusta sul retro del locale, separata dai suoi due cuccioli che erano stati messi in un'altra gabbia assieme ad altre 20, tutte nascoste sul tetto dell'edificio.
Per i gruppi animalisti, questa sarebbe la situazione in cui vivono decine di migliaia di zibetti, tutti confinati in gabbie minuscole, costretti a una vita di prigionia, a subire maltrattamenti e a seguire un'alimentazione forzata, con dieta debilitante fatta solo di chicchi di caffè.
Lo zibetto, al contrario, è principalmente frugivoro e si nutre di bacche, frutta carnosa come mango, ananas, melone, banane e frutti di specie native di ficus, oltre che raramente anche di piccoli uccelli, roditori ed insetti.
Invece, "colpevoli" di conferire al caffè un sapore caramellato molto particolare con i loro succhi gastrici, questi animali ora rischiano addirittura l'estinzione proprio per via di questi nuovi allevamenti intensivi.
kopi-luwak
"Le condizioni sono terribili, proprio come quelle dei polli in batteria -ha spiegato Chris Sheperd dell'Ong Traffic- gli animali sono catturati, costretti a vivere in gabbie piccolissime e nutriti solo con caffè.
Si tratta di una spirale fuori controllo, ma l'opinione pubblica non ne sa niente.
Ma le persone devono sapere che decine di migliaia di animali vengono detenuti in queste condizioni.
Non comprerebbero questo caffè se lo sapessero".
Roberta Ragni
Chi lo beve dovrebbe davvero inorridire, e non tanto per il modo in cui viene fatto, visto che è prodotto dalle bacche ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto delle palme, quanto piuttosto per gli orribili abusi perpetrati ai danni di questi animali.
Il prodotto, che ha raggiunto una certa fama anche per la sua presenza nel film "Non è mai troppo tardi", interpretato da Jack Nicholson nel 2007, si è trasformato nel giro di pochi anni da quella che era una piccola produzione artigianale in un affare d'oro da 360 euro al chilo e punte di 90 euro a tazza, proprio per via del crescente aumento della domanda.
Da qui alla nascita di allevamenti specializzati, che stanno ormai proliferando in tutto il sud est asiatico, il passo è stato breve.
Dietro i prezzi da record, si nasconde purtroppo una triste realtà, come quella documentata dal The Guardian, che ha visitato un negozio di caffè a Medan, sull'isola indonesiana di Sumatra, dove hanno trovato uno zibetto femmina detenuto in una gabbia angusta sul retro del locale, separata dai suoi due cuccioli che erano stati messi in un'altra gabbia assieme ad altre 20, tutte nascoste sul tetto dell'edificio.
Per i gruppi animalisti, questa sarebbe la situazione in cui vivono decine di migliaia di zibetti, tutti confinati in gabbie minuscole, costretti a una vita di prigionia, a subire maltrattamenti e a seguire un'alimentazione forzata, con dieta debilitante fatta solo di chicchi di caffè.
Lo zibetto, al contrario, è principalmente frugivoro e si nutre di bacche, frutta carnosa come mango, ananas, melone, banane e frutti di specie native di ficus, oltre che raramente anche di piccoli uccelli, roditori ed insetti.
Invece, "colpevoli" di conferire al caffè un sapore caramellato molto particolare con i loro succhi gastrici, questi animali ora rischiano addirittura l'estinzione proprio per via di questi nuovi allevamenti intensivi.
kopi-luwak
"Le condizioni sono terribili, proprio come quelle dei polli in batteria -ha spiegato Chris Sheperd dell'Ong Traffic- gli animali sono catturati, costretti a vivere in gabbie piccolissime e nutriti solo con caffè.
Si tratta di una spirale fuori controllo, ma l'opinione pubblica non ne sa niente.
Ma le persone devono sapere che decine di migliaia di animali vengono detenuti in queste condizioni.
Non comprerebbero questo caffè se lo sapessero".
Roberta Ragni
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